Cosa sarebbe Dungeons & Dragons senza i suoi dadi dalle forme insolite? Che abbia quattro facce, otto, dieci o venti poco importa, perché nelle mani del Master il dado smette di essere uno strumento inanimato e diventa un giudice da temere e rispettare. Il d20 System, che usa il dado a venti facce come punto focale delle meccaniche di D&D, è stato negli anni ripreso e spesso alterato, influenzando alla radice videogiochi come Neverwinter Nights, Planescape: Torment e Star Wars: Knights of the Old Republic. Realizzato dallo sviluppatore giapponese Side Quest, Cardinal Pixel è un piccolo gioco free to play che prende un dado a quattro facce e gli affida l'esito di piccole battaglie tra guerrieri, maghi e paladini. Peccato che, in questo caso, sarebbe stato meglio non sfidare la sorte.
Cardinal Pixel è un gioco di battaglie free to play che fa troppo affidamento al caso
Un gioco a caso
A una prima occhiata, Cardinal Pixel non si differenzia troppo da altri RPG tattici già usciti su smartphone e tablet. Come Brave Frontier o One Piece: Treasure Cruise, il gioco di Side Quest è un susseguirsi di scontri, in cui due party si attaccano a turno utilizzando le abilità di ciascun personaggio allo scopo di portare a zero l'energia dell'avversario prima che lo faccia lui. In questo caso, tuttavia, ogni azione viene decisa da un semplice tiro di dado. Entrambe le squadre cominciano con un solo eroe in campo, e nel proprio turno l'unica azione possibile consiste nel lanciare un dado a quattro facce.
Il risultato stabilisce così quale delle quattro abilità a sua disposizione l'eroe può utilizzare, che si tratti di infliggere danno all'avversario, curare la propria squadra, creare una barriera protettiva o avvelenare uno o più personaggi. Solo nel caso in cui il risultato del tiro di dado dovesse essere pari a 1, è possibile pescare una carta dal proprio mazzo e rivelarla. E se questa carta dovesse essere un eroe, allora quell'eroe scenderebbe in campo rafforzando il proprio party e permettendo di scegliere quale dei personaggi utilizzare al tiro di dado seguente. Volendo fare un esempio, se si hanno due eroi in campo e il risultato del tiro dovesse essere 3, allora si potrebbe scegliere se utilizzare la terza abilità del monaco ("il proprio team recupera 10 punti vita") o quella dell'alchimista ("avvelena un team a caso per tre turni"). Quest'incrocio tra gioco di carte e battaglie a turni parte senza dubbio da premesse interessanti, ed è evidente la volontà degli sviluppatori di ricreare il feeling tipico di alcuni giochi da tavolo. Sfortunatamente però, il fatto che quasi tutto dipenda da un tiro di dadi mette Cardinal Pixel al pari del tombolone natalizio o del gioco dell'oca tra bambini, in cui il vincitore è determinato esclusivamente dalla sorte. Abbiamo parlato dell'importanza del dado nei giochi di ruolo come Dungeons & Dragons, ma in quei casi, nonostante il tiro di dadi condizioni il danno delle armi, l'esito delle azioni o addirittura le statistiche iniziali nella creazione dei personaggi, il d20 System resta funzionale all'esperienza di gioco e alla storia, senza prenderne quasi mai il sopravvento se a lanciare il dado è la mano di un buon Master. In Cardinal Pixel, invece, dal lancio della moneta a inizio partita, passando per le carte estratte dal mazzo e per l'onnipresente d4, troppo è dovuto al caso, e l'abilità di chi gioca si limita quasi esclusivamente (e anche in questo caso, solo in parte) alla creazione della propria squadra. Teoricamente si è incoraggiati a creare un team equilibrato, in cui le abilità dei vari personaggi sono quanto più varie e complementari tra loro, in modo tale da avere più opzioni tra cui scegliere con un solo tiro di dado. Gli eroi, tuttavia, si ottengono sbustando pacchetti di carte, lasciando ancora una volta che sia la fortuna a condizionare il gioco. E anche se una squadra ben costruita ha più possibilità di vincere uno scontro, non è detto che questo accada: ci è capitato di avere la meglio contro giocatori con un team nettamente più avanzato, ma non c'è alcuna soddisfazione nel sapere che si ha vinto un match solo perché si è stati più fortunati. Ed è questo forse il problema più grave di Cardinal Pixel: la propria abilità conta zero, e il gioco non fa assolutamente nulla per mascherarlo. Il risultato è un'esperienza del tutto passiva, incapace di dare a chi gioca l'euforia di una vittoria o la voglia di migliorarsi dopo una sconfitta.
Conclusioni
Non bastano la vivace pixel art, le sfide online contro altri giocatori o la gran quantità di eroi a salvare Cardinal Pixel. Il lancio di una moneta o un tiro di dadi vengono spesso visti come le soluzioni ideali, giuste e imparziali nelle situazioni più problematiche. Eppure, un buon Master sa quando è il caso di ignorare quello che gli dice il dado per far divertire i giocatori.
PRO
- Almeno è gratis...
CONTRO
- Troppo viene lasciato al caso e alla sorte
- L'abilità del giocatore conta pressoché zero
- Troppo ripetitivo e senza profondità