Nello scorso mese di settembre avevamo avuto modo di provare la versione Early Access di Layers of Fear ed esprimere le nostre prime impressioni a caldo. Come facevamo notare già in quel periodo, il progetto avviato dai ragazzi di Bloober Team disponeva di un ottimo potenziale, al punto da aver attirato su di sé l'attenzione e i consensi della community di Steam. Il giovane studio polacco non ha mai fatto mistero di essersi ispirato, in modo consistente, all'acclamato Playable Teaser proposto da Hideo Kojima e Guillermo del Toro prima della cancellazione di Silent Hills.
Come ha fatto notare in più occasioni Rafal Basaj, fondatore e leader di Bloober, le impressioni positive mostrate da parte degli utenti e l'impazzare del passaparola avvenuto sulla rete nelle ore successive alla pubblicazione di P.T., gli fece intuire che esisteva un certo interesse nei riguardi di un'esperienza horror dai profili non convenzionali, slegata dalle consuete meccaniche survival e incentrata su sensazioni claustrofobiche, forti implicazioni mentali e un uso molto attento di spazi e inquadrature. Layers of Fear è infatti un'avventura in prima persona, nella quale il giocatore sperimenta in presa diretta la follia di un artista maledetto. Vivere il dramma di quest'uomo significa anche entrare in contatto con le sue più brutali ossessioni e sfiorare un passato dai profili tristi ma al contempo inquietanti. Trattandosi di un prodotto sperimentale Bloober ha avuto la necessità di ricevere feedback da parte del pubblico e di capire con un po' più di chiarezza cosa poteva funzionare e cosa invece avrebbe richiesto un cambio di rotta. Di conseguenza il gioco è stato proposto in accesso anticipato su Steam per tutta la parte finale del 2015 e adesso è pronto per fare il suo esordio su PC, PlayStation 4 e Xbox One, a partire dal 16 febbraio. Vediamo quindi di riassumere in via definitiva le emozioni che ci ha lasciato quest'opera, tenendo presente che alcune componenti hanno funzionato a dovere ma l'approfondimento di alcuni dettagli avrebbero donato una maggior completezza all'insieme.
Terrore e profondo senso di disagio, questi i due principali tratti caratteristici di Layers of Fear
Non voltatevi indietro
La build definitiva di Layers of Fear presenta differenze strutturali rispetto alla composizione della prima versione Early Access sulla quale avevamo potuto mettere le mani. Anziché limitarsi a far provare la prima parte dell'avventura nella sua interezza, Bloober ha infatti preferito estrapolare alcune sequenze significative del gioco completo, al fine di sintetizzare il contenuto e offrire un'idea un po' più precisa di cosa sarebbe stato disponibile a lavori completati. Così facendo erano anche stati eliminati molti di quei riferimenti narrativi, di natura prevalentemente testuale, che avrebbero potuto fornire troppe anticipazioni ai giocatori. Nel corso del provato avevamo intuito che il tormento dell'artista riguardava la moglie, rimasta pesantemente menomata in seguito a un incendio divampato all'interno dell'abitazione.
In realtà dai documenti che possono essere scovati e letti all'interno dello scenario si fa strada un'ipotesi piuttosto evidente e altrettanto inquietante su cosa sia accaduto in seguito alla tragedia, e si inizia a comprendere che i problemi del protagonista nascono da colpevoli mancanze di attenzione, crescono sotto forma di paranoie assortite e infine sfociano nell'orrore autentico. In alcuni momenti questi particolari vengono svelati sottovoce, sorretti dai pericolosi brusii che abitano la mente malata dell'artista. Ma il silenzio e l'atmosfera ovattata sono solamente un lato della medaglia. Presto si fanno largo la distorsione delle immagini, l'impeto sonoro, la ferocia verbale nei confronti di ricordi che nella mente dilaniata del protagonista sono una ferita sgorgante di dolore e sorretta da bieche perversioni. Layers of Fear si svolge interamente all'interno di una singola abitazione, che tuttavia si presenta secondo forme e colori sempre nuovi e distorti dalle contorte elucubrazioni del suo proprietario, come se ci si trovasse intrappolati in un'allucinazione. Tecniche già utilizzate in P.T., come ad esempio l'alternanza tra luci e suoni, la costante apertura di porte che conducono in stanze dall'aspetto sempre diverso e l'atmosfera enormemente claustrofobica, sono state arricchite da Bloober con un tocco personale, assumendo come riferimento la pittura. L'atmosfera opprimente regna incontrastata, intervallata da efficaci tecniche sonore e di montaggio. In molti momenti si intuisce che sta per accadere qualcosa di significativo ma, nonostante tutto, capita di saltare sulla sedia e di provare un livello di inquietudine costante, specialmente se si decide di giocare indossando delle buone cuffie con audio posizionale. Tuttavia dobbiamo anche riconoscere che buona parte dei segmenti più significativi ed efficaci erano già stati proposti nella formula compressa dell'Early Access e le altre parti, collocate come intermezzo tra questi momenti, non sempre sono riuscite a mantenersi sui livelli di intensità che ci eravamo prefigurati. Avendo già provato il gioco la sensazione è che alcune di queste fasi siano stati collocate come riempitivo e collante, al fine di rendere l'esperienza un po' più longeva, senza peraltro rappresentare un considerevole valore aggiunto nell'economia dell'esperienza globale. In buona sostanza ci saremmo aspettati momenti ancora più coinvolgenti e stranianti, che al contrario si presentano in forma ridotta solo verso la parte conclusiva del giocato.
Tanta tensione, pochi enigmi
Se da un lato la tensione che si respira in Layers of Fear è palpabile ad ogni nuova porta che viene varcata, la nostra prova definitiva ha confermato anche un altro dubbio che avevamo già avanzato nel nostro precedente articolo, ovvero i limiti interattivi.
Le azioni che il giocatore è in grado di svolgere all'interno di stanze e corridoi sono davvero ridotte ai minimi termini. Si cammina, aprendo una porta dopo l'altra, si leggono documenti per cercare di ricostruire il filo logico del racconto e si fa costantemente ritorno nella camera dove troneggia l'opera incompiuta, allo scopo di aggiungere il tassello successivo. In definitiva lo scopo unico è quello di intuire quali siano i motivi che hanno spinto il protagonista a perdere del tutto il contatto con la realtà e a fargli vedere la sua stessa abitazione così distorta, terrificante e labirintica. Al di là di questi fattori c'è davvero poco altro, si tratta soprattutto di un'esperienza visiva e sensoriale, dove musica e immagini giocano un ruolo dominante e possono influenzare anche i giocatori meno impressionabili. Sotto un certo punto di vista si sarebbe senza dubbio potuto spendere qualche sforzo in più sulla presenza degli enigmi, che al contrario viene solamente abbozzata. Nel provato ne era presente solamente uno ed era strutturato in modo molto basilare, pertanto ci eravamo dati il beneficio del dubbio. In realtà anche i tentativi successivi si confermano sulla medesima linea, prevedendo per lo più la raccolta di oggetti per sbloccare i passaggi verso le stanze successive, oppure la semplice ricerca di combinazioni di numeri per l'attivazione di serrature e meccanismi segreti. In sintesi gli enigmi veri e propri sono davvero pochi e non sono affatto pensati per mettere in difficoltà il fruitore. Tutto sommato avrebbe avuto senso rendere questi segmenti un po' più articolati - anche alla luce di una longevità piuttosto ridotta dell'insieme - sia sul piano prettamente organizzativo che dal punto di vista emotivo e psicologico. Niente da eccepire invece per quanto riguarda il comparto sonoro, a ben vedere tra i lati più riusciti della produzione. I suoni secchi, i lamenti e le distorsioni rappresentate dalla follia interiore dell'artista vengono magistralmente intervallate da momenti nei quali la musica cresce, con melodie dapprima malinconiche e improvvisamente sibilline, capaci di incutere un profondo senso di disagio nell'ascoltatore.
Conclusioni
Layers of Fear è un'esperienza horror coinvolgente, capace di immedesimarci all'interno di un loop sempre più disturbato e raccapricciante. L'obiettivo di suscitare tensione e infondere spavento è riuscito a meraviglia, ciò nondimeno l'approccio scelto da Bloober ha tolto qualcosa in chiave interattiva, rendendo il fluire dei livelli molto lineare e per niente plasmabile da parte del giocatore. Gli enigmi avrebbero potuto sopperire a questa esigenza, donando un maggior bilanciamento complessivo, ma appare evidente che non si sia voluto osare più del dovuto. Il gioco rimane comunque caldamente consigliato a tutti gli estimatori di P.T. e a chi sia alla ricerca di una deriva horror un po' diversa dai grandi classici.
PRO
- Ottimo utilizzo di inquadrature e distorsioni dell'immagine
- Riesce a incutere forte tensione
- La parte sonora gioca un ruolo cruciale
CONTRO
- Interazione ridotta ai minimi termini
- Enigmi solamente abbozzati