Se avete sempre trovato Dynasty Warriors e i suoi svariati spin-off divertenti sulle prime ma troppo, troppo ripetitivi nel gameplay, Samurai Warriors 4: Empires potrebbe essere il titolo che fa al caso vostro.
Si tratta della terza edizione per l'ultimo capitolo del franchise di Koei Tecmo ispirato alle grandi battaglie e ai grandi condottieri del periodo Sengoku, ulteriore conferma di un brand che sembra non conoscere crisi o che, più probabilmente, ha raggiunto una maturità tale in termini produttivi da poter sfornare nuove uscite nel giro di pochi mesi, aggiungendo semplicemente alla struttura di base qualche nuovo personaggio e qualche scenario. Perché, diciamolo, il concept dei musou è uno dei grandi misteri dell'universo videoludico, che resiste immutato da ormai quasi sedici anni ma può sempre contare su di uno zoccolo duro di fan che, evidentemente, di questo tipo di meccaniche non ne hanno mai abbastanza. Nel caso specifico delle edizioni Empires, tuttavia, l'azione in-game delle solite battaglie per la conquista dei territori di una mappa viene coadiuvata da risvolti strategici non banali, che possono determinare la vittoria o la sconfitta sia durante le missioni stesse che, soprattutto, nelle fasi gestionali fra una spedizione e l'altra, quando il generale a capo della fazione selezionata deve decidere quali politiche di sviluppo attuare, quanto tassare i suoi cittadini e se assumere qualche promettente mercenario per rimpolpare le proprie truppe.
Samurai Warriors 4: Empires riesce a proporre qualche variazione sul controverso tema dei musou
Fasi alterne
La modalità principale di Samurai Warriors 4: Empires, il Conquest Mode, giocabile da soli o in cooperativa con un amico, è composto da sei campagne che si sbloccano man mano che si completano quelle inizialmente disponibili.
I personaggi del roster sono gli stessi visti in Samurai Warriors 4-II, tantissimi, così come i loro comandanti; ed è proprio nei panni dei signori feudali che dovremo rivivere alcune delle fasi più complesse e interessanti della grande guerra per l'unificazione del Giappone. Selezionato il nostro clan da una mappa che include tutte le forze in campo e i rispettivi territori, avremo modo di attraversare le stagioni e gli anni alternando la nostra azione all'interno di due fasi distinte: la prima, che ben conosciamo, ci vedrà attaccare un clan limitrofo con l'obiettivo di conquistarne i possedimenti, per poi darlo in gestione ai nostri comandanti o a quelli che, tra le fila nemiche, accetteranno di servirci (per quelli che non lo faranno, chiaramente, rimarranno solo due alternative: un magnanimo rilascio o la morte); la seconda si svolgerà fra una missione e l'altra, quando dovremo gestire i ruoli all'interno dell'esercito, selezionare un consigliere e un gruppo di "ministri", quindi attuare strategie che possono riguardare la coltivazione dei campi, il commercio, l'apprendimento di tecniche militari, l'arruolamento di truppe o di specifici personaggi, la gestione delle tasse e infine la costruzione di castelli. Le due fasi si influenzano in modo diretto: la quantità di provviste determina il tempo limite di una missione, mentre lo stato di salute delle truppe e il loro numero può portare a situazioni di netto vantaggio o di netto svantaggio, che sul campo si traducono in combattimenti più o meno complessi per conquistare le varie zone della mappa. La campagna termina quando avremo portato a termine l'obiettivo principale del clan, ma volendo potremo continuare fino all'unificazione del Giappone, moltiplicando la durata dell'esperienza. La seconda modalità disponibile, il Genesis Mode, propone in pratica gli stessi meccanismi nell'ambito, però, di una mappa completamente personalizzata, in cui potremo spostare gli eserciti a nostro piacimento e configurare in maniera differente le fazioni. L'Edit Mode, infine, ci permetterà di creare da zero i nostri personaggi e di richiamarli poi nelle modalità principali.
La versione PlayStation Vita
Durante i nostri test abbiamo potuto provare Samurai Warriors 4: Empires anche nella versione portatile per PlayStation Vita. Dal punto di vista strutturale non ci sono differenze rispetto all'edizione "maggiore", mentre l'uso del touch screen e del touch pad consente di recuperare la mancanza dei dorsali secondari nell'ottica dei controlli. Il problema è tutto tecnico, visto che sull'handheld Sony il gioco gira a un frame rate inferiore ai 30 frame al secondo, soffre di frequenti incertezze e di un effetto pop-up dei nemici particolarmente marcato, tanto che si vedono avversari comparire dal nulla a pochi metri di distanza durante le battaglie. Questa mancanza di fluidità influenza in maniera molto negativa la godibilità dell'esperienza, purtroppo.
Trofei PlayStation 4
I cinquantuno Trofei di Samurai Warriors 4: Empires si ottengono portando a termine svariate operazioni, da quelle più banali (conquistare un primo avamposto, imparare una strategia) a quelle più complesse, da perseguire investendo un po' di tempo nella sperimentazioni fra missioni e campagne, ma soprattutto nella fase gestionale.
Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo
In termini di gameplay, Samurai Warriors 4: Empires non si discosta dagli altri episodi della serie Koei Tecmo e dai musou in generale, visto che la struttura degli stage è sempre la stessa: ci si muove nella mappa raggiungendo di volta in volta i punti "cruciali", eventualmente passando da un personaggio all'altro, e si conquistano le zone fino a sconfiggere il comandante dell'esercito avversario.
Nella pratica il combat system è il solito, con combo molto semplici basate sulla pressione ripetuta dei tasti Quadrato e Triangolo (o la ripetizione di quest'ultimo, che attiva manovre "a ventaglio" molto comode per spazzare via grandi quantità di nemici), la possibilità di parare (e centrare la visuale, anche qui spesso problematica) con il dorsale sinistro e di utilizzare due tipi di special che dipendono dai relativi indicatori. La resa degli impatti non è ancora all'altezza della serie rivale di Capcom, Sengoku Basara, e l'intelligenza artificiale dei nemici è di tipo basilare, visto che basta alternare le stesse combinazioni per sconfiggere chiunque. La differenza, come detto, sta tutta nella componente strategica, che modifica in modo sostanziale alcuni parametri e ci mette di fronte a situazioni diverse dal solito, con orde di soldati potenziati nel momento in cui cerchiamo di prendere un avamposto senza prima disinnescarne il "vigore" seguendo i collegamenti sulla mappa. È possibile portare a casa la vittoria anche in questo modo, certo, ma risulta molto più complicato: una variazione sul tema che abbiamo apprezzato. Sul fronte della realizzazione tecnica bisogna dire che l'engine riesce a gestire con relativa tranquillità un numero enorme di personaggi sullo schermo, sebbene il frame rate non appaia roccioso, e anche qui è stato eliminato l'effetto pop-up tipico dei musou di vecchia generazione, nonostante il design dei protagonisti ci sia sembrato meno valorizzato rispetto all'edizione originale di Samurai Warriors 4. Purtroppo gli scenari sono come sempre desolati, ripetitivi e privi di mordente: dei semplici sfondi funzionali all'azione.
Conclusioni
Samurai Warriors 4: Empires riesce a proporre qualche variazione sul controverso tema dei musou grazie all'introduzione di elementi strategici di una certa rilevanza, che vanno gestiti nelle fasi di intermezzo fra una missione e l'altra, e che influenzano in modo sostanziale ciò che accade una volta sul campo di battaglia. Questo substrato rende interessanti anche le meccaniche trite e ritrite del franchise, che su alcuni fronti proprio non ce la fa ad evolversi.
PRO
- Gli elementi strategici aggiungono interesse al solito gameplay
- Tantissimi personaggi e un editor per crearne di nuovi
- Sei campagne e una modalità libera...
CONTRO
- ...ma la varietà latita
- Il gameplay soffre degli stessi problemi di sempre
- Realizzazione tecnica fra alti e bassi