Il 2016 sembra essere un grande anno per i titoli indipendenti. Da gennaio a fine marzo sono già uscite diverse gemme capaci di proporre idee innovative, visioni estetiche peculiari ed eccentriche o, semplicemente, punti di vista d'avanguardia su meccaniche di gioco già rodate. Pensate a The Witness, o a SUPERHOT, o anche a Pony Island, senza dimenticare Firewatch, Oxenfree, Shardlight e Stardew Valley, tanto per fare qualche nome.
Non che i giochi citati abbiano qualcosa in comune tra loro, ma presi tutti insieme sono il segno concreto di un'incredibile vitalità, vitalità che trova espressione anche in Hyper Light Drifter, attesissimo gioco di ruolo d'azione con visuale dall'alto, stile The Legend of Zelda, di Heart Machine, finanziato tramite una campagna Kickstarter di grande successo, che nel 2013 fruttò al piccolo team di sviluppo quasi 650.000 dollari. Dopo qualche rinvio, il gioco è finalmente arrivato in tutta la gloria della sua pixel art. L'inizio dell'avventura è spiazzante. Da una parte ci si ritrova ad ammirare il lavoro certosino sulla grafica, visibile in ogni singola schermata e in ogni animazione, dall'altra l'introduzione ci riempie di punti interrogativi, mostrandoci qualcosa che non ha alcuna spiegazione, almeno se presa a sé. Tutto ciò che capiamo è che ci troviamo in un mondo morente, minacciato da forze cui non possiamo dare un nome. Non c'è un singolo testo a introdurci alla nostra missione. In realtà non ci viene detto nemmeno di avere una missione. Ci svegliamo in una casa di un villaggio di cui non sappiamo nulla, salvati da morte sicura da un tipo che non conosciamo, dopo aver fatto dei terribili incubi. Ci guardiamo intorno senza scorgere niente di familiare. Fortunatamente con noi c'è una piccola creatura meccanica, di cui ovviamente non ci viene detto nulla, che ci aiuta a esplorare il mondo di gioco, posizionandosi sulle zone di interesse quando ci passiamo vicino. Scopriremo presto che ha anche altre funzioni, come quella curativa, ma sul punto torneremo più avanti. Prima dobbiamo guardarci intorno.
Abbiamo recensito l'ottimo indie Hyper Light Drifter: una piccola gemma che non potete farvi sfuggire
Vaghezze
Nonostante ci si trovi in un mondo al collasso, il villaggio è ancora popolato. Girando si trovano negozi e persone con cui parlare. Tranquilli, non ci sono parole: i personaggi raccontano le loro storie attraverso sequenze di immagini.
Comunque non ci vengono date missioni o indicazioni su cosa fare. Nessuno sembra essere interessato a sconfiggere chicchessia o raggiungere un qualche obiettivo particolare, nonostante ci siano guardie sull'allerta. Solo su un tavolino troviamo uno schema che illustra il funzionamento dello strano macchinario al centro del villaggio. Presto capiamo che dobbiamo raccogliere delle parti per riattivarlo, ma non sappiamo dove sono e nemmeno perché dovremmo farlo, se non per provare a dare un senso agli incubi del protagonista. Si tratta di un modo intrigante di introdurre all'azione. Molti considerano quasi un errore non prendere per mano il videogiocatore per condurlo dentro a un qualsiasi mondo virtuale, ma Hyper Light Drifter, come poi già The Witness e altri titoli, hanno ampiamente dimostrato che è possibile coinvolgere e spiegare anche senza dare motivazioni narrative forti e senza prevedere un vero e proprio tutorial. In entrambi i casi citati è il gameplay a introdurci alle sue meccaniche, proponendoci delle situazioni iniziali molto semplici da superare. Quando si comincia a fare sul serio nel titolo di Heart Machine, siamo già perfettamente consci di disporre di una spada, con cui possiamo eseguire una combinazione di tre mosse; di poter eseguire dei rapidi scatti, utili sia in combattimento che nell'esplorazione; e di disporre di un'arma da fuoco, con cui uccidere nemici e premere pulsanti. Insomma, abbiamo utilizzato le meccaniche base in situazioni di pericolo relativo e abbiamo compensato con l'intelligenza, l'esperienza e con la pratica la mancanza di spiegazioni. Questo, che possiamo chiamare sistema di inserimento induttivo nel gioco, si ripete più volte nel corso dell'avventura, in cui ci vengono proposte interazioni inizialmente poco chiare, la cui funzione viene svelata a tempo debito, inserita con maestria nella progressione naturale dell'avventura.
Combattere prima dell'apocalisse
Il mondo di Hyper Light Drifter è quantomai vivo, nonostante l'apocalisse imminente. Dal villaggio possiamo scegliere dove dirigerci con assoluta libertà, esplorando una delle quattro macro aree in cui è diviso il gioco. Non ci viene detto quale sia più pericolosa, ma, in caso ci si trovasse di fronte a difficoltà insormontabili, è sempre possibile tornare indietro e tentare un'altra via.
In realtà, nonostante siano previsti dei potenziamenti, acquistabili nei negozi o ottenibili in certe situazioni, la difficoltà è sempre legata alle capacità del giocatore. Ad esempio in combattimento alcune abilità aprono a strategie alternative, ma se non le si impara a usare, averle o meno è indifferente. Anzi, in alcuni frangenti possono diventare controproducenti. Parliamo di un caso specifico: è possibile acquistare un potenziamento della spada che consente di respingere alcuni proiettili al mittente, ma se ne trae davvero beneficio soltanto quando si è introiettato alla perfezione il sistema di combattimento e si capisce come sfruttare la nuova capacità. Si deve comprendere che respingere i proiettili non basta, ma bisogna anche tenere conto del ritmo degli attacchi, nostri e degli avversari, per diventare efficaci. Nel caso si pensi di poterla utilizzare in modo frenetico come una specie di scudo insuperabile, premendo cioè furiosamente sul tasto della spada, ci si ritrova presto nella situazione paradossale di essere penalizzati dal proprio potenziamento, perché la maggiore sicurezza fa passare attacchi che altrimenti si sarebbero schivati senza grossi problemi. L'intero sistema di combattimento è in realtà pensato per ruotare intorno alle tre già citate caratteristiche principali del protagonista. I primi nemici che si incontrano sono molto blandi da eliminare e introducono efficacemente al sistema di attacchi e schivate. Presto però la situazione si complica e quando si è costretti a combattere con più nemici dagli schemi d'attacco differenti, padroneggiare tempi e modalità di attacco e schivata è un obbligo. È vero che c'è sempre la possibilità di curarsi, avendo a disposizione almeno un medikit (si trovano esplorando gli scenari), ma farlo durante uno scontro è più complicato di ciò che sembra, perché la cura richiede un momento di pausa che può rivelarsi letale quando si è circondati e in preda al panico (capita spesso, soprattutto all'inizio). Particolarmente ostici sono gli scontri con i boss, creature molto resistenti dotate di attacchi multipli che possono richiedere sforzi immani per essere abbattuti. Quel che è certo è che se non li si studia a dovere e non si capisce come evitare i loro attacchi e quando è il momento di contrattaccare, scegliendo la pistola giusta, si dura davvero poco.
Versioni console
Nell'aggiornamento Kickstarter dedicato al lancio della versione PC di Hyper Light Drifter, Heart Machine ha confermato le versioni console, che se tutto andrà bene saranno disponibili in estate. Siate fiduciosi.
Perizia artistica
Un trattamento a parte merita l'esplorazione, perché incentrata sull'abilità di scatto del protagonista, il quale non consente solo di schivare gli attacchi degli avversari, ma anche di superare piccoli baratri o di evitare trappole che richiedono il giusto tempismo.
Ad esempio in un frangente bisogna saltare velocemente tra delle grate infiammabili, mentre in un altro bisogna superare delle piattaforme che spariscono a contatto (usate anche in alcune battaglie con effetti da incubo). Come gli attacchi, lo scatto non è continuo ma prevede dei momenti di pausa tra l'uno e l'altro. È possibile acquistare un'abilità che consente di compiere tre scatti di fila, premendo il tasto con il giusto ritmo, ma in generale non è un'abilità automatica e, come l'intero gioco, va padroneggiata. Prendiamo proprio il triplo scatto: alla terza pressione del tasto, se non si sta attenti alla direzione data al personaggio, si rischia di finire contro qualche ostacolo, con il risultato di ritrovarsi a terra esposti alla rappresaglia nemica. L'utilizzo maggiore dello scatto si ha comunque nella fase esplorativa. Il mondo di Hyper Light Drifter è pieno zeppo di segreti: stanze nascoste, anfratti poco visibili, corridoi celati e molto altro. Per raggiungerli bisogna spesso usare proprio lo scatto, facendo bene attenzione, perché quando si finisce in un baratro si perde energia. Ve l'avevamo già detto che quello di Heart Machine è un titolo davvero difficile? Ora avete tutti gli elementi per immaginare il flusso completo del gameplay, fatto di molta esplorazione: ci sono intere sezioni senza nemici che richiedono solo di osservare bene l'area in cui ci si trova per risolvere dei piccoli puzzle che permettono di proseguire; di combattimenti che diventano sempre più difficili e che finiscono per somigliare a dei balletti; e di una bellezza grafica mozzafiato.
Quest'ultimo punto farà storcere il naso a più di qualcuno, visto che Hyper Light Drifter non mostra apparentemente alcuna prodezza tecnica. In realtà non è così, perché ci troviamo di fronte a una delle migliori pixel art di sempre, almeno in ambito videoludico, dettagliata dove serve, evocativa quando deve soltanto suggerire l'oggetto rappresentato, ma animata come raramente si è visto altrove. Pensare che un lavoro così certosino sia stato realizzato pixel per pixel (per modo di dire, ma il principio è questo) fa venire il capogiro e non lascia indifferenti. Ad arricchire il tutto ci pensano delle scelte cromatiche azzeccatissime, che rendono i singoli scenari unici e mai monotoni, con continue sorprese nei passaggi tra interni ed esterni, e la colonna sonora eccezionale, che merita l'ascolto anche da sola per quanto è azzeccata e perfettamente amalgamata con il gameplay, tanto da sembrare un ulteriore elemento descrittivo dell'atmosfera di gioco, più che un componente a parte messo lì tanto per accompagnare l'azione (come avviene di solito). Insomma, l'attesa di Hyper Light Drifter ci è valsa un piccolo capolavoro, consigliato a tutti tranne a quelli che temono le sfide impegnative.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore Intel Core i7-4770
- 16 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 960
- Sistema operativo Windows 10
Requisiti minimi
- Sistema operativo Windows 7 o superiore
- Processore 1.2 Ghz
- Scheda video con 512 mb di memoria video
- DirectX 10
- 4 GB di RAM
- Spazio su disco 2 GB
Conclusioni
Ci sarebbe molto altro da scrivere su Hyper Light Drifter, ma ciò che conta dovrebbe esservi chiaro leggendo la recensione: è un titolo dannatamente difficile, che chiede moltissimo al videogiocatore, ma che in risposta offre un'esperienza unica e senza compromessi. Non lascia indifferenti, da qualsiasi punto di vista lo si guardi. Certo, qualcuno potrà trovarlo fin troppo ostico, come potrà trovare duro l'approccio scelto dagli sviluppatori per introdurre al gameplay. Si tratta comunque di scelte strutturali meditate, che trovano un loro senso in quello che il gioco è, non in quello che avrebbe potuto essere. Insomma, fatevi un favore e acquistatelo.
PRO
- Meccaniche di gioco semplici, ma sviluppate su più livelli
- Impegnativo ma giusto
- Stilisticamente eccellente da ogni punto di vista
CONTRO
- Alcuni potrebbero essere frenati dall'eccessiva difficoltà