Tra i personaggi di The Walking Dead, Michonne è di sicuro tra i più amati sia dagli spettatori della serie televisiva che dai lettori di quella a fumetti. Anche se tra le due versioni esistono differenze abbastanza sostanziali: nel caso degli albi partoriti dalla mente di Robert Kirkman, Michonne ci viene infatti mostrata in preda a un dramma interiore ben più grande rispetto a quello intravisto in TV, causato dai sensi di colpa per la perdita delle sue due figlie dopo l'esplosione dell'epidemia zombie. Proprio questo elemento è stato al centro della miniserie targata Telltale Games, di cui ci occupiamo oggi grazie alla pubblicazione del suo terzo e ultimo capitolo.
The Walking Dead: Michonne si chiude con un buon finale, in attesa della Season 3 di Telltale Games
Quello che meritiamo
Con What We Deserve si conclude dunque la breve esperienza di The Walking Dead: Michonne, sulla quale esprimeremo in questa sede un giudizio complessivo, insieme alle considerazioni di rito sull'episodio finale.
Per i dettagli su In Too Deep e Give No Shelter vi rimandiamo alle rispettive recensioni, limitandoci a ricordare che ci avevano un po' deluso per motivi diversi, pur facendosi apprezzare per la possibilità di approfondire la conoscenza di un personaggio amato come Michonne. Proprio dopo l'esperienza di What We Deserve, possiamo dire che gli sviluppatori hanno raggiunto quest'obiettivo, sfruttando le vicende proposte dal tris di episodi come via per approfondire il conflitto che tormenta la protagonista. Allo stesso tempo, viene soddisfatta la curiosità di chi voleva sapere che fine avesse fatto Michonne dopo aver lasciato temporaneamente il gruppo di Rick. L'epilogo di The Walking Dead: Michonne riesce anche a rendere giustizia alle sorti dei personaggi secondari, portando il giocatore a sviluppare empatia per alcuni di loro mentre la vicenda va incontro al suo finale pieno d'azione e sangue. Cercando di evitare spoiler non funzionali alla nostra valutazione, possiamo dire che la trama di questo terzo episodio ha naturalmente inizio dove avevamo lasciato il secondo, vale a dire alla resa dei conti con Norma e il suo gruppo. Il flashback iniziale, all'apparenza slegato dal resto del racconto, ha il compito di farci affezionare un po' di più al gruppo di Pete, i cui membri diventeranno poi parte cruciale nella scena dello scambio di ostaggi, a nostro avviso una delle più indovinate non solo di questa miniserie, ma anche di diverse altre produzioni targate Telltale Games. Lo stesso discorso vale anche per la scena finale in cui Michonne fronteggia i fantasmi dei propri rimorsi, attraverso un drammatico montaggio che riesce a emozionare anche i cuori più duri alternando le visioni del passato alla realtà del presente.
Buona la terza
Anche in termini di esperienza videoludica What We Deserve si presenta come l'episodio più riuscito di tutti e tre, facendo leva sulle cose apprezzate in occasione dei suoi due predecessori.
I quick time event sono sempre presenti, ma per fortuna come in Give No Shelter non vengono mai abusati, trovando un giusto compromesso per dare una buona dimensione adrenalinica alle varie scene d'azione. Come già accennato, torna anche l'attenzione nei confronti dei sentimenti dei singoli personaggi, sia nell'ottica del loro confronto con eventi particolarmente difficili da digerire, sia nei rapporti interpersonali, attraverso scene come quella dello scambio di ostaggi in cui diventa davvero difficile decidere cosa fare. Torniamo ancora una volta su questa scena, perché con le nostre azioni ci permette di definire dei contorni importanti per la storia di questa miniserie, anche se alla fine va lo stesso tutto nel modo previsto negli sceneggiatori. Nonostante resti la finta impressione di poter modificare gli eventi, tipica dei titoli sviluppati da Telltale, si tratta di un buon compromesso che ci permette di sperare in qualcosina di diverso per la terza stagione di The Walking Dead, prevista per questo 2016. Di fronte ai pregi di What We Deserve, il difetto principale riguarda la sua durata, pari ad addirittura poco meno di un'ora. Non tanto per la scelta in sé, visto che da un taglio più da serie televisiva sembra guadagnarne il ritmo della narrazione, ma per una conseguente necessità di rivedere un po' le politiche dei prezzi da parte di Telltale Games. The Walking Dead: Michonne era e resta acquistabile in un'unica soluzione da 14,99 euro, per ottenere a conti fatti poco più di tre ore complessive di gioco. Prima delle considerazioni finali, confermiamo di aver gradito l'aspetto tecnico di The Walking Dead: Michonne, apprezzabile soprattutto come evoluzione dal punto di vista dei dettagli e della performance di quanto visto nelle due stagioni precedenti. Buona anche la prestazione di Samira Wiley (Orange is the New Black), nei panni di Michonne, così come la colonna sonora, compreso il brano che fa da sigla in stile True Detective.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema Operativo: Windows 10
- CPU: Intel i7 920 2,66GHz @ 4,2 GHz
- RAM: 16GB DDR3
- Scheda video: GeForce GTX 970
Requisiti minimi
- Sistema Operativo: Windows XP SP3
- CPU: Core 2 Duo 2GHz
- RAM: 3 GB
- Scheda video: 512 MB
- Spazio su disco: 3 GB
Conclusioni
Dopo aver navigato in acque un po' torbide coi suoi primi due episodi, The Walking Dead: Michonne riesce a diventare un titolo meritevole di essere giocato con quello finale. Ne esce fuori un'esperienza complessiva buona anche come antipasto per la Season 3, consigliabile ai tanti fan degli zombie di Robert Kirkman ma soprattutto del personaggio principale. In futuro, tuttavia, ci auguriamo di trovare qualche novità in più rispetto agli elementi che in occasione di The Walking Dead: Michonne ci hanno fatto un po' storcere il naso. Compreso quello relativo al rapporto tra durata e prezzo, che ci spinge a dirvi di aspettare un eventuale saldo per acquistare l'avventura.
PRO
- Scene principali particolarmente indovinate
- Conosciamo meglio i fantasmi di Michonne
- Alla fine ci si affeziona anche ai personaggi secondari...
CONTRO
- ...dei quali però ci si dimentica presto
- Politica dei prezzi da rivedere
- Primi due episodi ai limiti della sufficienza