Talvolta vengono chiamati, con una punta di snobismo, "walking simulator", simulatori di camminata. Sono quei giochi che, da Dear Esther in poi, sfruttando le potenzialità grafiche e d'immersione dei motori creati (non sempre ma spesso) per i più spettacolari sparatutto sulla piazza offrono però un'esperienza quanto mai lontana dalla frenesia di un action. Privi di veri elementi di gameplay, intimisti, dotati di un'atmosfera tutta loro, questi prodotti sono spesso il mezzo usato da piccoli team senza tante capacità finanziarie, ma che hanno una storia da raccontare e vogliono che chi ne fruisce ci s'immerga completamente. Uscito sei mesi fa per PC e ora riproposto su console, The Park non è esattamente figlio di un team minore: i norvegesi Funcom il loro posto al sole se lo sono guadagnato negli anni con prodotti come The Longest Journey o l'interessante The Secret World, MMORPG di cui il titolo in esame è figlio diretto, ma non a caso hanno deciso di rivolgersi a questo particolare genere, non esoso in termini monetari, per proporci questo viaggio inquietante e intenso.
L'esperienza sui generis, coinvolgente e disturbante di The Park arriva su PlayStation 4 e Xbox One!
A tutti capita di perdere qualcosa
Chi ha giocato a The Secret World conoscerà sicuramente l'Atlantic Island Park, il parco divertimenti costruito dall'industriale Nathaniel Winter sull'Isola Solomon, che naturalmente si trova nel Maine, patria di tutte le storie horror di questo mondo da quando ha dato i natali a Stephen King.
E chi conosce l'Atlantic Island Park sa anche che l'idea di girarci da soli non è esattamente la migliore che possa venire in mente, sebbene il gioco si apra su una nota e un'atmosfera certamente malinconiche ma che non lasciano presagire nulla di straordinario: siamo al tramonto, il Parco ha appena chiuso e Lorraine, giovane donna che vi ha trascorso la giornata col figlio Callum (il Parco è il posto preferito del bimbo), vorrebbe ripartire per tornare a casa, ma non può, perché Callum non trova più il suo orsacchiotto. Mentre va a chiedere al custode se per caso si trovi tra gli oggetti smarriti, Callum però scappa dalla macchina e fulmineo s'introduce all'interno dell'area recintata. "Non si preoccupi, a tutti capita di perdere qualcosa": il gentile custode apre le porte del Parco in modo che Lorraine possa recuperare il suo discolo, e non sembra un'impresa difficile. Ma salendo le scale mobili l'atmosfera cambia: il buio cala troppo repentinamente, all'improvviso quella che era una semplice atmosfera malinconica si trasforma in qualcosa di molto più sinistro. Non c'è tempo per perdersi in riflessioni, però: Callum sta correndo verso una delle attrazioni, un viaggio su barchette a forma di cigno dove viene raccontata la storia di Hansel e Gretel... Inizia così l'esplorazione, che esplorazione vera non è: nel... "arsenale" di Lorraine c'è solo la possibilità di camminare, correre e chiamare il figlio, azione che, in vicinanza di un oggetto col quale si può interagire, lo evidenzia permettendoci così di sapere esattamente dove andare. Non che ci si possa perdere, nel Parco: il percorso è totalmente guidato, esistono solo un paio di bivi che però non cambiano l'ordine delle cose, e gli stessi oggetti con cui interagire non prefigurano certo le fondamenta di un'avventura, in quanto solo uno (ma perderselo è davvero impossibile) è necessario a un certo punto per andare avanti, gli altri sono tutti pezzi di lettere strappate, articoli di giornale e depliant grazie ai quali ricostruiremo la storia del Parco, di Solomon Island e della protagonista, un po' a fatica giacché le dimensioni dei caratteri usati sono stranamente ridotte. Unici diversivi alla struttura guidata sono le attrazioni, perché almeno sulle prime non è necessario fare un giro, e comunque anche qui l'interazione è ridotta al guardarsi intorno. Avrete capito però che tutto in The Park è finalizzato all'immersione, alla scoperta di segreti e "cose" nascoste, quindi perché privarsi dell'emozione?
Trofei PlayStation 4
Data la scarsa durata dell'esperienza, non sorprende che The Park metta a disposizione solo 14 Trofei, così come non sorprende che non ci sia neanche un Platino ad accompagnare gli 11 Bronzi, i 2 Argenti e il solo Oro presente. Del resto è veramente difficile non ottenerli tutti semplicemente giocando fino in fondo, tranne forse uno dei due Argenti che richiede un minimo d'inventiva.
I mostri della mente
Abbandonata l'idea di un'interattività tradizionale (Lorraine non può neanche combattere con chi le si parerà di fronte a un certo punto, la sua vita non è mai messa in pericolo e questo tende a togliere intensità per chi non entra in sintonia con l'esperienza offerta), si può affrontare il viaggio che The Park propone con la giusta mentalità: una sorta di film visto dagli occhi del protagonista, un horror a metà tra il sovrannaturale e lo psicologico che concede veramente pochissimo ai canonici salti sulla sedia, e piuttosto si concentra sul creare una costante atmosfera d'inquietudine, specie quando scopriremo che forse le entità malvagie che popolano il Parco non sono gli unici nemici di Lorraine... I ridottissimi elementi di gameplay a questo servono: leggendo le lettere sparse qua e là ci si fa un'idea man mano più chiara della storia di quel luogo; guardando costantemente in giro mentre si cammina o si è su un'attrazione si scorgono degli elementi che non danno certo vita a una nuova dinamica di gioco, ma segnano profondamente l'esperienza.
Ogni tanto un monologo scriptato di Lorraine ci dà un nuovo suggerimento sulla sua personalità e sulla sua storia, ma soprattutto quella che dovrebbe essere una meccanica di gameplay, la possibilità di chiamare Callum, diventa presto un modo per stabilire una connessione con la protagonista. Complici una scrittura di alto livello e un doppiaggio (solo in inglese, così come in inglese son rimasti sottotitoli e testi) che non esitiamo a definire fenomenale, grazie proprio a quelli che, se valutati in un'ottica di gioco tradizionale, sarebbero dei difetti, la breve - un paio d'ore al massimo - esperienza offerta da The Park diventa intensissima, coinvolgente, straniante, fino al culmine di un'ultima parte davvero magistrale, nella quale scopriamo il pesantissimo tema di fondo e tutto l'horror in fin dei conti abbastanza già visto svela il suo ruolo solo di supporto a tematiche ben più reali che non vogliamo anticipare, ma che lasciano seriamente interdetti, in senso buono. In tutto questo svetta una componente sonora quasi del tutto impeccabile: privo di una vera colonna sonora, The Park fa di suoni distorti, voci soffuse ed effetti inquietanti uno dei principali canali di comunicazione col giocatore, oltre al bellissimo doppiaggio cui abbiamo già accennato e che ci porta a scoprire tutte le sfaccettature della personalità di Lorraine. Anche graficamente siamo su buoni livelli, sebbene siano da menzionare difetti tecnici quali texture non sempre impeccabili, alcune zone molto spoglie nel dettaglio, personaggi che sembrano vagamente finti e soprattutto un irritante fenomeno di pop up, onnipresente nelle tante zone aperte e che tende a dar fastidio alla fondamentale sospensione dell'incredulità. Ma, come per tutto il resto, anche la grafica è funzionale all'atmosfera, e in questo senso l'art design centra pienamente l'obiettivo. Il materiale di base, certo, aiuta: clown, mascotte e parchi divertimento sono entrati ormai da anni nell'immaginario di un certo tipo di horror, ma ai designer di Funcom va il merito di averli utilizzati in maniera eccellente, senza indulgere in estremismi di violenza e gore, restando a volte sorprendentemente delicati ma solo per turbare il giocatore/spettatore/protagonista nel modo più sottile possibile.
Conclusioni
Vi sarete già fatti l'idea che The Park non è assolutamente il prodotto che fa per voi se cercate un gioco horror tradizionale, con tutti i suoi elementi di gameplay messi al posto giusto. Viceversa tutto nel titolo Funcom, anche quelle che dovrebbero essere le sue meccaniche di gioco, è funzionale a creare immersione e atmosfera, a disturbare il giocatore mettendolo di fronte prima a tematiche horror ben rese ma abbastanza canoniche per poi portarlo, quasi a tradimento, in territori ben più inusuali e pesanti. Da questo punto di vista The Park è realizzato in maniera praticamente perfetta, tutti gli elementi sono tesi all'obiettivo finale, e se è questa l'esperienza cui anelate, vi potrebbe fermare solo il prezzo un po' troppo alto rispetto alla durata del racconto.
PRO
- Tematiche ingombranti e inusuali
- Comparto sonoro di livello assoluto
- Un'esperienza intensa, coinvolgente e sconvolgente...
CONTRO
- ...ma se cercate un gioco vero, non fa per voi
- Un po' di limitazioni grafiche
- Corto, specie in relazione al prezzo