La storia, che siate o meno interessati al gioco, probabilmente la conoscete tutti, essendo stata uno degli argomenti principali di discussione del mondo videoludico negli ultimi tre anni, e specialmente da qualche mese a questa parte: c'è Keiji Inafune, grossissimo nome dell'industria, che dopo aver abbandonato Capcom e aver fondato Comcept, non potendo più lavorare sui suoi pargoli decide di riprenderne almeno uno, Mega Man, per regalare ai tantissimi fan una versione moderna dell'originale spirito del Blue Bomber, un po' abbandonato dalla casa madre, dopo i revival di Mega Man 9 e 10, in favore di spin off certo validi ma ormai lontani dalle radici hardcore. C'è una campagna Kickstarter che segna record su record e in breve tempo arriva, con l'aiuto di un'altra piccola campagna PayPal, a 4 milioni di dollari, ben oltre i 900.000 inizialmente richiesti. C'è la collaborazione con Inti Creates, altro studio di fuoriusciti da Osaka che ben sanno come mettere le mani sul cyborg blu, e c'è addirittura un importante publisher, Deep Silver, che vede le potenzialità del progetto e interviene a sostenerlo garantendogli ancora maggior supporto, finanziario e di visibilità.
Dopo tante peripezie, Mighty No. 9 è finalmente tra noi. Alla prova definitiva, Inafune ce l'ha fatta?
Gli androidi sognano pecore elettriche?
Le premesse per una storia di successo all'insegna dell'old school, insomma, ci sono tutte. Ma molte cose vanno poi per il verso sbagliato: Mighty No. 9, questo il titolo del gioco, comincia a venire afflitto da una serie di ritardi, che hanno fatto slittare la data d'uscita, inizialmente prevista ad Aprile 2015, prima al Settembre dello stesso anno, poi a Febbraio 2016 e infine in questi giorni d'inizio estate.
A parte l'entità del ritardo, niente di gravissimo, capita che un gioco venga rimandato di continuo e se il tempo preso in più serve a migliorare e pulire l'esperienza, ben venga: il problema sta nella comunicazione e nel rapporto col crowdfunding, che Inafune e il suo team hanno ampiamente dimostrato di non saper affrontare bene. Promesse roboanti sulle date puntualmente non rispettate, e nel frattempo un'altra campagna di finanziamento per un altro progetto, Red Ash, fallita miseramente, e il corto circuito mediatico è servito. Non che in quest'articolo ci si debba occupare di tutto questo, sono spunti interessantissimi per la direzione che sta prendendo l'industria che abbiamo affrontato più volte e sui quali sicuramente ritorneremo, sta di fatto che tutto questo ha contribuito a far scemare quello che era un grande entusiasmo iniziale per il progetto fino a farlo diventare scetticismo quando non vera e propria ostilità, ma il povero Mighty No. 9 merita quest'ostracismo? Lo diciamo da subito: se siete fan di Mega Man, pur se con qualche riserva la risposta è no. Le atmosfere della serie originale si respirano a partire dalla trama, che affronta in modo molto semplificato la questione del rapporto tra esseri umani e macchine senzienti. I Mighty Numbers sono un gruppo di nove androidi creati da un team di geniali scienziati per la difesa dell'umanità, ma un virus su scala mondiale li colpisce e li fa ribellare ai loro padroni, insieme a tutte le altre più semplici macchine. L'unico immune dall'epidemia sembra Beck, il Mighty No. 9, al quale spetta quindi affrontare uno per uno i suoi compagni e riportarli alla ragione, coadiuvato dai suoi creatori e dalla sua partner Call. Una storia quindi abbastanza banale, ma ben strutturata poi nella sua progressione che prevede inevitabili colpi di scena e affronterebbe anche, pur senza alcuna pretesa di filosofeggiare, temi interessanti col giusto mix tra dramma e commedia, non fosse per i dialoghi, molto presenti, che spesso in questo tentativo di riprendere gli Anni '90 decisamente eccedono, recuperando di quel periodo tutto il peggio in termini di retorica e "attitude" talmente ostentata da risultare ridicola.
AcXelerate!
Come il suo papà, Mighty No. 9 è un platform a scorrimento laterale con fortissime dosi di azione shoot 'em up tradizionale e un pizzico di sano puzzle solving, non esplicito ma che si rende necessario nel capire come affrontare alcune sezioni particolarmente ostiche e nel comprendere i pattern dei boss di fine livello. Beck non è un androide particolarmente mobile, corre con una certa flemma, il suo salto non è dei più elevati, non può neanche abbassarsi e il suo sparo base non è un mostro di potenza.
Ha anche qualche possibilità in più, quale quella di appendersi alle sporgenze delle piattaforme, per poi eventualmente salirci sopra o spiccare da quella posizione un nuovo salto, o lanciare un colpo e contemporaneamente saltare all'indietro, ma fondamentalmente non è dotato delle miriadi di mosse dei protagonisti degli action moderni. Entra in gioco così uno dei concetti fondamentali del gameplay, ossia l'uso dell'AcXelerazione, che in pratica sarebbe il classico "dash" effettuabile senza soluzione di continuità sia a terra che in aria. Non solo però ci si può muovere molto più velocemente del normale e coprire in aria distanze che un salto normale non permetterebbe mai - il che diventa fondamentale nelle fasi più avanzate - ma è possibile anche assorbire lo Xel dei nemici. Questi infatti richiedono un certo numero di colpi per essere eliminati, ma prima dell'obliterazione completa entreranno in una sorta di tilt sprigionando un'aura di un determinato colore: acXelerando su di loro Beck ne assorbirà per breve tempo il potere, che sia una velocità più alta, una potenza di fuoco maggiore o la possibilità di recuperare un po' d'energia, e, inoltre, più nemici si assorbono in sequenza più l'indicatore del punteggio salirà in maniera esponenziale secondo un classico schema di combo. Tutto ciò dona al gameplay un'impronta ben diversa rispetto ai primi, goffi e lenti approcci, rendendo tutto molto più agile e spettacolare. Si tratta di performance che danno un grande senso di soddisfazione, ma riservate ai più bravi: già volendolo affrontare senza velleità di grandezza, nel pieno spirito dei suoi ispiratori Mighty No. 9 è un gioco molto, molto difficile. Col generale abbassamento della difficoltà degli ultimi anni avevamo dimenticato quanto sapessero essere infami i titoli degli ultimi due decenni del secolo scorso, e il nuovo di Inafune ce l'ha ricordato nella maniera più spietata presentando sin da subito una serie di situazioni che mettono davvero a disagio. Il bello è però che, dopo averci fatto sentire dei fessi, il nuovo di Inafune ci ricorda anche quanto un tempo eravamo bravi noi: con l'impegno e la perseveranza si comincia ad uscire con fatica dalle fasi più spinose, poi si tenta timidamente di mettere l'acXelerazione a buon fine, e si finisce pure per spuntare punteggi decenti. In questo, Mighty No. 9 centra perfettamente l'obiettivo di ricreare certe atmosfere e sensazioni, la soddisfazione che si prova nel ripetere più volte la stessa sezione e diventare ogni volta un po' più bravi, attorno a cui ruotavano praticamente tutti gli action fino a qualche anno fa, decisamente non sarà mai resa obsoleta da nessun meccanismo "premi-e-vinci".
Trofei PlayStation 4
Oltre a tre segreti, in tutto 28 Trofei sono messi a disposizione da Mighty No. 9: 13 di Bronzo, 9 d'Argento, 5 d'Oro e il Platino. Prevedibilmente sono connessi sia al completamento della storia che al raggiungimento di particolari obiettivi che riguardano il punteggio, il numero di combo effettuate in sequenza, il tempo impiegato per finire uno stage o tutta la campagna, e ovviamente per ottenere i più preziosi dovrete sudare le proverbiali sette camicie, pure qualcuna in più.
Vintage o semplicemente arretrato?
E come la creano, Inafune e il suo team, questa difficoltà? La naturale spontaneità del level design d'antan c'è ancora, ma non sempre. In un contesto che si mantiene comunque sempre sopra la sufficienza, e che talvolta tocca punte d'eccellenza, a volte si ha però la sensazione che alcune parti di un livello siano dei meri riempitivi con poca azione, salvo poi portarvi diritti nel centro di una fase innaturalmente più difficile di quella che l'ha preceduta; parliamo di pochi frangenti che però nel contesto di livelli sostanzialmente brevi (ma non preoccupatevi per la longevità: a parte la difficoltà di base, due livelli di difficoltà ulteriori, stage da sbloccare, DLC di cui uno già incluso, una modalità EX con tonnellate di sfide da affrontare e il multiplayer online competitivo possono tenere molto impegnati) fanno sentire la propria presenza. A proposito di livelli, anche qui nel rispetto della tradizione dopo un primo introduttivo ce ne sono otto affrontabili in sequenza libera: teoricamente la loro difficoltà dovrebbe essere crescente, ma così come è capitato nella nostra prova, non sorprendetevi se troverete più gestibile, ad esempio, il quinto rispetto al secondo, dipende sia dalle vostre attitudini di giocatore sia dal discorso dell'impatto forte con la difficoltà delle prime ore di gioco.
E dipende anche dal fatto che, una volta eliminato un boss, si può disporre dei suoi poteri, che però necessitano di un certo tempo per la ricarica, assumendone la forma: poteri che coinvolgono lo sparo di Beck, tutti migliori di quello base ma ognuno particolarmente efficace contro un altro determinato boss. Sono proprio gli scontri coi boss le sezioni al contempo più difficili e meglio riuscite di Mighty No. 9: ricchi di pattern che usano senza una particolare sequenza predeterminata, questi ci impegnano sia intellettualmente, per capire le contromosse da effettuare, sia col pad, per mettere in pratica la strategia congegnata. Un incontro tra un bravo giocatore e un boss diventa una vera e propria spettacolare danza pad alla mano, un momento epico come tanti simili del nostro passato di giocatori. Il particolare potere del boss detta anche tutta l'atmosfera del livello cui fa capo, per la classica varietà di situazioni che coinvolge, ad esempio, lo stage ambientato nella miniera, quello a tema elettrico, quello ghiacciato o quello che si sviluppa in altezza. In questo senso il titolo rende bene l'atmosfera dei setting, così come buono ci è apparso il character design che riprende molto da vicino quello dei Mega Man ma aggiungendovi un piacevolissimo tocco di Osamu Tezuka, uno dei più famosi mangaka della storia, in particolare nella rappresentazione dei personaggi umani che ci hanno ricordato molto, tra gli altri, quelli di Astro Boy; laddove però Mighty No. 9 fallisce sonoramente è nella mera qualità grafica. Sarà per lo sviluppo iniziato quando la current gen era ancora next (e qui il discorso fatto all'inizio sulle peripezie della genesi del titolo valgono eccome), sarà per la presenza su molte piattaforme, se Inafune voleva rendere appetibile lo spirito old school anche grazie alla componente tecnica, non ce l'ha fatta. Pochi poligoni, animazioni banali, texture decisamente smorte il che potrebbe essere pure un effetto del motore usato, l'Unreal Engine, che però d'altra parte di suo sarebbe capace di gestire ben altra mole tridimensionale e senza quelle incertezze nel framerate che pure ogni tanto in Mighty No. 9 fanno capolino. Sono belli gli effetti invece, esplosioni molto grezze a parte sono colorati e a volte numerosissimi a schermo, ma il quadro generale è sconfortante anche per le macchine meno potenti coinvolte. Le musiche pure sono in piena tradizione, anche i compositori vengono dalla saga di Mega Man, e adatte ad accompagnare l'azione, ma non memorabili: è però possibile scegliere di ascoltarle in modalità 8 bit. Chiudiamo col tanto doppiaggio presente (in inglese, giapponese e francese mentre tutti i testi sono disponibili anche in italiano) e ci riallacciamo a un discorso fatto in precedenza, ossia il recupero del peggio degli Anni '90: in pieno accordo con la qualità dei dialoghi, la recitazione è decisamente "cheesy". Farà pure piacere a qualche nostalgico in odore di trash, ma essere interrotti nel bel mezzo di un'impegnativa azione da voci fastidiose che con tono fastidioso dicono cose fastidiose, beh... è fastidioso.
Conclusioni
Possiamo prevedere che Mighty No. 9 non conquisterà molti nuovi giocatori all'old school. Questo per colpe non sue - le nuove generazioni non sono abituate a tale spietatezza - ma anche per colpe sue, che principalmente riguardano una componente grafica che non arriva alla sufficienza. Certo, anche l'occhio dei giocatori più anziani o di quelli che guardano più alla sostanza vuole la sua parte, ma è un occhio che può essere chiuso più facilmente se poi Mighty No. 9 dispensa, seppur non sempre e con qualche tentennamento e innaturalità di troppo, momenti, atmosfere, situazioni e sensazioni che sono proprio quelle che provavamo venti e trent'anni fa. Non è insomma il trionfo che ci si aspettava all'inizio, ma è ben lungi dal disastro che si temeva alla fine, e in ultimo va premiato pure per la gran quantità di contenuti a fronte di un prezzo budget.
PRO
- Operazione recupero-nostalgia sostanzialmente riuscita
- Tanti contenuti, prezzo basso
- Le sensazioni che sa dare l'old school sono ancora impagabili
CONTRO
- Level design non sempre ispirato
- Dialoghi e doppiaggio banali e troppo sopra le righe
- Graficamente senza scusanti