Una premessa è d'obbligo: A.O.T. Wings of Freedom si basa sulla prima stagione dell'anime di Attack on Titan, una serie che ha riscosso grande successo (al punto da poter contare su una reinterpretazione cinematografica) anche grazie ai suoi incredibili colpi di scena. Ci risulterà inevitabile parlare di almeno uno di questi eventi durante la recensione, dunque se non avete ancora visto il cartone animato vi suggeriamo di provvedere prima di approcciare eventualmente il gioco e/o leggere questo articolo.
Pubblicato lo scorso febbraio in Giappone, il tie-in di Attack on Titan non ha fatto grande fatica a uscire dai confini nipponici e approdare in Europa, sebbene ci si sia dovuti accontentare di un titolo occidentale, A.O.T. Wings of Freedom, evidentemente adattato per evitare problemi legati al possesso delle licenze.
Allo stesso modo il gore che caratterizza l'anime da cui il gioco è tratto è stato sostanzialmente smorzato: il sangue è visibile (sebbene lo si possa anche disattivare, volendo), ma scordatevi di assistere agli smembramenti del cartone animato e del manga. Un intervento censorio che a nostro avviso penalizza il coinvolgimento, perché realizzare un action game con competenza significa anche motivare sufficientemente il giocatore a combattere con foga contro nemici che non si fanno alcuno scrupolo a fare a pezzi, letteralmente, i suoi compagni virtuali. Chiuso questo piccolo preambolo "da fan", passiamo a uno degli aspetti più affascinanti della produzione Koei Tecmo, ovverosia la trama. Attack on Titan è ambientato in un mondo alternativo fortemente ispirato al medioevo tedesco, cosa che si evince non solo dai nomi dei personaggi ma anche e soprattutto dalle architetture che li circondano. Cento anni prima degli eventi narrati nel manga fanno la propria comparsa i giganti, creature enormi e misteriose, il cui unico interesse sembra essere quello di divorare le persone. Il loro avvento porta quasi all'estinzione della razza umana e così, al fine di difendere i sopravvissuti, vengono costruite tre enormi mura circolari concentriche alte cinquanta metri, più di qualsiasi gigante conosciuto. Quando però entra in scena un misterioso titano colossale e sfonda la prima delle tre mura, i giganti tornano a massacrare la gente ed eliminano nell'arco di pochissimo tempo un terzo della popolazione superstite. Si tratta di un evento che segna la vita di Eren, Mikasa e Armin, tre ragazzini che vengono portati in salvo in extremis e che decidono di arruolarsi nell'esercito per vendicare la morte dei loro cari, diventando nell'arco di cinque anni esperti combattenti. L'unico modo per eliminare i giganti è quello di colpirli alla collottola, la zona che si trova fra il collo e la nuca, dunque i militari hanno sviluppato una speciale attrezzatura per la manovra tridimensionale, che gli consente di appigliarsi ad alberi o edifici e di lanciarsi rapidamente in aria grazie a un sistema di propulsione a gas, abbinato a un set di lame intercambiabili per colpire i titani nel loro punto debole. Un equipaggiamento che sembra produrre buoni risultati, almeno finché non cominciano a comparire alcuni giganti diversi dagli altri...
A.O.T. Wings of Freedom riprende l'anime di Attack on Titan e sa essere divertente e spettacolare
Dall'anime al gioco
La schermata di avvio di A.O.T. Wings of Freedom offre due differenti possibilità: cimentarsi con l'Attack Mode, la modalità storia, o con l'Expedition Mode, una nutrita raccolta di missioni libere di esplorazione, che possiamo affrontare da soli o in multiplayer cooperativo online, per un massimo di quattro partecipanti.
Essendo il gioco disponibile da un po' in Giappone, si trovano già degli utenti per la co-op e abbiamo dunque potuto provare tale modalità, che durante i test ha funzionato senza problemi ma difficilmente può rappresentare, a nostro avviso, un extra di chissà quale peso. Ci si limita infatti a fare le stesse cose che si fanno in single player, senza variazioni sul tema se non la possibilità di aumentare il grado di sfida per dare un senso alla caccia di gruppo, specie se i giocatori sono dotati di un minimo di dimestichezza con le meccaniche del gameplay. Queste ultime rappresentano il fulcro dell'esperienza in single player, che soffre purtroppo, per due terzi della sua durata, della sindrome da tie-in. L'obbligo di rimanere aderenti alla trama dell'anime, con un'unica eccezione che mostra alcuni eventi paralleli, finisce infatti per frammentare molto spesso l'azione, a maggior ragione quando l'interfaccia sente l'obbligo di fermarci nel mezzo di una spettacolare sequenza di movimento per spiegare come effettuare una manovra: una soluzione frustrante, che per fortuna viene messa da parte da un certo punto in poi, quando i meccanismi sono ormai ben assimilati e non servono ulteriori spiegazioni. Si sente forte l'esigenza di potersi muovere e combattere liberamente, senza sottostare a indicatori e quant'altro, e gli sviluppatori in tal senso hanno perso l'occasione di aggiungere qualcosa di inedito alla trama, così da aumentare anche la durata di una campagna che probabilmente non va oltre le cinque o sei ore. L'unico sfogo è rappresentato dalle missioni di esplorazione, che si ricollegano appunto all'Expedition Mode, e che diventano liberamente accessibili in un certo momento, permettendoci di affrontare i giganti senza ulteriori distrazioni. L'aggiunta di tale modalità aumenta in modo sostanziale la durata totale del prodotto, andando a comporre un endgame discretamente ricco, che peraltro ci premia sbloccando missioni basate su eventi che vedremo solo nella seconda stagione dell'anime, ma a cui chiaramente manca l'impalcatura narrativa che si vede nel normale story mode.
La manovra tridimensionale
I protagonisti di A.O.T. Wings of Freedom, come detto, possiedono un'attrezzatura che gli consente di affrontare i giganti e colpirli nel loro punto debole, nella fattispecie due rampini motorizzati con un propulsore a gas e una coppia di spade dalle lame intercambiabili. Rendere al meglio l'uso di tale equipaggiamento era di vitale importanza per la riuscita del gioco, e bisogna dire che Omega Force da questo punto di vista non ha deluso, anzi ha finanche sorpreso chi non si aspettava miracoli da sviluppatori oramai fin troppo abituati alle ripetitive meccaniche dei musou.
In un primo momento stupisce che si sia scelto di utilizzare i pulsanti principali del DualShock per effettuare tutte le manovre più importanti, relegando ai dorsali l'agganciamento dei bersagli e l'esecuzione della special, ma provando poi la versione PlayStation Vita appare chiaro che si tratta di una soluzione pensata per utilizzare un layout praticamente identico sulle due console (vedi box per i dettagli). E dunque il tasto Quadrato serve per sparare i rampini, con un meccanismo di sgancio automatico che ci permette di spararli ancora e ancora, approfittando delle altezze e delle angolazioni per creare sequenze davvero spettacolari, in cui il nostro personaggio sfila velocissimo fra le case mentre si avvicina a un bersaglio. Molto interessante il fatto che non si possano usare i rampini quando non ci sono appigli, dunque scordatevi l'effetto Spider-Man con le ragnatele attaccate al nulla: laddove manchino edifici, alberi o pareti rocciose bisognerà procedere a piedi o a cavallo. Il tasto X serve normalmente per saltare, mentre se lo si preme in aria aziona il propulsore e consente di effettuare scatti veloci che possono letteralmente salvarci la vita, schivando magari i colpi di un gigante oppure riportandoci rapidamente in azione quando i cavi del rampino entrano in contatto con un ostacolo e si sganciano, lasciandoci cadere a terra prima di poterli sparare nuovamente. Quando agganciamo un titano, possiamo arpionarlo in una delle sue giunture (ginocchia, gomiti o collo) e cominciare a ruotargli attorno in attesa del momento giusto per prendere velocità e colpire la collottola con le lame. La manovra avviene in automatico, con il personaggio che fa degli scatti e diventa più veloce avvicinandosi al bersaglio; oppure può essere velocizzata agendo sul pulsante X dello scatto, soluzione questa che consente di ottenere lo spunto decisivo in pochi metri e colpire con il tasto Triangolo. A seconda della potenza del nostro equipaggiamento, può bastare un colpo ben assestato per eliminare un gigante e passare al bersaglio successivo, ma potrebbero anche volerci più tentativi. Colpire i titani alle ginocchia o ai gomiti, inoltre, consente talvolta di ottenere risorse impiegabili per il crafting dei componenti, effettuabile fra una missione e l'altra sulla base del denaro guadagnato. Le varianti per le spade, i rampini e il dispositivo a gas non sono numerosissime, ma possono essere migliorate in vari modi o finanche fortificate fondendo oggetti che non utilizziamo. A differenza dei capitoli di Dynasty Warriors, insomma, il gameplay di A.O.T. Wings of Freedom riesce a essere abbastanza articolato da garantire sempre un minimo di varietà, nel senso che i combattimenti non si risolvono premendo sempre gli stessi pulsanti ed eseguendo sempre le stesse combo, bensì bisogna anche utilizzare un pizzico di strategia per far sì che il gigante di turno ci dia le spalle e si esponga dunque al nostro attacco. Bisogna inoltre considerare i titani speciali, che vanno colpiti ripetutamente nelle giunture prima che sia possibile prenderne di mira la collottola. Mettere a segno delle eliminazioni dà grande soddisfazione, specie dopo qualche ora, quando i meccanismi di movimento e attacco sono stati ben assimilati e ci si muove davvero con incredibile dinamicità, senza mai toccare terra. Ad aggiungere ulteriore spessore a queste fasi c'è l'elemento di consumo dei materiali: il gas si esaurisce, le lame perdono affilatura e bisogna sostituire entrambe le cose per poter continuare a combattere. Alcuni NPC sparsi nella mappa consentono di rifornirsi, come pure i cadaveri dei nostri compagni, ma guai a mettersi a sostituire l'equipaggiamento quando ci sono titani nelle vicinanze!
La versione PlayStation Vita
Strutturalmente identica a quanto disponibile su PlayStation 4, la versione PlayStation Vita di A.O.T. Wings of Freedom si distingue per un paio di soluzioni alternative che riguardano i controlli (la mappa che si ingrandisce e la special che si eseguono toccando il touch screen in assenza dei dorsali secondari), ma soprattutto per l'aspetto tecnico. Purtroppo i difetti che spesso caratterizzano le edizioni portatili dei vari musou vengono enfatizzate dalla natura del gioco, con scenari meno ricchi e dettagliati, ma soprattutto un effetto pop-up davvero marcato (i nemici compaiono a pochi metri di distanza, letteralmente) e mostruosi cali di frame rate che rendono a malapena giocabili determinate missioni, in particolare quando Eren si trasforma e distrugge qualche edificio. Per queste ragioni il voto scende a 6, una sufficienza stiracchiatissima.
Trofei PlayStation 4
I quarantatré Trofei di A.O.T. Wings of Freedom si ottengono completando i vari capitoli dello story mode e superando brillantemente il tutorial, ma anche e soprattutto sviscerando il gioco nella sua progressione: potenziando al massimo le armi, eliminando un certo numero di giganti speciali, evitandone gli attacchi grazie al focus mode e completando un tot di missioni secondarie.
Dunque?
Una campagna non lunghissima ma arricchita da un endgame ricco e dalla possibilità di sbloccare missioni che includono eventi della seconda stagione dell'anime, unitamente a un gameplay discretamente sfaccettato, disegnano il quadro di un tie-in riuscito, che riesce ad andare al di là delle aspettative e che i fan di Attack on Titan dovrebbero senza dubbio tenere in grande considerazione.
Tuttavia ci sono alcuni aspetti del gioco che gli impediscono di imporsi convintamente nel panorama action. In primo luogo, quando si combatte con molti giganti le cose diventano davvero caotiche, la visuale tende a impazzire e i glitch si sprecano, in particolare le compenetrazioni poligonali. Quando poi si arriva al già citato endgame, con Eren ormai capace di trasformarsi a comando, sebbene per pochi secondi (attivando la special, che diversamente consiste in un attacco di gruppo al titano di turno), il grado di difficoltà precipita verso il basso e completare le missioni di esplorazione diventa un'operazione davvero banale. Ci sono poi delle incertezze nell'intelligenza artificiale che vengono evidenziate durante le (fortunatamente) poche missioni di scorta, con le persone che dobbiamo proteggere che non si muovono come dovrebbero, e rallentamenti molto evidenti quando si combatte nella forma di gigante e si fa crollare qualche edificio. Ciò va ad aggiungersi al ritmo spezzettato della campagna, aspetto di cui abbiamo parlato in apertura. Al di là delle incertezze del frame rate durante determinate situazioni, della telecamera che talvolta tende a impazzire, delle compenetrazioni poligonali e di un pur contenuto effetto pop-up, Omega Force ha fatto un ottimo lavoro con la grafica di A.O.T. Wings of Freedom, rendendo bene le spettacolari discese con l'attrezzatura per la manovra tridimensionale, riproducendo i personaggi in modo fedele e lavorando molto più del solito sugli scenari, che in questo caso tendono sì a essere ripetitivi ma rimangono ben lontani dalla desolazione a cui ci hanno abituato gli episodi di Dynasty Warriors. Ottime le musiche tratte dall'anime (peccato manchino le sigle, davvero splendide), ottimi i dialoghi in giapponese: peccato per la localizzazione solo in inglese.
Conclusioni
Non era semplice tirare fuori un bel tie-in di Attack on Titan, ma i ragazzi di Omega Force ce l'hanno fatta, dimostrando di essere capaci di realizzare gameplay ben più articolati di quelli visti nei vari episodi di Dynasty Warriors. Non parliamo ovviamente di un prodotto incredibilmente complesso, i limiti della campagna si vedono tutti e nelle fasi finali, complici gli upgrade e le nuove capacità, il bilanciamento della difficoltà va a farsi benedire banalizzando l'azione. Tuttavia i fan del cartone animato e del manga troveranno pane per i loro denti, così come chi è alla ricerca di un action game diverso dal solito, coadiuvato da una trama avvincente e da diverse idee interessanti.
PRO
- Ottima resa della manovra tridimensionale
- Sistema di crafting e potenziamento sfaccettati
- Trama avvincente, con missioni extra che anticipano la seconda stagione
CONTRO
- Talvolta diventa caotico ed emergono le incertezze tecniche
- Campagna dal ritmo spezzettato, per fortuna l'endgame è ricco
- Multiplayer accessorio, non vi cambierà la vita