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Felicità a tutti i costi

Arriva in Europa una visual novel tratta dal noto anime Psycho Pass: riuscirà il titolo a mantenere le aspettative?

RECENSIONE di Giordana Moroni   —   18/09/2016
Psycho-Pass: Mandatory Happiness
Psycho-Pass: Mandatory Happiness
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Ambientato nell'universo dell'anime Psycho-Pass, Mandatory Happiness è una visual novel perfettamente in linea con i contenuti e i ritmi dell'opera originale; ovviamente manca l'azione visiva che contraddistingue il prodotto d'animazione ma la storia, i personaggi e i colpi di scena non sono per nulla scontati o inferiori rispetto a ciò che la penna di Gen Urobuchi ha inizialmente creato. Ci sono alcuni aspetti negativi che influenzano questo romanzo interattivo ma non così gravi da far vacillare la qualità intrinseca del gioco.

Psycho-Pass: Mandatory Happiness è una visual novel che non dovrebbe passare inosservata

L'eleganza del cyberpunk

È difficile dover parlare approfonditamente di una visual novel senza poter fare riferimenti precisi alla sua trama ma per salvaguardare la vostra esperienza di gioco vi racconteremo lo stretto indispensabile. Prima però è interessante capire il setting di Mandatory Happiness, ovvero l'universo di Psycho-Pass. L'anime è ambientato in un futuro in cui il destino degli uomini è stato affidato al Sibyl System, un sistema informatico capace di leggere le attitudini degli esseri umani e collocarli al meglio all'interno della società; per salvaguardare l'armonia e la legge il Sybil System è programmato per decifrare lo Psycho-Pass di ogni essere umano, ovvero il grado di criminalità latente determinato dallo stato mentale dell'individuo.

Felicità a tutti i costi

Per questo motivo la distopica società del futuro rifugge lo stress e i sentimenti più profondi, vivendo nel rigore più assoluto e schiava di medicinali e terapie psicologiche. L'estensione operativa del Sibyl è il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, composto da ispettori ed esecutori: i primi conducono le indagini e vigilano sui secondi mentre gli esecutori sono criminali latenti che non possono più ambire ad uno Psycho Pass pulito, avendo come unica alternativa, oltre alla detenzione, la possibilità di dare la caccia ad altri criminali. Entrambi poi si avvalgono dei Dominator, dispositivi direttamente connessi con il Sybil che entrano in funzione solo attraverso la lettura dello Psycho-Pass del bersaglio... Insomma, presupposti interessantissimi e ambientati in un universo cyberpunk di prima categoria! Ovviamente tutto questo in Mandatory Happiness viene spiegato e possiamo segnare questo come primo punto positivo del gioco: non dovete per forza aver visto l'anime per capire l'universo narrativo, anzi, paradossalmente rappresenta un delizioso antipasto prima di gustare l'opera animata, anche perché a livello narrativo il gioco si colloca circa a cavallo tra il terzo e settimo episodio della prima stagione.

Felicità a tutti i costi

Nell'incipit del gioco vediamo un misterioso hacker prendere in possesso il corpo meccanico di un androide tenuto in custodia presso dei laboratori medici, prefiggendosi lo scopo di adoperarlo al fine di rendere felici le persone (ed ecco spiegato subito il titolo del gioco); un cliché apparentemente scontato che però da sempre dona grande fascino al genere cyberpunk, del resto tante grandi opere del genere condividono il cliché narrativo dell'hacking di androidi e cyborg... le ginoidi di Ghost in the Shell in tal senso fanno scuola. A questo punto ci verrà chiesto di scegliere tra due personaggi ovvero Nadeshiko Kutagachi e Takuma Tsurugi: la prima è un'ispettrice che a causa di un incidente durante il suo addestramento rimane ferita e perde completamente la memoria mentre il secondo è un esecutore, diventato tale perché ribellatosi dalla sentenza del Sibyl. Ad affiancare poi antagonista e i due protagonisti troveremo tutti i membri della prima divisione del PSB: i due ispettori Tsunemori e Ginoza, gli esecutori Kogami, Masaoka, Kagari e Kunizuka e la bionda analista Karanomori. Tutti i personaggi, sia gli inediti che originali, sono ben amalgamati nella storia e danzano in un complesso intreccio narrativo che dura circa una dozzina di ore, moltiplicabili esponenzialmente se si decide di rigiocare il titolo con il secondo personaggio ed esplorando ogni ramificazione narrativa.

Critiche infondate

Passiamo ora in rassegna gli aspetti più tecnici di Mandatory Happiness, dove troveremo, se così si può dire, le piccole note dolenti del gioco. Anzi, partiamo proprio da questi, principalmente due: la mancanza di localizzazione in lingua italiana del titolo e il gameplay inesistente.

Felicità a tutti i costi
Felicità a tutti i costi

A questo punto sembrerebbe che la nostra recensione debba terminare qui con un bel 4 ma così non è, perché francamente non ce la sentiamo di sminuire il gioco a fronte di queste precise critiche. Prima di tutto l'avventura è comunque godibilissima e comprensibile anche se interamente in lingua inglese: il titolo mantiene il doppiaggio in giapponese, con ovviamente i doppiatori originali dell'anime a prestare la voci ai personaggi e sia i sottotitoli che i menù sono interamente tradotti in inglese, l'unico elemento localizzato in italiano è il libretto delle istruzioni. È logico che la lingua sia un ostacolo non indifferente per chi non la conosce ma è altresì vero che la mancanza di traduzione in italiano del gioco non ne peggiora la qualità narrativa, è una pecca che rende la natura del gioco problematica solo per noi e non essendo un elemento di svantaggio universale non ci sentiamo di evidenziarlo come tale. In più la velocità dei dialoghi può essere impostata su automatica oppure si può scegliere una velocità personalizzata, al fine di non perdersi nemmeno un parola dei dialoghi. Secondo aspetto giudicato apparentemente negativo è l'inesistenza del gameplay: il gioco tra un dialogo e l'altro ci chiederà di prendere delle scelte e di assumere (o no) i nostri supplementi medicinali per tenere a bada il nostro Psycho-Pass. In molti hanno lamentato questa cosa, dicendo che mancava tutta l'azione e che non si avvicinava nemmeno alla fluida interattività delle avventure "alla Telltale". Nemmeno questo per noi è un reale problema perché Mandatory Happiness non fa che attenersi fedelmente alle linee guida dei più classici romanzi interattivi: storia avvincente e ricca di ramificazioni narrative, doppiaggio di qualità, personaggi ben delineati, disegni molto belli e grado di fedeltà altissimo nei confronti dell'opera originale. Francamente ci chiediamo che cosa un giocatore possa aspettarsi in più da una visual novel giapponese e per questo non solo non ci uniamo al coro di critiche ma anzi, siamo certi che un prodotto come Mandatory Happiness possa intrattenere chiunque... a patto che si abbia voglia di leggere!

Poco ma buono

Veniamo quindi ai lati positivi del gioco. Chiedendo al giocatore un bassissimo tasso di interattività l'interfaccia comandi è molto asciutta: con il dorsale destro si può decidere se impostare su manuale o automatica la velocità dei dialoghi e con quello sinistro si apre rapidamente la sezione dei suggerimenti, ovvero una lista in ordine alfabetico di tutti i termini e i nomi chiave utili ai fini dell'indagine: quando ne incontrerete uno durante un dialogo per la prima volta, per segnalarvi la presenza del termine nel database, la parola comparirà nell'area alta al centro dello schermo nell'apposita mascherina. Il tasto quadrato (o X su Xbox) aprirà il menù completo dove potrete salvare e caricare la partita, leggere i suggerimenti e accedere alle opzioni di gioco.

Felicità a tutti i costi

I salvataggi sono tutti manuali e potrete effettuarli alla fine di una frase di dialogo: in questo modo il salvataggio prenderà il nome della frase e quando caricherete la partita potrete leggere l'ultima frase del discorso e riprendere da lì oppure, se sentite che vi state avvicinando ad un bivio narrativo nessuno vi vieta di salvare prima ed esplorare poi le diverse alternative. Nel menù oltre alle normali funzionalità potremo scegliere la velocità di riproduzione dei dialoghi e nelle opzioni audio il volume della voce di ogni singolo personaggio. In questo caso ci sentiamo di darvi un consiglio che con noi ha funzionato: se non avete mai giocato ad una visual novel o non avete famigliarità con il suono delle voci giapponesi abbassate leggermente il volume di tutti i personaggi e lasciate più alta quella del protagonista, in questo modo non vi confonderete durante i dialoghi! Altro elemento significativo per una visual novel sono i disegni e anche qui Mandatory Happiness non sbaglia: i disegni sono piacevoli, sia quelli dei personaggi che degli gli scenari ambientali, anche se qui ovviamente il nostro giudizio può non valere così tanto perché ogni appassionato ha un certa predilezione per il tratto di un disegnatore piuttosto che di un altro. Particolarmente belli i menù, con uno stile grafico perfettamente riuscito ed estremamente fedele rispetto a quello dell'anime; tutte le tendine di testo hanno un piccola animazione che le arricchisce, rendendo lo schermo meno statico e all'interno del menù principale è possibile tenere sempre sotto controllo il nostro colore di Psycho-Pass, elemento che dovrete consultare spesso visto che, come vi anticipavamo, il gioco vi proporrà ciclicamente di prendere i vostri supplementi medicinali. Chiudiamo con la colonna sonora, mai noiosa e studiata per enfatizzare con la sua presenza o assenza particolari momenti della storia. Prima di lasciarvi al verdetto finale vi ricordiamo che potete trovare la prima stagione di Psycho-Pass doppiato in lingua italiana su Netflix.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
8.0
Lettori (5)
7.3
Il tuo voto

Mandatory Happiness è una visual novel fedele all'anime da cui è tratto, un titolo godibile da qualunque giocatore che abbia la voglia di dedicarsi a intense ore di lettura e che comprenda bene l'inglese. La mancanza di lingua italiana e il gameplay scarnissimo a nostro giudizio non sono elementi che minano la qualità della trama o più in generale del prodotto in sé, perché rispecchiano la normale natura del genere a cui il titolo appartiene. Nonostante sia tratto da un anime con già due stagioni alle spalle, l'universo di Psycho-Pass emerge con carattere e può essere compreso da chiunque, anche da coloro che non hanno mai visto l'opera animata.

PRO

  • Storia avvincente e alto fattore di rigiocabilità
  • Accompagnamenti grafici e sonori di qualità
  • Comprensibile anche da chi non conosce l'anime

CONTRO

  • Impegnativo se non si ama il genere