Che siate o meno amanti della light novel giapponese da cui tutto ebbe inizio, è impossibile mettere in dubbio l'importanza che Sword Art Online ha acquisito con il tempo. Idea precedente ad Accel Word, ma realizzata successivamente per motivi editoriali, la serie di romanzi brevi non accenna a perdere colpi o a raggiungere una definitiva conclusione. Complici da una parte l'impostazione seriale e dall'altra l'idea dei mondi virtuali interattivi, potrebbe potenzialmente durare un'eternità. Dopo l'esplosione planetaria conquistata tramite due serie animate di discutibile valore produttivo, non potevano certo mancare le iterazioni videoludiche. Eccoci quindi, un anno dopo Lost Song, al giudizio su quello che è il quarto titolo principale della serie, Sword Art Online: Hollow Realization.
Torniamo a vestire i panni di Kirito nel nuovo titolo dedicato a Sword Art Online: Hollow Realization
C’è sempre morte, ovunque ci si connetta
Per chi avesse vissute tra le nuvole negli ultimi anni, Sword Art Online - meglio conosciuto come SAO - basa il proprio concetto chiave su una delle idee più abusate degli ultimi quindici anni della narrativa, aggiungendo quel pizzico di "nerdaggine" giapponese che non guasta mai. Ci troviamo in un mondo nel quale la realtà virtuale ha raggiunto il limite massimo, con la possibilità di immergersi totalmente in una dimensione videoludica e prendere possesso di un corpo virtuale. Tralasciando la spiegazione di tutti i vari archi narrativi usciti finora, ciò che è importante sapere è che l'incipit base riguarda la creazione di software all'interno del quale i giocatori vengono intrappolati fino al completamento del gioco.
La rimozione forzata dell'hardware dalla testa nel mondo reale o l'uccisione all'interno del gioco stesso, porta alla morte nella realtà, tramite una scarica elettrica al cervello simile a quelle di un microonde. Tra combattimenti all'ultimo sangue, storie d'amore e dialoghi imbarazzanti, il protagonista Kirito e i suoi amici riescono a fuggire da Sword Art Online. Da qui partono una serie di cicli narrativi sempre basati su giochi diversi e situazioni al limite tra realtà è finzione. Hollow Realization, dal canto suo, è il primo titolo a basare il proprio ciclo all'interno di un gioco totalmente inedito. Kirito e i compagni sono a tutti gli effetti beta tester di Sword Art: Origins, nuovo VRMMORPG basato esteticamente sul capostipite ma all'interno del quale a morire per sempre non sono le persone reali, ma i personaggi non giocanti, che vengono poi resettati e rimpiazzati da nuove iterazioni modificate nel corpo e nella "mente". Tutta la campagna principale, che vi porterà via tra le trenta e le quaranta ore, muove i suoi passi intorno alla presenza di un personaggio non giocante impossibilitato a compiere la propria quest, perché privato di tutti i suoi dati di programmazione. Per quanto il pretesto possa sembrare folle e demenziale, è facile capire come l'attaccamento dei protagonisti per questa intelligenza artificiale non sia così dissimile da quelle provata per le persone reali. Non aspettatevi la migliore tra le trame della storia dei giochi di ruolo giapponesi, ma gli appassionati del titolo sapranno certamente come gioirne.
Trofei PlayStation 4
La strada verso l'agognato platino sarà più dura del previsto. Con la semplice chiusura della quest principale la percentuale non soddisferà certo i cacciatori di trofei, che dovranno facilmente raggiungere la tripla cifra in termini di ore, se non altro per colpa dell'affinità con i tutti gli amici. 44 bronzi, 6 argenti e 2 ori è il totale dei riconoscimenti da raccogliere per avere il trofei più importante!
Peccato che si debba anche giocare
È quando il titolo abbandona le sequenze animate e richiede di utilizzare un pad per proseguire che si presentano una serie di problemi quasi insormontabili. Chi scrive è cresciuto a pane e JRPG, o quantomeno risponde a quello stereotipo dell'occidentale malato di cultura giapponese a tal punto da andare oltre tutti i difetti e la legnosità che il genere si porta dietro da almeno un decennio. Hollow Realization riesce nell'incredibile impresa di importare una serie di meccaniche di combattimento e di gestione del party, che però non si amalgamano mai nel giusto modo durante l'intero arco della vostra partita. Andando con ordine: i combattimenti vengono gestiti tramite la pressione del tasto quadrato per ciò che concerne il fendente classico. Accanto a questo, è possibile concatenare una serie di abilità insieme agli altri membri del party gestiti dall'intelligenza artificiale. Tutto risulta abbastanza semplice e divertente, almeno fino a quando non si realizza l'impossibilità di gestire al meglio equipaggiamento e abilità del party stesso.
Per avere pieno accesso alla gestione del compagni è necessario aumentare la nostra affinità con loro tramite una serie di minigiochi. Questi avvicinano irrimediabilmente il titolo ai simulatori di appuntamenti tanto cari agli amici del Sol Levante. Per quanto una o due volte possa risultare simpatico chiacchierare e passeggiare con uno dei propri beniamini, rendersi conto delle tempistiche estenuanti necessarie a raggiungere un rango pari a cinque con tutti i personaggi risulta più che scoraggiante. Ciò che se ne ricava è l'abbandono totale delle speranze di gestione di tutto l'armamentario. Questo non vi precluderà certo l'avanzare lungo la campagna, ma renderà il tutto decisamente più anonimo e meno immersivo. Come se non bastasse, tralasciati i boss di fine area - gestiti come dei veri e propri raid boss MMO con tanto di ulteriori squadre al seguito - il resto si tradurrà ben presto nella pressione reiterata del tasto di attacco, alternato a quello delle skill per creare qualche combo in grado di infliggere più danni del normale. Tutto questo risulta un gran peccato, considerate alcune buone idee innestate nel titolo: come le catene di abilità o la possibilità di mettere a schermo la cosiddetta "tavolozza". Quest'ultima si traduce in una serie di slot liberi all'interno dei quali inserire oggetti e skill utili in combattimento, proprio sulla falsariga degli MMO più classici.
Dio salvi il Multiplayer!
Spendiamo due parole anche per quanto riguarda la modalità multigiocatore. Dal menù principale è possibile entrare in una vera schermata di lobby all'interno della quale creare una partita privata, ricercarne una secondo parametri specifici come il livello o la regione o lasciare al gioco la scelta della partita rapida. Ogni gruppo di giocatori è composta da quattro membri e va da se che la possibilità di completare centinaia di compiti di caccia, l'uno uguale all'altro, insieme ad altre persone reali rende il tutto sorprendentemente più sopportabile.
Cross-gen è bello, ma mica tanto
Da un punto di vista puramente tecnico Hollow Realization si presenta come un titolo fortemente vicino alla scorsa generazione. È chiaro che la sua natura di doppia versione - essendo presente anche quella per Playstation Vita con tanto di Cross-Save - non ha permesso agli sviluppatori di spingere molto sull'aspetto poligonale, ma ciò che ci si trova di fronte risulta a volte desolante per mancanza di dettagli e texture a bassissima risoluzione. Lo stesso non si può dire dell'ambito artistico che invece è in grado di regalare scorci piuttosto interessanti, sia all'aperto che all'interno di alcuni dungeon. I sessanta fotogrammi al secondo fanno spesso a cazzotti con un aliasing insostenibile e l'illuminazione non raggiunge certo la media dei titoli attuali, ma almeno i modelli dei protagonisti risultano fedeli e piacevoli da guardare. Non abbiamo avuto la possibilità di testare la versione per la console portatile di Sony, ma siamo pronti a scommettere sul fatto che le ridotte dimensioni dello schermo e il pannello del gioiellino giapponese, possano tranquillamente migliorare l'impatto visivo che il titolo lascia ai giocatori.
Conclusioni
Sword Art Online: Hollow Realization è il risultato limpidissimo degli ultimi dieci anni di sviluppo giapponese. Un JRPG pensato solo ed esclusivamente per la nicchia di riferimento, senza la minima voglia di avvicinarsi alle esigenze tecniche e di gameplay del pubblico odierno. È un peccato date le tante buone idee inserite, ma che non riesco mai ad ingranare nel giusto modo. Le skill utilizzate diventa ben presto le stesse e la ripetitività dell'azione raggiunge il fretta il suo apice. Lo suggeriamo comunque agli amanti della serie ma, con alle porte Final Fantasy XV, è difficile consigliarlo a scatola chiusa prima di aver compreso se il principale esponente del genere risorgerà dalle ceneri o sprofonderà definitivamente.
PRO
- Il sistema di crescita è interessante seppur superficiale
- Longevo come ormai pochi giochi posso ambire ad essere
CONTRO
- Tecnicamente è un pugno in un occhio
- Quando diventa un simulatore di appuntamenti è agghiacciante
- Poco pathos durante la campagna principale
- Durata dei caricamenti totalmente ingiustificata