Le basi di un buon action adventure possono essere estremamente semplici, ma è la costruzione della meccanica e l'impostazione del ritmo che costruiscono un gioco di successo, e sono elementi da maneggiare con cura alla ricerca della formula corretta.
Il marasma di produzioni mobile dimostra come sia relativamente facile mettere insieme un prodotto accattivante a partire da una buona intuizione stilistica e una realizzazione tecnica all'altezza, ma se gli ingredienti non vengono amalgamati nel migliore dei modi il risultato può mancare di verve o andare ad affiancarsi ai numerosi titoli con velleità artistiche che affollano ormai la scuola digitale, anche perché la via d'uscita da questo manierismo non risulta chiaramente visibile: hai una buona idea, un bello stile, una realizzazione tecnica anche ottima ma non si riesce ad afferrare quella volatile alchimia che distingue un buon gioco da uno bello da vedere. L'avvicinamento di Nintendo a questo ambiente indie prêt-à-porter, che è emerso con chiarezza con la nuova ondata di titoli in digitale annunciata per Switch, apre uno scenario che sarà interessante tenere d'occhio nei prossimi mesi: la casa di Kyoto ha aperto le porte della propria console "domestica" (se vogliamo adottare le vecchie categorie ufficiali) a produzioni di dimensioni anche molto piccole, ma c'è da scommettere che l'accesso di queste all'eShop non avvenga senza un criterio. Non è ancora chiaro quali siano le politiche interne e ovviamente sarà difficile seguire precisamente eventuali standard qualitativi imposti, ma se si dovesse pensare a una fusione tra lo spirito Nintendo e lo stile tipico delle produzioni indie per il mercato mobile, il risultato sarebbe piuttosto simile a Kamiko. Un gioco che a prima vista può sembrare anche troppo spartano, ma dal quale è difficile staccarsi.
Tre ragazze e tanti problemi da risolvere: ecco il duro mondo di Kamiko
Portali, interruttori e guai
La storia è estremamente semplice, come si conviene a un pretesto per menare fendenti in giro e rimettere i demoni al loro posto. Insomma c'è da sistemare un caos multi-dimensionale che ha generato un'invasione di creature ostili e l'unica possibilità di salvezza risiede nelle capacità combattive di tre diverse sacerdotesse, chiamate a purificare i portali in grado di tenere a bada le varie dimensioni e ristabilire l'ordine universale.
C'è qualcosa di shintoista in tutto questo, anche se a dire il vero viene toccato in maniera alquanto superficiale, visibile giusto nella caratterizzazione delle tre fanciulle e nello stile con cui sono rappresentati alcuni elementi dello scenario, con un'interessante commistione di elementi tecnologici, naturali e fantasiosi. A prima vista Kamiko può sembrare un emulo dei vecchi Zelda in pixel art, ma si tratta in verità più di un action game in stile hack and slash con elementi di avventura collegati alla soluzione di vari puzzle ambientali piuttosto basilari. La progressione per livelli introduce in maniera graduale i diversi enigmi presenti, che solitamente si incentrano sull'attivazione di meccanismi, portali e interruttori o sullo spostamento di oggetti e combinazioni elementari. La difficoltà sta soprattutto nel districarsi all'interno delle mappe e capire i collegamenti tra gli elementi dei puzzle e i passaggi che si aprono all'interno degli scenari, il tutto tenendo anche a bada la miriade di nemici che continuano a comparire ogni pochi passi a causa di un respawn selvaggio e implacabile, che tuttavia rientra perfettamente nella meccanica del gioco. La struttura di base prevede, in ogni caso, la purificazione di quattro portali sparsi all'interno dei livelli e quindi il teletrasporto verso lo scontro con i boss, che rappresentano i momenti più esaltanti per quanto riguarda il combattimento. Oltre all'energia della protagonista, che può essere ampliata trovando i "portacuore" nascosti in giro per i livelli, c'è da tenere conto anche di una seconda barra di energia che determina la possibilità di attivare interruttori, aprire forzieri e utilizzare le mosse speciali, con quest'ultima che si ricarica eliminando nemici e inanellando combo.
Tre ragazze contro tutti
La scelta della protagonista tra le tre ragazze presenti non ha solo un valore estetico, perché ognuna di queste ha un'arma e uno stile di combattimento unico che cambia sensibilmente lo stile di gioco, anche se la struttura generale resta invariata.
Yamato possiede una gigantesca spada e predilige il combattimento a corto raggio, dotata peraltro di due bizzarre corna; Uzume è armata di arco, cosa che le consente di scagliare frecce a distanza e con vari effetti, infine Hinome si pone in una sorta di via di mezzo, con la possibilità di lanciare lo scudo a distanza e assestare veloci colpi di spada in attesa che questo torni a destinazione. Ogni sacerdotessa ha dunque un proprio approccio al nemico e combo differenziate, elementi che modificano parzialmente ma in maniera significativa l'esperienza. Le differenze non sono abissali ma abbastanza marcate per spingere a rigiocare utilizzando tutti e tre i personaggi per provare i vari stili di combattimento, e vista la brevità del gioco questo rappresenta un ottimo sistema per allungarne la durata. Detto con molta franchezza, già dalla prima partita è possibile concludere Kamiko in (molto) meno di due ore, e anche moltiplicando questo dato per tre non si raggiunge una quantità di ore di gioco sufficiente a soddisfare gli attuali standard del mercato videoludico tradizionale. Va preso con uno spirito diverso, tenendo sempre presente che si tratta di un titolo acquistabile a 5,99 euro, dunque più vicino agli standard del mercato mobile che a quelli delle console. C'è anche da dire che gli sviluppatori Skipmore sembra abbiano voluto giocare particolarmente su questo aspetto, cronometrando la conclusione di ogni livello e stimolando in questo modo la competizione incentrata sulla velocità di esecuzione con tanto di classifiche, per la gioia degli speedrunner.
La gioia del pixel
Non c'è più molto da dire che non sia già stato detto milioni di volte sulla grafica pixellosa, tanto che ormai fa più effetto vedere un gioco 2D ad impostazione classica con grafica ultra-definita. Tuttavia, una menzione particolare va fatta per l'aspetto di Kamiko, soprattutto per la compattezza e coerenza generale della realizzazione tecnica.
Il team è giapponese, e questo si riflette nell'utilizzo non scontato degli elementi di cultura shintoista e tipicamente nipponica perfettamente integrati come fattori estetici all'interno dello strano mondo tratteggiato per questo gioco. Sprite e animazioni sono piuttosto semplici rispetto a produzioni anche indie ma di livello superiore, tuttavia l'effetto d'insieme è molto positivo, grazie all'originalità con cui sono stati rappresentati scenari e nemici e all'ottima qualità delle animazioni, elementi rimarcati anche dalla grande quantità di personaggi presenti su schermo che donano un gran senso di movimento alla composizione. I pochi livelli che compongono la storia sono molto caratterizzati e diversificati tra loro, e lo stile con cui sono rappresentati gli elementi dello scenario rimarcano bene il tono misterioso della strana civiltà in rovina a cui si riferiscono. L'accompagnamento musicale si presta bene all'operazione semi-nostalgica a cui Kamiko a sembra tendere a una prima occhiata, tuttavia come per il comparto grafico anche la musica è caratterizzata da un tocco alquanto originale pur rientrando nei canoni dei classici "chiptunes". La storia di contorno non è particolarmente approfondita, e forse tutto il comparto extra-ludico poteva essere sfruttato meglio, vista anche come l'ottima caratterizzazione delle tre protagoniste si sarebbe prestata a un maggior numero di scene d'intermezzo.
Conclusioni
Non fatevi ingannare dall'aspetto retrò: Kamiko è un gioco classico per quanto riguarda la sfida e chiaramente ispirato ai titoli dell'epoca 8 e 16-bit, ma è un prodotto con una propria identità molto marcata. Gli elementi puzzle si incastrano perfettamente nel meccanismo action del gioco, riuscendo a trovare un giusto equilibrio tra la distruzione assortita richiesta dal respawn continuo dei nemici e un po' di azione a base di materia grigia. Certo la sua brevità non passa inosservata e rappresenta sicuramente il grosso punto debole, ma la rigiocabilità assicurata dai diversi personaggi e dalla corsa contro il tempo, oltre al prezzo estremamente contenuto, bilanciano il tutto e rendono Kamiko uno dei titoli da avere all'interno di questo primo catalogo eShop per Switch.
PRO
- Bella integrazione tra action e puzzle
- Ottimo stile audiovisivo
- Prezzo contenuto
CONTRO
- Estremamente corto
- Il respawn ravvicinato dei nemici può creare problemi