In più di un'occasione Sony ha voluto ribadire quanto la realtà virtuale sia un business interessante per lei e soprattutto per la sua PlayStation 4. Lo ha fatto sfoggiando una line-up per PlayStation VR di tutto rispetto in occasione delle varie fiere di settore e lo ha fatto ancora più di recente attraverso un evento stampa interamente dedicato proprio ai videogiochi affrontabili con il caschetto compatibile con la sua console ammiraglia. Anche se in diverse occasioni non sono mancate informazioni discordanti e, onestamente, guardando al futuro si fa un po' fatica a capire come potremo usare con continuità la periferica per tutto il 2017, è indubbio che quest'anno sia iniziato alla grande.
Da un lato c'è stato Resident Evil VII, probabilmente la prima imponente produzione tripla A realizzata con un occhio di riguardo nei confronti di PSVR, dall'altro ci sono stati i dati di vendita che hanno confermato come il device abbia probabilmente già sfondato anche il traguardo del milione. In barba ad HTC VIVE e Oculus Rift che, insieme, non arrivano neanche a due terzi di questi numeri. Sarà stato merito del prezzo di vendita, o della diffusione della console, o magari soltanto del marketing, non ci è dato saperlo ma intanto la spinta positiva non sembra arrestarsi e il nuovo frutto del publishing di Sony è ora in dirittura d'arrivo sul mercato. Si tratta di Farpoint, shooter in prima persona realizzato dai ragazzi, giovani e forse un pochino inesperti, di Impulse Gear. Un videogioco esclusivo proprio per PlayStation VR che viene venduto anche in bundle con un controller dedicato, l'Aim Controller. Si tratta di una sorta di fucile stilizzato dalle linee morbide e neutrali, quasi asettiche, realizzato con il preciso obiettivo di rendere più credibile e "fisica" l'operazione di imbracciare un fucile mentre si utilizza un caschetto per la realtà virtuale (chi sta urlando PlayStation Move Sharp Shooter vada subito a nascondersi in un angolo!). L'elemento più interessante della periferica è la sua teorica compatibilità con qualsiasi altro prodotto presente sul mercato, VR o meno, visto e considerato che alloggia l'intera pulsantiera di un DualShock mentre la sfera luminosa identica a quella presente sul Move la rende immediatamente identificabile dalla PlayStation Camera. Per quello che riguarda l'Aim Controller, oltre a rimandarvi al nostro approfondito unboxing, possiamo solo spendere buone parole vista la sua qualità costruttiva e l'ottima risposta dei pulsanti e della vibrazione che compensano a dovere un design forse eccessivamente anonimo ma prima di procedere con il giudizio sul gioco è essenziale sottolineare che Farpoint può essere giocato anche con un normalissimo DualShock anche se, così facendo, vi perderete gran parte dei suoi (pochi) elementi positivi.
Farpoint è uno shooter basilare, lineare e con una scarsa longevità ma il VR lo salva dal baratro
È come lanciare un salame in un corridoio
Farpoint è uno shooter in prima persona ad ambientazione fantascientifica che fa della semplicità il suo punto di forza o, in base ai punti di vista, di debolezza. L'incipit narrativo è abbastanza banale: ci troviamo nei pressi di una stazione spaziale orbitante nel nostro sistema solare, poco distanti da uno sconosciuto fenomeno elettromagnetico che, se studiato e sfruttato a dovere, potrebbe garantire energia infinita all'umanità.
Il nostro avatar è il pilota di una navetta spaziale e nel corso dei primi minuti di una lunga sequenza introduttiva, che spinge forte sull'effetto "wow!" della realtà virtuale, tutto precipiterà in una catastrofe inarrestabile e ci ritroveremo catapultati su un pianeta alieno in chissà quale angolo remoto della galassia. Insieme a noi, altri due scienziati sono stati scaraventati nell'ignoto e il nostro obiettivo iniziale sarà proprio seguire i passi di questa coppia di astrofisici nel tentativo di comprendere cosa gli è accaduto. La storia viene raccontata sia attraverso delle brevi interazioni con gli ologrammi degli scienziati lasciati in punti chiave dello scenario, sia con delle lunghe cutscene dove ci ritroveremo ad assistere a delle scene di vita quotidiana all'interno di un piccolo accampamento di fortuna dove talvolta potremo osservare la situazione dagli occhi degli scienziati e in altre occasioni il nostro sarà un punto di vista esterno. Pur essendo la trama abbastanza scontata e l'impostazione della narrativa davvero classica - gameplay, cutscene, gameplay, cutscene... - dobbiamo ammettere che la storia ci ha comunque intrattenuto grazie al suo feeling alla The Martian, il film con Matt Damon e, in più di un'occasione ci è riuscita a trasmettere la sensazione e le emozioni provate da chi davvero si ritrova in totale solitudine in un ambiente ostile senza più alcuna possibilità di ritornare a casa. Peccato soltanto per l'epilogo, che arriva dopo circa cinque ore di gioco, e che lascia praticamente appesi gran parte degli interrogativi in un misto tra cliffhanger e banale superficialità, dove non si capisce bene se lo sviluppatore abbia voluto lasciare la porta aperta in vista di un ipotetico sequel. È però in merito al gameplay che ci sentiamo di dover fare le maggiori rimostranze. Farpoint è infatti un unico, lineare, semplice corridoio. Al punto da far impallidire anche chi ha sempre criticato ferocemente i capitoli di Call of Duty per questo aspetto. Non ci sono bivi o strade alternative che possano stimolare in qualche modo l'esplorazione dello scenario, manca qualsiasi elemento di interazione con l'ambiente, ad eccezione degli ologrammi di cui sopra che partono praticamente in automatico e sono quasi tutti obbligatori per il prosieguo dell'azione. Il gioco si sviluppa quasi come fosse su un binario, praticamente in linea retta, di livello in livello e di cutscene in cutscene. Con l'unica eccezione rappresentata ovviamente dalle frequentissime sparatorie. Ma anche in questo caso non tutto va per il meglio: le armi sono poche, appena cinque, anche se quasi tutte hanno una sorta di modalità di fuoco alternativa, e i nemici peccano di varietà. Inizialmente dovremo vedercela con la fauna locale rappresentata da ragni salterini che ricordano tanto gli headcrab di Half-Life, da aracnidi in grado di lanciare palle di veleno, da altri ragni in grado di scavare attraverso il sottosuolo e, indovinate un po', da un ragno gigante che funge da boss di metà gioco. Successivamente subentrano nemici meccanici a variare un po' il tutto e quando finalmente fa la sua comparsa una vera minaccia aliena, il titolo è praticamente al suo epilogo. Anche l'intelligenza artificiale segue la stessa parabola discendente visto che gran parte dei nemici tendono a caricare a testa bassa oppure a rimanere quasi immobili sulla distanza per bersagliarci con i loro colpi dalla distanza. Sia chiaro che questo non vuol dire che Farpoint sia un titolo facile: pur non presentando alcun livello di difficoltà, riesce spesso a offrire un buon tasso di sfida, soprattutto quando lo scenario si riempie di moltissimi nemici diversi obbligando il giocatore ad alternare le varie armi e correre costantemente dietro un riparo per non venire massacrato dai colpi nemici. Un po' troppo spesso però, basterà trovare un buon punto di osservazione e limitarsi a uscire allo scoperto per sparare a cadenza regolare senza sperimentare il rischio che qualche avversario venga a stanarci.
Trofei PlayStation 4
Farpoint offre 47 trofei, compreso quello platino. I tre d'oro si raggiungono completando il gioco e ottenendo buoni risultati nella cooperative, mentre quasi tutti quelli argento, nove in totale, sono relativi alle challenge. I trofei di bronzo sono invece per gran parte legati alle modalità di uccisione dei nemici e alle armi utilizzate per commettere lo sterminio. Tendenzialmente sarà abbastanza semplice platinare il titolo.
È come starci dentro
La grande linearità del titolo, il suo obbligare il giocatore ad andare praticamente sempre dritto e le numerose semplificazioni del gameplay appena descritte, sembrano però essere giustificate e legate in modo intimo con il fatto che Farpoint sia prima di tutto un gioco per la realtà virtuale. Vogliamo infatti qui sottolineare che, per quanto come shooter tradizionale, il titolo non avrebbe avuto alcuna possibilità di sopravvivere alla critica nostra e del pubblico, è la sua valenza di gioco affrontabile esclusivamente con PlayStation VR a dargli una marcia in più e, probabilmente, ad aver costretto lo sviluppatore a cercare una serie di compromessi. Innanzitutto dobbiamo evidenziare come le prime ore di gioco, complice l'accoppiata caschetto e fucile in plastica, restituiscono davvero un ottimo senso di immersione e, in fin dei conti, divertono proprio per il loro essere immediate e dirette. Quasi genuine. Allo stesso tempo si comprende in un attimo che il dover procedere sempre in linea retta è un compromesso di design essenziale per rendere il gioco alla portata di tutti. Di default infatti Farpoint non permette al giocatore neanche di girare il corpo del proprio avatar: il secondo analogico è inerte e dovremo girare fisicamente la nostra testa per poter camminare lateralmente; un escamotage che riduce di molto anche il motion sickness connaturato a questo genere di esperienze. A livello di opzioni rimane però possibile configurare la seconda levetta nel modo che si preferisce: dalla rotazione tramite teletrasporto a quella progressiva.
Di fatto però non c'è mai la reale necessità di tornare sui propri passi e persino di guardarsi indietro: non capiterà mai che un nemico possa apparirvi alle spalle e sono molto rari i casi in cui un avversario vi sparerà dai lati. Addirittura si arriva al paradosso dei ragni salterini sopra citati che, una volta schivati durante il loro salto, piuttosto che tentare di colpirvi da dietro, cammineranno diligentemente verso di voi, per superarvi e rimettersi comodamente di fronte pronti per saltarvi di nuovo in faccia. Il risultato è decisamente straniante e purtroppo è ben rappresentativo dei compromessi che Impulse Gear ha dovuto cercare per rendere Farpoint un'esperienza non troppo hardcore come alcune di quelle viste su VIVE e Rift (Arizona Sunshine e Onward su tutti). Non è possibile neanche saltare o abbassarsi, non sono presenti munizioni così da evitare azioni di raccolta e, purtroppo, non è possibile neanche affacciarsi da una copertura visto che il rilevamento posizionale è limitato al solo movimento della testa e a un minimo di posizionamento spaziale. Attenzione però perché questo non significa che Farpoint sia un gioco banale perché proprio l'uso dell'Aim Controller porta alla ribalta un elemento davvero ben riuscito del gioco: la gestione della mira. Il titolo non permette infatti di sparare "alla cieca" ma anzi richiede che il giocatore si sforzi a guardare nelle ottiche delle armi imbracciate in un mix di realtà e finzione che funziona davvero bene. Tenere fisicamente in mano il fucile in plastica, per portarselo vicino agli occhi così da poter centrare un nemico dalla distanza o per riuscire a intercettarne uno in volo è davvero molto soddisfacente.
È come un bello in lontananza
Tecnicamente Farpoint non sembra aver goduto di quegli investimenti tipici delle produzioni tripla A di cui dovrebbe far parte. Le texture sono abbastanza semplici, gli scenari sono spaventosamente statici e privi di qualsiasi interazione, le animazioni e la conta poligonale degli avversari sono basici. Allo stesso tempo però il titolo risulta molto pulito e fluido e in almeno un paio di frangenti, complice il coinvolgimento garantita da PlayStation VR, riesce a offrire degli scorci veramente molto coinvolgenti e ariosi. Farpoint è poi interamente tradotto e doppiato in italiano con una recitazione abbastanza piacevole per i due scienziati, e forse troppo caricaturale per il nostro protagonista. Oltre alla campagna single player inoltre, offre una modalità cooperative affrontabile su quattro arene in compagnia di un amico con uno stile che ricorda la classica orda, più una challenge mode che permette di ritornare su alcuni livelli già affrontati nella campagna per cercare di completarli in una sorta di modalità a tempo dove diventa essenziale raggiungere i checkpoint come se si trattasse di un racing game. È chiaro che si tratta di possibilità alternative per passare qualche ora in più su Farpoint ma la loro appetibilità scema molto rapidamente.
Conclusioni
Per quanto estremamente lineare e forse anche troppo breve, Farpoint risulta essere un'esperienza immediata e divertente in grado di sfruttare nel migliore dei modi le caratteristiche di PlayStation VR e del nuovo Aim Controller con cui viene venduto. È uno shooter basilare, davvero ridotto all'osso nelle sue meccaniche e che probabilmente sarebbe passato inosservato senza l'etichetta di esclusiva per il caschetto di Sony, ma questa è proprio la sua feature più importante e, bisogna riconoscere, riesce a immergere il giocatore, anche quello alle prime armi, in un'atmosfera credibile e stimolante. Ci sentiamo di consigliarlo a chi ha già in casa PlayStation VR e reputa stuzzicante la possibilità di imbracciare un fucile in plastica stilizzato per immergersi ancora di più nella realtà virtuale.
PRO
- La sensazione di solitudine e alcuni splendidi scorci creano un'atmosfera interessante
- Mirare attraverso l'ottica dell'arma muovendo fisicamente l'Aim Controller aiuta a immergersi nel gioco
- Rappresenta un buon modo per tornare a utilizzare PlayStation VR
CONTRO
- Le meccaniche di gioco sono estremamente basilari
- Alcuni problemi dell'intelligenza artificiale tradiscono i compromessi necessari per la VR
- Una volta completata la breve campagna, non rimane nient'altro di stuzzicante da fare