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Dove nessuno è mai giunto prima

Ubisoft ci offre un altro motivo per indossare il nostro caschetto preferito: prepariamoci a essere arruolati nella flotta stellare!

RECENSIONE di Pierpaolo Greco   —   29/05/2017
Star Trek: Bridge Crew
Star Trek: Bridge Crew
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Star Trek non è Star Wars, questo è indubbio. Il franchise creato cinquanta anni fa da Gene Roddenberry ha da sempre vissuto una fama costellata di molteplici fasi "alte" spesso seguite da fragorose cadute di interesse. E così se da un lato la saga Disney è ormai tornata alla ribalta con una nuova serie di episodi filmici annuali, accompagnati da un paio di produzioni videoludiche di tutto rispetto, per Star Trek siamo tutti in attesa della nuova serie TV prodotta da Netflix, Discovery, che non dovrebbe farci rimpiangere i periodi migliori di Kirk e Picard. In campo videogiochi bisogna però ammettere che il brand non se la sia cavata benissimo nell'ultimo decennio. Se si escludono una manciata di tentativi mal riusciti su piattaforme mobile, il contestato Star Trek di Digital Extremes di una manciata di anni fa e il sopravvissuto Star Trek Online, che gode ancora di una discreta fan base a dirla tutta, si fa veramente fatica a pensare a qualche titolo davvero entusiasmante. È anche, ma non solo per questi motivi, che abbiamo sempre guardato con interesse al tentativo di Ubisoft di tornare a sfruttare questo marchio aggiungendo tra l'altro la variabile della realtà virtuale e dopo una manciata di occasioni per provare il gioco in ambiente controllato, sfruttando le varie fiere di settore, è finalmente giunto il momento di mettere le mani sulla versione finale. Armati di PlayStation 4, PlayStation VR e di tante speranze, abbiamo quindi indossato le nostre tute aderenti e colorate per vestire i panni dell'equipaggio di una nave della flotta stellare. Seguiteci per scoprire com'è andata.

Trofei PlayStation 4

Star Trek: Bridge Crew offre 33 trofei. I quattro d'oro richiedono condizioni piuttosto complesse per essere soddisfatte come il salvataggio di 120 persone nella sfida Kobayashi Maru o l'esito positivo di una battaglia con almeno tre navi avversarie contemporaneamente. C'è anche un trofeo che richiede il completamento della campagna e di ogni tipologia di missione Ongoing Voyages. I tredici trofei d'argento richiedono altre condizioni specifiche da soddisfare, generalmente più semplici e lo stesso vale per i quindici di bronzo che spesso possono essere sbloccati anche soltanto effettuando i compiti più elementari di ogni postazione. Non manca poi il classico trofeo di platino.

Diario del capitano

ll concept di gioco di Star Trek: Bridge Crew è davvero basilare e immediato. Siamo a bordo della USS Aegis (nome in codice NX-1787) e ai comandi dei quattro ruoli principali dell'equipaggio, dovremo affrontare una campagna narrativa e una serie infinita di missioni procedurali. L'elemento cardine dell'esperienza di gioco è la realtà virtuale visto che il titolo è giocabile soltanto con un visore; su console questo significa che il titolo è disponibile su PlayStation 4, mentre su PC potremo passare a nostra discrezione da Oculus Rift ad HTC Vive. L'avventura è ambientata in un periodo non meglio specificato della continuity di Star Trek, a occhio ci sentiamo di dire che siamo moderatamente vicini all'era The Next Generation. La nostra missione è di esplorare e tracciare un'area ignota dello spazio denominata The Trench alla ricerca di un pianeta vivibile dove trasportare la popolazione vulcaniana ormai decimata. Siamo ben oltre la zona neutrale e la principale minaccia è rappresentata dai Klingon, anche loro interessati a mettere in piedi in quest'area, probabilmente per edificare un avamposto dell'impero. In concreto ci troveremo davanti a una campagna composta da un prologo, con tanto di sfida Kobayashi Maru impossibile da completare e ripetibile quante volte si vuole, e da cinque missioni a sblocco incrementale. Sia chiaro che non ci troviamo davanti a una narrativa particolarmente sviluppata oppure a sequenze d'intermezzo coinvolgenti. Le missioni hanno un semplicissimo incipit raccontato a voce e fungono da pretesto per farci prendere confidenza con i comandi della nave e con le situazioni in cui possiamo imbatterci e si affiancano al breve tutorial composto più che altro da testi e da indicazioni per specifiche mansioni. Il cuore vero e proprio del gioco è infatti rappresentato dalla modalità Ongoing Voyages. Si tratta di un sistema abbastanza classico di missioni procedurali che possono essere svolte all'infinito e che appartengono a quattro filoni specifici. Troviamo infatti missioni di difesa, dove dovremo schierarci in difesa di alcune navi della Flotta Stellare, di recupero, dove ci sarà richiesto di intercettare e catturare un fuggitivo klingon, di salvataggio, con l'obiettivo di recuperare quanti più sopravvissuti possibili da una catastrofe e di ricerca, le missioni più semplici e "leggere" visto che ci verrà richiesto soltanto di scansionare pianeti e anomalie. A differenza della campagna, questa modalità potrà essere affrontata anche a bordo dell'Enterprise originale che ci permetterà non solo di avere accesso a una riproduzione particolarmente fedele e affascinante del ponte comandi della nave di Kirk, ma anche di aumentare sensibilmente la difficoltà dell'esperienza visto che la vetusta NCC-1701 presenta pochissimi schermi e un mare di pulsantoni privi di indicazioni a vista.

Dove nessuno è mai giunto prima

Helm, set a course to Voktar system. Engage!

Ma in concreto come funziona questo Star Trek: Bridge Crew? Se infatti da un punto di vista di ambientazione e storia Red Storm Entertainment, lo sviluppatore, si è limitato a fare il compitino, è sicuramente nel gameplay che il titolo assume una sua spiccata personalità. Il titolo può essere giocato fino a un massimo di quattro giocatori, in cooperative, e offre un sistema abbastanza reattivo di drop-in, drop-out con i bot controllati dal computer che rapidamente prendono il posto dei compagni finiti offline o che hanno deciso di abbandonarci nello spazio. Potremo quindi indossare i panni del capitano, figura chiave del ponte e unico elemento essenziale per configurare e iniziare una partita, per poi gestire gli obiettivi, i bersagli e soprattutto comandare gli altri membri del team. Questo sarà il nostro ruolo obbligato se decideremo di giocare da soli visto che il computer, di fatto, non può (o non è in grado) di rivestire questo incarico rappresentando probabilmente il principale limite dell'esperienza se si vuole fare una partitella veloce in solitaria. C'è poi il timoniere, incaricato di impostare le rotte per la navigazione a impulsi e a curvatura e di comandare concretamente la nave durante gli spostamenti all'interno di un settore agendo sui comandi e l'accelerazione. Un'altra postazione è quella del tattico a cui spetta la gestione degli scudi, dei phaser e dei siluri fotonici, ma anche dello scan e delle sonde e ovviamente dei bersagli da inquadrare. Chiude il cerchio l'ingegneria che dovrà gestire la suddivisione della potenza tra armi, scudi e motori, agendo eventualmente sul potenziamento manuale dei diversi sistemi, ma anche delle riparazioni e dell'attivazione del nucleo di curvatura in vista degli spostamenti a lungo raggio.

Dove nessuno è mai giunto prima

Come è facile immaginare, ce n'è davvero per tutti i gusti ed è abbastanza facile farsi prendere dalla situazione, specie se si è fan di vecchia data di Star Trek. Ma proprio qui si annida la principale critica all'esperienza. Critica ovviamente connaturata a tutto l'impianto ludico. Bridge Crew è un titolo che si fonda sull'esperienza condivisa al punto da richiedere un collegamento obbligatorio costante anche se si decide di giocare in solitaria. È essenziale comunicare con gli altri giocatori a voce e ovviamente la qualità dei propri compagni di squadra determina il divertimento della partita. Avere persone che non parlano o non ascoltano, non si sono giocate almeno il prologo o semplicemente si sono sedute controvoglia alla propria postazione, vuol dire prepararsi ad almeno venti minuti di frustrazione e noia (questa è la durata media di una missione). Al contrario, giocare con un gruppo di amici o con persone che magari si lanciano anche in del sano gioco di ruolo recuperando espressioni ufficiali di comando e accettazione degli ordini, vuol dire ritrovarsi in un attimo in un episodio di uno dei tanti telefilm basati sulla serie. Rimane comunque di fondo un certo squilibrio tra le postazioni: essere ai comandi della nave ha un fascino enorme mentre la postazione dell'ingegneria ci è sembrata la più "triste" visto che, finché non ci ritroviamo in battaglia o in qualche situazione davvero critica, si passerà gran parte del tempo a guardare le iconcine di distribuzione dell'energia, senza avere nulla di concreto da fare.

Dove nessuno è mai giunto prima

Un vero ponte ologrammi?

Ci sono anche un paio di attività aggiuntive che possono essere svolte da tutte le postazioni, ad eccezione del comandante. La prima riguarda il teletrasporto e non richiede grandi spiegazioni, l'altra invece consente di intrufolarsi nei sistemi difensivi e offensivi delle navi avversarie scansionate in precedenza per disabilitare momentaneamente armi, motori, scudi, sensori o trasmissioni. Si tratta di un elemento interessante del gameplay, talvolta richiesto da alcune missioni, perché consente di esibirsi in tatticismi molto interessanti se si è all'interno di un gruppo affiatato. Inoltre permette di sfruttare un elemento peculiare dell'Aegis: la possibilità di ridurre le emissioni così da entrare in una sorta di modalità stealth e avvicinarsi il più possibile ai nemici senza essere individuati. Può essere utile infatti sincronizzarsi per mandare offline gli scudi di una bird of prey klingon per colpire immediatamente con una lunga scarica di phaser l'armamentario della nave (sì, è possibile mirare a sistemi specifici) così da disabilitarlo e rendere velocemente inoffensiva una minaccia. Da un punto di vista tecnico e grafico Star Trek: Bridge Crew non riesce mai a stupire. Pur offrendo scorci esterni piacevoli e un'ottima rappresentazione degli interni di entrambe le navi, con tanto di membri non comandati che intrattengono conversazioni, agiscono sui loro pannelli e finiscono a terra durante i combattimenti più drammatici, tutto risulta graficamente vetusto. Le animazioni sono basilari, i modelli legnosi e ingessati e le texture sono sul confine dell'accettabile. Si unisce a questo discorso anche la personalizzazione dell'avatar composta da sesso, razza (umano o vulcaniano) e una manciata di facce e capigliature tra cui scegliere.

Dove nessuno è mai giunto prima

È invece eccellente la gestione dei caschetti della realtà virtuale con i movimenti del proprio avatar che vengono riprodotti in maniera fedelissima compreso anche un fittizio movimento delle labbra quando parliamo con il microfono. Durante il nostro test abbiamo utilizzato due PlayStation Move per la gestione delle mani ma il titolo può essere affrontato tranquillamente anche con un DualShock (o un qualsiasi controller su PC). È scontato che per una maggiore immersività, usare il Move o i controller 3D del Vive o il Touch di Oculus è vivamente consigliato, anche perché l'unica azione che si può fare è quella di premere con le dita i vari schermi touch o i pulsanti della nostra postazione. Ci è parso anche molto buono il netcode visto che, nonostante il gioco dovesse ancora arrivare sul mercato durante la nostra prova, ci è sempre capitato di trovare qualcuno a cui unirci per un match veloce. Da questo punto di vista è essenziale segnalare che il titolo permette di scegliere in quale regione effettuare il matchmaking (America, Asia, Giappone, Europa) e di selezionare anche la lingua preferita per le comunicazioni. Purtroppo l'italiano è completamente assente, interfaccia di gioco e dialoghi compresi, e quindi se non masticate l'inglese preparatevi a sonore figure di mutismo, a meno che non abbiate degli amici forniti di tutto il necessario per farvi compagnia con Bridge Crew. È poi importante segnalare che il titolo implementa il cross-platform: questo vuol dire che potrete giocare tranquillamente anche con amici che possiedono il PC e Oculus o VIVE. Una scelta di Ubisoft che va assolutamente premiata e che dimostra per l'ennesima volta quanto potrebbe giovarne il mercato se tutte le software house seguissero questa strada.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
8.0
Lettori (19)
7.4
Il tuo voto

Star Trek: Bridge Crew è un gioco che sa essere molto divertente. A patto di essere equipaggiati di tutto punto, di conoscere abbastanza bene la serie così da entrare davvero nei personaggi e di avere un nutrito gruppo di amici con cui affrontare le missioni. Sono proprio tutte queste condizioni ad aver reso estremamente complesso dare una valutazione al gioco. Il voto che trovate poco più in basso va infatti considerato alla luce di tutte queste variabili: se riuscite a soddisfarle allora andate tranquilli, altrimenti il nostro consiglio è di guardare oltre perché difficilmente riuscirete a godervi Bridge Crew.

PRO

  • Curato nelle ambientazioni e ricco di fascino per i fan di Star Trek
  • Il movimento del nostro avatar nello spazio virtuale è veramente ben fatto
  • In compagnia di amici il fattore divertimento sale alle stelle...

CONTRO

  • ...ma se si è da soli o con il gruppo sbagliato l'esperienza può diventare un incubo
  • Tecnicamente è davvero arretrato