Arzest è uno sviluppatore nipponico che negli ultimi anni ha cominciato a farsi un nome realizzando soprattutto titoli mobile e Nintendo 3DS. Lo studio - fondato da alcuni ex membri di Artoon, tra i quali Naoto Ohshima, il papà di Sonic The Hedgehog - ha già firmato il discreto Yoshi's New Island e ora è tornato in scena con uno spin-off ispirato alla popolare serie di avventure strategiche in tempo reale di Shigeru Miyamoto: Pikmin. Il suo Pikmin portatile, tuttavia, farà molto discutere i fan del franchise, poiché si distingue in modo deciso dalla serie madre, pur catturandone le atmosfere e le caratteristiche peculiari. Dopo averlo giocato e completato, siamo pronti a dirvi se vale la pena impugnare il Nintendo 3DS per calarsi nuovamente nei panni del mitico capitano Olimar.
Hey, tu con le antennine!
Nel tentativo di convertire il colorato universo di Pikmin per la console portatile della grande N, Arzest ha dovuto giocoforza venire a patti con alcuni limiti tecnici e così, invece di tentare goffamente di aggirarli, ha semplicemente optato per una formula nuova di zecca che, però, rischia di fare a cazzotti con quello che un fan di Pikmin si aspetterebbe dalla serie. Hey! Pikmin è suddiviso infatti in una quarantina di stage di diversa durata: i primi sono ovviamente molto brevi e semplici, mentre i livelli avanzati sanno essere un po' più lunghi e impegnativi. Ogni stage è stato comunque pensato per la fruizione portatile e si impiegano pochi minuti a completarli senza prestare troppa attenzione a scorciatoie e passaggi segreti che potrebbero condurre a nuovi tesori o addirittura a stage extra. Lo scopo, bene o male, è sempre lo stesso, e questo è forse uno dei punti più deboli del gioco: il capitano Olimar precipita su un nuovo pianeta che... assomiglia proprio a quelli già esplorati in passato, con tanto di Pikmin e altre creature già affrontate a popolarlo. L'unico modo per rimettere in sesto l'astronave Dolphin II e decollare è raccogliere il carburante chiamato luminum, convertendo i tesori nascosti nei vari livelli. Ovviamente non ci aspettavamo chissà quale narrativa complessa, sia chiaro, ma la presentazione offerta da Arzest è veramente essenziale anche nella forma dei menu e nei loro contenuti. In questo senso, il diario di bordo è un simpatico diversivo che offre le spassose annotazioni di Olimar, ma che in realtà aggiunge davvero poco all'offerta generale di Hey! Pikmin.
Una volta avviato uno stage, però, il primo Pikmin per Nintendo 3DS rivela le sue caratteristiche uniche, in primis la struttura a scorrimento orizzontale e più raramente verticale. Hey! Pikmin è infatti una specie di platform, anche se la lentezza dei movimenti di Olimar è tale che etichettarlo in quel modo forse non è esatto. Diciamo che si tratta più che altro di un puzzle game con piccole sessioni "action" in cui bisogna combattere i nemici o spostarsi da una piattaforma all'altra usando il jetpack temporaneo di Olimar. Il sistema di controllo è molto semplice: lo stick analogico controlla i movimenti di Olimar nelle quattro direzioni principali, mentre ogni altra interazione avviene toccando il touch screen col pennino. L'icona del fischietto consente di attirare l'attenzione dei Pikmin nascosti nei paraggi, i quali cominceranno a seguire Olimar: a quel punto, basterà toccare un elemento interattivo come un nemico o un ostacolo per ordinare automaticamente ai nostri Pikmin di rimuoverlo, colpirlo o raccoglierlo. Ogni stage nasconde fino a venti Pikmin e alcuni ostacoli richiedono un certo numero di alieni per essere superati. Il gioco è strutturato in modo che non si possa praticamente mai andare in Game Over restando a corto di Pikmin; tuttavia, per raccogliere ogni collezionabile o scovare ogni segreto bisogna imparare a microgestire il nostro piccolo esercito di alieni, stando ben attenti a non perderli per strada e a non darli in pasto per errore ai nemici che girovagano per gli stage che, comunque, mancano del tradizionale ciclo giorno/notte che caratterizzava le avventure originali.
L'effetto 3D
In Hey! Pikmin non è possibile impostare l'effetto tridimensionale.
Il parco è aperto?
Sfortunatamente potremmo dire che Hey! Pikmin sia tutto qui: gli stage si assomigliano gli uni agli altri, non fosse per l'aspetto di nemici e sfondi che, comunque, Arzest ha curato abbastanza bene dato che rievocano in modo convincente le atmosfere e il design dei precedenti Pikmin. Purtroppo, però, il senso di ripetitività si fa sentire presto e già dal secondo "settore" i vari stage tendono a diventare estremamente prevedibili. Le tipologie di pikmin che potremo guidare sono le solite: ci sono quelli rossi, quelli gialli, quelli blu, quelli rocciosi e quelli alati, ma una volta toccato un bersaglio gli alieni tendono a decidere autonomamente come comportarsi, di conseguenza la difficoltà è piuttosto bassa e non ci sono rompicapi davvero ostici che richiedono più di un paio di secondi di riflessione. Questo vale anche e soprattutto per gli stage che possono sbloccare soltanto certi amiibo: in totale sono una ventina e senza le statuine in questione non si possono giocare per niente, scelta che ci ha fatto storcere un po' il naso soprattutto perché sono sfide brevissime che, da un punto di vista meramente contenutistico, non valgono l'acquisto degli amiibo.
Molto più interessanti i boss di fine settore, invece, che pur essendo abbastanza semplici e intuitivi richiedono un minimo di precisione e tempismo se si vuole completare lo stage con tutti i pikmin al seguito. Una volta tornati alla mappa del pianeta, infatti, potremo accedere al cosiddetto Parco Pikmin, un'area divisa in piccole zone in cui potremo mandare i nostri alieni all'avanscoperta in cerca di altri tesori da convertire in luminum, scegliendo i pikmin del colore giusto da spedire nelle zone con gli ostacoli elementali che solo loro possono superare. Il Parco Pikmin è un minigioco che ha davvero poco senso e che si completa facilmente molto prima della "campagna" principale che noi abbiamo terminato in una decina di ore scarse. I completisti potrebbero apprezzare la necessità di rigiocare alcuni stage per raccogliere i tesori mancati precedentemente, ma abbiamo il sospetto che tutti gli altri, allo scorrere dei titoli di coda, avranno poca voglia di tornare nel pianeta portatile di Hey! Pikmin.
Conclusioni
Hey! Pikmin è uno spin-off gradevole che guarda al franchise da un punto di vista diverso, cercando di adattarlo al formato portatile con un approccio "mordi e fuggi" e un gameplay rilassante e spensierato. Forse non si tratta del Pikmin che volevano i fan, ma rappresenta comunque un esperimento interessante: peccato solo che Arzest lo abbia sviluppato pigramente, ideando rompicapi privi di acuti e contenuti approssimativi.
PRO
- Il colorato mondo dei pikmin rievoca le avventure originali
- Gameplay semplice e rilassante
- Alcuni rompicapi sono ingegnosi
CONTRO
- Gli stage finiscono col somigliarsi un po' troppo
- Gli amiibo sbloccano stage davvero sottotono
- In termini tecnici e contenutistici si poteva fare qualcosa di più