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Si torna nella Seconda Guerra Mondiale con la recensione di Call of Duty: WWII

A volte per fare un passo avanti occorre fermarsi e guardarsi indietro, Sledgehammer prova a ripartire da qui

RECENSIONE di Tommaso Valentini   —   03/11/2017
Call of Duty: WWII
Call of Duty: WWII
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Se dovessimo guardare solamente i dati di vendita potremmo tranquillamente paragonare Call of Duty a una macchina inarrestabile, una di quelle vetture talmente perfette da tagliare sempre per prime il traguardo, nonostante intoppi e incidenti di percorso. Nell'anno di maggior flessione per il brand, con un capitolo non particolarmente amato dal pubblico e con un trailer di lancio che fece registrare ai tempi il record assoluto di dislike su Youtube, Call of Duty è riuscito comunque a imporsi sul mercato, perdendo forse terreno nei confronti di Battlefield 1 ma restando saldamente ancorato sul trono. Già tre anni fa però i vertici Activision avevano ben chiaro che il pubblico si stava disaffezionando al brand, annoiato più che dal gameplay, da un setting futuristico che ormai aveva ben poco altro da dire e da offrire. Le Exo tute avevano portato i ritmi e i movimenti a un livello esagerato e i giocatori rimbalzavano come palline da flipper impazzite nelle piccole mappe del multiplayer, rendendo le partite difficili da leggere ed estremamente caotiche. A Sledgehammer è quindi stato proposto di ripartire da zero, di ritornare a un tipo di gameplay ragionato che affondasse le radici in un sistema forse più lineare ma al contempo più tecnico, meno basato sui riflessi. La soluzione scelta per affacciarsi a questo radicale cambiamento è stata quella di far un passo indietro e tornare in quella seconda guerra mondiale che mancava dalla scena da ormai troppo tempo. Quest'anno, tra le altre cose, della campagna di Call of Duty e dei suoi contenuti extra se ne è parlato davvero pochissimo, lasciando che fosse il multiplayer ad assorbire tutte le attenzioni durante gli eventi e le beta pubbliche. Qualche settimana fa siamo però volati a Londra per affondare i denti sul pacchetto completo e oggi torniamo da voi con il verdetto finale per la produzione. La fiducia riposta in Sledgehammer sarà stata ripagata?

Benvenuti a Omaha Beach, signori!

La Seconda Guerra Mondiale non è certamente un argomento facile da trattare. Tantissimi altri giochi, ben prima di Call of Duty: WWII, hanno provato a raccontare gli impressionanti scontri avvenuti in Europa tra il 1939 e il 1945, narrando le gesta dei soldati e portando a schermo alcune delle battaglie più cruenti che l'umanità ricordi. Se a questo aggiungiamo una mole enorme di libri e pellicole basata sull'argomento, non viene difficile capire di come gli avvenimenti siano già stati spolpati molteplici volte attraverso tantissimi tipi di media, rendendo così difficile parlare di qualcosa di nuovo o raccontarlo in maniera differente. Sledgehammer ha quindi deciso di prendere il toro per le corna e andare sul sicuro senza rischiare nulla, mettendo sul piatto una storia di guerra ben scritta e ricca di situazioni memorabili ma costruita su binari già percorsi molteplici volte. Manca insomma una lettura inedita del conflitto e ciò che vi troverete di fronte una volta avviata la campagna per giocatore singolo sarà una di quelle storie intense seppur prive di colpi di scena inaspettati, un omaggio all'eroismo dei soldati alleati con una lente di ingrandimento puntata ovviamente sull'esercito americano e su una visione che li pone sul piedistallo come salvatori di un'Europa, stretti nella morsa della Germania nazista. Call of Duty: WWII è insomma un gioco estremamente patriottico e sin dai primi istanti vi farà comprendere quale tipo di esperienza andrete a vivere nelle circa sei/sette ore di campagna.

Si torna nella Seconda Guerra Mondiale con la recensione di Call of Duty: WWII

Vestirete i panni del soldato Ronald "Red" Daniels, membro della prima divisione di fanteria degli stati uniti e pronto a dare la vita per salvare gli ideali in cui crede. E quale miglior teatro se non quello dello sbarco in Normandia per partire con il piede giusto? Questo nuovo capitolo non perde certo tempo in inutile chiacchiere o preamboli e nel giro di pochi istanti ci si trova coinvolti in uno dei conflitti più importanti della seconda guerra mondiale. Pigiati come sardine sulle navi da sbarco l'atmosfera che si respira è fatta di tensione e paura, ammantata da un sonoro e un comparto tecnico che riescono a fare un lavoro davvero eccelso quest'anno. Il sibilo dei proiettili che rimbalzano sulla scocca in metallo delle imbarcazioni, i commilitoni che cadono come mosche davanti ai nostri occhi, l'acqua che si tinge di rosso mentre cerchiamo di capire cosa fare sono forse immagini ridondanti nella nostra memoria ma riportate in vita in maniera impeccabile. Ci si muove con tutta la divisione all'unisono, cercando riparo mentre le esplosioni decimano i nostri compagni, ci si avvicina ai bunker e ci si rende conto da subito che questo Call of Duty, dal lato emozionale ha fatto centro. Non starà forse raccontando una storia nuova ma sicuramente la disegna in modo credibile e realistico non lasciando nulla al caso. È ovviamente solo l'inizio di una campagna che si dilungherà poi accompagnandoci dapprima sul suolo francese e poi nel cuore della Germania, ma mette bene in chiaro tutte le intenzioni della produzione. Quando viene il momento di imbracciare il fucile l'attenzione e l'adrenalina non calano, nonostante il feeling delle armi sia estremamente riconoscibile e ben allineato ai canoni della serie. Sono altri dettagli a colpire l'attenzione del giocatore e come un fulmine a ciel sereno arrivano alcune modifiche importanti nella struttura del gameplay che amplificano a dismisura la necessità di restare con il proprio plotone. La rigenerazione automatica della vita è stata completamente rimossa, sostituita questa volta da un sistema di medikit ottenibili frugando per le mappe di gioco o da richiedere ai compagni di squadra nei momenti di estrema necessità.

Si torna nella Seconda Guerra Mondiale con la recensione di Call of Duty: WWII

Una volta feriti potrete infatti avvicinarvi ad uno dei vostri compagni e chiedere con urgenza di lanciarvi i bendaggi e allo stesso modo potrete richiedere munizioni e granate extra, fino ad arrivare a farvi evidenziare i nemici attraverso uno speciale binocolo o richiedere il lancio di fumogeni per bombardare una zona presa d'assalto dai nemici come fosse una normale score streak, basata però su un sistema di cooldown piuttosto che sui punteggi. È una meccanica che funziona bene e che finalmente vi fa sentire parte di un'unità, soprattutto nel caso desideriate giocare a livelli di difficoltà più alti. Certo, sarete sempre quel soldato senza paura che riesce a sbaragliare un esercito da solo grazie alle vostre infallibili doti di cecchino, pilota, mitragliere o chissà che altro, ma finalmente si vedono passi interessanti in una direzione raramente affrontata dagli altri sparatutto. Ci si trova così a muoversi tortuosamente in una campagna camaleontica, capace di cambiare aspetto ad ogni nuovo checkpoint. Permangono ancora alcune sezioni a corridoio classiche di Call of Duty dove la narrazione si fa più intensa prima di sfociare nelle consuete sparatorie in aree più aperte ma non mancano continui cambi di ritmo, passando dalla guida di una jeep all'inseguimento di un camion di rifornimenti, fino ad arrivare a dover gestire l'attacco di un carro armato o volare nei cieli della Germania scontrandovi contro un intero stormo di aerei della Lutwaffe. Nel mezzo di tutto questo Call of Duty: WWII ci mette dentro la solita spettacolarità cinematografica di cui è maestro, riuscendo a variare a sufficienza l'esperienza grazie a sezioni in stealth ben riuscite (strutturate decisamente meglio rispetto alle sezioni con il cane viste su Ghost) e instillando nel giocatore la voglia di proseguire missione dopo missione, esaltandolo e riuscendo a non annoiarlo mai. Purtroppo non sono solo rose e fiori e la nota più stonata della melodia va assegnata ancora una volta all'intelligenza artificiale che prova disperatamente a sembrare intelligente avvicinandosi e proponendo tattiche di accerchiamento o attacchi mordi e fuggi ma perdendosi poi completamente quando si arriva in corpo a corpo, a volte addirittura ignorando il giocatore persino nel caso in cui questo si metta a fare fuoco costante. Il problema deriva probabilmente dalla volontà di Sledgehammer di creare schermaglie tra due fronti piuttosto numerosi, una matassa che l'intelligenza artificiale non riesce a sbrogliare a dovere. Purtroppo dobbiamo segnalare anche qualche vistoso calo di frame rate su Playstation Pro, dovuto probabilmente a causa di un'ottimizzazione non perfetta.

Radici

Le statistiche sulla campagna di Call of Duty ci dicono che solo circa il 15% dei giocatori la porta a termine: un segnale importante che delinea, nel caso in cui ce ne fosse ancora bisogno, di come COD sia ancora sinonimo di Multiplayer. Quest'anno però si cambia pesantemente modo di giocare e si tornano ad avere linee di tiro più pulito, meno opzioni di ingaggio e maggiori possibilità di prevedere le posizioni del nemico. Si smette così di correre all'impazzata con il naso all'insù sperando di scorgere qualcuno aggrappato alle pareti o durante un doppio salto e si torna a monitorare il suolo alla ricerca di possibili nemici appostati. È una "evoluzione" del gameplay rispetto agli scorsi anni perché sostanzialmente cambia il modo di giocare a cui ci siamo ormai abituati, ma è al contempo un deciso passo indietro in termini di dinamismo e frenesia. Capiamoci bene: COD resta ancora quello sparatutto arcade basato sui riflessi, sul respawn frenetico e sull'azione di gioco senza sosta, solo che quest'anno lo fa togliendo il piede dall'acceleratore e tornando su ritmi meno esasperati. Potremmo dire che l'apprezzamento di questo tipo di gioco dipende dai gusti, ma possiamo in realtà sbilanciarci dicendo che da giocare è molto più godibile rispetto alle ultime iterazioni, con partite più pulite e belle da vedere, schemi tattici più chiari e un'abilità di mira che ora viene premiata ancor più di prima. Spariscono anche le scivolate in corsa, ma ovviamente non i dropshot, e tornano a essere davvero pericolosi i cecchini e le armi dal basso rateo di fuoco ora gestibili più facilmente proprio grazie alla maggior lentezza dei soldati.

Si torna nella Seconda Guerra Mondiale con la recensione di Call of Duty: WWII

Questi sono ovviamente i cambiamenti al cuore del gameplay pad alla mano, ma non sono poche nemmeno le novità in termini di contenuti. La prima trovata di quest'anno è il quartiere generale, una sorta di enorme HUB dove i giocatori possono sfoggiare il proprio vestiario ed il proprio equipaggiamento, un po come se ci si trovasse sulla torre di Destiny. Si possono allo stesso modo prendere le missioni giornaliere, partecipare a qualche mini gioco, provare le score streak o sfidarsi negli 1vs1, un buon modo per passare il tempo tra una partita e l'altra ma nulla che ovviamente faccia gridare al miracolo. Tornano invece praticamente immutate le playlist preferite dei giocatori, così come le modalità: sono presenti Deathmatch a squadre, Uccisione confermata e Dominio e non mancano nemmeno Cattura la Bandiera, Cerca e distruggi e Postazione. Si sono perse le modalità più caciarone come Gioco delle Armi o Infetto, e al posto di Uplink fa la sua comparsa Football, le cui meccaniche sono sostanzialmente le medesime.". A bilanciare però qualche assenza ci pensa la modalità Guerra e le tre mappe presenti al lancio, in grado di offrire un'esperienza unica basata sulla collaborazione dei membri del team piuttosto che sulla semplice skill personale. In Guerra due fronti si affronteranno in una partita a checkpoint per la supremazia, alternando attacco e difesa per decretare il vincitore. Non ci dilungheremo tropo su questa modalità visto che potete già trovare un articolo esaustivo con la spiegazione di ogni singola mappa, vi basti sapere comunque che è una modalità estremamente riuscita e che offre non solo tanto divertimento ma anche quella varietà indispensabile per regalare esperienze eterogenee. Guerra potrebbe diventare ben presto una delle modalità preferite dei giocatori più casual vista l'assenza di statistiche relative al ratio uccisioni/morti, ma la nostra speranza è quella di vedere anche i team competitivi cimentarsi su queste mappe, portando COD in un territorio finora inesplorato, e non possiamo che promuoverla a pieni voti. Granitici e garantiti i sessanta frame per secondo in ogni modalità ed è buono anche l'impatto visivo, inferiore a quello offerto dalla campagna ma pulito e funzionale per gli scontri multi giocatore. Ci si potrebbe lamentare eventualmente di un comparto animazioni ormai superato, unico tassello davvero sottotono per un comparto che torna invece rinnovato in modo intelligente e riuscito. Le novità di quest'anno non finiscono qui, e fanno la loro comparsa anche le divisioni a cui i giocatori si dovranno legare prima di effettuare la loro prima partita.

Si torna nella Seconda Guerra Mondiale con la recensione di Call of Duty: WWII

Le divisioni sostanzialmente svolgono il ruolo delle classi e salgono di livello con l'esperienza guadagnata in partita. Piuttosto che avere però abilità speciali o armi super potenti si limitano ad offrire bonus passivi mano a mano che passerete di livello. La divisione della fanteria ad esempio vi fornisce una baionetta da attaccare i fucili (da usare esattamente come in Battlefield 1) o caricatori extra mentre per i paracadutisti ci sarà una velocità aumentata nello sprint e i silenziatori per le SMG o ancora una maggior resistenza alle esplosioni e al fuoco per la divisione pesante e così via per un totale di quattro perk specifici per ognuna delle cinque divisioni. Tornano anche le score streak modificate nell'aspetto ma dalla funzionalità molto simile a quelle viste in passato con droni rilevatori, bombardamenti e supporto aereo, funzionali e mai eccessivamente sbilanciate. La questione micro transazioni, sempre molto delicata in questi casi, non ci è parsa particolarmente problematica. Si possono ottenere come sempre modifiche estetiche, nuove skin sia per il personaggio che per le armi e le solite modifiche per le tag del giocatore attraverso le casse da aprire nel quartier generale, ma nulla che possa influire attivamente sul gameplay, ad eccezione delle carte per la modalità zombie.

In your head

Questo è infatti l'elemento che più ci lascia perplessi perché se è vero che da una parte gli oggetti che troverete nelle casse zombie possono offrirvi dei vantaggi attivi sulle partite in questa modalità, è anche vero che non stiamo parlando di un sistema competitivo dove i giocatori vengono messi l'uno contro l'altro e quindi trovare qualcuno con equipaggiati questi pacchetti potrebbe addirittura tornarci utile. Anche in questo caso le carte e tutti gli oggetti possono essere tranquillamente ottenuti semplicemente giocando e offrono sconti sui mistery box ad esempio o sull'attivazione delle trappole. Chiusa la parentesi delle micro transazioni, su cui davvero per ora non c'è molto altro da dire, veniamo alla parte più interessante di questa modalità Nazi Zombi racchiusa ovviamente tutta nella storia. Quattro esperti d'arti si trovano loro malgrado a Mittlesbrug, in Germania, nel tentativo di recuperare alcune opere d'arte in posesso dell'Asse. Il cast arruolato per interpretare i nostri eroi composto da David Tennant (Doctor Who, Jessica Jones), Katheryn Winnick (Vikings), Elodie Yung(Marvel's Daredevil), e Ving Rhames (il miglio verde) è come al solito superlativo e rappresenta un valore aggiunto di assoluto pregio.

Si torna nella Seconda Guerra Mondiale con la recensione di Call of Duty: WWII

Ognuno dei quattro personaggi può legarsi a una delle quattro classi disponibili, ciascuna delle quali, oltre a bonus passivi di varia natura, offre una ultra da attivare nelle situazioni più pericolose. Sebbene l'intro faccia supporre di trovarsi di fronte a una modalità zombie rivista e più guidata, ben presto le cose rientrano nei canoni della serie con i nostri impegnati nella ricerca di crediti per aprire cancelli, risolvere puzzle ambientali e comprare le armi più disparate per massacrare con facilità gli zombie, sempre più aggressivi e veloci. Tra le novità troviamo alcuni poteri speciali attivabili con il dpad e legati alle carte consumabili e alle micro transazioni di cui vi parlavamo prima e quattro bonus passivi da acquistare in partita che rendono un pochino più facile la sopravvivenza. Sono segnalati meglio anche gli obiettivi da raggiungere e le attività principali da svolgere, evitando così di far sentire troppo sperduti i nuovi giocatori. L'esperienza offerta è insomma in linea con quella degli altri anni e sebbene l'atmosfera sia ancora più oscura del solito, a spingere il giocatore a continuare a restare incollato su questa modalità è la voglia di migliorare il proprio punteggio e di arrivare il più lontano possibile, un ciclo continuo riproposto con successo in tutte le ultime iterazioni e che torna, ancora una volta, come uno degli elementi portanti della produzione. Le poche modifiche al gameplay in questo caso non intaccano o influiscono particolarmente sulla resa generale per una modalità che ci accompagnerà per tutto il corso del 2018 grazie alla consueta serie di DLC già previsti.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 69,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (185)
7.6
Il tuo voto

Call of Duty: WWII fa tutto quello che deve fare un COD, e lo fa bene. La campagna riesce a intrattenere per una durata tutto sommato sufficiente con un ritmo sempre elevato ed è dotata di una varietà talmente elevata di situazioni e di cose da fare che ci permette di chiudere un occhio sulle piccole imperfezioni tecniche e i problemi dell'intelligenza artificiale. Il multiplayer è solido, rapido e divertente, snellito dalle zavorre dei doppi salti e dei wallrun visti negli ultimi anni e tornato ora a schemi e meccaniche più semplici ma efficaci. Abbiamo per le mani insomma un Call of Duty che si libera dai fronzoli inutili e che torna a proporre sostanza senza strafare. L'ambientazione e l'atmosfera sono riuscite, anche per la modalità zombie e gli appassionati della serie possono solo essere contenti del lavoro svolto da Sledgehammer. Non è ancora il Call of Duty perfetto ma è una buona svolta per il brand: provate a dargli fiducia e non ne resterete delusi.

PRO

  • Cinematografico e spettacolare
  • Riesce a liberarsi dai fronzoli inutili
  • Modalità Guerra ben strutturata
  • Ricco di contenuti

CONTRO

  • Animazioni e IA lontane dalla perfezione
  • Nessun guizzo particolarmente originale