Square Enix ha fondato il piccolo sviluppatore Tokyo RPG Factory pochi anni fa, nel 2015, per esaudire i desideri di quella nicchia di videogiocatori che ricordano con gli occhi lucidi i giochi di ruolo giapponesi degli anni '90. In un mercato in continua evoluzione in cui le distinzioni tra i generi si fanno sempre più sottili e le nuove tecnologie consentono approcci inediti, Square Enix sentiva il bisogno di rammentare il passato e quei titoli che hanno reso famoso il suo marchio: Chrono Trigger, Final Fantasy VI, SaGa e così via. I am Setsuna è stato il primo progetto low budget di questo piccolo team ed è riuscito a rievocare, nel bene e nel male, lo spirito dei giochi di ruolo nipponici vecchia scuola. Ora tocca a Lost Sphear tenere alto il nome della tradizione, ma il nuovo titolo di Tokyo RPG Factory è un passo avanti oppure indietro rispetto al precedente?
Il mondo perduto
A scanso di equivoci, è giusto precisare che I am Setsuna e Lost Sphear non hanno nulla in comune sul fronte narrativo: il secondo è un sequel "spirituale" del primo, ambientato in un mondo completamente diverso. Di ritorno da una battuta di caccia, Kanata e i suoi amici Lumina e Locke scoprono che il loro paese è scomparso nel nulla, sostituito da una nebbia bianca intangibile. Kanata, che negli ultimi tempi ha cominciato a fare strani sogni, in qualche modo ha il potere di materializzare i ricordi e di ripristinare tutto ciò che scompare a causa di questo fenomeno inspiegabile. Deciso ad aiutare chiunque ne abbia bisogno, e a scoprire perché proprio lui ha ottenuto questo grande potere, Kanata parte alla volta della capitale ed entra nelle grazie dell'Impero ma, come spesso succede, si renderà presto conto che la situazione è molto più complicata e che i ribelli che si oppongono all'Imperatore forse hanno i loro validi motivi per farlo.
La trama di Lost Sphear si fa seguire e sorprende con qualche interessante colpo di scena nelle battute finali, ma nell'arco della trentina di ore necessarie a completare il gioco ha faticato a conquistarci, complice probabilmente la grande linearità, qualche banalità a livello narrativo - gli stereotipati imperiali corrotti sono davvero la morte della fantasia - e una sceneggiatura che fa leva su lunghi dialoghi silenziosi, completamente in inglese e senza ritratti o illustrazioni che creino la minima empatia nei confronti dei personaggi. Il doppiaggio (in giapponese) è infatti esclusivamente limitato ai combattimenti e il lento ritmo della narrazione riesce raramente a catturare l'interesse del giocatore nei confronti di una storia molto meno originale di quella proposta in I am Setsuna. Rispetto a quest'ultimo, tuttavia, Lost Sphear gode di un'ambientazione molto più varia e colorata - vi ricordiamo che il gioco precedente di Tokyo RPG Factory era ambientato in una regione quasi completamente innevata - e di personaggi caratterizzati decisamente meglio: a parte Kanata, il tipico protagonista buono e altruista, i comprimari spiccano più o meno tutti e formano un cast versatile e interessante.
Trofei PlayStation 4
Lost Sphear propone 2 trofei d'oro, 8 d'argento e 39 di bronzo che sbloccano il trofeo di platino. La maggior parte si ottiene quasi automaticamente, superando alcuni scogli nella storia, mentre altri si conquistando soddisfacendo determinati requisiti in combattimento o compiendo specifiche azioni, come spendere o accumulare il denaro.
Da non dimenticare
La demo di Lost Sphear non ci aveva convinto granché, ma ora sappiamo che era effettivamente uno scorcio del gioco estrapolato intorno alle prime cinque o sei ore dell'avventura, poco dopo che Kanata e gli altri hanno recuperato le prime Vulcosuit. Purtroppo la versione finale del gioco ha confermato alcune perplessità che avevamo avuto riguardo al comparto tecnico, che si è rivelato effettivamente low budget e forse un po' trascurato, specialmente nella realizzazione dei "dungeon", formati praticamente soltanto da stanze e corridoi a collegarle, e nella composizione di una colonna sonora dimenticabile e ripetitiva. Fanno eccezione i modelli dei personaggi che, nonostante il polygon count bassino, sfoggiano animazioni convincenti soprattutto negli scontri, quando impiegano i loro attacchi speciali. Le meccaniche del gioco, oscurate nella demo dalla pressoché totale mancanza di tutorial o spiegazioni, si sono rivelate invece più semplici del previsto e offrono un interessante punto di contatto tra i RPG d'epoca e quelli moderni.
I personaggi imparano incantesimi e abilità d'attacco equipaggiando gli accessori chiamati Spritnite che si trovano in giro o si acquistano nei negozi. Fin qui non c'è nulla di veramente originale, però è possibile associare ulteriori Spritnite a quelle già equipaggiate per infondere alle abilità dei bonus aggiuntivi. Nelle prime ore di gioco si tratta di un meccanismo accessorio e trascurabile, ma in seguito diventa molto importante gestire in modo più oculato sia l'assegnazione degli Spritnite, sia l'eventuale potenziamento delle armi e delle armature equipaggiate, anche perché i vari boss sono veramente tostissimi. Non possiamo dire di aver apprezzato questi picchi nel livello della difficoltà, a tratti forse eccessivi: i nemici sono essenzialmente dislocati in punti precisi delle mappe e spesso non si rigenerano, quindi è quasi sempre impossibile aumentare il livello dei personaggi a piacimento - non ci sono scontri casuali, mentre si esplora la mappa del mondo - e sconfiggere i boss con la forza bruta. Il sistema di combattimento in Lost Sphear è effettivamente molto tattico e ruota tutto intorno al posizionamento dei personaggi e dei nemici sul campo di battaglia: si svolge a turni, come in I am Setsuna o in qualsiasi Final Fantasy ad Active Time Battle per intenderci, ma i personaggi attaccano delle aree che cambiano a seconda dell'abilità scelta, perciò è possibile colpire più nemici contemporaneamente.
In questo senso, ci viene incontro anche il cosiddetto sistema Momentum già visto in I am Setsuna. Ogni tot di tempo, i nostri personaggi guadagnano un attacco extra che possiamo sferrare premendo un tasto al momento giusto, e sta al giocatore decidere quante opportunità accumulare e quando scaricarle, specialmente tenendo in considerazione il fatto che alcuni Spritnite conferiscono bonus speciali all'attivazione del Momentum. Il potere di Kanata permette inoltre di materializzare dei manufatti in alcuni punti della mappa del mondo, influenzando con specifici bonus il circondario, ma purtroppo certi manufatti si rivelano ben presto molto più utili di altri che si tende a non usare mai. Infine, Lost Sphear introduce nei combattimenti e nell'esplorazione i mech chiamati Vulcosuit. Premendo un tasto è possibile indossare queste armature steampunk e distruggere ostacoli o affrontare i nemici con un bel bonus alle statistiche principali. Alcune Vulcosuit potenziano certi incantesimi mentre altre sbloccano potenti attacchi combinati come l'ormai iconico X-Slash di Chrono Trigger. Le azioni compiute con le Vulcosuit, tuttavia, consumano un indicatore condiviso che si può ricaricare solo dormendo nelle locande o utilizzando alcuni oggetti costosi, quindi è importante scegliere il momento opportuno per indossarle. In altre parole, però, si finisce col risparmiare le Vulcosuit per i combattimenti contro i boss, in modo da renderli meno frustranti, e sono proprio ingenuità come queste a controbilanciare le buone idee di Lost Sphear.
Conclusioni
Lost Sphear è un titolo più valido di quanto la demo lasciasse immaginare, ma resta pur sempre un prodotto a basso budget che risente della volontà di proporre un'esperienza all'antica a tutti i costi. È un peccato perché nel gioco Tokyo RPG Factory ci sono alcune idee molto buone, tuttavia dietro l'angolo c'è sempre anche una svista che tende a sminuirle. La storia, per esempio, sa essere interessante, pur peccando in termini di originalità, ma il modo in cui è raccontata finisce col rendere l'esperienza dimenticabile e, purtroppo, i poteri di Kanata non possono farci niente.
PRO
- Il cast è convincente e curato
- Sistema di combattimento piacevole
- Alcune idee sposano bene l'innovazione e la tradizione
CONTRO
- Il ritmo della narrazione sa essere soporifero
- Tecnicamente e stilisticamente povero
- Gli sbalzi nella difficoltà sono molto frustranti