Layers of Fear ha già avuto il suo piccolo momento di gloria, prima su PC e poi su console. Ma con l'enorme successo che sta avendo Nintendo Switch, che lo porta ad accogliere a volte anche produzioni imbarazzanti, sarebbe stato quasi un sacrilegio non riproporre uno dei migliori horror psicologici degli ultimi anni. Proprio così: magari non ne avete mai sentito parlare, ma se siete estimatori del genere e non avete ancora provato Layears of Fear, dovreste correre a recuperarlo. Vi siete persi un esponente del genere molto meritevole, non esente da difetti, ma pieno di idee valide. Layers of Fear: Legacy arriva in esclusiva su Nintendo Switch, con un insieme di contenuti in grado di giustificarne il prezzo.
I quadri della follia
Layers of Fear ci catapulta in un universo fatto di disperazione, follia e arte. Lo viviamo in prima persona, con gli occhi di un protagonista ormai mentalmente devastato da una serie di sfortunati eventi, nonché dalla sua passione per le bottiglie di whisky. Il nostro alter ego è un artista ossessionato dalla sua creazione: deve portarla a termine a tutti i costi, e non può semplicemente essere bella, deve essere perfetta. L'ambizione diventa un ossessione, la sua vita un incubo. Poco alla volta, in quella manciata di ore che occorrono per portare a termine la narrazione, apprenderemo dettagli importanti sui retroscena della vicenda. Cosa è successo a sua moglie? Perché la sua casa in stile vittoriano si è trasformata in una fonte inesauribile di orrori? Dov'è finita sua figlia? Quali creature si nascondono dietro ogni angolo, in ogni stanza?
Layear of Fear significa (più o meno) "gli strati della paura". Non è un titolo che riesce davvero a fare paura, escludendo qualche raro scare jump in grado di prendere per il naso i più giovani. Fa qualcosa, però, di molto più professionale: rende la vita di ogni giocatore un mix di ansia e tensione fino alla conclusione. Senza neanche un attimo di tregua. Per quanto riguarda le ambientazioni, il tutto si svolge all'interno della dimora del protagonista. Ma i capolavori del cinema ci hanno insegnato che gli orrori più profondi si annidano nel quotidiano: una casa basta e avanza, con le sue stanze e le sue porte, a mettere soggezione. Soprattutto, sono gli esseri umani a fare paura: e il nostro artista viene presentato da subito come un individuo instabile, con le sue piccole ossessioni assillanti. Fino alla conclusione (non vi anticipiamo nulla) è impossibile farsi un'idea davvero convincente sull'accaduto. Si possono avanzare ipotesi, raccogliere documenti che ci fanno capire determinate cose, ma non si può mai scrivere una volta per tutte la parola fine. La stessa scena finale è illuminante, e chiude a mandorla tutto il ciclo delle vicende raccontate.
Del resto l'intero contesto e il modo di raccontare le vicende è importantissimo in Layers of Fear. Perché nelle meccaniche di gioco, salvo rare trovate geniali, resta un walking simulator con una minima interazione ambientale. Si cammina, soprattutto si osserva, si ascolta (una colonna sonora stupenda), ma poi basta. A parte i due analogici con cui muoversi e girare lo sguardo, possiamo soltanto interagire con gli oggetti e a volta spostarli, per esempio per aprire le porte. Ma è nella regia il vero punto forte della produzione, tutto il resto è un insieme di meccaniche ripetitive e scontate, in un genere del resto raramente aperto alle innovazioni. Il titolo tra l'altro è anche estremamente guidato, e si presta pochissimo alla rigiocabilità. Ci sono stati giusto una manciata di casi in cui siamo rimasti a domandarci cosa diamine dovessimo fare per proseguire. Gli enigmi proposti sono poi un altro lato non proprio positivo: pochi e neanche buoni, il più delle volte o sono incredibilmente semplici, o vanno semplicemente risolti con un po' di fortuna, provando e riprovando. Non c'è alcun gusto, nessuna soddisfazione, piuttosto un senso di frustrazione per essere stati interrotti sul più bello della narrazione. Tenetelo presente: Legacy of Fear è una storia di paura, di inquietudine. Il videogioco serve a raccontarlo, ma il protagonista non è il gameplay.
Paura a portata di mano
L'edizione per Nintendo Switch si chiama Layers of Fear: Legacy, e ha i suoi pregi e i suoi difetti, in equilibrio instabile. Innanzitutto è un ottimo titolo da portarsi dietro: in montagna, magari davanti al caminetto, con un paio di cuffie è probabilmente qualcosa di sublime. Gli sviluppatori poi si sono dedicati con cura ad implementare le possibilità della console ibrida. Questo significa che in modalità portatile potete usare i comandi touch, oppure che il feedback reso dal Rumble HD permette (se possibile) un'immedesimazione ancora più completa, anche tattile, rispetto alle altre versioni in commercio. Naturalmente la funzione Rumble è disponibile sia giocando con i Joy-Con staccati dalla console (in modalità TV o tabletop) o collegati ad essa. Da ultimo, questa è un'edizione definitiva: include anche il DLC Inheritance, che racconta la storia della figlia del protagonista. Non dura molto, però ci permette di avere un pacchetto completo su tutto ciò che riguarda il titolo di Bloober Team. Tutto ciò giustifica il prezzo su Nintendo Switch, di circa venti euro.
Non è però tutto rose e fiori, con il difetto principale della conversione che sono sicuramente i rallentamenti. Layers of Fear: Legacy non è mai davvero fluido e responsivo come vorremmo: in determinati punti, voltando la visuale o girando l'angolo, si notano vistosi problemi di frame rate. Dura appena un secondo: troppo poco per considerare la versione afflitta da gravi problemi, ma abbastanza perché riescano a dare fastidio. Siamo sicuri che con un paio di mesi di revisione in più, Nintendo Switch sarebbe stata in grado di "far girare" il titolo al massimo delle sue potenzialità. Non è che la fretta per pubblicare tutto e subito, finché il periodo d'oro di Nintendo Switch dura, sta rendendo gli sviluppatori sempre più precipitosi? C'è qualcosa che non convince anche nell'utilizzo del Motion Control dei Joy-Con. Per aprire le porte è possibile premere il tasto dorsale destro e poi muovere il telecomando, effettuando appunto il gesto di apertura di una porta. Questi movimenti sono molto raramente responsivi come dovrebbero: il più delle volte la porta resta aperta a metà, o addirittura si richiude. Lo stesso vale per la rotazione di una leva, e in generale qualsiasi azione di questo tipo. Non accade, invece, con un sistema di comandi tradizionale, che combina la pressione del tasto con quella dell'analogico sinistro. Morale della storia: anche qui si poteva lavorare meglio. Tutto ciò è un peccato, perché lo ripetiamo: Layears of Fear è un esponente davvero meritevole nel suo genere. Chi scrive gli avrebbe assegnato volentieri un 8 pieno, forse anche di più considerando gli sforzi di lavorare al meglio anche alle possibilità offerte su Nintendo Switch, oltre alla narrazione estremamente immersiva in sè. Dobbiamo invece riconfermare il voto della versione PlayStation 4, perché l'ottimizzazione sulla console portatile ha evidenti problemi, e non tutte le funzionalità di Nintendo Switch sono state sfruttate adeguatamente.
Conclusioni
Almeno una volta nella vita, se siete fan dei titoli horror-psicologici, fateci questo favore: giocate Layears of Fear. La Legacy Edition su Nintendo Switch è un'edizione più che dignitosa, con tutti i contenuti finora disponibili e un discreto supporto alle potenzialità della piccola ibrida. Senza contare che anche in modalità portatile le prestazioni sono abbastanza discrete. Certo, è un titolo che ha i suoi due anni alle spalle, ma dopotutto è un gioco che ha tra i suoi temi principali l'arte. E l'arte è immortale, no? Come la paura.
PRO
- Edizione definitiva, include anche il DLC
- Resta un classico del suo genere
- Ottimo il feedback del Rumble HD
CONTRO
- Evidenti rallentamenti
- Motion Controll quasi mai efficace
- Enigmi banali