Tra le strategie di sviluppo mirate ad aumentare il livello di sfida di un videogioco ce n'è una piuttosto semplice che consiste nell'eliminazione dei salvataggi. Ed è una scelta che rogue-like e rogue-lite impugnano con orgoglio, a prescindere dall'impostazione di base del gameplay, lasciando al giocatore una sola vita a disposizione con cui completare una serie di livelli impegnativi e generati proceduralmente. Morire significa ricominciare dall'inizio con livelli e posizioni dei nemici completamente trasformati. Il rischio di questa dinamica, lo sappiamo bene, è la frustrazione, anche perché nella maggior parte dei casi questa tipologia di gioco non comprende una trama forte a sostenere il tutto, ma le soddisfazioni in palio possono valere lo sforzo che viene spesso alleggerito da meccaniche di progressione tarate per dare al giocatore qualche possibilità in più senza snaturare l'essenza della sfida. Tutto questo lo ritroviamo in City of Brass, un rogue-lite in prima persona sviluppato da un team australiano composto anche da veterani che hanno lavorato alla serie Bioshock. Ed è proprio per questo che non ci stupiamo di fronte a un gameplay per certi versi simile alla serie 2K Games e ai suoi pargoli, Dishonored incluso, con oggetti da acquistare, potenziamenti di ogni genere, stealth, due tipi di attacco da combinare e un'elevata mobilità. Tutto declinato, come abbiamo detto, nel segno di un gioco di pura sopravvivenza che utilizza la trama come un mero pretesto per invitarci a superare tredici livelli che mutano a ogni partita.
It's a trap!
Il nostro viaggio nell'antico mondo arabeggiante di City of Brass inizia di fronte a un enorme cancello, armati di una frusta nella mano sinistra e di una spada nella mano destra. Dietro di noi il nulla mentre di fronte, lungo l'unica strada percorribile, ci aspettano tredici livelli pieni zeppi di mostri e di trappole di quelle che fanno parecchio male e che devono essere evitate a tutti i costi in un gioco che ci concede una limitata scorta di energia. Quattro danni subiti in pieno, infatti, ci tolgono di mezzo, riportandoci al principio di un dedalo che cambia forma a ogni nuovo inizio. Ma le risorse per sopravvivere alle innumerevoli minacce, che includono boss piuttosto impegnativi, non mancano di certo. L'amica più fedele che abbiamo è la nostra frusta il cui allungo ci consente di far scattare le trappole a distanza, di raccogliere oggetti fuori portata, di sfruttare specifici appigli, di accecare i nemici o farli capitombolare a terra. Ciò deve essere sfruttato al massimo così come è fondamentale utilizzare le risorse ambientali. Bombe, lampade, barili esplosivi e le stesse trappole sono strumenti fondamentali, artifici che ci consentono eliminare i nemici senza entrare nel combattimento corpo a corpo.
Non è facile infatti evitare i danni subiti in combattimento ravvicinato e questo sia perché alcuni nemici si lanciano verso di noi all'impazzata, sia a causa di un sistema di collisioni che non risulta particolarmente preciso. In ogni caso tenersi a debita distanza funziona e la cosa viene facilitata dalla schivata, dalla possibilità di superare i dislivelli con un colpo di reni e dallo stealth che è sempre utile, ma diventa senza mezzi termini essenziale quando ci troviamo ad affrontare forze avversarie che non possiamo contrastare con la forza bruta. Sempre più numerosi nei livelli avanzati, i nemici di questo tipo ci bersagliano con potenti magie che ci costringono a fuggire, spesso nelle braccia di scheletri, di maghi, di arcieri e di mille altri mostri che si frappongono tra noi e l'obiettivo finale. Talvolta la fuga ha successo, ma la generazione casuale dei livelli può metterci di fronte a situazioni che rasentano l'inaffrontabile a meno di non ricorrere alla cautela. Ed è proprio questa la nostra arma principale come risulta lampante dopo pochi tentativi di affrontare il City of Brass con troppo sprint. Nel titolo Uppercut Games, infatti, persino i tesori possono nascondere minacce letali, mantenendo comunque il loro appeal grazie alla possibilità di regalarci graditi upgrade, ed è bene non lasciarsi distrarre troppo per non compromettere la già scarsa salute.
Alti e bassi
Recuperare la salute in City of Brass è possibile ed è bene non lasciarsi scappare l'occasione visto l'elevato grado di sfida del titolo. Purtroppo i beni acquistabili dai venditori sono casuali come la posizione dei venditori stessi, evocati da speciali postazioni, ma l'equipaggiamento disponibile è talmente vario che è difficile non trovare qualcosa di utile da acquistare con l'oro ottenuto giocando. Tra potenziamenti, stivali magici, armature, anelli e armi dai poteri speciali le possibilità di evoluzione del nostro personaggio sono notevoli e le risorse includono bombe, lanterne e altri strumenti sparsi per il gioco. Le risorse del giocatore sono parecchie e includono persino polli fantasma da usare per confondere i nemici anche se, lo diciamo subito, non c'è nulla che stravolga completamente il bilanciamento del titolo, anche nel caso dei modificatori applicabili alle partite, cosa che garantisce un livello di sfida sempre elevato. Ciononostante alcuni bonus risultano più rilevanti di altri e questo riguarda tanto l'occasione di recuperare un po' salute, davvero inestimabile, quanto la possibilità di disattivare le trappole in un intero livello pagando cinquecento monete non è niente male. Inoltre i venditori possono darci la possibilità di immagazzinare un oggetto da riutilizzare in una partita successiva e possono essere manipolati, spendendo uno dei tre desideri disponibili a ogni partita, per elevare il livello degli oggetti acquistabili. Com'è ovvio che sia, vista l'impostazione del titolo, la casualità gioca comunque un ruolo rilevante, ma nel caso di City of Brass viene bilanciata non solo dall'equipaggiamento ma anche dall'abilità nel combattimento in prima persona e dalla sapienza nell'utilizzo dello stealth,entrambi elementi importanti di un rogue-lite che risulta decisamente diverso dalla media del genere.
Tutto condito con l'atmosfera arabeggiante che tra spuntoni, scheletri e colori ci riporta ai tempi di Prince of Persia. Non tutto, però, è riuscito come sperato. Partiamo col dire che la generazione procedurale funziona decisamente bene e garantisce mappe sempre coerenti, al netto di qualche trappola che compare in fondo a vicoli ciechi in cui non metteremo mai piede. Il pur valido comparto grafico che sfrutta a piene mani le morbide curve e l'ottima illuminazione dell'Unreal Engine, mostra spesso il fianco a causa della qualità altalenante di alcuni dettagli come il fuoco e l'erba, a dir poco rinunciabile. Inoltre la limitata varietà dell'ambiente alza il rischio che la noia si faccia avanti, trasformando la sfida decisamente elevata in frustrazione. E se sul piatto della bilancia mettiamo anche una colonna sonora altrettanto ripetitiva e una trama che sarebbe un complimento definire esile, ecco emergere tutte le debolezze tipiche di questo genere, solo in parte compensate dal ricco equipaggiamento e dalla peculiare impostazione del gameplay. La mira, tra l'altro, risulta spesso imprecisa, nonostante l'interfaccia indichi con un'icona le interazioni della frusta, cosa che va a combinarsi con qualche bug di troppo, talvolta capace di bloccare in via definitiva il nostro avatar, e con scelte non felici come il fatto che i companion acquistabili dai vendor ci interrompano la strada, trasformandosi da vantaggio in ostacolo in parecchie occasioni. Nel complesso, comunque, City of Brass supera senza troppi problemi la sufficienza e con qualche rifinitura potrebbe trasformarsi in un rogue-lite decisamente interessante.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema Operativo: Windows 10 64bit
- Processore: AMD Ryzen 7 2700X
- RAM: 16 GB
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1080
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7 64bit
- Processore: Dual Core 2.4GHz
- RAM: 4 GB
- Scheda video: GeForce GTX 550 o equivalente
Requisiti consigliati
- Sistema Operativo: Windows 10 64bit
- Processore: Intel i7 2.5GHz
- RAM: 8 GB
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 770 o equivalente
Conclusioni
City of Brass vanta un gameplay atipico per il genere: diciassette tipi di trappola, nemici nettamente differenziati l'uno dall'altro e tonnellate di oggetti acquistabili che, combinandosi con la generazione procedurale delle mappe, garantiscono una buona varietà di situazioni. Questo non basta, però, per eliminare il senso di deja vu che dopo qualche ora si fa sentire con prepotenza, rendendo ancora più evidenti alcuni difetti decisamente fastidiosi ed elevando il rischio che il livello di sfida si trasformi in amara frustrazione.
PRO
- L'eredità di Bioshock si traduce in un rogue-lite divertente e particolare
- I venditori ci offrono un sacco di oggetti e potenziamenti
- Un livello di sfida senza dubbio elevato...
CONTRO
- ...che a causa della ripetitività rischia di trasformarsi in frustrazione
- Comparto tecnico altalenante
- Ingenuità e bug non permettono al gameplay di esprimersi al meglio