Versione testata: PlayStation 3
Il Metallo non morirà mai, anche in tempi come questi dominati da boy band e da patetiche scuole di rock. Ne sa qualcosa Eddie Riggs, il più grande roadie del mondo, orfano del vecchio suono degli anni 70, anzi dei primi anni 70, costretto per guadagnarsi la pagnotta a lavorare per un (hip) pop metal band, i Kabbage Boy, che lui odia cordialmente. La storia inizia proprio durante il concerto di questi truzzissimi e fintissimi metallari.
Per salvare uno del gruppo Eddie finisce sotto il palco crollato, una goccia del suo sangue bagna la fibbia della sua cinta, evocando un Grande Antico, una bestia fiammeggiante simil Balrog che incenerisce i tristi musicisti e che trasporta Eddie nel suo mondo, una sorta di versione epic metal della Terra di Mezzo. Qui dovrà aiutare la resistenza umana capitanata dal biondissimo Lars a liberarsi dal giogo del perfido Dovicolous e dai suoi accoliti umani, come l'hair metallaro, dal look glam anni 80 Lionwhyte, truccato e sfonato come un Nikki Six d'epoca. Si capisce quindi che tutto è giocato sul filo della parodia e dell'umorismo, caratteristica distintiva dei lavori del buon Tim.
Di chitarra e ascia
La struttura del gioco ha le caratteristiche base di un hack'n'slash in un mondo aperto, ma da subito si scopre che la creatura del grande Tim Schafer, ovvero la mente alla base di titoli che hanno fatto la storia come Monkey Island, Day of the Tentacle, Full Throttle, Grim Fandango e più recentemente il bello ma sfortunato Psychonauts, non è un banale titolo action. Brutal Legend nasconde dietro la superficie di un ruvido picchiaduro diversi generi: stealth, racing game, free roaming, blando rpg, rhythm game e tanto per non farsi mancare nulla anche robuste fasi da strategico in tempo reale. Eddie, con voce e fattezze di Jack Black, ha due armi principali, la sua chitarra Clementine, dai riff infuocati da suonare come in Rock Band e un'enorme ascia bipenne. Progredendo nel gioco, seguendo la main quest, ma soprattutto effettuando le molte (e troppo simili) missioni secondarie, slegate dalla storia principale, si guadagnano i tributi di fuoco, ovvero la moneta sonante del gioco. Questa può essere spesa nelle forge sparse per il mondo gestite da un ispiratissimo e sagace Ozzy Osbourne, per imparare nuove combo, per dotare l'ascia o la chitarra di bonus danni aggiuntivi (fuoco, fulmine...), per modificare la macchina aggiungendo rostri, turbo o nuove armi e così via. Le missioni secondarie come scritto precedentemente sono moltissime, purtroppo ripetitive, ma vanno comunque intraprese visto che il gioco non è molto generoso nell'elargire i tributi. Eccoci quindi impegnati in duelli automobilistici con una sorta di orco in salsa ghetto pimp, o a caccia di porcospini e animali vari, tendere imboscate ai nemici o difendere un avamposto caricando la nostra vettura armata su una torretta o fare da osservatore avanzato per un mortaio. Le possibilità sono molte, e in qualsiasi momento è possibile posticipare una main quest per dedicarci a queste, ma l'impressione è che queste missioni alternative siano solo un espediente per donare al gioco un look da free roaming, necessarie allo sviluppo del personaggio ma con zero connessioni con la storia e salvo pochi casi con i personaggi che si incontrano andando avanti. Un altro modo per guadagnare tributi è quello di cercare i vari manufatti, statue, punti d'osservazione e reliquie (come la forgia di Ozzy o come quelle che ci danno nuovi riff) da attivare in giro per la mappa.
Trofei PlayStation 3
Brutal Legend ricompensa il giocatore con 51 trofei, quelli di bronzo si ottengono quasi tutti con la semplice progressione nel gioco, essendo relativi alle vittorie nei singoli capitoli, o ad un certo numero di missioni secondarie portate a termine. Quelli d'argento e d'oro sono più difficili invece, si sbloccano ad esempio portando a termine il gioco nei vari livelli di difficoltà, vincendo numerose partite in multiplayer o comprando tutti gli upgrade possibili. L'agognato trofeo di platino si ottiene vincendo tutti i precedenti trofei.
Generale Eddie
Eddie non combatte da solo, oltre alla bella e tormentata Ophelia, nel villaggio di Bladehenge conosce i membri della resistenza degli uomini, il già citato Lars e sua sorella Lita. Questi personaggi non solo giocano un ruolo di primo piano nella storia (che subirà un inaspettato quanto serioso twist verso la metà), ma permettono al nostro roadie in combattimento di effettuare degli attacchi combinati devastanti, ognuno con uno stile peculiare. Più avanti, il gruppo aumenterà di numero, e da armata Brancaleone diventerà un vero e proprio esercito. Più che di comprimari si parla proprio di unità, ognuna con i propri punti di forza e debolezza da conoscere a mena dito per sfruttarli alla perfezione. Ecco quindi le Razor Girls, biondissime e cotonatissime stile Charlie's Angels armate di una sorta di fucile derivato da un cinghiale meccanico, gli headbangers, i primi ad essere liberati dallo sfruttamento nella miniera di Lionwhyte, capaci di prendere i nemici a testate, ma soprattutto di costituire una sorta di testuggine difensiva intorno ad Eddie, i roadie nani con i loro giganteschi amplificatori spacca strutture o i giganti dai pugni giganteschi e dalla testa minuscola, modellati su Tenacious D. Non mancano i mezzi ruotati, come il chopper ambulanza del santone Lemmy dei Motorhead o una sorta di carro armato balestra pilotabile personalmente. Tutto questo elenco per dire che Brutal Legend in alcuni momenti topici della narrazione si prende la licenza di abbandonare il suo essere hack'n'slash per diventare a tutti gli effetti uno strategico in tempo reale. Visto che il gioco ci narra fondamentalmente le vicende dello scontro tra il metal ed altri generi musicali, come l'hair metal e più avanti l'emo/gothic, cosa di meglio di una battaglia tra palchi per il dominio sui fan e sull'industria musicale?
Il gioco abbandona le lande sterminate e si concentra in vaste arene in cui bisogna controllare i fan geyser sui quali costruire le bancarelle delle magliette, unico mezzo questo per rafforzare la fidelizzazione dei propri aficionados. Qui è possibile comprare nuove unità, fare l'upgrade al proprio palco per abilitare le truppe pesanti, il tutto facendo attenzione al cap massimo di personale presente. Eddie diventa quindi un generale a tutti gli effetti, sempre presente però a scendere sul campo di battaglia. Scendere è il termine adatto in quanto ad un certo punto della storia il nostro roadie guadagnerà delle ali di pipistrello (cosa questa che ci fa dubitare della sua vera natura), con le quali sorvolare l'arena, facilitando il compito di guidare le truppe. I comandi da mandare a memoria sono molti, non molto immediati a dirla tutta, di fatto sarà molto facile fare confusione nei primi frangenti di gioco.
Multi evento multi divertimento?
E' possibile evocare lo stendardo rally point, eseguire il riff generale di chiamata di tutto il proprio esercito, gestire tutta la truppa presente nelle vicinanze o dare singoli ordini alle unità specializzate (i roadie grazie alle loro abilità stealth possono essere inviati silenziosamente a distruggere le difese statiche del palco avversario). C'è tutto il campionario di un rts ridimensionato per essere fruito come parte di un contesto più ampio e di fatto bisogna giocare queste sezioni non come un minigioco ma con l'attitudine tattica di uno strategico vero. Il tutto funziona piuttosto bene, un pò farraginoso all'inizio vista la mancanza di un tutorial vero e proprio, ma per quanto ben realizzate queste sezioni, che dovrebbero essere il culmine della battaglia per la libertà della terra, risultano essere un pò troppo a sè stanti, spezzando troppo la narrazione e il ritmo di gioco. Meglio infatti coordinare i propri uomini nei momenti "normali" di gioco, in cui attaccare folti gruppi di nemici o difendendo il proprio tour bus piuttosto che fermarsi a combattere in arene chiuse. Per ribadire l'estrema varietà delle situazioni di gioco Tim Schafer non si accontenta di creare un action che di punto in bianco diventa uno strategico, ma tra un colpo di ascia fiammeggiante e un riff squagliafaccia, il gioco ci impegna anche in missioni in cui dobbiamo risolvere una vertenza sindacale (?!) in miniera, fare da scorta armata al nostro bus, scappare dal crollo della villa del piacere stile Tony Montana di Lyonwhite, riparare un ponte crollato, catturare (alla maniera dell'Impero Colpisce Ancora) e poi cavalcare degli strani animali metallici sputa fuoco, non prima di aver fatto conoscenza della tribù di donne abitanti delle paludi, truccate e (s)vestite come i Kiss. In più ci sono anche enormi boss di fine livello!
Questo è il bello di Brutal Legend, una narrazione potente, ironica e coinvolgente, al servizio di un gameplay inventivo e vario, pieno di cose da fare, mai banale, fatta eccezione per le necessarie side quest, che in pratica si lascia giocare con piacere con un sorriso sempre stampato in faccia. Le uniche perplessità riguardano una certa frammentarietà globale del gameplay e linearità della quest principale. Le missioni sono tutte piuttosto brevi, con un buon ritmo e non ci costringono fortunatamente a lunghe peregrinazioni in giro per la mappa, ma complice le missioni secondarie tutte uguali non esaltano l'aspetto free roaming del gioco. Di fatto è tutto molto rigido e guidato anche se è possibile decidere quando fare cosa, il respiro epico della storia si interrompe quando si è costretti a guadagnare quella decina di tributi necessari per il potenziamento o per l'ennesimo scontro tra eserciti. Sul versante del multiplayer il gioco si concentra sulla battaglia tra palchi, sia contro la cpu che contro avversari umani. In questo caso c'è ben poco da dire, senza lo sfondo ironico e grottesco del single player, giocare ad un rts puro, ma ovviamente limitato e semplificato non ha molto appeal sebbene il tutto funzioni egregiamente. Se in condizioni normali sembrano parzialmente slegate dal contesto, in questo caso le battaglie tra eserciti risultano del tutto avulse dallo spirito del gioco, non essendo nè troppo divertenti come extra di un titolo action nè troppo profonde come strategico in senso stretto.
Metallo per tutti
Il metallo scorre potente in Brutal Legend, benchè Eddie preferisca solo quello dei primi anni 70, la colonna sonora è un'epica cavalcata in tutti i rami in cui negli anni il genere si è evoluto, non disegnando anche brutali pezzi doom o death. Le canzoni presenti sono circa 100, impossibile scriverle tutte, accanto a gruppi storici come Manowar, Motörhead, Judas Priest, Black Sabbath, Megadeth, Anthrax e Slayer troviamo anche "nuove leve" come In Flames, Cradle of Filth, Mastodon, DragonForce e molti altri. Una selezione estremamente varia e completa, speriamo che in futuro esca un bel Rock Band: Brutal Legend o almeno una soundtrack in un doppio cd, ma un bel vinile nero come quello del menù di apertura sarebbe la vera ciliegina sulla torta.
Bello, non bellissimo
Da un punto di vista tecnico, il gioco ha due facce. L'amore viscerale per il metal (e per il videogioco tout court) di Tim Schafer è presente e palpabile in ogni texture, in ogni singolo poligono del gioco. Ma prima del lato artistico/tecnico è giusto parlare della bontà della messa in scena del gioco. Brutal Legend è molte cose e tra queste spicca di sicuro il suo essere intimamente una produzione comica, piena di battute, gag, inquadrature ad effetto nel solco dei migliori serie tv o cartoni animati comici americani. Tutto è volontariamente sopra le righe, dal modo in cui vengono introdotti i personaggi, alle location, agli stessi attacchi di Eddie. Indimenticabile l'entrata in scena di Lars, vestito come un guerriero della notte, tutto teso a scrutare con sguardo torvo l'orizzonte appollaiato su una statua/spada alta cento metri, o come non godere dell'espressione di autocompiacimento di Eddie quando in scivolata incenerisce con un riff bruciante i nemici. La caratterizzazione degli eroi, il design generale del mondo sono insomma il vero fiore all'occhiello del gioco. A livello prettamente artistico il lavoro di squadra di Double Fine è semplicemente eccezionale, Brutal Legend è capace, basandosi sull'immaginario metal anni 70 dipinto sulle copertine dei dischi, di mandare a video un universo estremamente peculiare e originale, in cui i classici topos del genere avventuroso vengono stravolti sotto la lente dell'heavy metal. Il metallo è presente dappertutto, le forge non sono altro che motori che spuntano dal terreno, nel villaggio di Bladehenge sparse invece delle casse di legno ci sono le custodie degli strumenti e degli amplificatori, i nemici cavalcano grosse moto cromate sputafuoco, il primo boss, un serpente pieno di rostri ha come punto debole delle ben tornite gambe da modella, e poi ci sono tutti i comprimari, dai baroni di fuoco vestiti di pelle e borchiati come gli equivoci frequentatori del Blue Oyster Bar, alla fanteria di base, i già citati headbangers dal collo enorme e dalla bandana stile Axel Rose.
Insomma il gioco è pieno di citazioni, rimandi ed easter eggs, chi saprà coglierli tutti godrà doppiamente nel giocare il titolo. Purtroppo però a tanta opulenza nella direzione artistica non sempre corrisponde una traduzione perfetta in termini freddamente tecnici. Brutal Legend non può certo essere preso come paradigma per la qualità della modellazione, i personaggi così come le lande sterminate del mondo di gioco non sono certamente esenti da difetti. Il look globale è di grande impatto, ma a texture di pregio come quelle del tour bus e dei boss si alternano spesso e volentieri altre decisamente scialbe e piatte. Il gioco ci delizia con animazioni fluide, uno splatter copioso e un frame rate quasi sempre granitico anche nelle battaglie tra palchi più concitate con decine di unità a schermo, ma nello stesso tempo ci affligge con numerosi esempi di pop up nelle evocative vallate del gioco. In definitiva l'ispiratissimo lavoro artistico riesce solo in parte a celare una sostanza grafica solo più che discreta, ma di fronte a una così eccellente caratterizzazione dell'universo di Brutal Legend, si può tranquillamente chiudere un occhio di fronte a tale criticità. Assolutamente al top la colonna sonora che si merita un box a parte e il lavoro di doppiaggio, rimasto per nostra fortuna in inglese con sottotitoli in italiano. Dialoghi brillanti, battute al fulmicotone, parolacce e cursing vario a pioggia (disattivabile comunque con una simpatica scenetta iniziale) e situazioni paradossali sono recitate con la stessa qualità di una commedia brillante.
Conclusioni
Brutal Legend è sicuramente un buon gioco, un atto d'amore sfrenato di Tim Schafer verso il metal, un'operazione in cui il cuore è preponderante rispetto al cervello, e forse questo è il vero limite del titolo. Impareggiabile a livello artistico e di scrittura, divertente, immediato e tutto da ridere, pecca però in una certa frammentarietà del gameplay, con una main quest troppo lineare e side quest tutte uguali, che di fatto non esaltano l'impostazione aperta, stile free roaming alla base del gioco. Le parti strategiche, per quanto ben fatte, sembrano essere un pò avulse dal contesto e spezzano troppo la narrazione. Un ultimo appunto va fatto alla grafica, decisamente sotto tono rispetto al design generale, solo discreta di fronte a tanta inventiva e originalità del concept dei nemici e degli ambienti.
PRO
- Artisticamente eccezionale
- Immediato e divertente
- Molto vario (anche troppo)
CONTRO
- Tecnicamente solo discreto
- Side quest ripetitive
- Free roaming poco sviluppato