Versione testata: PSP
Come annunciato alcuni mesi fa, il sequel del controverso Army of Two arriva anche su PSP. Non si tratta di una conversione fedele del gioco per Xbox 360 e PlayStation 3, bensì di una reinterpretazione che segue la stessa trama e ci pone di fronte ai medesimi "dilemmi morali", adottando però la struttura di un action game con visuale variabile (generalmente dall'alto e a tre quarti).
Definire questa riduzione portatile di Army of Two: The 40th Day semplicemente uno sparatutto sarebbe riduttivo, visto che i personaggi possono talvolta interagire con l'ambiente, raccogliere oggetti (il classico scudo su tutti) e colpire i propri avversari anche a mani nude quando si trovano a distanza ravvicinata. Gli sviluppatori di EA Montreal, insomma, hanno cercato di riproporre gli elementi che caratterizzano la serie (la cosiddetta "Aggro", la collaborazione fra i personaggi, le armi acquistabili e potenziabili, le scelte etiche, ecc.) e di inserirli in un contesto differente, per molti versi semplicistico e limitato.
Le notti di Salem
Protagonisti del gioco sono ancora una volta Tyson Rios ed Elliot Salem: due abili mercenari, indivisibili compagni di tante battaglie che ormai da qualche anno si sono specializzati nelle operazioni di guerriglia e di infiltrazione. Stavolta devono affrontare un intero esercito di terroristi fra le strade di Shangai, con la città assediata e insidie dietro ogni angolo. L'ambientazione è dunque urbana, divisa in sei stage che purtroppo si completano in non più di quattro ore. All'inizio del gioco ci viene chiesto di scegliere il nostro personaggio fra Salem e Rios, ma a parte qualche dialogo e alcune delle famose "scelte" ci sono ben poche differenze fra l'uno e l'altro.
In ogni caso abbiamo a disposizione due slot per le armi, inizialmente occupati da un mitra e da un fucile a pompa: il primo si presenta come la classica arma per tutte le stagioni, versatile e dalla lunga gittata, dotata di un caricatore mediamente ampio e di una discreta efficacia; la seconda è la scelta ideale per gli scontri ravvicinati, vista l'eccezionale efficacia (un colpo e sei morto), ma da lontano è inservibile e soffre per il caricatore particolarmente corto. Le operazioni di ricarica avvengono generalmente in automatico, ma capita spesso e volentieri che ci si trovi a corto di munizioni proprio quando ci troviamo di fronte a un nemico, con conseguente e copiosa perdita di energia vitale. Come nelle versioni "maggiori", possiamo ripararci dietro degli oggetti e portare da lì la nostra offensiva finché lo scenario non è libero, oppure allontanarci rapidamente dal pericolo rotolando: per entrambe le azioni viene utilizzato il tasto dorsale destro. Il sistema di combattimento è quello tipico degli sparatutto con visuale dall'alto, ovvero utilizza i quattro pulsanti Quadrato, Triangolo, Cerchio e X per aprire il fuoco nelle relative direzioni, con la differenza (tutt'altro che trascurabile) che i bersagli vengono "agganciati" e che quindi la direzione dell'attacco è soggetta a variazioni a seconda della situazione. Per fare un esempio, per colpire un nemico che si trova a nord-est ci basterà premere il pulsante Triangolo e continuare a spostarci come meglio crediamo.
I giorni di Rios
La varietà delle situazioni viene supportata unicamente dalla presenza di nemici differenti, nonché di boss finali che vanno sconfitti attaccandone esclusivamente i punti deboli. Quando ci troviamo di fronte dei soldati corazzati, a cui bisogna sparare alle spalle, dobbiamo necessariamente sfruttare la superiorità numerica e aspettare che il nostro compagno venga bersagliato per spostarci e affondare i nostri colpi nella schiena del nemico.
Si tratta di un'operazione che non sempre riesce per via della mediocre IA che non solo contraddistingue il nostro compagno ma in generale tutti i personaggi non giocanti, alleati o avversari. Possiamo ordinare alla nostra dolce metà di seguirci, di fermarsi e di avere un atteggiamento esuberante o normale, ma rimane il fatto che nelle situazioni più concitate la sua condotta è completamente insensata: se ci troviamo a terra e abbiamo bisogno di lui per rialzarci (cosa che avviene anche al contrario, come nel primo Army of Two), il nostro amico non si curerà dell'esercito che lo sta bersagliando e correrà verso di noi con la sola conseguenza di essere ferito a morte: game over. Per non parlare di quando ci sono degli ostacoli fra noi e lui: si verrà a creare una situazione di blocco completo, perché il nostro compagno non riuscirà in alcun modo a raggiungerci. Allo stesso modo, i nemici spesso non si curano dei ripari e si mettono a sparare nel bel mezzo dello scenario, attendendo la nostra risposta col sorriso sulla faccia e senza prodursi in alcuna azione evasiva. Stando così le cose, la maggior parte degli stage si completa sbadigliando, privi come sono di un livello di sfida adeguato e di una struttura che possa conferire spessore al gameplay. Le cose migliorano durante il multiplayer (esclusivamente in locale, purtroppo), ma solo fino a un certo punto.
Amici per la pelle
Il comparto tecnico di Army of Two: The 40th Day per PSP alla fine dei conti è l'unico elemento sopra la media del prodotto EA. Il design dei personaggi, come scritto anche in fase di anteprima, risulta caricaturale e fumettoso, andando a esaltare le differenze fisiche fra Salem e Rios.
Lo stile di disegno, in generale, è ottimo e trova la sua migliore espressione durante le cutscene che seguono le situazioni in cui bisogna effettuare delle scelte (del tipo "ammazzare questo tizio e guadagnarci delle armi extra o lasciarlo vivere perché in fondo ci è simpatico?"). Gli scenari risultano ben differenziati fra loro, ma la varietà nel contesto del medesimo stage purtroppo latita: spesso ci si trova a esplorare sezioni identiche fra loro. I frequenti cambi di inquadratura funzionano molto bene e denotano un certo sforzo alla regia, sforzo che purtroppo non viene supportato da una struttura molto limitante e semplicistica, viziata ancor di più dalla pessima IA. La qualità delle animazioni è buona, il frame rate risulta abbastanza stabile (pur soffrendo in determinati frangenti) e l'illuminazione appare ben gestita, a parte il solito "effetto bagliore" tipico della vecchia generazione di console, che francamente ha stancato. Il gioco gode di un ottimo doppiaggio in Italiano, che supplisce alla mancanza di musiche ed effetti di qualità.
Conclusioni
La riduzione portatile di Army of Two: The 40th Day, al di là della buona realizzazione tecnica, purtroppo non brilla per gameplay, spessore e durata. La gestione quasi casuale dell'Aggro, il sistema di acquisto delle armi poco accessibile e incisivo ma soprattutto l'IA mediocre, tanto del nostro compagno quanto dei nemici che dobbiamo affrontare, concorrono a creare un'esperienza che alterna noia e frustrazione in egual misura, senza proporre situazioni particolarmente interessanti. La presenza della "mira assistita" si rende necessaria anche per via dei frequenti cambi nella visuale, ma non fa che marcare ulteriormente le mancanze di un prodotto privo di grandi attrattive, che si completa nel giro di poche ore e che purtroppo niente ha a che vedere con le versioni per Xbox 360 e PS3 in termini di qualità e idee. In definitiva, magari sarebbe stato meglio tentare la carta della conversione fedele, pur accettando delle pesanti limitazioni e una generale semplificazione del gameplay: così com'è, Army of Two: The 40th Day per PSP fa ben poca impressione.
PRO
- Ottima grafica
- Doppiaggio in Italiano
CONTRO
- IA davvero mediocre
- Troppo corto
- Gameplay semplicistico e limitato