Versione testata: PlayStation 3
Estremamente eclettica e indipendente, Game Republic ha prodotto titoli diversissimi e con alterne fortune su molte piattaforme, tanto su console nextgen quanto su portatili. Alternandosi tra produzioni di genere non proprio riuscitissime come il tie in di Scontro tra Titani e progetti personali di ben altro spessore come Folklore, la software house giapponese questa volta fa arrivare nei negozi Majin and the Forsaken Kingdom, una sorta di interessante ibrido tra platform, puzzle game e action adventure, che ci porta dalle parti del recentissimo Enslaved, il tutto stilisticamente molto vicino a Ico.
La storia alla base delle vicende dei due protagonisti, narra il viaggio del ladro (poi eroe) Tepeu insieme al Majin, creatura mitica dai grandi poteri, risvegliata dal suo sonno centenario in quello che una volta era un regno prospero e lussureggiante, ma che ora è invaso dalla Tenebra, un liquido nero e viscoso che ha reso inospitali e mortali le diverse regioni del mondo. Tepeu, insieme al suo amico dovrà quindi imbarcarsi in una missione non prevista, far riacquistare i poteri al Majin per andare alle origini della Tenebra per la rinascita della vita nel suo paese. Nel mezzo decine di puzzle ambientali da risolvere e giganteschi boss per più di venti ore di gioco.
Amici per la pelle
Il cuore del gioco è il rapporto tra i due, che non è limitato ai soli combattimenti, ma che trova nelle fasi puzzle/platform l'elemento distintivo del progetto Game Republic. Il regno è di fatto un enorme puzzle ambientale da esplorare seguendo un certo ordine ma comunque con molta libertà, dove i poteri da acquisire e i potenziamenti per essi sono tutti vincolati alla soluzione di enigmi in cui sfruttare le capacità del Majin. Il nostro "cucciolone" all'inizio può contare solo sulla forza dei propri pugni, ma andando avanti nel gioco potrà sfruttare il potere del vento, dell'elettricità, del fuoco e dei cristalli. Molto intelligentemente gli sviluppatori hanno realizzato un mondo in cui i vari bonus e upgrade delle abilità sparsi per la mappa non sono tutti immediatamente raggiungibili, ma a costo di pesanti sessioni di backtracking, possono essere raggiunti solo dopo aver acquisito un determinato potere. Questi bonus sono poi decisamente necessari perchè amplificano i poteri del Majin, rendendo i numerosi scontri più brevi, cosa questa decisamente gradita perchè nelle nostre lunghe peregrinazioni per l'enorme mondo si assiste a un pesante fenomeno di respawn degli avversari, che sembra inoltre seguire regole tutte sue, ma che può essere alla lunga davvero fastidioso.
I combattimenti sono quindi croce e delizia del gioco: i nostri due eroi guadagnano esperienza dopo aver steso gli avversari, e questa porta all'aumento delle loro statistiche e all'incremento del livello di amicizia che è direttamente proporzionale alla quantità dei danni inflitti dalle combo "finali" che i due possono realizzare insieme. Più si combatte, più si sale di livello quindi, più si sale di livello, più vita e forza si acquisiscono. Una sorta di circolo vizioso necessario in cui si è costretti a combattere "all'infinito", sia perchè spesso si torna sui propri passi per poter arrivare a prendere quel frutto che ci garantisce un potenziamento dei poteri, ma anche e soprattutto per puro spirito di esplorazione o perchè non ci è ben chiaro dove dobbiamo andare e cosa dobbiamo fare. Inoltre sempre in termini di customizzazione dell'eroe, il mondo di gioco è disseminato di scrigni (oltre a quelli pieni di pietre esperienza) che celano parti di vestiario che ci danno bonus alla forza, alla salute, alle nostri doti atletiche e così via.
Un mondo da risolvere
Ciò ci porta a parlare quindi dei puzzle. Non si tratta solamente di cercare una chiave per aprire una porta o di spostare una cassa, al contrario moltissimi elementi sono messi in gioco. Prima della disamina del punto forte del titolo è necessario spiegare come i due protagonisti interagiscono col mondo. Il metodo di controllo è davvero immediato e non ci costringe a mandare a memoria lunghe sequenze di tasti per combattere e comandare il Majin. Tepeu, l'eroe non vanta un set di attacchi particolarmente numeroso, di fatto un semplice button mashing con tanto di quick time event a un tasto finale, mentre il nostro compagno combatte del tutto automaticamente se siamo in pericolo. Il Majin, non necessita di essere spedito in un posto, può seguirci o aspettarci, l'unico modo per farlo andare in un luogo specifico è farlo interagire con un particolare oggetto presente.
Basta semplicemente spingere R2 e quadrato per azionare un meccanismo o attaccare qualcuno, oppure utilizzare triangolo e X per il movimento, mentre per utilizzare i poteri sui nemici si utilizza R1 in combo con i tasti frontali. Davvero facile e immediato e senza particolari problemi di attuazione, ovviamente il timing per le azioni deve essere quello giusto: ogni potere ha bisogno di qualche secondo di "evocazione" per essere lanciato, attenzione quindi agli attacchi dei nemici e solo in rarissimi casi abbiamo riscontrato problemi di pathfinding del nostro compagno. La varietà delle situazioni che affronteremo è davvero elevata, Majin and the Forsaken Kingdom non fa il compitino in tal senso, non ci fa arrivare in un'arena vuota dove rimettere insieme in tranquillità i pezzi del puzzle, ma mischia in scioltezza combattimenti e vertiginose fasi platform, il tutto in funzione del capire come fare per prendere quel frutto o per azionare lo sblocca porta. L'unico appunto che si può addurre a questa impostazione è che i vari enigmi sono vincolati al potere appena acquisito e non ci vedono mai impiegare le varie abilità insieme, si usano insomma a compartimenti stagni, cosa questa evidentissima negli interessanti scontri coi boss che si sconfiggono usando uno, e uno solo dei poteri. Le situazioni sono comunque varie. Il vento lo usiamo per spostare cabine e barili sospesi, o per imbambolare i nemici; la corrente elettrica, oltre ad essere devastante nei combattimenti, è necessaria per mettere in funzione porte e cancelli, cosa spesso resa difficile dal dover creare dei veri e propri circuiti con dei piccoli conduttori; il fuoco una volta aspirato brucia i nemici, può innescare bombe o incendiare particolari casse eplosive; i cristalli, bè come dice la parola, cristallizzano i nemici dando il là a una vera e propria mossa finale o ci permettono di arrivare in zone inaccessibili bonificando (temporaneamente) la Tenebra.
Facile da padroneggiare
La sensazione è che le meccaniche di gioco funzionino davvero bene, e che i vari puzzle non siano troppo cervellotici anche se a dirla tutta il gioco è davvero parco nel mostrarci tutti gli elementi e le abilità a disposizione e spesso, come nelle avventure grafiche, ci troveremo a sondare l'area spingendo la combinazione di tasti deputata all'interazione con l'ambiente per capire quali oggetti possono essere utilizzati. Per facilitare le cose delle farfalline svolazzanti o dei gechi indicano "i punti di interesse" ma è capitato anche di risolvere un enigma utilizzando un'abilità di cui non sapevamo essere in possesso e ciò è decisamente pretestuoso e poco "onesto" nei confronti del giocatore. Onesto o no, quello che conta è che superare i vari puzzle è davvero appagante, soprattutto dopo combattimenti furiosi e diversi minuti in cui si sono messe alla prova le nostre meningi, e in quest'ottica la sensazione di "spossatezza" dopo un bel viaggio a ritroso, magari solo in parte mitigato dal teletrasporto, viene del tutto cancellata dal poter finalmente agguantare un frutto bonus che avevamo adocchiato dieci ore di gioco prima.
Il focus del titolo è chiaro quindi: la risoluzione dei puzzle sfruttando la coordinazione dei due è il perno sul quale ruotano tutte tutte le componenti del titolo. In tal senso i combattimenti sono la parte più debole della produzione Game Republic. Questo non vuol dire che siano deficitari, ma si nota che, nonostante la loro varietà, siano sottotono rispetto alla complessità della parte esplorativa/platform. Un plauso comunque va fatto alla diversificazione degli avversari. Alcuni nemici sono vulnerabili a una sola magia, ci sono veri e propri mid boss da colpire in un punto solo, altri da uccidere silenziosamente, maghi che fanno respawn dei propri accoliti da schiantare per primi e altri che ci vedono sfruttare le nostre capacità stealth per una kill istantanea e arene in cui le dinamiche da puzzle ambientale sono alla base della risoluzione delle battaglie agendo su vari elementi dello scenario azionando trappole e molto altro. Zero combo però, semplice schivata e tanto button mashing, questa è la cifra stilistica dei momenti action di Majin and the Forsaken Kingdom, spalmata poi su backtracking e respawn. Alla lunga insomma potrebbero diventare un fastidio, obbligatorio diremmo, visto che l'avanzamento di livello dei due protagonisti è caldamente consigliato.
Trofei PlayStation 3
Majin and the Forsaken Kingdom premia il giocatore con quarantadue trofei. Tra questi molti sono segreti, gli altri fanno riferimento non tanto alla progressione nel gioco, quanto alla varietà di situazioni che si incontrano. Ecco quindi i trofei relativi alle uccisioni con le trappole o quelle in modalità stealth, quanto abbiamo "livellato" Tepeu o il Majin, quante volte siamo stati salvati dal nostro compagno, quanti ordini abbiamo dato o costumi abbiamo trovato e così via.
La Tenebra
Un'altra cosa che ci è piaciuta poco è la disomogeneità del livello di difficoltà. Il gioco quando si tratta di menare le mani non è particolarmente difficile e anche i boss, fatta eccezione per il secondo, quello "elettrico" fin troppo frustrante, filano via lisci nonostante la loro complessità e solo verso la fine, quando si è vicini alla fonte della Tenebra la difficoltà schizza verso l'alto quasi improvvisamente.
E' una scelta strana questa perché se per tre quarti di gioco le fasi di combattimento vero e proprio sono quasi "un male necessario", magari lunghe ma mai troppo impegnative (a patto di poter coinvolgere il Majin), andando di fatto di pari passo con il nostro livello, negli ultimi momenti diventano protagoniste assolute e mettono alla luce i limiti del combat system che entra in crisi quando troppi nemici ci sono addosso, con il nostro compagno che non è reattivo come dovrebbe essere, e che rischia di soccombere sotto le gragnuole di colpi degli avversari che lo bloccano in un angolo.
Da un punto di vista tecnico il lavoro svolto da Game Republic è sicuramente valido, ma certo non può essere preso come pietra di paragone per texture, illuminazione e modellazione. Majin and the Forsaken Kingdom non stupisce per effetti speciali, e guardandolo distrattamente non possiamo non notare un impatto poco esuberante e non troppo vivo, ma dove il gioco vince la sua scommessa è in ambito stilistico, e ovviamente nel level design, che ci regala puzzle ed enigmi davvero ben riusciti. I nemici, siano essi semplici soldati, cani dal fiuto ipersviluppato o giganteschi boss sono tutti dotati di un character design di grande pregio, piuttosto originale, con la nera Tenebra che li ricopre che sembra gorgogliare e muoversi sopra di essi. Stesso discorso può essere fatto con il protagonista Majin, una sorta di incrocio tra un troll e un orso, più tenero che pericoloso, potentissimo ma maldestro (quando inciamperà per le cinquantesima volta vorreste sparargli...), con la voce dello stesso doppiatore di Marrabbio di Kiss me Licia, o di Jeremy Clarkson di Top Gear, che oltre a prodursi in improbabili attacchi volanti, con la progressione del gioco guadagnerà sempre più vegetazione sulla schiena, finendo con un piccolo bosco con tanto di alberi a mo' di corna sulla testa.
Conclusioni
Majin and the Forsaken Kingdom è certamente un titolo molto valido, caratterizzato da fasi platform e di puzzle solving davvero ben strutturate e appaganti in cui le dinamiche di coppia funzionano alla grande. Il gioco è molto lungo, non meno di venti ore effettive, spese però all'interno di un vasto mondo che gioco forza si piega sotto i colpi di un pesante backtracking e respawn dei nemici, cosa questa comunque funzionale per lo sviluppo dei due protagonisti, ma non meno irritante alla lunga. Avremmo poi gradito un combat system più complesso, e una difficoltà meglio bilanciata, ma nonostante tutto il titolo Game Republic è certamente un action adventure di grande spessore e qualità.
PRO
- Quantità, qualità e varietà dei puzzle ambientali
- Il gioco è molto lungo, almeno 20 ore
- Stilisticamente di alto livello...
CONTRO
- ...ma tecnicamente non certo esuberante
- Backtracking e respawn necessari ma alla lunga fastidiosi
- Il combat system funziona ma lo avremmo gradito più complesso