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Una colazione da dio

Dopo il tentativo di Square Enix con Lord of Arcana, tocca a Namco Bandai presentare la propria alternativa alla serie Monster Hunter su PSP. Avete mai assaggiato una divinità?

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   10/05/2011
Gods Eater Burst
Gods Eater Burst
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In un futuro non molto lontano, il nostro pianeta viene sconvolto dall'attacco di mostruose creature chiamate "Aragami", nate da una sorta di virus capace di assimilare la materia che lo circonda. Non esistendo forza in grado di contrastare tali mostri, la popolazione abbandona le città e si rifugia ai loro margini, in condizioni di estremo degrado.

Una colazione da dio

La nascita di Fenrir, un'organizzazione che si pone l'obiettivo di contrastare gli Aragami, dona finalmente un po' di speranza alla gente: partendo dalle stesse cellule dei mostri, gli scienziati mettono a punto un'arma denominata "God Arc", che una volta collegata al braccio di un volontario stabilisce con lui un rapporto simbiotico. Nascono dunque le squadre dei "Gods Eater", guerrieri capaci di eliminare gli Aragami e liberare le città dalla loro presenza, e il nostro personaggio è appunto uno di loro. Dopo averne determinato l'aspetto e il sesso utilizzando un editor semplice ma sufficientemente versatile, assistiamo alla sua "iniziazione" da parte della Fenrir e all'assegnazione di un alloggio presso il quartier generale dell'organizzazione.

Una colazione da dio

A quel punto una serie di tutorial ci chiariscono il funzionamento del God Arc, un'arma estremamente potente, in grado di assumere tre differenti configurazioni: spada, scudo e cannone. La prima forma si presta alle situazioni più disparate, dagli scontri ravvicinati agli inseguimenti, ci permette di eseguire varie manovre di attacco e infine di risvegliare la "bestia" insita all'interno delle cellule che ne compongono la parte "organica", capace di materializzarsi e di mordere letteralmente l'Aragami con il duplice scopo di arrecare danno e raccogliere preziosi oggetti che, a un certo punto, costituiranno la base per tutta una serie di interessanti attività di "crafting". La forma di scudo, come è facile immaginare, serve per parare gli attacchi del nemico o quantomeno la maggior parte di essi.

Una colazione da dio

Possiamo attivarla tenendo premuto il tasto dorsale R e premendo il pulsante Cerchio, tuttavia spesso risulta più efficace uno scarto laterale (basta premere solo il Cerchio), anche perché ci consente di assumere una diversa posizione sul terreno di gioco e portare rapidamente un nuovo attacco. La forma a cannone, infine, trasforma il God Arc in una vera e propria arma da fuoco, efficace tanto dalla lunga quanto dalla breve distanza e in grado di utilizzare una gran quantità di proiettili differenti, che possiamo peraltro costruire noi stessi con i materiali raccolti durante ogni missione. Con il God Arc nella configurazione cannone, la mobilità del nostro personaggio risulta purtroppo molto risicata, non può parare né scartare di lato. Si tratta dunque di una soluzione che è il caso di adottare solo in determinate situazioni, quando il gruppo ci sostiene in modo efficace tenendo a bada l'Aragami, oppure come simpatico saluto di approccio quando ci avviciniamo a una delle creature.

Dieci morsi, dieci

Bastano pochi minuti per inquadrare Gods Eater Burst sì come un titolo fortemente ispirato a Monster Hunter, ma anche capace di focalizzare su aspetti differenti dell'esperienza rispetto alla serie Capcom. In primo luogo, l'action game sviluppato da Shift per Namco Bandai presenta importanti elementi narrativi che si dipanano attraverso numerose cutscene in stile anime, con una storia di fondo interessante, che non mancherà di coinvolgerci grazie alle sue sfaccettature e ai tanti personaggi che avremo modo di conoscere fra una missione e l'altra, consolidando le amicizie proprio sul campo di battaglia.

Una colazione da dio

A proposito di missioni, il gioco ne contiene ben cento, distribuite all'interno di dieci gradi di difficoltà, e assicura dunque un'ottima longevità a patto di abituarsi ad alcuni limiti del gameplay e della struttura. Per quanto concerne quest'ultima, infatti, bisogna dire che gli scenari teatro degli scontri vengono caricati in un'unica soluzione ma non vantano l'estensione, il dettaglio e soprattutto la varietà visti nelle ultime incarnazioni di Monster Hunter. Ci si trova spesso a combattere nella medesima location, dunque, mentre cambiano gli avversari e gli oggetti vengono generati a caso sul terreno. Sempre riguardo la struttura, il genere degli action survival di per sé ci mette di fronte a situazioni fondamentalmente ripetitive, in questo caso una serie pressoché infinita di boss fight in cui per vincere bisogna imparare a conoscere l'Aragami di turno, i suoi pattern d'attacco e le sue vulnerabilità, sfruttando al contempo nel modo migliore possibile il nostro equipaggiamento. Passando al gameplay, c'è il solito problema della gestione della visuale che purtroppo nessuno sviluppatore ha ancora risolto efficacemente su PSP. La console portatile Sony è dotata di un unico stick analogico, deputato al movimento del personaggio, e nel caso di Gods Eater Burst la visuale viene controllata dal d-pad o può essere centrata tramite la pressione del tasto dorsale L. Quest'ultima soluzione non funziona quasi mai come dovrebbe, specie nel caos di una furiosa battaglia, dunque vi troverete a fare davvero le acrobazie per giocare in modo dignitoso, azionando lo stick analogico con il pollice sinistro e al contempo tenendo l'indice della stessa mano sul d-pad per muovere la visuale (e non osiamo immaginare a come possa funzionare la cosa su una PSPgo).

Una colazione da dio

È ancora una volta incredibile che non si sia pensato ai tasti dorsali per la regolazione orizzontale della telecamera (quella più importante, alla fine dei conti), rendendo di fatto i controlli molto macchinosi e andando a compromettere meccanismi che in un action game sono sacrosanti. Il medesimo fattore, peraltro, finisce per "mascherare" la qualità del sistema di combattimento, visto che non c'è modo di affrontare gli scontri utilizzando un controller al passo coi tempi. Chissà, magari ci si renderebbe conto che i pattern di movimento e di attacco degli Aragami non sono poi così sofisticati, e che basta girargli intorno per metterli fuori combattimento senza subire alcun danno, anziché ricorrere costantemente alle procedure di guarigione perché che non ci viene dato modo di spostarci con la necessaria rapidità. Dopo un'ora o due, per fortuna, si riesce a scendere a compromessi con la gestione della visuale e a non sentirne troppo il peso, anche se chiaramente il problema resta. Il che è un peccato, perché dal punto di vista tecnico e artistico Gods Eater Burst è un gran bel vedere, con un motore efficiente e capace di gestire la grafica in modo fluido e senza incertezze, un ottimo character design e musiche di buona qualità (anche se poco numerose) ad accompagnare l'azione. I modelli poligonali non sono all'altezza di quelli dell'eccellente Metal Gear Solid: Peace Walker, ma se la cavano bene sia per quanto riguarda i dettagli, sia per quanto riguarda le animazioni. Per gli scenari, invece, sarebbe stato il caso di fare qualche sforzo in più: ce ne sono pochi.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.8
Lettori (43)
8.7
Il tuo voto

La risposta di Namco Bandai allo strapotere di Monster Hunter risulta senz'altro degna d'attenzione, visto che Gods Eater Burst per trama, numeri e realizzazione tecnica si presenta come un titolo di ottima qualità. Le cento missioni incluse, l'ottima grafica, i numerosi personaggi da scoprire e il sistema di acquisto e creazione dell'equipaggiamento sono tutti fattori che concorrono a dipingere un quadro fatto di solidità e spessore, che al di là della struttura fondamentalmente ripetitiva e della scarsa varietà degli scenari offre un intrattenimento corposo e coinvolgente. L'unica nota davvero stonata è rappresentata dal sistema di controllo, che soffre particolarmente la mancanza di un secondo stick analogico e ci costringe a vere e proprie acrobazie per gestire la visuale in modo funzionale ai combattimenti. Un problema con cui si scende a patti, ma che inevitabilmente "falsa" il gameplay di una produzione altrimenti irreprensibile.

PRO

  • Storia coinvolgente e ben diretta
  • Tantissime missioni, oggetti e armi
  • Ottimo comparto tecnico

CONTRO

  • Sistema di controllo molto macchinoso
  • Alcuni combattimenti risultano forse troppo lunghi
  • Pochi scenari