E così ce l'abbiamo fatta. Per qualche mese si è temuto che Nintendo non volesse rilasciare in occidente l'ultimo remake di Dragon Quest per Nintendo DS, poi come un fulmine a ciel sereno l'inizio del 2011 ha portato la notizia che molti fan aspettavano: Dragon Quest VI sarebbe arrivato anche in Europa e in America, per la prima volta in assoluto. La versione originale per SNES risale al lontano 1995 e non ha mai goduto di alcun adattamento ufficiale: per quindici anni i videogiocatori occidentali hanno dovuto fare a meno di una vera e propria pietra miliare nel suo genere, finché Square Enix non ha cominciato, ormai diversi anni fa, le versioni rivedute e corrette della "trilogia" centrale nella saga. Grazie a questa operazione anche noi europei abbiamo potuto goderci i remake di Dragon Quest IV e Dragon Quest V e con quest'ultimo capitolo si chiude il cerchio cominciato su Nintendo DS: la saga principale dice addio al handheld Nintendo, che ha ospitato peraltro il più recente episodio, Dragon Quest IX: Le Sentinelle del Cielo, con un capitolo cruciale che ha influenzato pesantemente la produzione JRPG degli ultimi tre lustri. Ma sarà invecchiato bene questo sesto Dragon Quest?
Sogno o son desto
Nonostante il suffisso numerico, Dragon Quest VI: Nel Regno dei Sogni è effettivamente un prequel all'intera trilogia composta anche da Dragon Quest IV: Le Cronache dei Prescelti e Dragon Quest V: La Sposa del Destino. Per chi ha giocato i precedenti episodi il motivo apparirà sempre più ovvio man mano che ci si avvicina alle battute finali, per non rovinare la sorpresa ai neofiti basta invece dire che il nuovo protagonista non è destinato a rimanere per sempre un semplice boscaiolo e che l'aspetta un destino veramente leggendario.
Già nei primi minuti di gioco veniamo introdotti alla sua epica missione: cercare i mezzi necessari a distruggere il malvagio stregodemone Lacertow. Per riuscirci, l'Eroe di questo Dragon Quest dovrà viaggiare tra due mondi paralleli, riunendo un gruppo di valorosi compagni. A differenza degli altri episodi della saga, spesso caratterizzati da comprimari tratteggiati soltanto superficialmente, Dragon Quest VI: Nel Regno dei Sogni propone un cast molto più incisivo e accattivante. Siamo ancora lontani dallo storytelling sfaccettato e a tratti esasperato dei JRPG più moderni, tuttavia i personaggi che accompagneranno l'Eroe sono sfaccettati e motivati da problemi personali che arricchiscono l'intreccio. Quest'ultimo si propone nel perfetto stile di Dragon Quest, è un'avventura di temi e ambientazioni spiccatamente fantasy che si sviluppa tra castelli, caverne e rovine perdute. A differenza dei precedenti Dragon Quest, questo sesto episodio presenta una maggiore vena goliardica che allegerisce un'atmosfera generale decisamente epica che talvolta riesce a prendersi fin troppo sul serio. In generale si ha la sensazione di giocare un JRPG molto più moderno rispetto ai due prequel/sequel della cosiddetta "trilogia di Zenith", tuttavia la storia soffre proprioe dell'idea dei mondi paralleli, forse non sviluppata davvero a dovere. Questo concept sarebbe stato ripreso ed elaborato in seguito da giochi come Chrono Trigger ma qui appare invece un po' abbozzato e meno incisivo, con un plot che collega i due mondi tramite avventure episodiche slegate tra loro. La sensazione che si ha è quella di una storia un po' banale che tende a dilungarsi troppo, facendo leva sull'ottimo cast e su alcuni dialoghi veramente brillanti.
La traduzione
La traduzione dei testi in un RPG è una questione delicatissima e in questo caso merita un discorso a parte: lo script giapponese originale del gioco è infarcito di giochi di parole e dialoghi difficilmente adattabili nella nostra lingua senza che perdano significato. Per questo motivo, i traduttori hanno optato per un adattamento che ricorda quello di Final Fantasy IX e del più recente Dragon Quest IX, ma ancora più coraggioso. Ecco quindi che nei villaggi si parla in vari dialetti della nostra penisola e non mancano riferimenti alla cultura pop, dalle soap ai VIP passando per personaggi che parlano come Yoda. Il risultato può lasciare un po' perplessi i puristi ma per chi non mastica l'inglese si tratta certamente di una traduzione godibile che strappa più di un sorriso.
Passato presente
Dragon Quest VI ebbe il merito non indifferente, nel 1995, di proiettare la saga firmata Enix nell'era moderna dei JRPG, scrollandosi di dosso alcune meccaniche e limitazioni decisamente vetuste che affliggevano la serie già a quei tempi e che al giorno d'oggi risulterebbero più fastidiose che tradizionali. Nella sua incarnazione per Nintendo DS, gli sviluppatori di ArtePiazza hanno rifinito ulteriormente l'interfaccia per modernizzarla quel tanto che basta a rendere il gioco più user-friendly senza snaturarne la fondamentale classicità. La borsa comune a capienza illimitata, rappresentata da un cavallo che traina un carretto, è solo un esempio di questi miglioramenti che rendono l'esperienza più godibile che in passato.
Il doppio schermo del Nintendo DS permette anche di visualizzare costantemente la mappa del mondo in cui ci si trova o delle città che si stanno visitando, una feature comodissima che rende l'esplorazione delle location più intricate decisamente meno frustrante, sopratutto se consideriamo la presenza dei tradizionali combattimenti casuali. L'intera struttura dei menu appare ora più comoda nonostante l'estrema essenzialità. Dragon Quest VI: Nel Regno dei Sogni non si allontana particolarmente dalla struttura degli episodi precedenti, proponendo le canoniche battaglie in prima persona che mostrano soltanto le spettacolari e curatissime animazioni dei nemici ma mai gli sprite del nostro party. E' una scelta stilistica con la quale si dovrà fare i conti fino a Dragon Quest VIII (PlayStation 2) ma nel contesto funziona bene e gli scontri appaiono decisamente più veloci che nel precedente Dragon Quest V. Il vero passo in avanti risiede comunque nel sistema delle Vocazioni che ritorna per la prima volta dopo Dragon Quest III facendo il verso a quello sviluppato da Square per Final Fantasy V. Ancora una volta, passato e presente si mescolano, ma in questo caso ci troviamo di fronte a un sistema che ricorda quello di Dragon Quest IX, ma un po' più grezzo. L'Abbazia Mutationis permette di cambiare la vocazione dei nostri personaggi, consentendo loro di apprendere nuove magie e abilità, migliorando diverse statistiche. Combattendo un certo numero di battaglie è possibile potenziare ogni classe e alcune combinazioni sbloccano vocazioni avanzate più potenti. Il sistema consente una buona personalizzazione del party ma la sensazione è quella di un prototipo: è impossibile evolvere e conoscere tutte le vocazioni senza combattere letteralmente migliaia di battaglie fini a se stesse. Considerando che non è comunque necessario intraprendere ogni vocazione con ogni personaggio (far diventare il forzuto Carver un mago è una scelta quantomeno discutibile!) per completare il gioco nella sua interezza, queste limitazioni lasciano un po' l'amaro in bocca contribuendo a sottolineare il conflitto tra passato e presente che è questo episodio di Dragon Quest.
Conclusioni
Dragon Quest VI: Nel Regno dei Sogni è uno dei migliori esponenti della pluripremiata saga Enix ma è impossibile non notare le ingenuità di alcune feature che sarebbero state viste e riviste nell'arco di quindici anni e che abbiamo potuto provare nella loro forma più attuale già l'anno scorso con Dragon Quest IX: Le Sentinelle del Cielo. Bisogna comunque tener presente che questo sesto episodio è stato una fonte di ispirazione per molteplici avventure più recenti e che occupa dunque una posizione non indifferente nella storia del genere JRPG. Prendendo atto di questi problemi d'età, Dragon Quest VI: Nel Regno dei Sogni resta una delle migliori espressioni del franchise come gameplay e personaggi, arricchito dall'ottima cosmesi sviluppata da ArtePiazza, e un appuntamento imperdibile per gli amanti del genere o della serie.
PRO
- Eccellente remake sia dal punto di vista grafico che sonoro
- Il miglior cast di comprimari della saga
- Numerose migliorie del gameplay
CONTRO
- Resta comunque un prodotto un po' vetusto
- La trama principale a tratti è un po' scialba
- Il sistema delle Vocazioni è meno accessibile di quanto sembri