Versioni testate: PlayStation 3 e Xbox 360
Tetsuya Mizuguchi, pur molto giovane, è nell'industria dei videogiochi dall'inizio degli anni '90: quelli di SEGA, dei cabinati e delle sale da gioco, avendo collaborato a mostri sacri come i due SEGA Rally, nonché SEGA Touring Car Championship, quando si allontanò da AM 3 per fondare un piccolo gruppo conosciuto come AM Annex. Proprio a partire da questo titolo, Mizuguchi cominciò a dedicare grandissima attenzione al mondo della house e della techno nipponiche, che già allora vantava alcuni degli esponenti più innovativi e interessanti di tutta la scena.
Il connubio musica e gameplay, da allora, si è fatto sempre più stretto nella testa del game designer fino alla realizzazione di vere e proprie perle, a partire da REZ, in cui arte visiva digitale, colonne sonore ed effetti audio si combinano come in nessun altro prodotto presente sul mercato. Child of Eden è uno shooter su binari e si inserisce prepotentemente in questo filone proponendosi come erede di REZ, di cui riprende le meccaniche, ci aggiunge la cosmesi dei nostri giorni e, per chi ce l'ha, l'interazione grazie a Kinect.
Eden
In Child of Eden la storia è un mero pretesto: si tratta di salvare dall'attacco di un virus Lumi, una ragazza virtuale, un software che racchiude in sé tutte le meraviglie dell'umanità e della vita sulla terra, riproducendole all'interno di Eden, quello stesso sistema in cui era ambientato REZ. In sostanza quindi, bisogna attraversare cinque mondi, ognuno con un suo tema particolare, sempre in bilico tra tecnologia e natura, in cui eliminare le mostruosità, biologiche o tecnologiche, che infettano Lumi cercando di propagare il virus. Ogni volta che si completa un livello si ottengono un numero di stelle, a seconda della prestazione realizzata, così da poter accedere al mondo successivo, con la necessità di ripetere uno stage in caso non se ne abbiano a sufficienza, visto che comunque le stelle si cumulano dopo ogni partita. Per farlo, il giocatore ha a disposizione uno sparo a raffica, che serve anche per colpire i nemici e i proiettili colorati di viola, gli unici che si dirigono verso il giocatore per colpirlo, e una serie di otto missili con lock.
Passando il cursore sopra un gruppo di mostri, fino a un massimo di otto appunto, questi vengono tutti evidenziati e a quel punto si possono rilasciare dei missili a ricerca che li eliminano in sequenza. Come detto, Child of Eden è uno shooter su binari, in cui il giocatore ha solo parzialmente il controllo della telecamera, in cui è necessario riuscire ad individuare i pericoli all'interno di immagini che lasciano a bocca aperta e che cercano di distrarre il giocatore, ponendolo in ambientazioni da sogno. Ogni colpo, ogni esplosione emette un suono che si combina con la musica, sempre bellissima, in sottofondo, tanto che si ottengono punteggi migliori riuscendo sia a usare i missili sempre sparandone otto, il massimo, contemporaneamente, sia riuscendo a farlo a tempo. Liberati i cinque mondi se ne apre un sesto, vera citazione da REZ, che è una sorta di survival mode in cui sbizzarrirsi a fare punteggi sempre più alti, in cui la telecamera è praticamente bloccata e in cui ci si può concentrare unicamente sul piacere di sparare e di effettuare combo. Proprio la spinta a realizzare punteggi migliori, il confronto nelle classifiche online e lo sbloccare i tanti extra presenti, tra video, artwork ed effetti sonori, piuttosto che grafici, sono la spinta principale ad aumentare la longevità di Child of Eden, che non durerà, a livello di difficoltà base, più di cinque ore. Questo è il tallone d'Achille del titolo, che richiede al giocatore amore totale per le meccaniche e quella voglia di perfezionarsi in continue partite. Consci di questo, probabilmente, il team ha deciso di non inserire checkpoint intermedi durante i livelli, con la necessità di dover iniziare un livello da capo se si arriva ad esaurire l'energia a disposizione, che può essere recuperata colpendo alcune sfere azzurre che si liberano dopo la distruzione dei nemici su schermo.
Obiettivi Xbox 360
Dopo aver finito Child of Eden, il nostro bottino era di poco superiore ai 300 punti. Per arrivare ai mille possibili, bisogna finirlo anche a difficile, nonché cercare di realizzare tutti quegli obiettivi che richiedono missioni specifiche di punteggio o di combinazioni di colpi. Insomma, ci vuole un po' di tempo e la voglia di giocarci più volte, ma è proprio la natura del titolo che spinge a farlo.
Interazioni
Per capire la bellezza di Child of Eden, bisogna almeno arrivare ad uno degli scontri con i boss di fine livello, al cospetto dei quali non si può non domandarsi quali limiti abbia la fantasia di Mizuguchi e dei suoi QEntertainment. Le immagini corrono via fluide in un connubio di luci ed effetti audio come in una danza virtuale che richiede affetto da chi la vede, ma che sa dare enormi soddisfazioni. Child of Eden è anche la miglior implementazione realizzata sinora di Kinect, la periferica di movimento per Xbox 360, con assenza di lag e ottima precisione. Il controllo base prevede che il giocatore usi la mano destra per il lock dei missili, rilasciati muovendo la mano verso il sensore come a lanciare una sfera d'energia, mentre con la sinistra si spara la raffica di laser, con la telecamera che si sposta raggiungendo i bordi dello schermo, a spinta quindi. L'Euphoria, una bomba da raccogliere nei livelli, si lancia alzando tutte e due le braccia.
Tutto qui, tanto che il gioco può essere tranquillamente giocato da seduti, anche se, vicini di casa permettendo, da in piedi ci si trova ben presto a muoversi a ritmo di musica mentre si lanciano missili e colpi di laser, sentendosi quanto di più simile al Topolino mago nella scena delle scope di Fantasia. Giocato col pad, Child of Eden è più facile e meno faticoso, le meccaniche sono quelle di REZ e la familiarità permette di attraversare più agilmente i diversi livelli senza dubbio, ma se avete comprato Kinect è difficile che abbandoniate le due telecamere del sensore in favore del controller, tanto è più divertente l'esperienza che Mizuguchi ha imbastito, soprattutto una volta presa familiarità con i sussulti che ha l'inquadratura quando si alternano le due mani per cambiare le modalità di fuoco (c'è anche una modalità alternativa in cui le armi si cambiano battendo le mani).
La versione PlayStation 3
A tre mesi di distanza dall'uscita su Xbox 360, abbiamo avuto l'occasione di tornare nel meraviglioso e psichedelico Eden di Q Entertainment, stavolta per testare la versione PlayStation 3 che Mizuguchi e soci hanno voluto tenere in caldo affinché sfruttasse alcune funzioni esclusive della console Sony. Mettiamo subito una cosa in chiaro: chi sperava che la maggiore capienza dei Blu-ray di PS3 avrebbe invogliato gli sviluppatori ad aggiungere materiale inedito e contenuti aggiuntivi rimarrà deluso, poiché Child of Eden, per livelli, musiche, filmati e contenuti sbloccabili è esattamente lo stesso gioco che gli utenti Xbox 360 hanno potuto apprezzare all'inizio della scorsa estate.
Le novità riguardano piuttosto il sistema di controllo, che rimpiazza l'immersiva e riuscita interfaccia di Kinect con il supporto a PlayStation Move, sebbene sia ancora possibile utilizzare il pad tradizionale. Pur non permettendo di personalizzare liberamente il sistema di controllo, Child of Eden su PlayStation 3 propone al giocatore due diversi schemi di input nel tentativo di accontentare tutti: in quello di default, ad esempio, si utilizza il puntamento del Move per bloccare la mira su uno o più nemici a schermo, dopodiché si può decidere se colpirli con il laser spingendo il controller in avanti o se utilizzare il colpo secondario con una pressione del grilletto, mentre il Pulsante Move permette di entrare in modalità Euforia e fare piazza pulita degli avversari per un breve periodo di tempo. Insomma, per quanto possibile i movimenti del controller cercano di replicare l'ottimo lavoro fatto con l'innovativa periferica di Microsoft, nonostante in questo caso si perda un po' il senso di libertà e "potere" che era possibile percepire con entrambe le mani libere pronte ad alternarsi.
L'opzione Trance permette di attivare la vibrazione su tutti i controller collegati alla console, ma anche quest'ultima, pensata per dare un feedback al giocatore ogni volta che fa fuoco o viene colpito, finisce per ottenere l'effetto contrario e sembrare un elemento esterno, eccessivo, quasi fastidioso, al punto che abbiamo preferito farne a meno dopo appena un paio di livelli. L'altra esclusiva novità di Child of Eden per PS3 riguarda il supporto al 3D stereoscopico, grazie al quale immergersi ancora di più nei colorati tunnel e nei fantastici ambienti del gioco, mentre la lunga lista di trofei ripropone sulla console Sony gli stessi obiettivi sbloccabili di Xbox 360.
Conclusioni
Child of Eden è la riproposizione in chiave moderna delle meccaniche e del genio audiovisivo di Mizuguchi che con REZ fecero il giro del mondo. È un titolo di nicchia, questo di sicuro, ma è un'esperienza che ci sentiamo di consigliare a chiunque voglia divertirsi sperimentando un titolo che allarga i confini del videogioco, inteso in senso più classico, e un'altra prova della creatività visionaria del fondatore di QEntertainment. Il prezzo, più basso rispetto ai normali pacchettizzati, aiuta a superare la limitata longevità e la struttura senza pause dei livelli; se poi avete Kinect, Child of Eden è il miglior titolo a disposizione per il sensore di Microsoft e un gioco che non dovreste mancare di provare.
PRO
- Connubio audiovisivo mirabile
- Un'esperienza di gioco unica
- Ottima implementazione di Kinect
CONTRO
- Breve da portare a termine
- Niente checkpoint
- Rigiocabilità affidata all'agonismo del giocatore