Versioni testate: PlayStation 3 e Xbox 360
Ci ha messo un intero anno la bella e provocante Catherine a lasciare il Giappone e arrivare qui in Europa, ma finalmente anche i giocatori del Vecchio Continente possono mettere le mani su uno dei giochi più atipici tra quelli realizzati dal Persona Team. Titolo che, in maniera altrettanto fuori dal comune, ha generato un hype notevole anche solo per la combinazione di un design dei personaggi notevole, di una co-protagonista estremamente sexy e di una storia matura che trasuda erotismo pur senza mai scadere nel volgare. Il tutto raccontato attraverso una quantità non indifferente di intermezzi animati a opera di Studio4°C, realizzati talmente bene che quasi ci piacerebbe fossero raccolti in un OAV. Non c'è da stupirsi se la componente puzzle, analizzata a fondo qualche riga più in basso, sia quasi passata in secondo piano, ma con l'arrivo del gioco sugli scaffali nostrani abbiamo deciso di rigiocare l'intera avventura in lingua italiana.
Un buon pretesto per riguardarci le scene più osé, non trovate?! Confermando l'idea che ci eravamo fatti in sede di anteprima, la versione italiana di Catherine è localizzata soltanto nei testi dei menù e nei sottotitoli, lasciando il doppiaggio dei personaggi solo e soltanto in lingua inglese. Nonostante le pressioni dei fan europei manca la possibilità di impostare il doppiaggio originale in giapponese, ma la voce e l'interpretazione dei doppiatori statunitensi si è dimostrata al di sopra delle aspettative. Pollice in su anche per il lavoro di localizzazione svolto nei testi in italiano, privo di errori e in grado di trasmettere perfettamente le mille emozioni provate dai vari attori, anche se in alcuni casi abbiamo notato che alcune esclamazioni più spinte e colorite sono state leggermente smussate e ovattate: momenti, questi, per fortuna abbastanza rari da non rappresentare un punto a sfavore per la versione italiana. Curiosa la scelta di lasciare alcuni testi nei menù in inglese, come le varie opzioni nella schermata d'avvio o sul cellulare di Vincent, ma anche chi non mastica la lingua d'Albione non troverà alcun ostacolo lungo il percorso.
Catherine o Katherine?
Divenuto quasi un oggetto di culto fra i videogiocatori prima ancora di arrivare nei negozi grazie alle abili mosse in sede di promozione del publisher, Catherine è il primo titolo sviluppato dal team di Persona (da sempre ritenuta giustamente fra le migliori serie di giochi di ruolo di sempre), prodotto da Atlus, ad arrivare su PlayStation 3 e Xbox 360.
Il gioco è un action-adventure con elementi platform, puzzle e GDR a sfondo horror/erotico in cui incubi, amore e morte si intrecciano in maniera indissolubile, attraverso una trama intricata che si snoda in oltre venti ore di gioco, con un gameplay del tutto particolare che rappresenta a nostro parere, al pari della storia, il punto forte del gioco. Che è, diciamolo subito, molto di più che un titolo ecchi per otaku incalliti. E questo a prescindere da situazioni erotiche (ma non aspettatevi chissà cosa), riferimenti sessuali o dagli ammiccamenti della conturbante co-protagonista. Siamo in una tipica cittadina moderna, in una zona periferica della quale accadono strani incidenti, e molti giovani muoiono nel sonno in maniera inspiegabile. Chi ha avuto modo di vedere i cadaveri delle "vittime" sostiene che esse avessero una espressione di profonda angoscia dipinta sui loro volti. L'argomento, com'è logico, attira quindi l'attenzione dei media che iniziano a ipotizzare sulle cause di questi decessi, arrivando perfino a specularci sopra, avanzando alcune teorie alquanto bizzarre.
Morti sospette
In questa zona vive anche il trentaduenne Vincent Brooks, impiegato, senza ambizioni, senza obiettivi particolari nella vita, un tipo un po' nerd e un po' "bamboccione", giusto per usare un termine tanto in voga dalle nostre parti. Un giovane uomo impantanato tra l'altro in una storia d'amore che dura ormai da cinque anni con l'ex compagna di scuola Katherine McBride, che da tempo fa pressioni su di lui affinché la loro unione possa sfociare in un matrimonio.
Ma il buon Vincent fa orecchie da mercante visto che è molto confuso, fa fatica a tagliare quel cordone ombelicale ipotetico che lo lega all'adolescenza, alla sicurezza, a suo modo, della vita da single. Egli sembra insomma non voler crescere, avere paura dei cambiamenti che implicherebbe la decisione di mettere su famiglia. Quasi sprofondato in una sorta di limbo fatto di routine quotidiana, Brooks sembra avere un sussulto di vita quando un bel giorno incontra la bella Catherine. Bionda, giovane, estremamente sexy, sembra incarnare l'ideale di donna dell'immaginario erotico di Vincent che se ne invaghisce e ci finisce pure a letto. E da quel momento, per il povero impiegato inizieranno i guai. Da lì in poi il giovane uomo inizierà ad avere degli strani quanto terribili incubi, caratterizzati da atmosfere malsane, ambigue, con una sensazione di orrore dietro a ogni angolo, di pericolo imminente, di follia. E percorsi da scalare.
Di giorno, di notte
Volendo sintetizzare, la struttura di gioco di Catherine, almeno per quanto concerne lo story mode, chiamata Golden Theater, potemmo descriverla come sostanzialmente suddivisa in due parti ben distinte. La prima è tipicamente da gioco di ruolo e free roaming. La seconda, invece, più prettamente platform e puzzle. Ma procediamo con ordine. Nel primo caso gran parte della vicenda si snoda all'interno di un locale chiamato Stray Sheep.
Qui, di giorno, il nostro Vincent fa tutto ciò che ogni ragazzo della sua età farebbe al suo posto: incontra gli amici, nel suo caso Jonathan, Orlando e Tobias, chiacchiera, beve (ma attenti a non esagerare, o Brooks si ubriacherà e finirà dritto e anzitempo all'interno di un incubo), gioca, ascolta musica dal jukebox, porta avanti la sua doppia relazione e scambia SMS ed e-mail attraverso il suo telefonino. Quest'ultimo ha un ruolo importante nel gioco, visto che attraverso di esso non solo si può salvare la partita in corso, ma anche interagire con altre persone al di fuori del locale. Elemento questo da non sottovalutare visto che alcune risposte, date o non date, possono determinare alcuni eventi relativi alla trama e condurre a uno dei diversi finali previsti per Catherine, influenzando poi una insolito misuratore di moralità di cui parleremo più avanti. Non solo: quello che si dice al bar o la quantità di alcool ingurgitato hanno ripercussioni anche su quanto avviene poi di notte, specie sulla composizione delle torri e sull'aggressività degli altri fuggitivi.
Incubi e deliri
Se le fasi giornaliere sono da considerare a giusto titolo le più semplici e per molti aspetti anche quelle più divertenti, quelle platform a cui accennavamo poc'anzi sono invece da prendere con le molle. La seconda delle parti in cui sinteticamente abbiamo suddiviso la struttura di gioco del titolo Atlus è infatti più complessa di quanto possa sembrare di primo acchito. Essa si chiama Nightmare, e consiste nel muoversi in una dimensione diversa, onirica (gli incubi del protagonista), scalando il più in fretta possibile una serie di torri costituite di blocchi cubici che si parano davanti al giovane, e che crollano a tempo sotto di lui, in una sequenza di livelli, pena la morte.
Ci sono blocchi da spostare, scale da salire, trappole da evitare e, appunto, piattaforme sulle quali muoversi e saltare. Questi elementi di forma cubica possono essere spostati in avanti, dietro, a sinistra e a destra. Inizialmente la cosa non è particolarmente complessa e anzi si viene spesso aiutati, quasi, nella scelta più logica del percorso da seguire. Successivamente, col progredire del gioco, le cose si complicano, e tutto diventa più difficile anche per la presenza di mostri e persino di altri sventurati esseri dalle sembianze ovine che cercando a loro volta di scappare finiscono per ostacolare Vincent, spostandogli i blocchi o impedendogli magari di salire al livello superiore. Senza dimenticare gli stage coi boss, cioè quelli che completano la sequenza di livelli di ogni incubo e permettono, dopo averli superati, di far risvegliare Vincent. E, credeteci, la cosa è maledettamente difficile, vuoi per una difficoltà a volte esagerata, che costringe a ripetere più e più volte alcuni livelli. Vuoi per un sistema di controllo del personaggio che di base non è malaccio, ma che a volte si comporta in maniera assurda, facendo si che il nostro impiegato compia movimenti non richiesti, come tirare per esempio un blocco piuttosto che evitarlo. Certo, volendo si può sempre settare il livello di difficoltà a facile e appoggiarsi a una serie di aiuti, come per esempio una sorta di comando che annulla fino a nove mosse precedenti compiute da Vincent sulla torre, permettendo al personaggio di rifare a piacimento il percorso in modo migliore e rimediare agli errori.
Trofei PlayStation 3
Sono ventinove i Trofei "ufficialmente" disponibili in Catherine, più altri nascosti. Essi sono suddivisi in 24 di Bronzo, 3 d'Argento, 1 d'Oro e 1 di Platino. Per ottenerli occorre soddisfare alcune richieste specifiche del gioco, sia nella modalità principala, la Golden Playhouse, che nelle altre, compreso il mini game denominato Rapunzel, presente nel bar dell'avventura. Per esempio completando 3 stage nella modalità Babel, utilizzando il jukebox o aiutando Todd e Archie.
Scelte morali o immorali
Sparsi sopra i cubi sono presenti monete e piume da raccogliere. Queste ultime servono per creare dei nuovi cuscini che nel gioco altri non sono che delle vite extra da spendere in caso di morte, mentre le prime possono essere spese per comprare oggetti utili, come per esempio piattaforme extra da far apparire dal nulla per facilitare il percorso, drink energetici che incrementano le abilità di Brooks, etc. Tutta roba acquistabile presso un venditore che si trova sempre sulla cima di ogni torre appena scalata. Qui si può anche parlare con altri esseri a forma di pecora per raccogliere indizi e suggerimenti sul modo migliore per superare i percorsi successivi. Inoltre ci si può sottoporre all'esame di un misterioso oracolo il quale pone delle domande alle quali bisogna rispondere. Se si è connessi è anche possibile, dopo aver fatto le proprie scelte, vedere la percentuale di giocatori che da ogni parte del mondo hanno risposto in un senso o nell'altro. A seconda comunque di ciò che l'utente sceglie di far dire a Vincent, molte cose possono cambiare, così come avviene nel caso già citato nei paragrafi precedenti a proposito delle chiacchiere al bar o degli SMS. Il gioco ha infatti un sistema di "rilevamento" della moralità del protagonista che serve per determinare poi la manifestazione stessa degli incubi di Vincent, nonché, come accennato all'inizio, i finali.
Si tratta di una specie di "termometro morale" che cambia a seconda delle scelte giuste o sbagliate del protagonista. Le domande di solito vertono sui sentimenti che il giovane uomo nutre per la sua fidanzata, per l'amante e per sé stesso: se ci si comporta da traditore impertinente la barra indicatrice tenderà al negativo, rappresentata da un demone. Viceversa, comportandosi bene e dicendo cose sensate, responsabili, il livello di moralità viene ritenuto positivo. Non per niente esso viene rappresentato da un angioletto. In virtù di quanto appena descritto verrà voglia di rigiocare più volte il prodotto per determinare, attraverso i propri comportamenti, svariate situazioni. Se poi non dovesse bastare tutto ciò per incrementare la longevità del titolo sviluppato dal Persona Team ci sono delle modalità multigiocatore fino a un massimo di due utenti, una competitiva e l'altra cooperativa. La prima è chiamata "Colosseum" e va sbloccata alla fine della modalità storia: si tratta di una serie di sfide da affrontare contro un amico, scalando le pile di cubi e cercando di giungere in cima a essi prima dell'avversario. L'altra è invece chiamata "Babel": con l'aiuto di un compagno il videogiocatore al solito deve completare nel minor tempo possibile i vari stage. Volendo questa sessione può essere giocata da solo. I punteggi ottenuti in questo caso andranno a essere conteggiati in apposite classifiche online.
Piccolo gioiellino
A dare più lustro al fascino intrinseco della trama e dell'ambientazione ci pensa poi a nostro parere una grafica in cel-shading dallo stile particolare che a tratti ricorda anime come Death Note o comunque altri prodotti simili, e che, a dispetto delle apparenze, può vantare una cura dei particolari e un livello di dettaglio impensabili forse per l'engine adottato per l'occasione. Grazie anche all'ottimo lavoro svolto dal character design Shigenori Soejima (visto all'opera in diverse produzioni Atlus, compresa Persona 3), che ha saputo dare forma e vita alle ansie, alle paure e ai desideri più intimi di Vincent.
In particolare ci ha colpito il design di alcuni boss, con uno che nelle fattezze ci ha persino ricordato per concept, seppur in forme diverse, il giudice del film dei Pink Floyd "The Wall".
Di fatto, la resa grafica complessiva, pur se non eccezionale, appare in definitiva perfetta per il contesto e ben si sposa con gli intermezzi filmati, sempre in stile cartone animato giapponese, che accompagnano i giocatori nelle varie fasi dell'avventura.
Ottime anche le musiche che compongono la colonna sonora, realizzata da Shouji Meguro, già autore, tra le altre, di quella di alcuni giochi della serie Megami Tensei e Persona. A conferma della sua fama di sperimentatore, di artista attratto da nuovi generi da "contaminare" mischiando fra loro stili diversi, come per esempio musica da orchestra, elettronica e rap, anche in Catherine il maestro ha utilizzato delle versioni rivedute e corrette di grandi classici del passato, come la quinta sinfonia in Do minore op. 67 di Ludwig van Beethoven, lo Studio op. 10 n.12 (Étude op. 10 n.12) di Frédéric Chopin o l'introduzione all'opera Guglielmo Tell del nostro Gioacchino Rossini. Inoltre, come detto prima, non mancano dei brani tratti da vecchi lavori di Atlus. Allo stesso modo consideriamo soddisfacente il doppiaggio in inglese, caratterizzato da una certa cura nella scelta delle voci attribuite ai vari personaggi, e alla buona interpretazione dei doppiatori stessi. Cosa che in parte sopperisce alla mancanza della traccia audio giapponese, che invece verrà inserita nella versione europea del gioco.
Conclusioni
Catherine è probabilmente un gioco che non concede mezzi termini, o lo si ama o lo si odia. E' cioè il classico prodotto che può dividere il pubblico dei videogiocatori, fra chi ne sa apprezzare ogni minimo dettaglio e chi no. Non adatto a tutti gli utenti, specie a coloro che hanno poca pazienza, il titolo resta una scelta quasi obbligata invece per tutti gli amanti delle produzioni Atlus e perché no, degli anime dalle trame contorte e a tinte horror, e soprattutto che sono alla ricerca di qualcosa di nuovo nel panorama videoludico mondiale.
Al di là di qualche momento frustrante nella modalità Nightmare, e di qualche imperfezione tecnica, il titolo si rivela comunque essere un piccolo capolavoro a livello di storia, situazioni e invenzioni; uno dei giochi più originali e interessanti degli ultimi tempi. Per noi è, insomma, un ottimo titolo, degno della tradizione di prodotti di grande qualità a cui ci ha abituato negli anni Atlus. E questo a prescindere dalla sensuale co-protagonista e dal fascino morboso di alcuni momenti della trama.
PRO
- Trama affascinante
- Livelli complessi e ben articolati
- Stile grafico particolare
- Rigiocabile grazie ai finali multipli
CONTRO
- Alcuni incubi a dir poco frustranti
- Comandi non perfetti nelle sessioni platform
- Mancanza del doppio audio
- Telecamera a volte mal posizionata