Versione testata: PlayStation 3
Chi si ricorda del vecchio telefilm Quantum Leap, la serie tv con ormai più di venti anni sulle spalle in cui Scott Bakula, il futuro capitano Archer dell'Enterprise, saltava nel tempo assumendo le sembianze di persone a caso, aiutandole a risolvere piccoli e grandi problemi personali? Probabilmente molti viste le numerose repliche tra Rai e La7, ma soprattutto cosa centrano viaggi nel tempo e fantascienza con Driver: San Francisco?
Il nuovo episodio della saga Reflections taglia i ponti col passato, pur ruotando tutto intorno ai protagonisti di Driv3r, il poliziotto sotto copertura John Tanner e il super criminale Jericho, ma nei primissimi minuti di gioco si prende il lusso di portare le scorribande per San Francisco nella testa di John, caduto in coma dopo un inseguimento finito male, di fatto liberando il titolo da ogni tipo di pretesa "realistica" della serie. Per fare ciò i ragazzi inglesi hanno dotato il protagonista di un potere chiamato Shift, che gli dona la possibilità, una volta che la telecamera si è alzata da terra, di entrare direttamente nel corpo di ogni automobilista presente nella mappa, dando il via ad una serie di situazioni, e quindi di missioni, che sono il vero fiore all'occhiello della produzione Ubisoft.
Fanta missioni
Shiftare, diventare un'altra persona, è semplice, si preme il tasto X, mentre con lo stick destro, ci alzeremo a volo d'uccello sulla città, osservando quindi il traffico e decidendo quale vettura farà al caso nostro. Con la progressione nel gioco, e d'accordo con lo svelamento della mappa, la quale inizialmente è assimilabile ad una "piccola porzione" della città, ma cresce fino a mostrare tutta la Bay Area, potremo arrivare sino ad una vera e propria visuale satellitare, con tanto di mini map extra, tanto è vasto il nostro playground. Lo Shift insomma ci permette di muoverci speditamente come se fosse un teletrasporto, evitandoci quindi lunghe e noiose peregrinazioni, ma questo è solamente il grado zero del suo utilizzo. Non è un semplice trick da attivare alla bisogna, Reflections lo ha reso importantissimo al pari della guida stessa, cucendoci attorno tonnellate di missioni secondarie e varie, esaltanti e originali missioni principali, siano esse legate o no alla storia. Senza eccedere in spoiler, questo stratagemma narrativo ha fatto sbizzarrire gli sviluppatori mettendo in scena situazioni al limite dell'assurdo, di vera e propria fantascienza, regalando momenti in cui si rimane a bocca aperta per la fantasia e la bizzaria delle trovate, che comunque richiedono un manico non indifferente. Volete rincorrere una vettura mentre tutta la città è stata messa in pausa? Accomodatevi! O preferite guidare due auto insieme? Vi sembra troppo strano? Perchè non infilarsi sotto un camion per tentare di disinnescare o una bomba? Troppo rischioso? Non è forse più facile partecipare a una gara in cui bisogna arrivare primi e secondi? O forse per scrollarci di dosso la polizia o chiunque tenti di ostacolarci non è meglio se entriamo nella testa di un guidatore che viene nel senso opposto per fare un bel frontale eliminando il problema alla radice?
Non mancano ovviamente delle missioni normali, e inutile dirlo anch'esse possono essere stravolte dall'uso disinvolto dello Shift. Le tipologie non mancano: possiamo dedicarci alla distruzione entro un tempo limite di oggetti o arredo urbano, partecipare a gare con o senza check point in cui l'uso della minimappa è necessario (diventare esperti nella navigazione urbana è fondamentale quando ci viene chiesto di evitare le strade principali) o partecipare a compiti di scorta e pedinamento. Ci sono anche veri e propri gran premi clandestini, cosa che ci da la possibilità di utilizzare svariate vetture di ogni genere, da normali sportive a auto da sogno come la Pagani Zonda, passando per le auto da rally storiche del Gruppo B o gli altrettanto storici maggiolini rialzati da sterrato. In pratica, Reflections ha infilato anche gare off road nel gioco! La carrellata sulle varie tipologie di missioni, quasi tutte libere e richiamabili comodamente tramite l'uso dello Shift a mappa aperta, non può non terminare con quelle acrobatiche, anche qui presenti in quantità industriale, e quelle in cui si corre e basta, senza turbo e senza la possibilità di cambiare auto, cosa che esalta ancor di più il buon modello di guida del gioco.
Tassinari vs. Assi del volante
Le missioni secondarie, al pari di quelle della storia sono necessarie per accumulare soldi e punti determinazione, ovvero le due monete sonanti del gioco, che ci permettono di sbloccare ulteriori eventi e garage sparsi per la città e di comprare nuove vetture e abilità, come la possibilità di aumentare la durata del turbo. Più in generale ogni tipo di evoluzione compiuta in strada, dall'andare contromano, alle sgommate ai salti chilometrici portano punti, quindi basta non guidare come Massa a Spa per far aumentare il proprio tesoretto di determinazione. Abbiamo quindi detto che il gioco non difetta in termini di quantità e qualità per quello che riguarda le missioni, anche se ad onor del vero verso la fine tendono spesso a ripetersi, mentre alcune sono piuttosto difficili e frustranti. Ci siamo soffermati molto sul cosa fare, come se stessimo parlando di un titolo adventure, ma andando a stringere Driver: San Francisco è un racing game il cui cuore è quindi il modello di guida. Come scritto precedentemente, è senza dubbio buono, immediato e arcade al cento per cento, tutto derapate e controsterzi, ovvero il suo essere per nulla "reale" è il suo maggior pregio ma anche il suo maggior difetto. Le decine di vetture, in accordo con la propria classe e tipologia, tutte reali e licenziate, dai tir alle dreamcar sono facili da padroneggiare e davvero sguscianti nel traffico, e così devono essere per poter effettuare tutti quei numeri che il gioco ci impone di fare. Alla stessa maniera sono anche terribilmente leggere, scodano e si intraversano che è una bellezza, e quando qualcuno ci tocca, vuoi che siano gli avversari, vuoi le pattuglie delle polizia, veri e propri kamikaze su quattro ruote, per non parlare poi del traffico cittadino, si perde il controllo in un attimo, vanificando magari una gara che si sta per vincere sul filo di lana, o annullando quei pochi decimi di secondo guadagnati per arrivare all'ultimo check point.
Inizialmente questo problema non è particolarmente importante, il livello di difficoltà è ben calibrato, ma andando avanti nel titolo, quando le missioni si fanno più complicate e gli avversari più bastardi si arriva presto a situazioni quasi da trial and error, in cui non basta tentare di eliminare gli avversari con un frontale ben piazzato, o chiudere una strada con un tir per tentare di recuperare lo svantaggio. Le vetture supersportive sono delle velocissime saponette e acuiscono questo problema, la frustrazione è insomma dietro l'angolo. Non c'è solo questo di problema però. Quando si prende il controllo di un'altra vettura è l'intelligenza artificiale a gestire quella appena lasciata. Purtroppo il nostro alter ego digitale si limita a fare il compitino, e talvolta nemmeno quello. Non si pretende che vinca una gara al posto nostro mentre noi ci dedichiamo alla nobile arte dello speronamento, ma che almeno faccia i sorpassi più elementari e che vada a tavoletta si però! Nulla è perduto, i modi per arrivare vittoriosi alla fine non mancano ma vedere talvolta una intelligenza artificiale così inetta lascia l'amaro in bocca, visto il bel lavoro generale fatto. In definitiva quello che più ci è piaciuto nel gioco è come gli sviluppatori sono stati capaci di ripensare il modo di correre, grazie alle possibilità che lo Shift ci offre. Arrivare in fondo ad una gara, fermare un porta valori, salire in corsa su un camion, effettuare un salto da un bisarca non è solo una questione di manico e di riflessi, ma anche di "pianificazione preventiva" delle azioni. Non c'è mai un modo univoco di portare a termine una missione, ci si può davvero sbizzarrire, questo, senza dubbio, è il merito principale che va ascritto agli sviluppatori.
Trofei PlayStation 3
Driver: San Francisco premia il giocatore con 51 trofei, relativi non solo al progressivo avanzamento nella storia, ma anche mano a mano che si sale di livello nel multiplayer. Ovviamente il grosso dei trofei si ottiene eseguendo tutte le varie tipologie di missioni, principali e secondarie, comprando garage, vetture e compiendo azzardi e acrobazie, tutte presenti in gran numero.
Scontri in rete
La componente multiplayer non può quindi non beneficiare delle meccaniche messe in piedi da Reflections. Le modalità di gioco sono molte, e tutte piuttosto divertenti, con il solo limite che si sbloccano al salire di livello, di conseguenza non sono tutte aperte sin dall'inizio. Anche qui c'è molta sostanza, tanto online quanto in split screen. C'è un pò di tutto, dalle corse dietro ad una "lepre", ad un vero e proprio capture the flag, passando per corse in cui bisogna spazzare via dalla strada i veicoli designati, o quelle da inseguimento guardia e ladri. Presenti anche le gare "lisce" senza poteri, per godere appieno della velocità del motore grafico. Il tutto per un massimo di sei, otto giocatori. Non siamo quindi dalle parti di un multiplayer implementato per allungare il brodo, ma di un qualcosa dal valore aggiunto molto forte e ben delineato, capace di esaltare ancor di più il sistema di Shift e la vasta mappa di San Francisco.
Da un punto di vista tecnico il gioco è ben fatto, non mancano di certo i compromessi con la sua natura sandbox, ma a conti fatti il livello di dettaglio inserito in una mappa davvero vasta è soddisfacente, anche se non mancano texture non propriamente di grido su palazzi e su elementi di secondo piano. Il meglio il gioco lo da nel frame rate, ancorato, salvo sporadici casi sui 60 fps (mentre è ben più instabile via split screen), nella resa delle vetture, ricche poligonalmente e dotate di un sistema di danneggiamento estetico e graziate da belle texture e buoni effetti di riflessi sulle carrozzerie. Menzione d'onore per il gran numero di macchine e pedoni presenti in città. San Francisco è davvero viva e vibrante e con tutti i landmarks perfettamente riconoscibili, e da ultimo va riconosciuta l'alta qualità dei filmati in computer grafica, che aggiungono, se ancora ci fosse bisogno, un'ulteriore tocco cinematografico al titolo.
Conclusioni
Driver: San Francisco è una bella sorpresa, rappresenta una piacevole ventata d'aria fresca per il genere automobilistico. Lo Shift sconvolge abitudini consolidate, ma funziona egregiamente, tanto in singolo quanto in multiplayer, applicato a missioni originali e molto varie che solo andando verso la fine prestano il fianco ad una certa ripetitività e che possono sconfinanare in una eccessiva difficoltà che rasenta talvolta la frustrazione. Non mancano però ulteriori criticità, come l'eccessiva leggerezza delle vetture, un male in mezzo al traffico e una intelligenza artificiale che tende ad addormentarsi quando prende il nostro posto durante lo Shift. Una bella svolta per il franchise insomma.
PRO
- Lo Shift funziona alla grande e sconvolge in positivo il modo in cui si interpreta una gara
- Graficamente ben fatto con il plus dei 60 fps con pochi sporadici cali
- Le missioni sono moltissime, divertenti, originali e molto varie...
CONTRO
- ....ma verso alla fine alcune sono sin troppo difficili e frustranti
- Le vetture sono saponette leggerissime, gli urti sono spesso punitivi
- L'intelligenza artificiale "sostituiva" è decisamente poco sviluppata