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Un mondo in pace

Infinity Ward e Sledgehammer Games ci portano di nuovo nei campi di battaglia della terza guerra mondiale. Riusciremo a sopravvivere?

RECENSIONE di Matteo Santicchia   —   08/11/2011
Call of Duty: Modern Warfare 3
Call of Duty: Modern Warfare 3
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Versione testata: Xbox 360

L'impresa di Infinity Ward è una di quelle che fanno tremare i polsi. Bissare il successo di Black Ops degli amici/rivali Treyarch e mettere la parola fine a una delle trilogie che più hanno segnato il mondo videoludico negli ultimi tempi, il tutto con un team molto diverso rispetto a quello degli esordi, ma che grazie all'innesto in corsa di Sledgehammer Games (e con la collaborazione di Raven Software) sembra aver trovato un naturale sostituto del genio di West e Zampella, i boss fuoriusciti dalla software house americana nel 2010 per "incomprensioni", con tanto di lunga querelle giudiziaria a complicare le cose. Ora che Call of Duty: Modern Warfare 3 è finalmente nei negozi possiamo senza ombra di dubbio dire che il lavoro svolto dagli sviluppatori è di tutto rispetto, decisamente migliore rispetto al secondo capitolo, in grado di proporre un'offerta di gioco che, pur inserendosi nel solco della tradizione della serie, riesce a mettere insieme, come si è soliti dire, qualità e quantità, prendendosi poi il lusso di andare a stravolgere alcune di quelle meccaniche base che hanno decretato il successo del franchise.

Un mondo in pace

Una volta inserito il disco cosa troviamo in Call of Duty: Modern Warfare 3? Il menù è sostanzioso. Una campagna lunga tra le cinque e le sei ore se giocata a normale (poche, ma in linea purtroppo con la striminzita media odierna), sedici Spec Ops e sedici mappe Survival, più tutto il multiplayer, giocabile non solo online ma anche via split screen e system link. Un pacchetto senza dubbio molto ampio, segno questo che la coppia di sviluppatori al timone non si è limitata a fare il cosiddetto compitino, ma ha puntato a confezionare un titolo che potesse ampliare quanto già proposto nei precedenti capitoli, in modo da affrontare la serrata concorrenza di questi giorni a tutto campo.

Kill Makarov

Molti erano rimasti delusi dalla campagna di Modern Warfare 2. Breve, poco intensa, con numerose fasi riciclate e soprattutto piagata da scelte narrative che hanno compresso il tutto in una sequela di missioni slegate e poco intellegibili. Un mezzo fiasco insomma. In questo terzo capitolo si parte esattamente da dove eravamo rimasti: nei momenti successivi alla fuga di Makarov, con la terza guerra mondiale che ormai è una realtà, tanto che i russi hanno ormai preso la costa est degli Stati Uniti. La storia segue diversi protagonisti sul campo di battaglia, ma fondamentalmente gli eventi principali narrano la controffensiva americana in America e in Europa, mentre il redivivo Soap, insieme a Price e Nikolai continuano la loro guerra personale contro Makarov in giro per il mondo: in India, in Africa e ancora in Europa, con le missioni finali che li sballotteranno tra la Repubblica Ceca e la Siberia. Il ritmo è serratissimo, le vicende si accavallano una sull'altra, ognuna con conseguenze dirette tanto sulle gigantesche battaglie campali nelle città europee (Parigi, Amburgo, Berlino) quanto sulle operazioni "silenziose" della Task Force 141. In quest'ottica gli sviluppatori sono stati bravi a non ripetere l'errore fatto in precedenza, ovvero il gettarci in battaglia senza un necessario contorno narrativo "preparatorio", col solo scopo di stordirci grazie a una messa in scena roboante della guerra moderna.

Un mondo in pace

Siamo comunque molto distanti dalla voglia di raccontare una storia di Black Ops, non ci sono cutscene, non c'è tempo per fermarsi a "vedere" cosa succede o è successo tra una missione e l'altra, e quando i colpi di scena arrivano danno l'impressione di non essere un mero deus ex machina, ma ben inseriti in un intreccio che arriva al termine senza troppe forzature, chiudendo il cerchio aperto nel 2007. Le diciassette missioni che compongono la campagna sono tanto varie quanto memorabili. Certo non mancano fasi o momenti "normali" (in special modo quando gli spazi si stringono e tutto diventa un lungo binario dentro il quale fare il tiro al piccione), ma più in generale la messa in scena e la qualità degli script esplodono letteralmente negli spazi più grandi, dove si è potuto mettere in poligoni e texture tutta la solita maestria cinematografica dei ragazzi di Infinity Ward insieme a Sledgehammer Games. E questo nonostante un motore grafico che ormai è arrivato decisamente al tramonto, che non esalta in termini di dettaglio e effettistica, ma che riesce comunque a rendere credibili fasi in cui ci si chiede come sia possibile mantenere il frame rate ancorato ai 60 frame, nonostante tutto quello che succede sullo schermo. Gli sviluppatori sono stati bravi insomma a farci vedere (o notare) solo quello che vogliono loro, nascondendo alla vista magari un fondale targato 2007 che è presente certo, ma che in definitiva è solo rumore di fondo. C'è veramente ogni cosa, nulla di nuovo e originale si intende, ma l'impressione è che tutto sia stato limato e corretto, inserendolo coi tempi giusti e senza strafare. Non c'è una lunga e tediosa missione finale come quella col canotto di Modern Warfare 2 e le "simil favela" africane sono meglio realizzate, con un migliore level design e senza un fastidioso e invasivo respawn. Non è stato inventato nulla, c'è anche una parte "disturbante" che è possibile decidere di saltare preventivamente, ma il tutto funziona in modo egregio, diverte e ci appassiona sino alla fine.

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Alcuni momenti rimarranno impressi, come ad esempio l'invasione di Amburgo, la presa dei codici di lancio dal sottomarino russo nella baia di New York, la battaglia sotto la torre Eiffel o la strepitosa missione di protezione del presidente russo in pieno stile "Air Force One". La lista potrebbe comunque essere molto lunga, quello che più è piaciuto è che ogni missione varia notevolmente nel corso della stessa, parte magari stealth, per passare attraverso mezzi, momenti ad alto contenuto pirotecnico e fughe precipitose. Il tutto innestato su una tipologia di gameplay che è quello che tutti conosciamo, lineare e scriptatissimo, ma che riesce in termini di level design a offrire spesso e volentieri spazi piuttosto aperti dove c'è sempre una via alternativa per arrivare al prossimo checkpoint. Non stiamo ovviamente parlando di mappe aperte da navigare in tutta libertà, ma è apprezzabile la ricerca di allontanarsi, benché in modo "superficiale", dal temuto binario da seguire pedissequamente, che come scritto precedentemente è presente solo in alcune fasi. La campagna ci è insomma piaciuta molto, forse un pò troppo corta e facile se giocata a normale, perfettamente riconoscibile per stile, totalmente all'insegna della tradizione della saga, ma decisamente migliore di quella del secondo capitolo: più compatta, meglio narrata e dal ritmo senza fastidiosi alti e bassi.

Obiettivi Xbox 360

Call of Duty: Modern Warfare 3 premia il giocatore con 50 obiettivi per un totale di 1000 punti. Si guadagnano con la semplice progressione nella campagna e hanno valore variabile a seconda del livello di difficoltà scelto. Le Spec Ops regalano obiettivi al raggiungimento di particolari condizioni, non sempre di facile attuazione. Maggiori soddisfazioni si ottengono portando a termine la campagna a Hardened e a Veterano (100 punti) o raggiungendo la quindicesima ondata in ogni singola missione Survival (40 punti) o ancora arrivando alla quota massima di stellette, 48, nelle missioni Spec Ops (40 punti).

Operazioni davvero speciali

Il pacchetto di gioco si compone inoltre di sedici Spec Ops da giocare decisamente online insieme ad un amico, visto che si nota da subito che la difficoltà è tarata verso l'alto se si sceglie il "solo play", ma soprattutto perché molte sono strutturate in modo che i due giocatori abbiano ruoli diversi e che cooperino attivamente per arrivare al termine della missione. Sono di varie tipologie, da quella classica stealth in cui bisogna uccidere simultaneamente i nemici senza far scattare allarmi e liberando nel contempo degli ostaggi, a quella su mezzi in corsa, a quella in cui un cecchino dal tetto di un grattacielo deve proteggere il compagno Juggernaut a terra, usando tanto il proprio fucile quanto i missili del Predator, sino alla missione di Londra in cui uno deve ripulire degli uffici mentre l'altro controlla da remoto delle torrette armate, stando attento a non incorrere nel fuoco amico. Più in generale riprendono l'ambientazione della campagna, reinterpretando quanto giocato anche con interessanti ribaltamenti di prospettiva. Esemplare in tal senso l'operazione speciale ambientata sull'aereo del presidente russo. Allo stesso tempo è possibile giocare anche alle sedici Survival, ovvero una sorta di incrocio tra la modalità orda e Counter-Strike. Le meccaniche sono semplici ma ad alto livello di assuefazione. Tra un'ondata e l'altra (il respawn degli avversari non parte da punti fissi) è possibile spendere i soldi guadagnati con le uccisioni per comprare nuove armi, upgrade, munizioni, granate e Kill Streak, tutto il necessario insomma per difendersi da ondate via via più numerose e letali, con tanto di elicotteri, cani, soldati esplosivi e Juggernaut a completare la lista di bad guys che vogliono farci la pelle. Anche qui il livello di difficoltà è tarato verso l'alto: giocare con un amico è il modo migliore per andare avanti con le ondate.

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Il Survival è a tutti gli effetti una palestra per il multiplayer, ma l'inclusione del negozio ne amplia l'aspetto "tattico" se così possiamo chiamarlo, per incoraggiare la cooperazione con il proprio compagno. Per tutti quelli che se lo stavano chiedendo Spec Ops e Survival non condividono lo stesso sistema di progressione del multiplayer. Più si gioca e più armi si sbloccano, più alto è il livello di difficoltà scelto, più punti e stellette si ottengono. Se il tutto funzionava più che egregiamente in Modern Warfare 2, possiamo dire lo stesso anche ora. Le missioni, ad obiettivi e a tempo, sono assolutamente divertenti e oltre ad essere ben congegnate e varie, sono a tutti gli effetti una valida alternativa alla campagna in cooperativa, di cui si sente sempre la mancanza. In quest'ottica le varie Spec Ops estrapolate dal single player ne catturano perfettamente lo spirito e lo espandono a tutti gli effetti, risultando per buona parte di esse forse anche più originali e impegnative. Si ha a volte l'impressione che siano quasi "scene tagliate", ovviamente non per la riuscita di esse, quanto per scelte relative al bilanciamento generale.

Scelte impegnative

Sinora l'unica novità del gioco è l'inedità modalità Survival, con il multiplayer però se ne aggiungono molte altre. Ne abbiamo già parlato a fondo in occasione del reveal di settembre dal CoD XP di Los Angeles, possiamo brevemente dire che Infinity Ward e Sledgehammer Games hanno del tutto ripensato la distribuzione delle Kill Streak e il sistema di crescita tanto del giocatore quanto delle armi in uso. La somma di questo vero e proprio reboot delle meccaniche tipiche della serie ha portato il titolo ad arrivare quasi all'inserimento di "classi" specifiche, anche se è possibile smacchinare come sempre con la scelta libera del proprio alter ego. Innanzitutto le Kill Streak si attivano non solo per le uccisioni, ma anche in base agli obiettivi acquisiti con il sistema chiamato Point Streak. Più bombe si disinnescano, più bandiere si innalzano ad esempio, più velocemente il nostro contatore delle kill sale. Un modo questo efficace per aiutare quelli che non sono killer professionisti e che preferiscono uno stile di gioco "più lento" rispetto a quello iper frenetico praticato dalla maggior parte dei giocatori. La cosa più importante ci viene chiesta prima di entrare in partita. Nel solito menù di customizzazione possiamo decidere tra tre tipologie di "assistenze", anche detti Strike Packages, ovvero Assalto, Supporto e Specialista. La prima è del tutto versata in azioni d'attacco come il Predator, l'AC-130, il bombardamento di precisione, la strafing run di un nutrito gruppo di elicotteri e molto altro per un totale di quindici aiuti (con diciassette kill massime per l'Osprey Gunner).

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Come da prassi con la morte del giocatore si interrompe la conta delle kill. Supporto invece è dedicato alla difesa e quindi particolarmente utile nelle modalità ad obiettivo. Accanto a UAV e contro UAV abbiamo il giubbotto antiproiettile, il lanciatore SAM, la torretta automatica, da comandare anche da remoto, la bomba EMP ma anche un bel bombardamento Stealth. In questo caso abbiamo un totale di dodici assistenze, con l'ultima, l'Escort Airdrop, che si ottiene con diciotto uccisioni. Contrariamente ad Assalto, la morte del giocatore non ferma la corsa delle uccisioni, di conseguenza si può arrivare alle Kill Streak più alte anche morendo spesso, proprio per questo Supporto è più difensivo che offensivo. Certo è che se la squadra è ben affiatata, sfruttando magari tutte le possibilità del level design, l'unione letale tra Supporto e Assalto potrebbe sbilanciare un pò le partite, almeno quelle che vedono sfidarsi veterani e noob. Le molte ore giocate insieme ai giornalisti europei partendo tutti da zero non hanno mostrato questa problematica, ma è possibile immaginare che l'entrata in corsa a gioco già nei negozi da diverso tempo possa esacerbare questa criticità, comunque da sempre presente nella serie. La terza, Specialista, rimuove ogni assistenza, offensiva e difensiva che sia, per abilitare al salire delle uccisioni tre Perk che si aggiungono ai tre di default e che permangono sino alla morte del giocatore. Non è stato lo Strike Package più utilizzato, il fascino pirotecnico delle grandi esplosioni è innegabile, ma testando tutti i dodici perk, nessuno ha dato l'idea di creare una sorta di "classe Jedi" invincibile. I vantaggi ci sono, magari abilitando i nuovi Perk come quelli che ci rendono invisibili dall'alto o dai vari rilevatori (Blind Eye e Assassin) o quello che abilita una mira migliore dalla distanza (Marksman), ma sembrano essere discretamente bilanciati e ben inseriti nel contesto del gameplay tipico di Modern Warfare.

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Le nuove addizioni non si fermano qui. La coppia di sviluppatori si è ben spesa per evitare un Call of Duty sempre uguale a sè stesso. Oltre a Strike Packages e Point Streak troviamo anche un nuovo sistema di progressione delle armi. Al salire di livello si sbloccano nuove armi, ma solo utilizzando ogni singola bocca da fuoco è possibile sbloccare ottiche, reticoli di mire e mimetiche. Nulla è comune insomma, ogni add on va preso con la costanza di gioco e con il superamento delle moltissime sfide arma per arma. Notabile è poi l'introduzione di alcuni veri e propri Perk da attivare per aumentare l'efficacia dell'arma, come minor rinculo, maggior impatto dei proiettili, miglior stabilità o la possibilità di abilitare il doppio slot su cui inserire la solita vasta possibilità di upgrade. Il percorso di crescita del multiplayer è quindi molto lungo e pieno di "bivi" da imboccare, ma soprattutto riesce nell'intento di diversificare molto lo stile di gioco, rendendo Call of Duty: Modern Warfare 3 davvero molto configurabilee riducendo la rincorsa al Prestigio solo una piccola parte dell'esperienza di gioco. La cosa più importante è che tutte queste modifiche alle meccaniche tipiche della serie sono ben inserite all'interno di una giocabilità perfettamente riconoscibile, davvero bilanciata, immutata nell'essere veloce e frenetica, a volte punitiva certo, ma nel comtempo da subito gratificante, che non teme di perdere qualcosa in termini di tatticismo, guadagnando però punti in immediatezza e divertimento. Sotto questa luce le novità ampliano l'offerta di gioco senza appesantirlo, il tutto in perfetto equilibrio tra "classicismo" e "modernità".

In giro per il mondo

A livello di level design le sedici mappe sono un perfetto contraltare a quanto scritto precedentemente. Accantonata la voglia interattiva del lavoro di Treyarch, gli sviluppatori hanno realizzato ambientazioni capaci di esaltare ogni tipologia di gioco in cui si alternano aperture con mille coperture, a dedali di viuzze e spazi più stretti, dove lo sviluppo in verticale o le vie alternative sono presenti sempre in gran quantità, con i numerosi punti di accesso ai punti "caldi" che moltiplicano la bagarre quando si tratta di difendere o conquistare una posizione.

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Le ambientazioni sono anch'esse molto varie. Si passa da Sea Town, una piccola cittadina del nord Africa con le sue stradine strette e gli angoli ciechi ad Arkaden, pensata soprattutto per Search&Destroy, ambientata in un centro commerciale tedesco distrutto, alle bellissime mappe africane Village e Mission o la siberiana Outpost, nella solita (gigantesca) base della guerra fredda o le evocative americane Downturn e Interchange, con la seconda che ci fa correre in mezzo ai resti di un enorme cavalcavia bombardato, tra vetture fumanti e i resti delle strade che spezzano le linee di tiro. Più in generale è possibile dire che le mappe più grandi sono certamente le migliori, capaci di divertire a tutto tondo. Le novità non si fermano qui, abbiamo anche due inedite modalità di gioco, Kill Confirmed e Team Defender. La prima è una variante del Team Deathmatch. Effettuata un'uccisione bisogna anche recuperare la dog tag dorata rilasciata dal malcapitato, pena la perdita del punto. Possiamo raccogliere le nostre, quelle dei compagni di squadra, ma anche prendere al volo le tag rosse dei nemici in modo da negargli l'uccisione. Facendo così si esalta la componente "cooperativa" della modalità, conviene sempre andare almeno in coppia per evitare di soccombere ad un avversario non visto, e nel frattempo rubare più mostrine possibili in giro per la mappa, scatenando magari l'ira dei compagni rimasti a mani vuote. Un sistema questo che funziona, che mette pressione addosso al giocatore e che elimina virtualmente i cecchini visto che sparare da lontano non serve a nulla se poi dobbiamo confermare la nostra kill correndo allo scoperto dall'altra parte della mappa. Team Defender invece è assimilabile al Cattura la Bandiera, in questo caso però vince la squadra che la tiene più a lungo.

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Una modalità da subito molto divertente, visto che le squadre tendono a raggrupparsi intorno al portatore scatenando gigantesche sparatorie. Il rovescio della medaglia è che se si riesce a trovare un punto particolarmente difendibile, il compito per gli attaccanti diventerà arduo, tramutando veloci sparatorie in vere e proprie battaglie d'assedio. Il resto delle modalità poi è quello usuale, con la variante del giocare a Veterano o a Normale. Scegliendo invece le partite private, slegate dalla progressione del multiplayer, troveremo delle tipologie di gioco anch'esse piuttosto numerose, che spaziano dall'essere interessanti a del tutto gratuite e in fin dei conti quasi ridicole. Le migliori sono certamente Drop Zone in cui bisogna conquistare e tenere i punti di rilascio delle casse di supporto, Team Juggernaut dove bisogna difendere il Juggernaut della propria squadra o quelle derivate da Black Ops come Gun Game e One in the Chamber. La peggiore ha sempre come protagonista il Juggernaut. Non ci sono due squadre. Chi uccide il primo Juggernaut scelto casualmente dal sistema diventa a sua volta un super soldato corazzato. Il risultato è che spesso ci si trova in dieci a pestarsi i piedi in una piccola stanza per sparare ad una sola persona, versione digitale della tanto deprecabile tonnara.

Guerra vecchia

Da un punto di vista tecnico siamo di fronte al motore utilizzato per i due precedenti capitoli, il vetusto ma super ottimizzato id Tech 3, qui presente nella versione pesantemente modificata dagli sviluppatori che infatti preferiscono chiamarlo IW5 a rendere palese la distanza che passa tra la primissima versione di id e quella di Infinity Ward. I risultati sono più che buoni, grazie soprattutto ai granitici sessanta frame al secondo che donano al titolo la solida fluidità, un vero e proprio comandamento da rispettare al momento dello sviluppo del gioco. Parlando della campagna il dettaglio non è sempre su alti livelli, così come la costruzione poligonale.

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Ma quando tutto il mondo di gioco esplode, quando i palazzi crollano, quando le battaglie campali riempiono le schermo e distruggono gli ambienti più famosi, quando insomma i perfetti script mettono in scena tutta la forza cinematografica del titolo non ce n'è semplicemente per nessuno. A livello di impatto Modern Warfare 3 rimane sempre imbattibile, pur con tutte le intrinseche limitazioni del caso. Non mancano comunque buoni effetti speciali, shader e anche qualche ben fatto ma elementare particellare (la fuga durante la tempesta di sabbia è esemplare in tal senso), ma si è arrivati veramente al punto di non ritorno, un motore di nuova concezione è una richiesta obbligata. Speriamo quindi che le nuove console arrivino presto. Il multiplayer esaspera tutte queste problematiche. A parte il dettaglio dei soldati, tutto è ancora più semplice e statico. Estremamente funzionale, non ci fermeremo mai dal ribadirlo, ma un cambio è necessario. Per quanto riguarda l'intelligenza artificiale, l'unica cosa da rimarcare è l'assenza di particolari problemi di script e respawn invasivi. Per il resto è tutto come da copione: la forza bruta prevale sull'acume tattico, i soldati si limitano a qualche breve movimento e fare il solito su e giù dietro le coperture, nulla di eccezionale quindi.

Call of Duty: Elite

Con l'uscita del gioco verrà lanciata la piattaforma Elite, un vero e proprio servizio sociale messo in piedi per collegare l'intera community di Call of Duty arricchendo a dismisura la componente multiplayer e rendendola navigabile e analizzabile in tutte le sue statistiche. Elite si sviluppa tramite un sito internet facilmente navigabile e molto profondo nel quale è possibile monitorare tanto le nostre performance quanto quelle degli altri utenti, studiando minuziosamente ogni singola partita effettuata, dalla kill ratio sino alle zone calde della mappa, o interfacciarsi con gli utenti creando clan e sfide personalizzate, e partecipare a tornei con premi digitali e "fisici", con quest'ultimi purtroppo non presenti sul territorio italiano per problemi legislativi. Se poi vogliamo apprendere il gioco in ogni sua singola sfumatura, possiamo dedicarci alla "lettura" dell'ampia sezione informativa Improve. Tra le varie possibilità offerte dalla piattaforma molto interessante è quella di preparare una classe "da remoto" per poi utilizzarla in partita, o creare modalità di gioco personalizzate che possono essere copiate e utilizzate da ogni giocatore. Il tutto in maniera gratuita, con le sole maggiori funzionalità dedicate ai clan qualora si voglia pagare la sottoscrizione annuale che comprende anche tutti i DLC con un rilascio mensile e la Elite TV con documentari e programmi satirici a tema Call of Duty.

Conclusioni

Multiplayer.it
9.2
Lettori (641)
6.0
Il tuo voto

Call of Duty: Modern Warfare 3 è la risposta a quelli che dicono che il franchise è sempre uguale a sè stesso, cambiando poco, o nulla, di anno in anno. Le novità sono molte, sostanziose e tutte perfettamente inserite nelle meccaniche di gioco. Le classi e lo sviluppo dell'arma donano un insperato sapore tattico al gameplay, così come le nuove modalità di gioco. Davvero ben fatta poi la campagna, migliore di quella del secondo capitolo, dotata di buon ritmo, molto varia e che chiude degnamente la trilogia. In definitiva un pacchetto di gioco dal grande valore: una campagna azzeccata, tante e varie Spec Ops, sedici mappe e innumerevoli modalità di gioco impiantate su meccaniche riviste che funzionano. Qualità e quantità insomma.

PRO

  • Campagna avvincente e varia
  • Le novità del multiplayer funzionano e specializzano lo stile di gioco
  • Le Spec Ops sono molte e ben congegnate
  • Single player visivamente dal grande impatto...

CONTRO

  • ...ma l'engine è ormai al limite
  • La campagna non è lunghissima e non è particolarmente impegnativa se giocata a normale
  • Sul lungo periodo potrebbero verificarsi problemi di bilanciamento senza un matchmaking adeguato