L'anno che sta volgendo al termine può tranquillamente essere archiviato, videoludicamente parlando, come quello del ritorno alla ribalta dei picchiaduro "classici". Un'annata buona dunque, per usare un termine rubato all'enologia, che ha però visto manifestarsi in maniera massiccia anche un altro trend, ossia quello delle collezioni di giochi del passato riproposti in alta definizione. Il fenomeno delle collection HD riscuote generalmente un buon successo di pubblico e di critica, complice comunque una generazione che volge al termine e la carenza di nuovi brand a cui appassionarsi; tutto questo a patto però che il lavoro di riproposizione risulti adeguato all'offerta richiesta (e non mancano infatti splendidi esempi in tal senso, come la Collection dedicata a Ico e Shadow of The Colossus o il remake del primo Halo). Per un picchiaduro però, il discorso si fa più complicato e trascende la pure componente tecnica; anzi, framerate a parte, la grafica è solitamente un elemento secondario nella valutazione generale. In Tekken Hybrid si è deciso così di riproporre nientemeno che il primo Tekken Tag Tournament, unanimemente o quasi riconosciuto come il miglior Tekken mai creato e per questo ancora oggi ricco di nostalgici fan; accanto all'originale, il buon Harada e tutto lo staff che da anni si occupa delle diverse release del Torneo del Pugno d'Acciaio hanno deciso di regalare un piccolo antipasto dell'atteso sequel di Tekken Tag e addirittura, sempre sullo stesso supporto, l'intero film in alta definizione Tekken: Blood Vengeance.
Trofei PlayStation 3
Tekken Hybrid possiede due set di trofei, uno completo dedicato a Tekken Tag Tournamet HD che ne include 36 suddivisi in 1 platino, 5 d'oro, 10 d'argento e 20 di bronzo, e uno ridotto per Tekken Tag 2 Prologue composto da 1 oro, 4 argenti e 7 bronzi. Tutti i trofei sono di facile conseguimento, essendo sostanzialmente sbloccabili andando avanti nel gioco ed effettuando specifiche mosse nel corso dei match. Particolarmente ostico risulta però il raggiungimento dei trofei d'oro del primo Tag legati al tempo nel Time Attack inferiore ai 6 minuti e al punteggio di 200 punti nel Tekken Bowl, prestazioni che richiedono la perfezione assoluta o quasi.
Siamo la coppia più bella del mondo
Nel vaglio dell'offerta proposta da Tekken Hybrid, ci concentreremo in questa sede sull'analisi rispettivamente di Tekken Tag Tournament HD e Tekken Tag Tournament 2, mentre dedicheremo al film Tekken: Blood Vengeance un apposito box poco più avanti. Prima di parlare delle novità introdotte in Tekken Tag Tournament HD, è opportuno spiegare brevemente i motivi che portarono a definire il prodotto originale apparso su PS2 circa 10 anni fa come il miglior esponente della serie. Nonostante l'aspetto estetico non facesse certamente gridare al miracolo neppure all'epoca, il picchiaduro di casa Namco traeva la sua origine dal glorioso terzo capitolo del brand, migliorandone il roaster (adesso finalmente con tutti gli storici protagonisti), le liste delle mosse e introducendo la gradita novità del cambio rapido durante il match o, più brevemente, il Tag Mode. Privo di orpelli grafici, di piani con dislivelli o peggio distruttibili, il primo Tag rapppresentava (e rappresenta tutt'ora) la certezza e la sicurezza per un giocatore "Pro": ogni mossa vale infatti sempre un certo numero di frame e possiede una o più proprietà, immutabili e prevedibili. Ogni scopertura è quindi certamente "punita" con la migliore mossa possibile, frutto di un'accurata scelta matematica data dal rapporto tra velocità di esecuzione e danno inflitto.
Ed è così ad esempio che il terribile pugno elettrico di Kazuya Mishima, sferrato in piedi e di fronte all'avversario, assume la proprietà di "special mid" e riesce a lanciare in combo aerea (la cosiddetta "juggle") anche se abbassato. Un elettrico quindi, composto da 14 animazioni (i "frame"), nasce medio e resta medio per sempre, a prescindere da posizione, angolazione ecc. Quanto detto vale ovviamente per tutti i colpi, salvo sporadici bug non voluti e, purtroppo, non corretti neanche in questa riproposizione. Entrando nel merito della produzione, anche un appassionato della prima ora non potrà evitare di notare alcune scelte davvero inspiegabili: l'opera di potenziamento della risoluzione ha infatti interessato soltanto la parte giocata, escludendo quindi i filmati e gli stessi menu (copiati per intero dall'originale). La velocità di gioco, ancorata ai 60 frame al secondo, permette però un sospiro di sollievo a chi, avendo superato da un pezzo la verde età fanciullesca, ricordava ancora con orrore la pessima conversione PAL che fu realizzata a suo tempo su PlayStation 2. Purtroppo però alcuni stage, in particolare quelli di Paul Phoenix e Eddy Gordo, sembrano soffrire di microscatti se affrontati alla risoluzione di 1080p; in attesa di una eventuale patch, il consiglio è quello di forzare la risoluzione della console a 720p, comunque già migliore rispetto all'originale.
Sul gioco in sè resta davvero poco da segnalare, essendo sostanzialmente identico a quello di 10 anni fa: abbiamo a disposizione quindi la classica modalità Arcade, la Pratica, il Team Battle, il Survival Mode e il divertente Tekken Bowl, presente da qualche settimana anche su iOS in versione stand alone gratuita. I numerosi personaggi presenti (quasi 40 se includiamo anche le diverse varianti) rappresentano uno spaccato dei principali stili di combattimento esistenti (la Capoeira ha in Eddy Gordo il più bel rappresentante digitale della storia dei videogame), alcuni inventati ma di grande fascino (si pensi all'imperuoso Karate in stile Mishima) e, pochi per fortuna, che scadono nel metafisico (Devil e Angel, in grado di sparare un laser dal "terzo occhio" sulla fronte). Nonostante l'indubbio fascino che ancora il titolo Namco esercita sulla folta comunità di appassionati, l'età e l'invecchiamento del gameplay alla fine si fa sentire: in Tekken Tag HD pesano come macigni la lentezza di reazione e la legnosità delle animazioni, sopratutto se paragonate a quelle del 6 o di Tekken Tag 2. L'appeal per le nuove generazione non è sicuramente alto, resta però la purezza di uno stile mai più ritrovato, un piacere unico nel giocare sapendo esattamente come affrontare tutte le diverse situazioni.
Il film Tekken: Blood Vengeance
Disponibile anche in versione 3D, questo lungometraggio in computer grafica non convince assolutamente se guardato con gli occhi dell'appassionato cinefilo. Tale errore però, a costo di soffrire un po', non deve essere compiuto: si tratta infatti sostanzialmente di un fan film di buona qualità, in cui l'appassionato di Tekken ritrova quello che cerca, cioè vedere all'opera i suoi alter ego digitali. Doppiato in inglese o, splendidamente, in giapponese (ma con sottotitoli in italiano), la storia parla del solito scontro tra le due Corporation più importanti del mondo di Tekken, la G-Corp guidata da Kazuya Mishima e la Mishima Zaibatsu, sul cui trono regna Jin Kazama (figlio di Kazuya) che ha a sua volta spodestato il nonno HeiHachi Mishima. La trama riprende dunque le vicende narrate attraverso i capitoli ufficiali dei giochi, cosa che di per sè rapresenta già una certezza per i fan. Protagoniste del film sono Ling Xiayou (con tanto di Panda gigante al seguito) e il replicante umanoide (e indubbiamente sexy) Alisa Boskonovitch, rispettivamente agenti spia al soldo di Anna Williams (G-Corp) e Nina Williams (Mishima Zaibatsu). Le alterne vicende vedranno le due eroine fronteggiarsi e poi allearsi per cercare di evitare lo scontro fratricida tra le diverse generazioni Mishima che, a causa dei poteri in ballo, potrebbe determinare la fine del mondo. Da segnalare infine numerosi piccoli camei tra cui quelli di Lee Chaolan e Ganryu.
Assaggio di nuove coppie
Tekken Hybrid propone al suo interno anche una novità, una sorta di (molto) piccolo antipasto per quella che sarà la prossima grossa fatica di Namco-Bandai, ossia Tekken Tag Tournament 2. Con la formula del Prologo, utilizzata già ad esempio da Gran Turismo (che aveva però contenuti decisamente più corposi), è data la possibilità di provare in anteprima 4 personaggi in coppia, a scelta tra Kazuya Mishima, Devil Jin, Alisa e Xiayou. La rosa è formata non a caso dai protagonisti del film, a cui questo Prologo sembra essere dedicato; oltre alla modalità Arcade però, che si ferma al quinto incontro, non esiste purtroppo nient'altro da fare, neppure l'indispensabile allenamento (è tuttavia presenta una modalità per guardare da vicino i modelli dei personaggi). Pad alla mano, in questo atteso seguito si comincia ad intravedere un lavoro molto più completo e raffinato, a cominciare proprio dalle meccaniche di gioco. La base su cui si è partiti è infatti chiaramente quella di Tekken 6: Blood Rebellion, l'ultimo episodio ufficiale della saga di cui Tekken Tag 2 sfrutta una versione del motore potenziata e rifinita. Le novità presenti sono però molte: il Tag infatti è adesso più fluido e naturale e le combo in coppia risultano praticamente istantanee da apprendere, anche con più cambi.
Si nota in sostanza una certa facilitazione per le juggle meno impegnative ma, al contrario, per raggiungere il maggior danno possibile la fatica da fare resta comunque tanta. La distanza tra i combattenti sembra poi leggermente aumentata, permettendo così di evitare al giocatore la tentazione di "tirare" sempre e ovunque. Un titolo che resta frenetico ma più equilibrato, con i Mishima sempre temibili seppur lontani dai fasti migliori, ricco di effetti speciali, luci e colori: Tekken Tag 2 appare dunque, dopo un primo fugace sguardo, come un ulteriore cedimento alla spettacolarizzazione della saga, grazie anche alla presenza di pareti, parapetti e pavimenti distruttibili, del Bound System (ossia il rimbalzo extra a fine juggle, anche se a prima vista sembra ridotta sia la portata sia la presenza di colpi per attivarlo) ma non del Rage System, almeno inteso alla vecchia maniera (in Tekken 6 consisteva in un potenziamento dei colpi quando ci si riduceva in fin di vita, segnalato dall'insolita luminosità della linea vitale). Qui infatti è la barra del giocatore "in panchina" che comincia a lampeggiare qualora diventi più grande di quello attualmente impegnato, suggerendo così il cambio al giocatore ma, soprattutto, permettendo il "Tag Crush", ossia un'entrata in combattimento molto più violenta direttamente sull'avversario, al costo però del sacrificio di una porzione di vita rossa (cioè quella in via di risanamento).
Le altre modalità di Tag restano in parte mutuate dal primo episodio (il cambio in scivolata, in corsa e con il calcio volante) ma in aggiunta è presente il nuovo Tag Assault, ossia una particolare situazione che permette per qualche secondo la costituzione di una superiorità numerica due contro uno in video, da sfruttare però molto rapidamente. I pochi personaggi presenti non permettono un'analisi approfondita dei rapporti di equilibrio, che ci riserviamo quindi di fare non appena avremo tra le mani la versione definitiva. Uno dei problemi che però molti giocatori hanno notato è l'eccessiva decorazione dei costumi di Devil Jin e Kazuya, ripresi dalle loro trasformazioni finali viste nel film. Estremamente ricchi di dettagli ma soprattutto di ali e piume su schermo, nelle fasi più concitate è praticamente impossibile o quasi rendersi conto di quanto avviene in combattimento; auspichiamo perciò la possibilità di rendere la scelta di questi costumi soltanto opzionale.
Generazioni di professionisti a confronto
La comunità di appassionati di Tekken in Italia non solo è molto vasta ma può anche vantare risultati eccellenti nel corso delle competizioni sparse per il mondo. Dislocati essenzialmente a Catania (presso il "FreePlay") e a Milano, nello storico "Camerlingo", i giocatori si coordinano e restano in contatto tra loro grazie all'attivo forum del sito Tekken Italia. In occasione dell'importante uscita di Tekken Hybrid, abbiamo chiesto ad alcuni dei volti storici, molto conosciuti tra gli appassionati, un parere su entrambi i giochi.
"Silver", al secolo Marco Silvestri, è co-fondatore e amministratore di Tekken Italia, partner italiano di riferimento per Namco Bandai ed Halifax in occasione dei tornei ufficiali. Secondo lui "il lavoro di conversione di Tekken Tag in HD è stato svolto bene, nonostante qualche rallentamento che però non è nulla se pensiamo all'abominio della conversione originale PAL." "Il prologo del secondo Tag", continua Marco, "non l'ho neppure installato perchè provandolo in versione arcade da sala ha confermato tutti i miei timori per un'ennesima operazione puntata più al lato commerciale che a quello tecnico." "Tekken Tag", conclude Silver, "resta il punto di riferimento per la vecchia guardia italiana e il miglior esponente della serie".
Di diverso avviso è invece "Rikimaru", al secolo Rosario Monaco, vincitore di numerosi tornei italiani e attualmente campione europeo in carica di Tekken 6 BR dopo aver trionfato al Samsung Euro Championship di Berlino. Secondo Rosario infatti "il primo Tag, pur avendo fatto indubbiamente la storia, è attualmente troppo vecchio nelle meccaniche. Tekken Tag 2 invece ha una bella grafica, gli stage sembrano piu larghi e molto dettagliati. Pare ci sia un po' di spacing (distanza tra i combattenti, ndr) in piu rispetto a Tekken 6 e la cosa non e' affatto male. Le combo poi non sembrano troppo difficili da fare nonostante i numerosi tag da eseguire. L'unica pecca forse è che il gioco sembra una sorta di Tekken 6 con in più la possibilità del tag ma credo che la versione definitiva darà un'impressione diversa."
L'ultima parola è infine per "Bode", noto anche come Fabrizio Tavassi e per anni vera leggenda del primo Tekken Tag. Vincitore nel 2004 del torneo Absolution di Londra e già autore nel 2009 del libro "Il mio nome è Bode", Fabrizio sostiene che "il primo Tekken Tag, per quanto grossolano nei dettagli e nella composizione dei fotogrammi, conservava dei principi di fondo che gli hanno conferito una longevità notevole rispetto alle altre versioni di Tekken. Nell'ultimo capitolo, siamo invece di fronte ad un gioco molto frenetico, dove luci e suoni si mescolano a ritmi elevati e possono rendere la concentrazione più difficile da raggiungere. Una nota a favore di Tekken Tag 2 è senz'altro la correzione dello spacing di gioco, reso più ampio di prima, così da invogliare i giocatori a non avere la fretta di colpire l'avversario rischiando di andare a vuoto."
Conclusioni
L'operazione commerciale che è alla base di Tekken Hybrid riesce a dare contemporaneamente l'amaro e il dolce agli amanti della saga targata Namco. Da una parte abbiamo infatti il caposaldo di tutta la serie, tappa irrinunciabile per tutti coloro che hanno perfezionato la propria tecnica ma che, oltre ad avere una realizzazione HD non certo memorabile, al giorno d'oggi risulta decisamente ostico nell'approccio; dall'altra c'è un assaggio del suo sequel, totalmente opposto, palesemente votato agli eccessi e che fa dello spettacolo la bandiera portante, a scapito della tecnica e delle tradizionali certezze di frame, scoperture e proprietà. In definitiva, l'acquisto di un simile prodotto potrebbe interessare sia l'utenza "antica" e più smaliziata, desiderosa di ritornara "ai bei tempi che furono", sia i curiosi della nuova formula di Tekken Tag 2; tuttavia, il rischio grosso è che la collection, non avendo un'anima ben definita, risulti di non facile comprensione, restando quindi, ingiustamente, sugli scaffali.
PRO
- Tekken Tag Tournament è la storia del Tekken
- Perfezione matematica del gameplay
- Il film incluso è un gradito extra
- Tekken Tag 2 è una demo con i trofei!
CONTRO
- Conversione HD approssimativa
- Le meccaniche del primo Tag sono ormai obsolete
- Tekken Tag 2 è una demo con i trofei
- La collection è chiaramente dedicata soltanto ai fan più fedeli