Daniel è il tipico "nerd": gli piacciono i videogame, i giochi di ruolo, i film di fantascienza e la letteratura fantasy. Una sera, impegnato in una partita a Dungeons & Dragons con gli amici, si alza dal tavolo per andare in bagno e lì accade l'inimmaginabile: la luce va via e qualche istante dopo il ragazzo si ritrova in un luogo completamente diverso, buio e freddo... come le segrete di un castello! Convinto che si tratti di un'allucinazione dovuta a uno scherzo di cattivo gusto dei suoi amici, che magari gli hanno messo della droga nella birra, Daniel si fa strada per qualche metro utilizzando l'accendino per fendere l'oscurità, ma si imbatte subito in una creatura sovrannaturale che cerca di possederne il corpo.
L'attacco non va a buon fine, e così lo spirito si ritrova "incastrato" nel corpo del ragazzo: gli assurdi dialoghi fra lui e Daniel costituiscono senza dubbio parte del fascino di UnEpic, ma la sceneggiatura è solo uno dei punti di forza di questa mastodontica produzione indie. Mastodontica perché, nonostante le dimensioni di tutto rispetto (duecento stanze, sette categorie di armi differenti, decine di oggetti e quest da affrontare), è stata sviluppata nel corso di due anni da un unico programmatore, che si è avvalso poi della collaborazione di alcune persone per realizzare elementi grafici extra e per tradurre i testi in varie lingue, italiano incluso. Completato il gioco, ha deciso di distribuirlo in prima persona attraverso il sito ufficiale, lasciando agli utenti finali la decisione su quanto pagarlo in un range che parte da 6,50 euro e arriva a 19,50. Ovviamente non bisogna comprare UnEpic a scatola chiusa: prima si scarica una demo giocabile e poi si valuta se sbloccarne tutte le funzioni tramite l'acquisto di un codice.
Armi...
Il castello di Harnakon, che fa da sfondo all'intera vicenda, è composto da un enorme numero di stanze e "zone" a cui Daniel deve guadagnare di volta in volta l'accesso tramite l'uso di chiavi speciali. Tutte queste location confluiscono in una sorta di "hub" rappresentato da una stanza piena di porte, ognuna delle quali ci permette di tornare rapidamente nel luogo in cui stavamo svolgendo una quest. Nonostante questa possibilità, il back tracking impera e fa sostanzialmente parte del gameplay di UnEpic, così come gli elementi platform e quelli RPG.
Bisogna insomma vedere il gioco per quello che è: un appassionato omaggio a un modo di fare videogiochi che, purtroppo o per fortuna, non esiste più. Armatevi dunque di carta e penna, perché dopo qualche ora vi renderete conto che, per evitare troppi giri a vuoto, sarà il caso di disegnare una mappa dello scenario come si faceva ai tempi di The Sacred Armour of Antiriad su Commodore 64. Convinto che sia tutta un'allucinazione ma determinato ad andare fino in fondo, Daniel si troverà a interagire con un bel po' di personaggi, ostili o meno. Fra i primi figurano troll, vermi, orchi, pipistrelli, formiche giganti e finanche grossi boss, che il personaggio deve affrontare utilizzando le diverse armi che si trovano in giro o che si possono acquistare nei "negozi". Ci sono sette differenti classi di armi, ognuna più o meno efficace a seconda della situazione: le spade, ideali contro i nemici che sanguinano; i pugnali, leggeri e veloci; le mazze, piuttosto efficaci per rompere oggetti ed eliminare scheletri o avversari corazzati; le asce, una via di mezzo fra mazze e spade, anche se piuttosto lente; le lance, capaci di colpire il bersaglio da una certa distanza e dunque mettendoci al riparo da eventuali contrattacchi; gli archi, efficaci contro nemici lontani; le bacchette magiche, capaci di lanciare ogni tipo di incantesimo. Ogni categoria va livellata, in pieno stile RPG, e accade dunque che ci siano armi che non possiamo ancora brandire nel momento in cui ne entriamo in possesso. Al di là di tutto questo spessore, bisogna purtroppo dire che le dinamiche che regolano i combattimenti sono semplicistiche e si basano fondamentalmente sul "primo colpo", senza la possibilità di parare gli attacchi né di effettuare schivate che non siano semplicemente il correre via.
...e bagagli
Le armi rappresentano solo una delle numerose categorie di oggetti presenti in UnEpic. Ogni volta che si elimina un nemico, infatti, è possibile raccogliere materiale di diverso tipo (dalle interiora a sostanze polverose, dalle ali di pipistrello alle lingue di serpente, ecc.) destinato poi alla rivendita oppure alla creazione di pozioni, incluse quelle per il ripristino dell'energia vitale. Questo tipo di soluzione elimina interpretazioni diverse dall'accumulo di materiale prima di una spedizione, anche perché in assenza di oggetti per il recupero dalle ferite diventa davvero troppo facile incorrere nel game over.
Quest'ultimo non viene applicato dal gioco in modo spietato, ovvero non c'è l'obbligo di ripartire dall'ultimo salvataggio, ma la situazione in cui ci si trova risulta ugualmente scomoda perché senza pozioni diventa davvero difficile andare avanti, e dunque si finisce per ricorrere all'anello che ci teletrasporta nel luogo dove possiamo salvare e ripristinare l'energia, per poi rifare a piedi il percorso che ci separa dalla quest attiva. Gli spigoli dell'esperienza, insomma, non mancano. Si tratta senza dubbio di scelte di design che richiamano a un approccio "hardcore" d'altri tempi, che da un lato risulta frustrante ma dall'altro produce gran soddisfazione quando portiamo a termine una missione con successo. Il tutto si ama o si odia, a seconda della propria sensibilità e delle proprie aspettative, come sempre accade di fronte a produzioni controverse. Sul fronte della realizzazione tecnica non c'è poi molto da dire: UnEpic gira al massimo alla risoluzione di 1024 x 768 pixel, è dotato di una grafica bitmap simpatica, con animazioni fluide (a parte alcune) e una buona atmosfera generale, soprattutto grazie all'idea delle torce con cui bisogna interagire in ogni stanza e che, una volta accese tutte, illuminano completamente l'area, svelando eventuali forzieri da aprire, casse da distruggere e nemici da affrontare.
Conclusioni
UnEpic miscela diversi elementi in modo interessante: una storia poco originale ma ben scritta e piena zeppa di simpatiche citazioni; una struttura action platform d'altri tempi, all'insegna del back tracking e del respawn; e una componente RPG molto lontana dal generale "ammorbidimento" che questo filone ha subito nel corso degli anni. Come detto si tratta di un'opera enorme, considerando che è stata sviluppata da un'unica persona; che omaggia in modo palese l'epoca degli 8 bit e rinuncia, volutamente, a semplificazioni che pure avrebbero reso l'esperienza più accessibile, specie durante le prime ore. Il risultato finale è un gioco che difficilmente si presta a interpretazioni: si ama o si odia, senza vie di mezzo. La cosa buona è che potete provarlo in tutta tranquillità, per capire se si tratta di vero amore (e quindi procedere all'acquisto) o di una grossa delusione.
PRO
- Tante armi, quest e oggetti
- Dialoghi molto divertenti
- Un'esperienza indubbiamente "hardcore"
CONTRO
- Il back tracking fa parte del gameplay
- Sistema di combattimento semplicistico
- Si ama o si odia
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore Intel Core i3 350M
- 8 GB di RAM
- Scheda video ATI Mobility Radeon HD 5650
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- PC capace di far girare la risoluzione di 1024 x 768 pixel
- Sistema operativo Windows XP, Windows Vista, Windows 7