Come dovrebbe essere uno sparatutto mobile? Ci sono senz'altro diverse opinioni in merito, ma in genere quello che viene in mente è un'esperienza veloce, frenetica, immediata e dotata di un sistema di controllo in grado di unire precisione e semplicità.
Ebbene, abbiamo avuto modo di provare il nuovo titolo prodotto da Tencent, scoprendo che di fatto non corrisponde a nessuna di queste caratteristiche. E così, archiviato un accesso anticipato che si è rivelato troppo poco frequentato per poter tirare le somme, abbiamo atteso l'apertura dei server per farci un'idea il più possibile chiara di cosa sia davvero Arena Breakout.
Le sensazioni sono tuttavia rimaste invariate: nel suo tentativo di portare sui dispositivi iOS e Android una formula il più possibile vicina a quella di Escape from Tarkov, il gioco ha dimenticato di rispettare alcuni concetti fondamentali del mobile gaming: ve ne parliamo nella recensione di Arena Breakout.
Struttura: formula interessante, eppure...
Il concetto alla base di Arena Breakout è semplice: al comando di un soldato creato tramite un editor, verremo reclutati di volta in volta all'interno di una quadra composta da tre elementi e spediti in una mappa con l'obiettivo di eliminare eventuali nemici ma soprattutto di raccogliere armi e oggetti preziosi, da estrarre recandoci nelle apposite zone dello scenario.
È il bottino il nodo centrale della questione: sia dal punto di vista del potenziamento personale, dunque l'ottenimento di un equipaggiamento migliore rispetto a quello che abbiamo; sia dal punto di vista dello scambio e della rivendita, attraverso meccanismi e sistemi che si attivano già a partire dal raggiungimento del livello 3.
Purtroppo nell'ispirarsi al già citato Escape from Tarkov, il team di sviluppo non ha considerato di introdurre le opportune semplificazioni e gli automatismi che si rendono necessari in un mobile game, per tutta una serie di motivi. Per dirne una: se avete aperto il gioco durante una pausa di pochi minuti, non riuscirete neanche a entrare in partita, restando appesi nel mezzo di una delle tantissime spiegazioni su come gestire l'inventario.
Quest'ultimo si pone probabilmente come l'aspetto più complicato e macchinoso del gioco, caratterizzato da un'interfaccia tutt'altro che immediata, che richiede tempo per essere compresa e digerita. Aspetti basilari come il munizionamento diventano in Arena Breakout qualcosa di estremamente cervellotico, eppure bisogna scenderci a patti o ci si ritroverà sul campo di battaglia senza la possibilità di difendersi.
Lo stesso looting, che rappresenta il cuore dell'esperienza, risulta appesantito da inutili tempi di attesa per "esaminare" oggetti a una prima occhiata sconosciuti, che vanno poi collocati nello zaino o in sostituzione della dotazione di base se si tratta di armi o corazzature migliori di quelle di cui disponiamo in quel momento; ma anche lì la gestione dell'interfaccia ribadisce la propria legnosità, di concerto con la scarsa reattività dei comandi touch.
Attorno a tutto questo ci sono ovviamente le microtransazioni, con una quantità enorme di pacchetti che vengono proposti in maniera più o meno insistente nell'affollatissima schermata principale, strapiena di notifiche che non possono essere spente se non appunto concedendosi qualche acquisto, che si tratti di armi, munizioni o semplicemente oggetti cosmetici con cui personalizzare il nostro avatar.
Gameplay: niente fuoco automatico e crolla il castello di carte
La pesantezza strutturale di Arena Breakout, sufficiente da sola a scoraggiare gli utenti meno inclini alla pazienza, non è purtroppo il problema più grosso di questa produzione. Sebbene infatti le premesse tecniche del gioco siano ottime, il sistema di controllo deve fare i conti con la gravissima mancanza del fuoco automatico, che determina tutta una serie di inconvenienti piuttosto gravi.
Nel corso degli anni ne abbiamo parlato tantissimo: in uno sparatutto mobile non ha alcun senso utilizzare un pulsante separato per il fuoco, perché quando inquadriamo un nemico nel mirino non lo facciamo certo per salutarlo; e ciò vale a maggior ragione nell'ambito di un titolo in cui le munizioni sono poche e di vitale importanza, dunque sprecarle per inseguire con una raffica l'avversario di turno risulta folle.
Non è tutto: questo tipo di approccio, estremamente datato, implica un adeguamento dell'intelligenza artificiale che rende le unità ostili dei fantocci statici, incapaci di muoversi e di attuare strategie d'attacco minimamente sensate, perché è chiaro che in quel caso non avremmo alcuna possibilità di reagire dovendo prima muoverci e puntare, quindi chiedere cortesemente alla controparte di restare ferma mentre azioniamo il grilletto.
Viene da sé che il gameplay risulta sostanzialmente impoverito e banalizzato da tale impostazione, che si presta discretamente bene solo ai tiri dalla distanza con il mirino di precisione ma crolla come un castello di carte non appena il contesto ci chiede di portare avanti un combattimento dinamico, fra munizioni sprecate e dita che si intrecciano e bestemmie che volano alte nel cielo.
Tecnicamente parlando
Come accennato poc'anzi, sul piano puramente tecnico Arena Breakout risulta solido, pur con un gran numero di distinguo. Se infatti l'ambientazione bellica moderna ha condizionato il genere degli sparatutto da diversi anni a questa parte, viene da sé che la stragrande maggioranza degli asset che si muovono sullo schermo appaiono generici e ampiamente già visti. Inoltre la qualità si paga: già alle impostazioni medio/alte, il gioco tende a surriscaldare anche dispositivi di ultima generazione.
Non c'è insomma il guizzo grafico, la mossa inaspettata, la personalità che ritroviamo in produzioni meno stereotipate anche su iOS e Android; e lo stesso vale per il comparto sonoro, con i suoi dialoghi in inglese che spiegano, spiegano e spiegano cose a persone che magari vorrebbero passare quei minuti a giocare.
Conclusioni
Arena Breakout fa propria una formula interessante ma ben poco adatta a un contesto mobile, a maggior ragione visto che gli sviluppatori hanno fatto ben poco per ottimizzarne i meccanismi e alleggerirne la struttura così che l'esperienza risultasse più immediata e digeribile per un'utenza spesso abituata a sparatutto veloci e frenetici, con cui potersi cimentare anche durante una pausa di pochi minuti. Al di là dell'estrema macchinosità dell'interfaccia, c'è poi il peccato mortale della mancanza del fuoco automatico, che trascina con sé tutto il gameplay trasformando gli scontri in una parentesi tanto statica quanto frustrante fra un bottino e l'altro.
PRO
- La formula ha senz'altro il suo perché
- I contenuti di certo non gli mancano
- Tecnicamente solido, per quanto generico
CONTRO
- Davvero troppo lento e macchinoso
- Niente fuoco automatico, il gameplay ne risente parecchio
- Poco reattivo e surriscalda già alle impostazioni medie