Geoff Crammond's Grand Prix 4
E tutti gli altri? Tutti gli altri troveranno in “Grand Prix 4” un titolo di grandissime qualità. Certo, bisognerà pur sempre essere dei minimi appassionati di guida.
Grafica spettacolare e fluida anche su sistemi non più di ultima generazione, una giocabilità immediata fin dalle prime sessioni di gioco ma comunque profonda con una curva di apprendimento lenta e progressiva che promette di tenervi impegnati per parecchi mesi. Telemetria, assetto dell’autovettura dalle mille sfaccettature, percorsi riprodotti con un grandissima cura (è stato previsto ad esempio l’utilizzo dei rilevamenti satellitari) con tanto di condizioni atmosferiche variabili ricreate con un realismo che ancor oggi non conosce rivali: guidare nel bel mezzo di un temporale tra le nuvole d’acqua alzate dai copertoni delle auto avversarie e lanciarsi a tutta tavoletta su un asfalto dove si riflettono gli oggetti a bordo pista è un’esperienza che non si dimentica tanto facilmente. Insomma, tante altri produzioni risulteranno superiori dal punto di vista prettamente simulativo, tuttavia chi è risposto a rinunciare al realismo più assoluto in virtù di un più semplice e triviale divertimento non rimarrà certo deluso. Grazie al particolare sistema di aiuti sia il principiante di primo pelo che il giocatore più navigato ed esperto riusciranno sempre e comunque a sfruttare le esperienze di gioco scaturite da questo gioco.
Anche il problema della licenza ufficiale FIA, che limita la simulazione della sola stazione 2000/2001 può essere facilmente aggirato grazie alla grande espandibilità del titolo e alle decine di risorse OnLine grazie alle quali sarà possibile personalizzare, aggiornare e migliorare quasi tutte le componenti di questo gioco: piloti e tracciati compresi. Insomma, la vera mancanza va ancora indicata nell’assenza del Multiplayer via Internet e via Lan. Viene infatti data la possibilità di gareggiare solo in modalità “Hot Seat”, ovvero quella che vedrà alternarsi al computer tutti i diversi partecipanti mentre la CPU guiderà le autovetture degli altri.
Non più il capolavoro indiscusso nel genere ma pur sempre un titolo di prim’ordine e ricco di soddisfazioni, soprattutto per tutti gli appassionati di primo pelo.
Sid Meier's Civilization III
Nel 1992 uscì uno dei videogiochi più riusciti della storia della piattaforma PC. Sid Meier, già autore di altri capolavori come Pirates e “F15 - Strike Eagle” ci regalò quello che definire un videogioco è forse - ancor oggi - riduttivo. Civilization fu uno di quei titoli che riuscì ad esulare dal semplice mondo del divertimento interattivo. Civilization creò praticamente un nuovo genere di videogiochi e rappresentò una vera e propria esperienza.
Si cominciava con un gruppo di coloni all’alba delle origini del genere umano e, partendo da un primitivo e piccolo villaggio si doveva creare una nazione prima ed una vera e propria civiltà poi per arrivare, migliaia di anni dopo il nostro primo turno di gioco, ad organizzare e lanciare una prima spedizione in direzione ignoto: Alpha Centauri. Descritto così in poche righe potrebbe sembrare fin troppo semplice e banale ma vi assicuriamo che le variabili di gioco e le situazioni introdotte dalle meccaniche di gioco davano vita, ogni volta, ad una partita unica e soprattutto imprevedibile. Durante la guida del nostro impero saremo infatti messi davanti a numerose scelte: quale tecnologia ricercare, quale politica commerciale attuare, quali . Dominare il mondo con la diplomazia o con gli eserciti? Conquistare la leadership mondiale grazie alla nostra forza economica o in virtù dei nostri progressi scientifici? Civilization 3 arriva dopo circa dieci anni l’apparizione del capostipite e, alla fin fine, non aggiunge nulla di particolarmente innovativo al vecchio ed indissolubile concept di gioco, del resto perché stravolgere qualcosa di quasi perfetto? Civ3 rappresenta quindi, dopo la parentesi del secondo capitolo, il ritorno alle redini di un Sid Meier che, anche grazie all’esperienza Alpha Centauri, ha deciso indirizzare tutti gli sforzi verso la componente prettamente diplomatica e, più generalmente, tattica. Finalmente, ad esempio, adesso il nostro impero e quelli dei nostri avversari avranno dei confini ben definiti, non rispettarli o oltrepassarli con troppa leggerezza potrà rivelarsi letale nei confronti delle nostre relazioni con i “vicini” .
Sid Meier's Civilization III
Certo, la grafica non ci farà gridare al miracolo (anzi!) e il sonoro finirà col stufarci molto presto tuttavia quello che conta, cioè la varietà di gioco e l’intelligenza artificiale che guida le civiltà avversarie, è stato ancor più migliorato assicurando le ore piccole a tutti gli appassionati di strategia e non. Sì, perché non bisogna essere necessariamente degli appassionati di WarGames et simila per innamorarsi di questo gioco, del senso di potenza (a volte anche onnipotenza) che ne scaturisce, dalla sfida sempre maggiore che ci viene data dopo ogni nuovo turno di gioco, dal perverso meccanismo “ancora un altro turno e poi vado a letto” che s’instaura fin dall’inizio e ci accompagnerà fino alla fine di ogni campagna.
Le regole da conoscere alla fin fine sono poche e semplici, tutto quello che viene chiesto al giocatore è la voglia di mettere costantemente alla prova le proprie capacità deduttive e logiche. Un poco come al gioco degli scacchi insomma. Chi è appassionato di titoli di strategia e non ha mai giocato nessun titolo della serie deve comprarlo assolutamente, anche a scatola chiusa. Chi ha giocato (e apprezzato) uno qualsiasi dei capitoli precedenti deve assolutamente comprarlo (anche in virtù della più che conveniente Collector’s Edition che si trova in commercio), chi vuol provare ad entrare nell’affascinante mondo degli strategici… sì, avete indovinato: deve comprarlo. Tutti gli altri posso anche risparmiarsi l’acquisto.
Un solo appunto: chi vuole conoscere Civilization anche da un nuovo ed affascinante punto di vista sarà obbligato a comprare l’espansione “Play The World”. Con questo Expansion Pack sarà infatti possibile giocare a Civ3 non più contro fredde intelligenze artificiali ma, finalmente, anche contro altri condottieri umani magari seduti su una poltrona dall’altra parte del mondo. Costava tanto prevederla già nella versione base?
Unreal Tournament 2003
Unreal Tournament 2003 rappresenta, in attesa dell’ormai imminente versione 2004, l’ultima evoluzione del First Person Shooter esclusivamente dedicato al gioco OnLine. Se infatti dopo “Quake 3: Arena” i programmatori della Id sembrano essere ritornati un poco sui propri passi, Mark Rein, padre padrone del progetto Unreal in tutte le sue sfumatura ed incarnazioni, ha voluto schiacciare ennesimamente l’acceleratore per porre, ancor più, l’accento su quel concetto di eSport tanto auspicato dai Fraggers di mezzo mondo.
Ma cosa offre di nuovo questa versione di UT rispetto al capitolo originale? Non molto a dir la verità, eppure le giustificazioni per passare al “Model Year 2003” – tanto per prendere in prestito una locuzione tanto cara al mondo motociclistico – sembrano essere, alla resa dei conti, piuttosto convincenti. Soprattutto anche grazie all’uscita di un Bonus Pack ufficiale e gratuito, liberamente scaricabile anche partendo da questo indirizzo.
A fronte di qualche modalità di gioco rimasta quasi inspiegabilmente persa per strada e a dispetto di qualcun’altra che ha cambiato nome (e carattere), l’innovazione più significativa (e attesa) viene rappresentata dal “Bombing Run” (“Attacco alla Bomba” in italiano). Questa modalità, chiaramente ispirata al football americano, consiste in due squadre avversarie che devono portare la “palla” nella “porta” avversaria. I giocatori dei due schieramenti potranno - ovviamente - liberamente sparare agli avversari, con l’unica eccezione dei portatori di palla che, oltre ad essere ben evidenziati, non potranno utilizzare nessuna arma. Davvero facile immaginare le diverse situazioni di gioco e tattiche di gioco che potranno essere attuate durante i diversi Match. Visto con diffidenza dalla maggior parte dei giocatori più conservatori il “Bombing Run” risulta essere ben più di un semplice diversivo arrivando ad essere, per molti, la modalità più utilizzata tra quelle a disposizione nella versione base (vi dobbiamo proprio ricordare la quasi sterminata disponibilità di MODification in giro per la Rete?).
Unreal Tournament 2003
Non potevano mancare i famosi mutator: le famose modifiche che permettono di mutare, appunto, alcuni aspetti delle meccaniche di gioco, come InstaGib - dove basterà un solo colpo per uccidere gli avversari - o “Low Gravity” - che modificherà i movimenti della fisica. Sempre sul fronte gameplay vale certamente la pena di menzionare l’introduzione delle pillole di adrenalina. Collezionandone cento durante le nostre scorribande dovremo poi decidere come sfruttarle. Potremo decidere, tra le varie possibilità, di aumentare la nostra velocità, di renderci praticamente invisibili o di aumentare il nostro livello di energia vitale.
E’ dal punto di vista strettamente tecnico tuttavia che questo UT2003 sembra voler calare tutti i propri assi. Il motore grafico - conosciuto da molti anche col nome di Unreal Warfare - seppure caratterizzato da uno stato di sviluppo leggermente meno avanzato da quello utilizzato per l’ancora più “muscoloso” Unreal 2, rappresenta una vera e proprio rivoluzione rispetto al comunque apprezzabile primo Unreal Tournament. Di prim’ordine anche il motore fisico implementato dalla Epic, il famoso Karma Engine, che riesce a dare una vera e propria vita verosimile alle arene di questo Torneo Irreale: vedere il cadavere di un nostro avversario accasciarsi al suolo, ad esempio, non ci darà mai l’impressione – o quasi – di assistere alla stessa animazione. Posso sembrare dettagli o semplici modifiche puramente accessorie, ma quando la base è quella di un titolo apprezzato e di successo come Unreal Tournament è comunque difficile biasimare i designer per non aver voluto stravolgere una “squadra che vince”. Insomma, se vi piacciono gli FPS orientati al multiplayer la scelta è quasi obbligata. Se invece non amate il multiplayer OnLine, sappiate che UT2003 prevede di poter giocare tutte le modalità anche da soli sul vostro computer dandovi la possibilità di confrontarvi con diversi BOT. Ma sarebbe come comprare una Ferrari per poi utilizzarla solo per andare a fare la spesa nel Supermercato sotto casa…
Geoff Crammond's Grand Prix 4
Il nome Geoff Crammond e quello “Grand Prix” segnano da almeno dieci anni, nell’ambito delle simulazioni automobilistiche su PC, un binomio indissolubile e a dir poco prestigioso. Se per i primi due capitoli della serie possiamo parlare di veri e propri capolavori il terzo titolo della serie lasciò invece l’amaro in bocca a più di un appassionato.
L’uscita dell’ultimo “Grand Prix 4”, quindi, era atteso come l’ultima prova di appello per il mago della programmazione Inglese nei confronti di chi invece, ormai, guardava con fiducia quasi unicamente nei confronti verso le simulazioni automobilistiche prodotte dal gigante della EA Sport. Il verdetto, a distanza di circa un anno, non è ancora completamente chiarito. Chi dopo il passo falso GP3 si aspettava una vera e proprio rivoluzione è rimasto alquanto perplesso, soprattutto perché di tutte le diverse migliore comunque approntate al gioco un aspetto in particolare risultava imprevedibilmente rimasto quasi invariato.
A conti fatti, nel corso degli anni quello che rappresenta il cuore di ogni simulazione, ovvero il modello di guida, nella serie Grand Prix non è stato sottoposto a quelle migliorie e nuove soluzioni tecnologiche che invece hanno interessato tutti gli altri elementi “di contorno”. Quello che a metà degli anni ’90 era considerato un modello di guida accurato e realistico al giorno d’oggi, a conti fatti, non riesce più a soddisfare i simulomani più convinti alla ricerca del realismo più assoluto lasciandogli invece in bocca un certo retrogusto amarognolo.