La recensione di Balan Wonderworld è uno di quei pezzi immancabilmente destinati a far discutere, visto che il nuovo gioco diretto da Yuji Naka, il creatore di Sonic the Hedgehog, ha già cominciato a dividere critica e pubblico, dando vita a valutazioni molto distanti e variegate.
Chi ha ragione? Tutti e nessuno: come spesso accade in questi casi, la verità sta nel mezzo e bisogna chiarire bene alcuni concetti per dare un'idea precisa di cosa abbia partorito la ritrovata collaborazione fra i due alfieri del Sonic Team, da una parte il già citato Naka e dall'altra il character designer Naoto Ohshima.
Meglio dunque affrontare subito la questione: Balan Wonderworld è un titolo artisticamente ispiratissimo, caratterizzato da una colonna sonora straordinaria, che non mancherà di trascinarvi in un mondo meraviglioso... a suo modo.
Il rovescio della medaglia è infatti rappresentato da meccaniche antiquate, da un bilanciamento della difficoltà discutibile e da una grafica senza dubbio datata in tanti dei suoi aspetti, nonché da un prezzo di vendita che, alla luce di tutto questo, appare un po' troppo alto.
Storia
Raccontata attraverso cutscene davvero belle e ben dirette, come da tradizione per Square Enix, la storia di Balan Wonderworld ci mette nei panni di un ragazzino (a scelta fra Leo ed Emma) che, in preda allo sconforto, finisce inconsapevolmente per varcare la soglia di uno strano teatro spuntato dal nulla.
A gestire questo luogo a metà fra il Gokuraku di Video Girl Ai, il Broadway Theatre e Disneyland troviamo il misterioso maestro Balan, che capisce immediatamente quale sia il problema del personaggio che controlliamo e decide di aiutarlo aprendogli le porte di una sorta di piccolo pianeta abitato da simpatici animaletti chiamati Tim.
Da questo coloratissimo hub, impreziosito grazie a strutture e oggetti che potremo attivare utilizzando i cristalli raccolti durante le missioni, potremo accedere a dodici differenti mondi, legati ognuno a un tema peculiare nonché alle persone che li hanno generati, vittime anch'esse di traumi, delusioni e situazioni spiacevoli che le hanno trasformate in veri e propri mostri.
Ad approfittare della loro disperazione c'è l'inquietante Lance, una sorta di gemello malvagio di Balan che di tanto in tanto fa comparire all'interno di questi mondi i suoi Negati, creature oscure che possono metterci i bastoni fra le ruote ma che non rappresentano chissà quale sfida: per sconfiggerli basterà saltargli in testa oppure utilizzare le abilità offensive di alcuni dei nostri costumi.
Struttura
La campagna di Balan Wonderworld è composta da dodici mondi, come detto: ognuno di essi si divide in due livelli e un boss fight che dovremo completare per porre fine all'incubo delle persone intrappolate nelle loro paure, liberandole e donando alla loro storia un lieto fine, raccontato anch'esso prima con un vero e proprio ballo di gruppo, poi con l'ennesima cutscene di qualità.
Completare gli stage di per sé non richiede grandi abilità, visto che come detto i nemici sono pochi e facili da sconfiggere; tuttavia Yuji Naka ha pensato, purtroppo o per fortuna, di rendere in qualche modo il completizionismo parte integrante dell'esperienza. Così per poter sbloccare i nuovi mondi, in gruppi di tre alla volta, dovremo raccogliere al loro interno un numero minimo di statuette dorate di Balan.
Riuscire a ottenere la quantità di statue necessarie per poter portare avanti l'avventura non è semplicissimo, specie se non siete abituati a questo tipo di meccaniche: la maggior parte di esse è nascosta negli anfratti più remoti degli scenari, un po' come le lune di Super Mario Odyssey, e per raggiungerle avremo spesso bisogno di ricorrere alle abilità di Costumi non presenti in quelle specifiche location.
Questo aspetto aggiunge spessore ma anche un po' di frustrazione alla campagna, spronandoci non solo a osservare bene le ambientazioni ma anche a capire quali poteri potrebbero tornare utili e dove, mettendoci a disposizione un sistema di checkpoint tramite cui richiamare una cabina dove eventualmente equipaggiare i Costumi necessari, a patto però di averli "conservati" al termine delle missioni in cui li abbiamo utilizzati la prima volta.
Gameplay
È dunque il momento di capire cosa siano questi misteriosi Costumi di cui abbiamo parlato. Si tratta probabilmente di uno degli elementi più particolari del gameplay di Balan Wonderworld: anziché donare al nostro personaggio delle abilità extra da sbloccare man mano, gli sviluppatori hanno pensato di legare queste funzionalità appunto a un set composto da ben ottanta Costumi differenti.
Anche qui, volendo, ritroviamo un po' di Super Mario: aperto uno dei cristalli che contengono i Costumi, rigorosamente dopo aver ottenuto una chiave in giro per il livello, il protagonista assume un aspetto differente e i poteri legati a tale configurazione. Alcuni Costumi consentono di sferrare attacchi che possono anche distruggere blocchi di pietra, altri agiscono sulla mobilità migliorando il salto e facendoci levitare o planare per coprire lunghe distanze.
Non esistono Costumi perfetti: alcuni sono inadatti all'esplorazione, altri al combattimento, altri ancora sono abbastanza inutili in assoluto, com'era lecito attendersi a fronte di questi numeri. Potremo equipaggiarne tre, facendo attenzione a sbloccarne di nuovi per non sostituire quelli che più riteniamo utili (la giapponesità di Balan Wonderworld si manifesta anche nella progressione da destra a sinistra applicata a questa e altre situazioni) e a non subire danni o precipitare proprio mentre indossiamo la configurazione migliore.
Per quanto l'idea sia interessante e si intrecci in maniera efficace con le esigenze di completizionismo a cui abbiamo già fatto cenno, nonché con la modalità cooperativa in locale, la sensazione in-game è di trovarsi di fronte a soluzioni datate e molto limitate (basti pensare che si usa un unico pulsante del controller), spesso prive di mordente e soprattutto banali in termini di difficoltà. Rappresentano un'eccezione i boss fight: pur essendo anch'essi facilotti, brillano davvero per caratterizzazione e direzione artistica.
Sport e quick time event
All'interno dei mondi di Balan Wonderworld troveremo anche un paio di variazioni sul tema. La prima sono dei semplici minigame sportivi a cui è possibile accedere semplicemente raccogliendo alcuni Costumi speciali: quello dell'appassionato di calcio (una maglia dell'Inter, in pratica: e bravo Yuji!), quello del giocatore di golf, di baseball e così via. La seconda sono i cappelli a cilindro di Balan, che fanno partire una sfida a base di quick time event in cui il game director ribadisce ancora una volta la sua passione per Dragon Ball Z, la stessa che probabilmente ispirò la nascita del Super Sonic.
Realizzazione tecnica
Balan Wonderworld riesce a essere contrastante anche sul fronte della realizzazione tecnica. Se infatti da un lato il gioco adotta soluzioni parecchio datate per quanto concerne modellazione poligonale ed effettistica, pur muovendo il tutto su PS5 a 4K e 60 fps con caricamenti istantanei, dall'altro ci mette una pezza grazie al peso di una direzione artistica parecchio ispirata.
Lo spettacolo che scorre davanti ai nostri occhi è dunque un'alternanza di cose belle e meno belle, sequenze davvero suggestive (vedi la balena volante verso metà campagna) e altre caratterizzate da una fattura basilare, cutscene sempre spettacolari e alcuni boss fight strepitosi per la loro capacità di miscelare immagini e suoni, ma anche qualche impazzimento della telecamera e soluzioni francamente vecchiotte.
E poi c'è lui, il maestro Balan, con quelle fattezze particolari e la capacità di volare che ricordano da vicino le atmosfere di Nights into Dreams, ma anche un po' il Jack Skeletron di Nightmare Before Christmas, solo con molta meno inquietudine di fondo.
A tal proposito, la già citata colonna sonora firmata da Ryo Yamazaki ha tanto di Danny Elfman in alcuni momenti, ma anche una manciata abbondante di Harry Potter nello scenario londinese e inevitabili richiami al Ghost in the Shell di Mamoru Oshii in uno specifico boss fight. Scusate se è poco.
Conclusioni
Balan Wonderworld è un progetto autoriale come non ce ne sono poi molti nell'attuale panorama videoludico, e che proprio per questo meritava un argine produttivo che potesse correggere determinati meccanismi e determinate soluzioni per riportarle sul binario della contemporaneità applicata al genere platform. Ci troviamo di fronte a un gioco dalla direzione artistica forte, dotato di un colonna sonora strepitosa ma anche di tante limitazioni sotto il profilo del gameplay e della realizzazione tecnica che lo rendono per forza di cose un prodotto di nicchia dal prezzo un po' troppo alto.
PRO
- Grande direzione artistica, ottime cutscene
- Colonna sonora straordinaria
- Boss fight notevoli sul fronte del design
CONTRO
- Gameplay limitato e banalotto
- Grafica molto datata
- Prezzo un po' troppo alto