Quella che segue è la recensione di Blackwind, l'ultimo titolo della catanese Drakkar Dev. Dopo essersi fatta le ossa su piattaforme mobile, lo studio siciliano ha maturato una buona esperienza con i sistemi casalinghi con War Tech Fighters, un action spaziale in cui il protagonista era un mech che sembrava uscito da un episodio di Robotech. Un suo lontano parente, stanco di fluttuare nel cosmo, ha deciso di atterrare su un pianeta alieno per risolvere una questione in sospeso tra avidi coloni terrestri e autoctone forme di vita più o meno biologica. Ovviamente la trama non è questa, ma la sostanza non cambia perché al centro dell'azione resta un esoscheletro dotato d'intelligenza artificiale e controllato da un ragazzino.
Cambia però la prospettiva, con una telecamera che non è più posizionata alle spalle del robot, bensì a volo d'uccello e cambia soprattutto la natura del gioco. Per Blackwind, Drakkar ha deciso di spolverare le meccaniche di uno dei suoi maggiori successi per smartphone, ossia Clash Of Puppets, che poi sono le stesse di action isometrici come Bastion, Hades o la serie di Halo Spartan. Un territorio insidioso, dove è necessario tirare fuori qualche idea originale per non finire nel dimenticatoio in poche settimane.
Inquadrature e sistema di controllo da rivedere
Alla ricerca di questo obbiettivo si affiancano alle sparatorie (che fungono da colonna portante del titolo) sezioni tipicamente platform spesso condite da enigmi ambientali. Alcuni di questi sono ben congegnati e richiedono la sinergia tra l'armatura e un drone che normalmente si trova al suo interno ma che può essere staccato per accedere a delle aree impervie. I livelli si alternano (troppo) schematicamente tra location esterne, in cui all'apparenza c'è una maggior libertà di movimento, e gli interni di hangar e laboratori, dove stretti corridoi conducono a stanze un po' più ampie. Capita, forse un po' troppo spesso, di dover tornare sui propri passi, magari dopo aver trovato dei potenziamenti per il mech, per oltrepassare delle zone che in un primo momento erano inaccessibili.
Ci si accorge subito che uno degli aspetti più critici di Blackwind è la gestione della telecamera che in alcuni punti si avvicina talmente tanto al protagonista da impedire di vedere quello che gli si trova attorno. Situazioni che si riescono a gestire con la minimappa, peccato però che questa utile funzione sia disponibile solo nei livelli "chiusi", mentre in quelli aperti bisogna affidarsi esclusivamente al proprio spirito interpretativo. Così il rischio di perdersi è dietro l'angolo: ci è capitato di passare una decina di minuti alla ricerca di un sentiero nel bosco prima di riuscire a trovarlo. Ad aggravare il quadro ci sono delle fasi in cui è necessaria una precisione millimetrica nei salti: circostanza che di per sé può condurre a frustrazione, a maggior ragione quando è combinata a delle inquadrature ballerine e a un sistema di controllo che in questi frangenti si rivela impreciso. Non aiuta nemmeno il fatto che, in certi casi (fortunatamente sporadici), i check-point di resurrezione impongano di ripetere alcuni passaggi delicati.
Azione soddisfacente, un po’ meno la personalizzazione
Oltrepassando questi difetti non trascurabili, Blackwind si rivela coinvolgente e immediato sin dal primo avvio. Inutile perdere troppo tempo a spiegare la trama (vagamente ispirata a quello del recente Claire De Lune): è poco più che un pretesto per dare fuoco alle polveri. Il mech dispone di tre tipi di attacco principale. I nemici possono essere affrontati corpo a corpo, grazie a delle lame energetiche che fuoriescono dalle braccia, o a distanza. Dalla mano destra può sparare dei raggi laser, mentre dalle spalle dei missili teleguidati che però necessitano dell'accumulo di specifici globi energetici per poter essere lanciati. Man mano che si prosegue, l'arsenale si arricchisce con una modalità berserk, degli scudi difensivi e una serie di combinazioni da effettuare con l'arma bianca (gialla, in questo caso) che permettono, ad esempio, di stordire gli alieni o di effettuare delle cruente "fatality".
Nemici e ambientazioni (estremamente distruttibili) lasciano cadere anche sfere di altri colori: quelle verdi sono l'unico modo per ripristinare la barra di energia, mentre quelle blu alimentano un "portafoglio" da svuotare nei summenzionati check-point che fungono anche da punti di viaggio rapido. Purtroppo, il potenziamento dell'esoscheletro non è così soddisfacente come si richiede a questo tipo di giochi: nelle prime ore siamo stati in grado di raggiungere il massimo livello dell'attacco secondario che è quello che si utilizza con maggior frequenza. A parte qualche skin, inoltre, non c'è la possibilità di personalizzare la resa visiva dell'esoscheletro, ed è un peccato perché avrebbe aperto la porta a diversi tipi di approcci alle battaglie. La varietà dei nemici è solo discreta, nonostante questo è ben distribuita durante l'evolversi del gioco, contribuendo a innalzare gradualmente ma costantemente il livello di sfida. La maggior parte si abbatte con il fuoco dell'arma secondaria (a volte però si tende a perdere il puntatore, un po' troppo piccolo), ma nelle situazioni più affollate bisogna ricorrere a tutta la potenza di fuoco disponibile, soprattutto in occasione dei duelli con i "boss" che presidiano determinati snodi e che vengono distrutti solo avvicinandosi per eseguire la mossa finale.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 11 Pro
- Processore: AMD Ryzen 9 5950X
- Memoria: 32 GB di RAM
- Scheda video: AMD Radeon RX 6800 XT
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7
- Processore: AMD FX-8320 (3.5 GHz) / Intel Core i5-4690K (3.5 GHz)
- Memoria: 4 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 760
- DirectX: Versione 11
- Memoria: 3 GB di spazio disponibile
Requisiti consigliati
- Sistema operativo: Windows 10
- Processore: Intel Core i7-3930K (3.2 GHz)/AMD Ryzen 5 1600 (3.2 GHz)
- Memoria: 8 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1060
Multiplayer e longevità
Dal punto di vista tecnico Blackwind vive di alti e bassi. Tra gli aspetti meglio riusciti ci sono esplosioni e feedback delle armi: la potenza distruttiva del mech è ben trasmessa agli occhi del giocatore grazie a un abile gioco di "vibrazione" dell'inquadratura. Peccato forse per l'eccessiva agilità durante i salti e gli scatti che non si sposa molto bene con l'incedere lento e inesorabile della camminata. La sezione audio è terribile: un paio di tracce che si ripetono alla nausea vi faranno venire voglia di spegnere la musica dopo pochi minuti, ma anche il doppiaggio (solo in inglese) e gli effetti sonori sono piuttosto scolastici. Il level design, come scritto inizialmente, avrebbe meritato una schematicità meno rigida e un maggior livello di dettaglio. Nel complesso, comunque, il gioco di Drakkar si presenta più che dignitosamente. Esiste una modalità multigiocatore in locale "asimmetrica", in quanto un secondo controller può assumere il comando del solo drone; purtroppo non c'è altro modo per affrontare il gioco in compagnia. La longevità di Blackwind è buona, superando agevolmente la decina di ore a livello di difficoltà normale. Il titolo presenta ancora qualche bug: a volte capita che il protagonista si "incastri" in qualche angolo della mappa, e che il programma non memorizzi le preferenze riguardo la risoluzione dello schermo. Dettagli che dovrebbero essere rapidamente corretti e che non hanno influito nella formulazione del giudizio finale.
Conclusioni
Nella fase di shooting il gioco di Drakkar fornisce soddisfazioni nonostante un level design ripetitivo e una varietà di nemici che non fa certo gridare al miracolo. L'albero dei potenziamenti avrebbe potuto essere più ramificato per consentire una maggiore personalizzazione dello stile di combattimento, mentre è molto buona la realizzazione dei personaggi e delle esplosioni. Tuttavia, il difetto più grande di Blackwind è dato da un sistema di controllo e d'inquadrature che, specialmente nelle aree esterne, rischia seriamente di creare frustrazione. Apprezzabile lo sforzo di creare, con le sezioni platform, un diversivo rispetto alla solita azione sfrenata, purtroppo la realizzazione non è stata all'altezza.
PRO
- Buon feedback delle armi
- Esplosioni scenografiche
- Livello di sfida che si innalza gradualmente
CONTRO
- Apparato sonoro insufficiente
- Inquadrature e controlli imprecisi nelle aree esterne
- Serviva un po' più di varietà di nemici e abilità
- Multiplayer insoddisfacente