Bomb Rush Cyberfunk vive di un profondo e connaturato paradosso. Sequel spirituale di quel Jet Set Radio che ancor prima di essere un eccellente videogioco si configurò come manifesto estetico e politico di una generazione giovanile, quella giapponese dei primi Duemila, schiacciata e soffocata da istituzioni poco inclini a dare ascolto al loro dissenso e disagio, il gioco sviluppato dai ragazzi di Team Reptile è quasi una creatura anacronistica ed esotica.
Nel suo voler essere un tributo in chiave contemporanea, il gioco si instrada volontariamente su un sentiero dalle tinte retrò regalandoci un'avventura, perché è di questo che si tratta, desueta, eccentrica, persino superata per certi versi.
Così, mentre il videogiocatore più giovane avrà l'opportunità di mettere le mani su una produzione atipica e sui generis, quello attempato si sentirà per qualche secondo a casa, nell'ormai perduta adolescenza fatta di abiti spesso stravaganti, neologismi gergali e sottoculture svanite da tempo. Bomb Rush Cyberfunk prova in tutti i modi, ancor prima di far divertire l'utente, a ricondurlo in un'epoca che non esiste più.
Anacronistico, bizzarro, stiloso in modo quasi impalpabile, il platform di Team Reptile è un titolo che, nonostante qualche problematica di fondo, non mancherà di affascinare una nicchia ben precisa di appassionati e in questa recensione di Bomb Rush Cyberfunk vi spiegheremo in che modo ci riesce.
Battaglie tra bande ed esistenzialismo
Sebbene trailer e immagini potrebbero far pensare il contrario, Bomb Rush Cyberfunk non è una sorta di Tony Hawk ambientato nel futuro. L'esecuzione di trick e l'accumulo di punti sono azioni imprescindibili per raggiungere i titoli di coda, eppure il genere più prossimo del gioco è quello dei platform. Platform tridimensionali con una spruzzata di narrazione nel mezzo, per essere più precisi.
New Amsterdam è il regno di breaker, DJ e ovviamente writer, tutti impegnati a conquistare il dominio culturale ed estetico di questa città in cui lo stile sembra essere tutto o quasi. Organizzate in crew, le bande che si riversano nei quartieri estendono il loro dominio a suon di trick su ogni superficie calpestabile ed imprimendo la loro arte su muri, mezzi pubblici, cartelloni pubblicitari tramite graffiti di ogni forma e dimensione.
Sembrano le premesse del classico gioco tutto stile e poche domande, ma Bomb Rush Cyberfunk regala la prima sorpresa già a pochi minuti dal prologo. Faux, talento senza pari con la bomboletta spray tra le mani, destinato a dominare New Amesterdam negli anni a venire, durante la sua fuga dalla prigione in cui era detenuto, viene tragicamente decapitato da un vinile lanciato dal suo vecchio compagno di scorribande. Si tratta di una sequenza assolutamente sorprendente e raggelante per come è girata e che mette subito in chiaro quanto il comparto narrativo non sia affatto secondario nell'economia del gioco.
Pur non fornendo troppi dettagli sul mondo di gioco, su questo futuro tutto outfit vistosi e battaglie tra bande, la trama è sufficientemente intrigante per spingere l'utente attraverso la dozzina di ore necessarie per scoprire i motivi di un tale tradimento.
Red, androide che ha ereditato il corpo di Faux, determinato a recuperarne la testa, anch'essa parte di un sé stesso poco e mal definito, viene coinvolto in una vicenda che va al di là di una semplice battaglia di quartiere. Per quanto i toni siano sempre edulcorati ed annacquati con battute ad effetto tanto care a certe figure della cultura Hip Hop degli anni '90, di tanto in tanto vivrete vere e proprie allucinazioni che indagano e indugiano su questioni filosofiche di una profondità insospettabile vista la caratura del titolo.
Sebbene per la maggior parte del tempo si è testimoni di gare di trick dall'esito scontato e dalla sceneggiatura ironica, ma mai troppo brillante, di tanto in tanto sarete spettatori di brevi sequenze dai toni esistenzialisti particolarmente ispirate.
Tuttavia, non sarà certo la trama il motivo per cui vi ricorderete di Bomb Rush Cyberfunk nei mesi a venire. Art design e sonoro vi catapulteranno in un'esperienza vibrante e dannatamente stilosa. Il cel shanding low poly rimanda direttamente ai tempi di Crazy Taxy, di Radical Bikers, dello stesso Jet Set Radio. Il comparto grafico va naturalmente interpretato, soprattutto a fronte di certe ambientazioni effettivamente fin troppo povere di dettagli, ma è inevitabile restare ammaliati di fronte a modelli poligonali volutamente inespressivi, a forme per nulla arrotondate, a colori acidi e accesi che dipingono una New Amsterdam che si potrebbe definire, più che cyberpunk, shibuya-punk.
La colonna sonora, dal canto suo, è curata da Hideki Naganuma, compositore della soundtrack della saga di Jet Set Radio. Il risultato? Giocherete a Bomb Rush Cyberfunk con l'app di Shazam costantemente avviata, per conoscere il titolo dei brani che accompagneranno i vostri trick e l'esplorazione di New Amsterdam. Tra brani rap, di elettronica, funk, nu jazz e low-fi, la colonna sonora vi catturerà per la capacità con cui vi saprà effettivamente proiettarvi in un futuro fatto di sonorità riconoscibili, ma al tempo stesso avveniristiche ed originali.
Grind, graffiti e polizia
Se sul fronte artistico ci troviamo insomma di fronte ad un piccolo capolavoro, che per stile scelto potrebbe tuttavia non accontentare tutti i palati, dal punto di vista ludico Bomb Rush Cyberfunk mostra il fianco a qualche piccola perplessità in più, nonostante resti largamente godibile e divertente.
Come detto in precedenza, il gioco è in tutto e per tutto un platform, diviso in aree ben distinte tra loro, sebbene ogni zona sia raggiungibile tramite una sorta di hub in cui si può cambiare il personaggio controllabile e personalizzarlo con qualche elemento cosmetico raccolto durante l'avventura.
In ogni zona, l'obiettivo sarà sempre quello di battere la banda rivale. Per farlo dovrete eseguire sempre la stessa tipologia di azioni, più o meno sempre nello stesso ordine. Da una parte, tanto per cominciare, dovrete esplorare ogni ambiente per scovare i tag dei rivali, così da coprirli con la vostra arte. Se la maggior parte di essi sono facilmente individuabili, il più delle volte dovrete ingegnarvi per capire come raggiungerli, cercando superfici su cui effettuare grind o trick che vi permettono, anche grazie al boost e al doppio salto attivabile in qualsiasi momento, di giungere a destinazione.
In seconda battuta, si tratterà di superare alcune piccole missioni, conversando con i personaggi che popolano la città. Registrare un certo quantitativo di punti entro un tempo prestabilito, eseguire un trick particolare, ripetere una sequenza di movenze ben specifiche, questo è il genere di compiti che vi verranno affidati. In queste fasi vi accorgerete come Bomb Rush Cyberfunk non abbia alcun interesse nel seguire la tradizione dei vari Tony Hawk's. Le combo sono relativamente poche; i controlli sono semplici; i manual, utilissimi per non interrompere il flusso di trick, sono praticamente automatici. La sfida, insomma, non è tanto nell'inserimento degli input, quanto nel conoscere lo scenario quasi a memoria, così da grindare quasi senza interruzioni sia per incrementare il punteggio, sia per acciuffare collezionabili o completare le missioni a cui potrete prendere parte.
Sulla carta tutto funziona alla grande, anche per merito di un design dei livelli non certo geniale, ma efficace quanto basta da rendere l'esplorazione e l'analisi dello scenario stimolante. Purtroppo, ad influenzare negativamente l'esperienza ci pensano un paio di fattori piuttosto penalizzanti. Il primo è relativo al sistema di controllo, che soffre di una certa inerzia. Mentre si salta, soprattutto, si ha la sensazione di non avere mai il pieno controllo della situazione e non è raro non riuscire a chiudere un trick anche a causa di una telecamera non sempre collaborativa. Fortunatamente, in questo senso, l'esperienza aiuta, oltre al fatto che tra checkpoint e possibilità di ripeterete le missioni fin quando non le si superano, il gioco non penalizza mai eccessivamente l'utente.
L'altro difetto del gioco consiste nelle fasi di lotta. La polizia, di tanto in tanto, proverà a braccare Red e i suoi compagni. Sebbene la maggior parte delle volte potrete bellamente ignorarli, vi potrà capitare di doverli affrontare. Al di là dell'assenza di un vero e proprio sistema di combattimento, basta premere anche lo stesso pulsante per inanellare la stessa sequenza di attacchi, questi combattimenti lasciano l'amaro in bocca per il pessimo feedback dei colpi inferti e subiti, oltre che per un'I.A. praticamente assente dei nemici. Si salvano un paio di scontri con i boss, in cui la concatenazione dei trick si mescola con le meccaniche necessarie per colpire l'energumeno di turno.
Conclusioni
Bomb Rush Cyberpunk è un brillante platform a base di skate e graffiti sui muri. Artisticamente siamo di fronte ad un gioco che ha ben poco da invidiare a Jet Set Radio. Visivamente ci si può lamentare solo di qualche scenario fin troppo spoglio, ma per il resto, questo spaccato di futuro affascina quanto sperato. La colonna sonora, inoltre, è semplicemente fuori scala, frutto di un mix di brani azzeccatissimo, che vi costringerà ad attivare più e più volte Shazam per conoscerne i titoli. Sul fronte del gameplay, purtroppo, non tutto funziona a meraviglia. Se il design dei livelli regala ambientazioni in cui è effettivamente possibile spostarsi senza toccare praticamente mai il suolo, a tutto vantaggio dell'esplorazione e di chi ama ottenere punteggi di tutto rispetto, ci sono un paio di cose che non funzionano come dovrebbero. I combattimenti sono senza alcun dubbio la parte peggiore del gioco. Il sistema di controllo non è esente da difetti. Ciononostante, pur non al cospetto di un titolo perfetto, chi attendeva da anni un sequel spirituale di Jet Set Radio troverà pane per i suoi denti. Anche i videogiocatori più giovani, dal canto loro, se sono a caccia di un titolo diverso dal solito, caratterizzato da un comparto artistico tremendamente originale, saranno accontentati.
PRO
- Visivamente ottimo
- Colonna sonora fuori parametro
- Level design all'altezza
CONTRO
- I combattimenti sono pessimi
- Sistema di controllo non perfetto