Non stupitevi se non avete mai sentito parlare di Braid. Presentato ufficialmente per la prima volta nella sua versione per Xbox 360 durante la conferenza Microsoft del Tokyo Game Show 2007, e giunto senza nessun tipo di clamore fino al momento della sua pubblicazione complice la discutibile politica promozionale della casa di Redmond in merito ai titoli per il servizio XBLA, Braid è un progetto indipendente sviluppato da un certo Jonathan Blow. Fin qui niente di strano, se non fosse per un dettaglio: Braid è un piccolo capolavoro.
Non mi chiamo Mario
E’ strano e particolarmente raro parlare in questi termini di un gioco realizzato da un’etichetta priva di un grande blasone o di svariati milioni di dollari di budget alle spalle; eppure, con un fremito di gioia che non può non coinvolgere anche i pessimisti fatalisti sulla massificazione dell’industria, Braid riesce nell’intento di trovare quello che ormai è il Sacro Graal del mercato, ovvero proporre un prodotto tanto innovativo quanto coinvolgente e semplicemente divertente. Tutto questo grazie ad una perfetta amalgama degli elementi che compongono la fatica del team Number One, Inc., tutti eccellenti se presi singolarmente ma che diventano clamorosamente esaltanti una volta messi assieme. Partiamo dalla trama, narrata in maniera puramente testuale tramite una serie di libri distribuiti all’inizio di ogni livello; un filo conduttore dalla forza e dallo spessore commuovente e sinceramente toccante, di una profondità sconosciuta alla stragrande maggioranza dei videogiochi. In sintesi, è la storia del protagonista Tim e della sua principessa, perduta per colpa di un errore a cui lui sta cercando di porre rimedio. In realtà non è affatto così scontata e banale, dal momento che i protagonisti sono metafore per parlare di amori, amicizie, affetti che riguardano semplicemente chiunque. Leggere quei libri, quelle poche parole, spinge davvero ad una riflessione (anche personale) a tratti spiazzante, un viatico perfetto che introduce brillantemente allo stile artistico adottato. Anche in questo caso è complicato descrivere a parole ciò che Braid è capace di offrire, le corde che è in grado di toccare senza l’ausilio di un singolo poligono. Tutto è infatti puramente bidimensionale, ma ogni fotogramma potrebbe benissimo essere incorniciato e appeso al muro di casa vostra; l’impressione è di trovarsi di fronte ad un acquerello pieno di colori e di dettagli, disegnato a mano e quindi vibrante e semplicemente vivo. E dello stesso valore è l’accompagnamento musicale, capace di abbracciare ogni situazione di gioco accompagnandola in maniera francamente perfetta, con un equilibrio tale da non rendersi mai nè invadente nè trascurabile. Ma con il pad alla mano, Braid cos’è? Cerchiamo di spiegarvelo, ma tenete ben presente che solo giocandolo potrete capirne l’autentico valore...
Il tempo non conta
Osservandola per circa 2 secondi, la fatica di Jonathan Blow può sembrare un banale clone di Super Mario Bros; ci si sposta a sinistra o a destra in questi splendidi mondi 2d, si salta sulla testa dei nemici per eliminarli, ci sono le piattaforme, questo genere di cose insomma. Lo stesso Blow si è molto divertito nel giocare su questa falsa identità, associando a Braid alcuni elementi che non possono che richiamare la pietra miliare Nintendo; vedi le piante carnivore che escono dai tubi verdi o il messaggio che, alla fine di ogni livello, ci avvisa che la principessa è in un altro castello solo per citarne un paio. Ma in questo caso il genere platform ha poco a che fare, perchè se proprio dovessimo catalogare Braid sarebbe sicuramente da mettere nel filone dei puzzle game. E infatti è proprio la raccolta dei pezzi di puzzle, 12 per ognuno dei 6 mondi, l’obiettivo primario della meccanica offerta; come riuscire a recuperarli è però tutto un altro paio di maniche, dal momento che entra in gioco prepotentemente il potere di manipolazione del tempo di cui Tim è in possesso. Ma lasciate perdere i ricordi di Blinx o di Prince of Persia; in questo caso tale aspetto rappresenta le fondamenta del gameplay, forte di una integrazione, evoluzione e sviluppo del concetto che non può che sorprendere. Il tasto X è una specie di rewind, con cui tornare indietro di una sola azione o addirittura fino al principio del livello; e certamente può essere usato per evitare una morte, un salto sbagliato o l’attacco di un nemico, ma questo è solo l’inizio, la punta dell’iceberg del meccanismo. In verità bisogna pensare in maniera più ampia, cercando di capire come questo potere possa integrarsi con l’ambiente e con la situazione in esso presente per essere sfruttata a proprio vantaggio. La cosa sorprendente è che non esiste un pezzo di puzzle che vada raccolto in una stessa maniera; la varietà e qualità delle situazioni offerte è incredibile, così come lo è la continua evoluzione del concept che aggiunge in maniera graduale elementi o mischia le carte in tavola dando enorme gratificazione all'utente in occasione di ogni successo. Di fatto ciascuno dei livelli offre un approccio diverso; solo per fare alcuni esempi, in uno di essi ci si trova a modificare lo scorrere del tempo semplicemente camminando verso destra (scorre in avanti) o a sinistra (all’indietro), mentre in un altro si creano delle bolle in cui tutto rallenta rispetto al resto. Più avanti si dovrà invece avere a che fare con dei propri doppioni, delle ombre create dal giocatore sulla base dei propri movimenti appena eseguiti. Fidatevi di noi: molto semplicemente, giocando a Braid si toccano degli autentici picchi di game design che resteranno nel cuore di ogni videogiocatore che voglia accoglierli. E lasciate perdere ogni discussione in merito ai 1200 punti richiesti per l’acquisto o alla longevità ridotta...
Commento
Braid è il gioiello che non ti aspetti, il vero grande titolo di questa estate 2008 avara di particolari emozioni videoludiche. Al contrario il progetto di Jonathan Blow porta una ventata di aria fresca incredibile, in un turbinio di poesia, coerenza, arte, intelligenza, creatività, innovazione e puro e brillantissimo game design che può soltanto lasciare a bocca aperta. Un acquisto obbligato, molto semplicemente.
Pro
- Game design geniale
- Direzione artistica eccellente
- Trama splendida
- Breve, è vero, ma dannatamente intenso
Obiettivi
200 punti che vi saranno elargiti semplicemente proseguendo nei livelli e completando il gioco, senza particolari richieste accessorie. Gli obiettivi sono infatti legati all'attraversamento dei mondi e al completamento dei relativi puzzle, con l'unica eccezione della speed run se eseguita con un tempo inferiore di quello indicato.