Sarò il tuo incubo
Lament of Innocence pone le sue radici nell’undicesimo secolo dopo cristo e ruota attorno alla figura di Leon Belmont, primo antenato della famosa stirpe di cacciatori di vampiri dei Belmont, che più volte ha fatto la sua apparizione nella saga. Leon è un cavaliere di natura aristocratica (visibile chiaramente anche dal design adottato per la sua realizzazione) al servizio del regno e del clero. Ma l’apparizione di strane creature non morte scombussolerà la sua esistenza, e quando la fidanzata Sara, che era in procinto di sposare, viene rapita da queste creature, non resta altro che abbandonare la sua carica e partire alla ricerca della sua amata. Ben presto Leon farà la conoscenza di Rinaldo, una persona dal passato misterioso che vive ai margini del castello di Dracula, e che fornirà, grazie alle sue arti in materia di alchimia, una frusta al protagonista principale, che lo accompagnerà per tutta la durata dell’avventura. Il famoso vampiro non sembra però sorpreso dal suo arrivo, e ha anzi preparato molte trappole e pericoli sul cammino del protagonista principale, che dovrà sconfiggere cinque boss (situati in altrettante aree) prima di poter affrontare il signore del castello.
Per questo nuovo episodio in tre dimensioni Konami ha deciso di adottare una telecamera che segue il giocatore in maniera dinamica senza possibilità di essere controllata, in maniera del tutto simile a quanto già visto in più recenti produzioni come Devil May Cry. Questo permette di avere un controllo molto preciso e simile alle controparti in due dimensioni, ma lascia il fianco a diverse critiche durante le fasi platform: essendo infatti il movimento relativo alla telecamera, non raramente capiterà di sbagliare una sequenza di salti solamente perché l’angolazione della visuale non rende esattamente il senso di profondità o la direzione.
Sangue gotico
Un'altra scelta opinabile è l’abbandono del sistema di crescita del personaggio basato sull’avanzamento del livello, in favore del raccoglimento di alcuni oggetti di potenziamento che aumenteranno la barra di energia oppure i cuori del protagonista. Questi ultimi serviranno per l’utilizzo dell’arma secondaria (tra le cinque disponibili), che potrà essere potenziata mediante l’acquisizione di alcune sfere rilasciate dopo aver sconfitto il boss di una particolare area e in maniera del tutto simile a quanto già visto ad esempio in Harmony of Dissonance per Game Boy Advance. Un’altra possibilità per Leon sarà quella di usare le sue arti magiche mediante un guanto incantatore, purtroppo il loro numero e utilizzo risulta essere assai limitato dall’elevata quantità di mana utilizzato e dalla modalità di ricarica, che avviene parando alcune azioni speciali eseguite dagli avversari e carpibili da una luce di color viola che anticiperà la mossa particolare. La dinamica di gioco sarà quindi maggiormente incentrata sull’uso del guanto per parare, sulla frusta e sulle armi secondarie, che in alcuni casi permetteranno di eseguire attacchi a distanza, in modo da imbastire un minimo di strategia in relazione ai nemici da affrontare. Leon potrà curarsi grazie ad alcune pozioni che potranno essere rilasciate da nemici o acquistate presso il negozio di Rinaldo, mentre il loro utilizzo avverrà in tempo reale mediante la pressione del tasto R3. Le cinque diverse locazioni potranno essere affrontate in qualsiasi ordine, cambieranno l’ambientazione, la musica e i nemici di affrontare, ma le azioni necessarie per il loro completamento saranno le stesse: ritrovare alcuni oggetti, attraversare lunghi corridori e stanzoni intervallati da brevi sezioni platform, affrontare il boss relativo. Se all’apparenza la meccanica di gioco sembra simile ai precedenti capitoli, un level design abbastanza ripetitivo e un’intelligenza artificiale non alle stelle (se escludiamo i Boss, che offrono una buona sfida) rendono l’azione priva di grossi spunti originali. Per fortuna la stessa risulta essere il più delle volte frenetica e divertente, il sistema di controllo fa il suo dovere, i segreti sono sempre presenti in buon numero e l’atmosfera che si respira è quella tipica della serie di Castlevania.
Tecnicamente non c’è nulla da eccepire, il lavoro stilistico operato dai grafici Konami c’è e si vede, in particolare per quanto riguarda il design dei nemici, delle ambientazioni e delle texture, che seppur nella media in quanto a definizione, raggiungono vette ben più alte in quanto ad ispirazione. Il motore grafico macina un discreto numero di poligoni e restituisce pregevoli giochi di luce, il tutto a 60 frame al secondo sempre costanti. Lo stesso ottimo lavoro è stato svolto per il comparto audio, che contribuisce in buona parte alle atmosfere gotiche di Lament of Innocence: l’utilizzo di cori, violini e pianoforti si plasma perfettamente con l’ambientazione del gioco, e la loro qualità è sempre molto elevata. Chiudiamo infine la nostra analisi sul gioco con la segnalazione della presenza della modalità 60hz e della traduzione in Italiano, presente nei sottotitoli e priva di errori grossolani.
Commento
Castlevania: Lament of Innocente è un discreto action game, tecnicamente ineccepibile e per fortuna ben lontano dagli sfortunati episodi apparsi su Nintendo 64. Gran parte degli elementi e delle atmosfere tipiche della serie sono presenti e la trasposizione in tre dimensioni è ben riuscita, ma purtroppo un level design piatto e l’abbandono delle componeti gioco di ruolo rendono Lament of Innocence un titolo privo di mordente e di quella profondità di gioco che hanno caratterizzato i migliori episodi della saga. Un titolo riuscito a metà, che purtroppo richiama lo spirito di Castlevania solo in parte.
- Pro:
- Stilisticamente e tecnicamente ottimo
- Frenetico e divertente
- Riuscita trasposizione in 3D della serie
- Contro:
- Mancanza della componente GDR
- Level design piatto
- Livello di sfida altalenante
Quanto possono incidere carisma, ambientazione e sistema di gioco sui gusti dei videogiocatori? Davvero tanto, e Castlevania ne è l’esempio lampante. Vero e proprio fenomeno di culto da diverse generazioni, la serie di Castlevania è ritenuta da molti come una delle massime espressioni in fatto di videogiochi sviluppati su due dimensioni, grazie soprattutto ai tre aspetti citati in precedenza. Mentre continua a brillare di luce propria sul piccolo portatile made in Nintendo, non ha ottenuto la stessa fortuna passando con il passaggio alle tre dimensioni, con due capitoli su Nintendo 64 apparsi decisamente sotto le aspettative. Dopo qualche anno di assoluto silenzio Konami ha quindi deciso di riprovarci credendo che i tempi fossero oramai maturi, e ha deciso di affidare Lament of Innocence al team di Koji Igarashi, autore tra gli altri di uno dei massimi esponenti della serie, ovvero Symphony of Night.
Le premesse quindi c’erano tutte, ma purtroppo sono state mantenute solo in parte…