Dopo Ether One e The Occupation, lo studio di sviluppo White Paper Games ci propone un thriller interattivo, Conway: Disappearance at Dhalia View. Ispirato, concettualmente, a La Finestra sul Cortile di Alfred Hitchcock, questo gioco racconta della scomparsa della piccola Charlotte May, otto anni, e dell'indagine svolta dall'ex detective privato Robert Conway per ritrovarla.
La storia prende vita nell'Inghilterra degli anni '50, mettendo in scena un thriller in cui non tutto è come sembra: nonostante sia un gioco story driven, dunque senza decisioni che vadano davvero a influenzare le vicende, la ricerca della verità presenta qualche svolta imprevedibile e inaspettata. Tutti i vicini di Robert potrebbero essere colpevoli di aver rapito Charlotte May, sta a noi capire chi sia il responsabile in un complesso residenziale dove chiunque ha i suoi scheletri nell'armadio.
Nella nostra recensione di Conway: Disappearance at Dhalia View scopriamo tutte le qualità di questa opera.
Osservazione, ricerca e analisi
C'è una cosa che non vi abbiamo detto, di Robert Conway: è paralizzato dalla vita in giù: dunque per muoversi ha bisogno di una sedia a rotelle. Questo suo limite fisico lo avvicina a James Stewart nel già citato film di Hitchcock, con la differenza che Conway non passa il tempo a spiare i vicini. Questo significa anche che una parte degli enigmi prevede di creare un percorso in grado di portarlo dove deve arrivare. In generale, il level design è costruito affinché Robert si possa muovere con una certa agilità (per quanto lo consenta la sedia a rotelle) dentro gli appartamenti di Dhalia View. Ad aiutarlo interviene della compenetrazione poligonale, che permette a Conway di ruotare senza incastrarsi o bloccarsi contro ostacoli di sorta rappresentati dall'arredamento. S'impara presto a non farci più caso, arrivando persino a ringraziare silenziosamente questo piccolo difetto grafico: ciò detto, non significa che Robert sparisca per metà all'interno di un comodino o una parete, semplicemente si nota che a volte le ruote della carrozzina passano laddove invece dovrebbero sbattere contro qualcosa.
Premesso questo, Conway: Disappearance at Dhalia View si basa su tre fasi. Osservazione, ricerca e analisi prove. Concentrandoci su un vicino alla volta, lo osserveremo dalla finestra del nostro appartamento, immortalando quello che ci appare sospetto attraverso la macchina fotografica. Raccolte abbastanza informazioni, dovremo trovare il modo di accedere alle case da perlustrare, cercando al loro interno indizi in un processo fatto di esplorazione ed enigmi da risolvere. In generale sono ben realizzati e spaziano su diversi gradi di difficoltà, evitando di mostrarsi frustranti o proibitivi, sebbene un paio si siano rivelati piuttosto complessi. Una volta trovato tutto il necessario, torneremo nel nostro appartamento per collegare insieme gli indizi e avvicinarci sempre di più al colpevole.
Un protagonista non convenzionale
Conway: Disappearance at Dhalia View non è di per sé un gioco lungo, tuttavia riesce per la sua durata a coinvolgere, lasciandoci di volta in volta con la volontà di capire chi possa aver rapito Charlotte May. Ogni indagine pare non porti a nulla di davvero rilevante e, a mano a mano che il finale si avvicina, si ha come la sensazione di non aver mai davvero il quadro completo degli eventi. La decisione di metterci nei panni di un protagonista tutt'altro che convenzionale, un uomo schiavo nella propria limitazione fisica e per questo impossibilitato a compiere un'azione data per scontata come correre (o anche camminare), ci è piaciuta. A valorizzare Robert c'è anche il conflitto con la figlia, agente di Scotland Yard che rifiuta il suo aiuto non solo per questioni legali, ma anche per dimostrare di essere un valido poliziotto. Un rapporto che si inasprisce nel momento in cui, ovviamente, inizieremo a indagare per conto nostro.
Questo porta alla messa in scena di un personaggio abbastanza sfumato, quello di Robert, e soprattutto disallineato con la figura dell'eroe a dispetto delle nobili intenzioni. Un fatto utile a capire che un protagonista non è necessariamente un eroe, le due parole non sono collegate tra loro e ancora meno si devono utilizzare come sinonimi. La fretta di Robert, unita alla non espressa, ma evidente scarsa fiducia nei metodi di Scotland Yard, lo porta a compiere diversi passi falsi e ignorare le richieste della figlia, correndo il rischio di compromettere un'indagine di per sé delicata. Senza aggiungere altri dettagli, lo troviamo un personaggio ben delineato, così come lo sono gli altri abitanti di Dhalia View. Non soltanto a livello caratteriale, ma anche estetico, grazie a uno stile artistico molto gradevole da vedere.
Direzione artistica
White Paper Games fa affidamento su texture disegnate a mano e ambienti stilizzati, una scelta che deriva alla volontà di creare videogiochi la cui qualità artistica sia di alto livello, ma possa al contempo essere realizzata da un team di dimensioni ridotte. La scarsità di risorse ha dunque portato lo studio a sviluppare un certo tipo di pipeline, cosicché la produzione fosse sempre rapida senza per questo privare i loro giochi di una propria unicità. Lo stile artistico di Conway: Disappearance at Dhalia View si basa sulla qualità stilizzata di Ether One e la combina con il realismo più radicato di The Occupation, andando inoltre a pizzicare da fonti esterne per trovare elementi in grado di renderlo riconoscibile entro i parametri stabiliti dallo studio di sviluppo. Tra questi troviamo il già menzionato film La Finestra sul Cortile, in termini di illuminazione, e il film animato in 2D The Illusionist per quanto riguarda invece la direzione artistica. Spaziamo poi a Toy Story 4 e David Fincher, ma non solo, per quanto riguarda inquadrature e tecniche di ripresa. Tirando le somme, non possiamo negare al nuovo gioco di White Paper Games una forte cura per i particolari e la messa in scena tecnica.
Non ci sarebbe dispiaciuto vedere lo stesso approfondimento nel gameplay, perché al di là di enigmi ben congeniati e dialoghi credibili, il gioco non offre molto altro. Pur essendo una indagine, il fatto che sia story driven non ci dà modo di affrontarla in chiave diversa da come viene proposta: l'ordine dei vicini sarà deciso a priori, l'occasionale presenza di dialoghi a risposta multipla non ha alcuna rilevanza nelle scene di "interrogatorio" e le ancora più rare sequenze a tempo, qualora vedano coinvolti altri personaggi, non hanno ripercussioni su di noi o sull'indagine in sé. Similmente, mettere a soqquadro gli appartamenti dei vicini non ha conseguenze e poco importa che tutto sia ben diverso da come lo hanno lasciato, prima che entrassimo noi: non si accorgono della cosa. Questo spezza un po' l'immersione e lascia la sensazione di un'occasione sprecata per dare vita a un'indagine ancora più coinvolgente di quanto si è comunque dimostrata.
Conclusioni
Conway: Disappearance at Dhalia View è un thriller piacevole, che fa buon uso delle fonti di ispirazione ma non osa abbastanza. Mette in scena una storia interessante, arricchita da personaggi diversi fra loro, ma l'essere tanto guidata senza alcun tipo di interazione, al di fuori delle fasi di osservazione e risoluzione di enigmi, lascia un po' l'amaro in bocca; specie quando ci si rende conto che nessuna nostra azione ha davvero anche solo un minimo di ripercussione sugli eventi. Nonostante tutto, se vi piace il genere e avete apprezzato gli altri giochi di White Paper Games, potreste trovare godibile anche questo. Fosse solo per la direzione artistica, particolarmente curata.
PRO
- Storia familiare, ma interessante
- Protagonista non convenzionale
- Presenta un'ottima direzione artistica
- Gli enigmi hanno un ampio spettro di difficoltà
CONTRO
- La natura story driven limita le possibilità del gioco
- La disabilità di Robert si sarebbe potuta sfruttare un po' di più