La recensione di Creaks conferma almeno un paio di cose: da una parte il fatto che Amanita Design abbia indubbiamente un tocco magico che rende interessanti tutti i progetti che porta a compimento, dall'altra la certezza che Apple Arcade sia tornato nettamente in carreggiata, riportando in alto il livello qualitativo medio delle nuove introduzioni tra Beyond a Steel Sky e questo nuovo titolo. Creaks riprende lo stile grafico disegnato, tipico delle produzioni del team, spostandolo però verso atmosfere più strane ed oscure. Nasce dal senso di inquietudine che emerge a volte dalle situazioni apparentemente più tranquille e quotidiane: quelle strane immagini che si formano nella penombra, appena fuori dal campo visivo, come illusioni ottiche che scompaiono quando una visione più attenta rimette tutto sotto la giusta prospettiva. C'è un nome che identifica questo fenomeno: "pareidolia", indica la tendenza del cervello umano a scorgere immagini o ricostruire figure in base a schemi più o meno inconsci, dando una caratterizzazione diversa e specifica ad oggetti o semplici linee casuali.
In Creaks queste illusioni ottiche trovano la strada per irrompere nella realtà del povero protagonista della storia, diventando presenze ossessive e minacciose dalle quali fuggire. Tutto nasce da una situazione apparentemente banale, che in pochi secondi trascende nel surreale più strano e inquietante: una lampadina che si rompe, rumori insistenti e uno strappo nella carta da parati di una normalissima stanza aprono la porta a un mondo assurdo, dove le visioni distorte diventano vere con il favore delle tenebre. La premessa ci riporta ad atmosfere crepuscolari che abbiamo visto in racconti fantastici, tra Gaiman e Hoffmann, impreziosite da un tratto grafico artigianale ma estremamente dettagliato, che dona un'identità molto forte a tutta l'esperienza di gioco. Siamo in un territorio vicino, ma sostanzialmente diverso, rispetto alle altre avventure grafiche di Amanita Design, che in questo caso abbandona la caccia al pixel e l'interazione tra personaggi e oggetti per introdurre meccanismi più propriamente da puzzle game, con la necessità di mantenere notevole tempismo e precisione per sopravvivere, perché si tratta anche del primo gioco dell'etichetta in questione a proporre un senso di minaccia costante che può sfociare in ripetute morti virtuali.
Il mondo dentro il muro
Creaks ricorda da vicino il gameplay e la tensione tipica dei giochi Playdead come Limbo e Inside, proponendo costantemente dei puzzle da affrontare per poter avanzare nello strano mondo che il protagonista scopre dietro il muro della propria stanza. La narrazione è ermetica, priva di dialoghi e di testo scritto, ma si capisce che qualcosa sta minacciando il mondo alternativo e la nostra missione è sia cercare di tornare a casa tutti interi che fermare questo pericolo imminente, perché rischia di invadere anche la realtà quotidiana. Il protagonista si sposta tra piattaforme e scale all'interno di varie ambientazioni decadenti, interagendo con interruttori e meccanismi di vario tipo e cercando soprattutto di evitare le strane creature che si aggirano nei paraggi. Come si scopre ben presto, queste creature sono la proiezione reale delle illusioni ottiche provate dalla pareidolia, perché una volta che vengono investite di luce tornano ad essere i semplici oggetti di uso quotidiano a cui in effetti assomigliano, con un effetto anche piuttosto buffo.
Il fatto che i nemici diventino oggetti inanimati se investiti di luce determina la base del puzzle design, che è giocato in gran parte sul contrasto tra luce e ombra: interruttori, sensori di pressione e altri meccanismi consentono di accendere dei preziosi coni di luce che possono bloccare il percorso preimpostato dei nemici oppure trasformarli in oggetti che possono essere spostati e utilizzati grazie al loro peso (posizionandoli sopra gli interruttori) o come punti di appoggio per raggiungere zone sopraelevate. I livelli sono progettati in maniera molto brillante intorno a questi principi di base, che si complicano progressivamente con l'inserimento di creature diverse, caratterizzate da pattern di comportamento differenti e sempre più complessi, ma la costruzione dei puzzle ruota intorno all'idea del contrasto tra luce e ombra.
Gli enigmi sono generalmente molto ben strutturati e piuttosto impegnativi, con i livelli che tendono a proporre situazioni anche piuttosto diverse, ma in linea di massima i concetti principali intorno a cui ruotano i puzzle sono sempre gli stessi, cosa che può tendere a renderli monotoni a lungo andare. Siamo insomma piuttosto lontani dalla costruzione variegata e cangiante del puzzle design di un Braid, per menzionare un altro gioco che può venire in mente affrontando i livelli di Creaks, ma l'introduzione di elementi sempre nuovi, anche se marginali, riesce comunque a mantenere alto l'interesse fino alla fine, considerando anche che il gioco non dura moltissimo.
Stile inconfondibile
Ne abbiamo già parlato, ma merita tornare un attimo sull'aspetto estetico di Creaks, per ribadire come Amanita Design sia in grado di costruire mondi dotati di un carisma davvero eccezionale. Un recente esempio sempre su Apple Arcade è l'ottimo Pilgrims e ne troviamo ulteriore conferma in questo nuovo titolo, che adotta uno stile grafico se possibile ancora più d'impatto, incrementando l'effetto evocativo del disegno "a mano", con un tratto che si potrebbe definire espressionista. Si notano ovviamente le somiglianze con le produzioni precedenti come Samorost e Machinarium, ma Creaks introduce per la prima volta una nota oscura, in un precario equilibrio tra l'onirico e il grottesco dal tono inquietante. C'è una cura notevole anche nei piccoli particolari: ogni scenario è diverso e meticolosamente particolareggiato, le animazioni sono complesse e armoniose, cosa che emerge anche nelle brevi scene d'intermezzo che sottolineano il passaggio da un livello all'altro, raccontando silenziosamente la strana storia, insomma quello che si svela sullo schermo è un vero e proprio spettacolo di disegni tratteggiati e animati con grande maestria.
Ad arricchire lo strano mondo messo in scena concorrono anche i quadri da scoprire in giro per gli scenari: questi sono di per sé delle bizzarre e affascinanti opere pittoriche originali, che nascondono al loro interno, a volte, dei veri e propri mini-game che rendono il tutto ancora più eccentrico.
Accompagna il tutto una colonna sonora rarefatta ma che incalza perfettamente l'azione di gioco. C'è un notevole studio del sound design in Creaks, dagli effetti sonori che incrementano la tensione e sottolineano l'atmosfera tra il lugubre e il fiabesco agli stacchi musicali, che spesso concorrono a sottolineare la costruzione degli enigmi emergendo con forza maggiore una volta che ci si avvicina alla soluzione.
Conclusioni
Anche in un ambito espressivamente ricco come i puzzle adventure indie, raramente ci si trova di fronte a giochi che abbiano una direzione artistica così solida come quella che vediamo in Creaks. Amanita Design ha raggiunto una notevole maestria nell'uso del disegno a mano dotato di forte caratterizzazione e atmosfera, ma in questo caso il team è riuscito ad applicare la sua tipica potenza evocativa a un genere diverso come il puzzle game, raggiungendo davvero un ottimo risultato sia dal punto di vista stilistico, grazie alla virata verso il grottesco inquietante, sia in termini di gameplay, con una notevole costruzione dei puzzle e del level design. È vero che gli enigmi ruotano in gran parte intorno agli stessi concetti di base, portando a una certa ripetitività dell'azione, ma il fascino degli scenari e le variazioni anche minime nelle situazioni di gioco bastano a farci andare avanti fino alla fine. Creaks è un altro centro per Amanita Design e per Apple Arcade, in attesa di vederlo sulle altre piattaforme.
PRO
- Estetica e atmosfera ad alti livelli
- Concetto di base dei puzzle interessante
- Affascinante narrazione ermetica
CONTRO
- Puzzle design un po' monotono
- Qualche rara imprecisione nei controlli via touch screen