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Crow Country: la recensione di un survival horror che omaggia i classici

La recensione di Crow Country, un luna park degli orrori che ricorda classici come Resident Evil e Silent Hill.

RECENSIONE di Fabio Di Felice   —   26/07/2024
L'immagine di copertina di Crow Country

Nello sguardo di Mara c'è una determinazione da adulta. Nonostante sia poco più che una ragazzina, grande appena per guidare la macchina. Forse nemmeno così tanto. La sua vecchia Ford Fiesta attraversa veloce un'area desertica, mentre Mara ripassa mentalmente il suo piano: se qualcuno lo chiede, io sono l'agente speciale Mara Forest. I capelli appena tinti, gli occhi di ghiaccio. Quando arriva a destinazione tira il freno a mano e, prima ancora di scendere dall'abitacolo, estrae la pistola. È alle porte di Crow Country, un vecchio luna park abbandonato.

Un altoparlante scassato emette una musichina petulante e distorta per via del guasto. Il tema del parco sono i corvi e per questo motivo ogni oggetto, dai cestini dell'immondizia agli animatroni, ha la forma di questo animale. Mara è lì per trovarne uno, il capo di tutti i corvi, il proprietario: Mr. Edward Crow. Inizia così Crow Country, survival horror totalmente ambientato in un parco giochi, che si rifà, nell'estetica e nella struttura, ai classici PlayStation. In effetti, bisogna ammettere che un luna park non era così inquietante dai tempi dell'indimenticabile introduzione onirica di Silent Hill 3.

È stato molto, molto tempo fa

C'è un segreto nascosto nel cuore di Crow Country, e un altro segreto nascosto nel cuore di Mara. Fin dall'inizio dell'avventura appare chiaro che un'informazione ci viene tenuta celata, una motivazione sottintesa, forse un incontro precedente. Crow Country è un posto vecchio e dismesso. Fatiscente.

Crow Country azzecca alla perfezione l'estetica in stile PlayStation
Crow Country azzecca alla perfezione l'estetica in stile PlayStation

È organizzato secondo zone tematiche come la classica casa infestata, il mondo marino e il regno delle fate, ma in realtà, dopo tanto tempo senza manutenzione, ogni zona del parco si amalgama in un unico micromondo trasandato. I negozi chiusi a chiave, le attrazioni spente, mascotte impolverate, senza vita.

Non ci vuole molto tempo perché i veri abitanti di Crow Country vengano fuori in tutto il loro claudicante orrore: dapprima sono figure umanoidi, con la pelle sciolta sulle guance e un grido incastrato in gola, poi diventano sempre più strambi. Pozzanghere di materia striscianti, altissime creature che si reggono su gambe sottili come quelle di un insetto. Mara è pronta ad affrontarli, quasi come se li conoscesse già.

Questo salotto in Crow Country è pieno di oggetti e dettagli
Questo salotto in Crow Country è pieno di oggetti e dettagli

Nonostante Crow Country peschi a piene mani dalla narrativa frammentata dei titoli PlayStation, disseminando le stanze di diari, ritagli di giornale, annotazioni e appunti per ricostruire la storia, la vicenda che sta alla base del titolo è molto coesa, semplice e interessante. Capace di ricordare i classici del genere e di strizzare l'occhio a modelli sempreverdi, come l'orrore cosmico di Lovecraft, ma anche di stuzzicare gli amanti del cinema, perché la minaccia che affrontiamo in Crow Country sembra uscita da John Carpenter e dal suo film Il signore del Male: un avversario metafisico, che viaggia nel tempo e nello spazio, alieno quasi etereo, ma tangibile.

Survival Horror

All'inizio dell'avventura il videogiocatore si trova davanti a una scelta: la possibilità di affrontare il gioco in modalità survival horror, ovvero quella classica, oppure preferire uno story mode che elimini dall'equazione tutti gli avversari, lasciando solo gli enigmi e l'esplorazione. È una proposta interessante, che sicuramente intensifica l'accessibilità del titolo, anche se chiaramente l'esperienza consigliata è quella standard, dal momento che i mostri fanno parte in tutto e per tutto della narrativa e che la gestione delle risorse è la sfida principale.

L'inventario degli oggetti si rifà chiaramente ad alcuni classici del passato
L'inventario degli oggetti si rifà chiaramente ad alcuni classici del passato

I modelli di riferimento infatti sono proprio i vecchi survival horror, su tutti Resident Evil e Silent Hill. Crow Country è appena più gentile con le risorse a disposizione, e munizioni, medikit, antidoti, non mancheranno mai nell'inventario del giocatore che sa come dosarli, perché il gioco riesce sempre a mantenere un ottimo bilanciamento. È proprio questa la parola d'ordine che devono essersi imposti gli sviluppatori di SFB Games: bilanciamento. Il titolo si tiene in equilibrio, come un funambolo fuoriclasse, senza mai risultare troppo facile o troppo difficile. I nemici sono tanti, e a volte anche parecchio resistenti, ma a meno che non cominciate a sprecare munizioni, ne avrete sempre abbastanza.

Inoltre l'avventura è anche pensata per mettere in difficoltà il giocatore in altri modi: trappole per orsi, palloncini pieni di veleno, macchinari che sputano fuoco, perfino dei finti oggetti che esploderanno nel caso in cui decidiate di raccoglierli. Crow Country è colmo di insidie, attraversare il parco rappresenta una sfida tangibile, sebbene mai proibitiva.

Alcune creature di Crow Country sono estremamente inquietanti
Alcune creature di Crow Country sono estremamente inquietanti

Anche la difficoltà degli enigmi è perfettamente bilanciata e squisitamente retrò. I puzzle hanno spesso a che fare con scritte nelle stanze, codici da calcolare, segni da trasformare in dati o con oggetti che vanno utilizzati nel posto giusto come manovelle, chiavi e batterie. La soluzione non è mai troppo cervellotica, e tutto appare coerente, dal posizionamento degli indizi al modo in cui vanno elaborati e inseriti.

Perfino l'eventualità che il giocatore possa non riuscire a proseguire è stata messa in conto: in diversi punti del parco si trova una sorta di corvo indovino che può dispensare fino a dieci consigli lungo il corso del gioco. Nel caso non sappiate dove andare, il corvo vi dirà quale oggetto vi manca e come ottenerlo.

Poteva mai mancare una stanza degli orrori con tanto di vampiro?
Poteva mai mancare una stanza degli orrori con tanto di vampiro?

Per i giocatori più scafati, invece, Crow Country è pieno di sfide, di segreti e di potenziamenti da sbloccare. A questo si aggiunge il più classico dei punteggi di fine partita che si basa sul numero di salvataggi, dei medikit utilizzati, dei colpi sparati, e che dà accesso agli extra per le partite successive.

Twisted Nostalgia

Anche l'estetica di Crow Country è disegnata per ricordare l'aspetto dei titoli dell'epoca 32 bit, pur attuando scelte moderne per quanto riguarda le meccaniche, adottando per esempio una telecamera e un sistema di mira liberi.

Il titolo intensifica la scelta estetica rendendola ancora più peculiare, con uno stile che si rifà al super deformed di vecchie glorie come Final Fantasy VII e ai personaggi di plastilina come quelli di Wallace e Gromit. Questa decisione è l'ingrediente fondamentale di una certa magia nera che riesce perfettamente a Crow Country: l'estetica che stuzzica la nostalgia e il contesto horror si uniscono per creare un twist unico.

Proprio la commistione di questo look infantile e di una messa in scena molto sanguigna riesce a creare un videogioco che sa essere inquietante e, in alcuni frangenti, sa mettere a disagio il giocatore. Non c'è mai nulla di davvero terrorizzante, ma alcuni movimenti dei nemici, le loro urla soffocate, e qualche momento di tensione ben studiato, fanno il loro dovere. Crow Country rimane un horror adatto a tutti, anche a chi non va d'accordo con i gli spaventi improvvisi.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store
Prezzo 19,50 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (15)
7.3
Il tuo voto

Crow Country riesce a unire il meglio della new wave di videogiochi horror ispirati ai titoli dell'epoca PlayStation con delle scelte molto moderne e un flow da sogno, che per circa sei ore sa trascinare il giocatore in un'avventura suggestiva. Si rifà ai classici del genere, e prende qualche ispirazione dal cinema, per presentare un titolo che ha ben pochi difetti. Dopo Signalis, un altro horror indie che è destinato a diventare un piccolo cult per il perfetto mix che è riuscito a mettere insieme.

PRO

  • Un esempio di perfetto bilanciamento
  • Estetica stile PlayStation veramente deliziosa
  • Ricco di segreti e contenuti bonus

CONTRO

  • Per via del sistema di salvataggio manuale si rischia di dover ripetere intere sezioni