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Days Gone, la recensione

La recensione di Days Gone, esclusiva PS4, il blockbuster perfetto, con tutti i limiti che questo comporta: abbiamo passato decine di ore nel mondo di SIE Bend Studio, ecco com'è.

RECENSIONE di Francesco Serino   —   25/04/2019
Days Gone
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Iniziamo l'attesa recensione di Days Gone scrivendo subito che, da un certo punto di vista, l'esclusiva PS4 è un gioco solido, uno di quei tipici prodotti di livello che ti aspetteresti da un team di sviluppo Sony; in questo specifico caso, il rovescio della medaglia è un'avventura che sembra nata più per rispondere a uno studio di settore che dal volere del team di sviluppo. Situazione spiacevole ma anche, ammettiamolo, poco veritiera: i Bend Studios, che poi sono gli stessi del fondamentale Syphon Filter, hanno davvero fatto di tutto per consegnarci il miglior gioco possibile. Days Gone è afflitto però da diversi problemi: alcuni generati da una pianificazione maldestra, altri da una certa superficialità in fase di design, e altri ancora da quella che potremmo definire tecnicamente come sfiga, sfortuna, jella. Cominciamo.

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For the masses: un open world per tutti

È davvero possibile sconsigliare Days Gone senza se e senza ma? Certo che no, e a nostro parere il pubblico finirà anche per volergli bene; magari non subito e senza mai andare oltre una certa soglia di eccitazione, ma comunque abbastanza per garantirgli una seconda importante e meritata possibilità. Una delle innegabili forze di questo gioco, che ne anticipa anche i limiti per chi cerca un'esperienza più strutturata, è il suo essere perfettamente descrivibile in tre parole, dove "sole, cuore, amore" (ricordate la popolarissima canzone meme?) vengono sostituite da una non meno scontata trinità pop: "zombie, moto, open world". Days Gone è chiaramente un giocattolone da classifica, e darà i suoi frutti. Del resto hai l'Oregon più selvaggio ai tuoi piedi, una moto da customizzare, e ore ed ore (tra missioni principali e secondarie ce n'è abbastanza per andare ben oltre la cinquantina) di missioni popolate da pochissimi amici e tantissimi nemici. La violenza piuttosto marcata, unita a una grafica inaspettatamente buona, sono poi altri assi nella manica di un gioco che, proprio come anticipato all'inizio, semplicemente funziona. Un'altra freccia nella faretra di Days Gone è la sua fortissima componente drammatica: il protagonista perde una persona cara proprio all'inizio dell'avventura, e durante l'intero gioco ci sono davvero pochissimi bagliori di leggerezza. Aggiungendo al mix pure Deacon St.John, il protagonista interpretato dall'attore Sam Witwer (Doomsday in Smallville, ricordate?) che qui digitalizzato appare come una sorta di simulacro allo James Franco più sfacciatamente sexy e forse, e ripetiamo forse, avrete il quadro completo di che macchina da guerra è questa nuova esclusiva Sony.

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In Days Gone c'è poi quella componente survival che non ti regala niente senza però mai essere tediosa, in cui tuttavia l'unica costante preoccupazione è il rischio di rimanere a secco di carburante in mezzo al nulla; ed è effettivamente divertente fermarsi in un posto tranquillo, al riparo dalla pioggia battente, per stringere qualche bullone e controllare il serbatoio prima di ripartire verso il prossimo obiettivo, magari con il cielo che si rasserena all'orizzonte. Infine ecco gli zombie, Furiosi, infetti, o come li volete chiamare, che corrono, si dimenano, si divorano persino tra loro. Di notte queste creature si moltiplicano in numero e in furore, mentre di giorno si faranno meno oppressivi, mentre i gruppi più grossi potrebbero rintanarsi nei loro nauseabondi nidi per riposarsi al riparo dalla luce. Il problema è che spesso, specialmente nella prima parte del gioco, di Furiosi sembrano non essercene mai abbastanza, e di conseguenza è piuttosto difficile divertirsi a fare gimkane suicide con doppietta in spalla fischiettando motivetti allegri. Ma siamo ugualmente sicuri che un certo tipo di pubblico si divertirà un bel po' con Days Gone: ora però è necessario capire se anche chi legge questa recensione faccia parte dello stesso fortunato gruppo. Ogni aspetto del gioco fin qui descritto si porta infatti dietro una reiterata e quindi forse voluta mancanza di profondità, che si manifesterà più o meno gravemente a seconda della vostra esperienza con i videogiochi e, più nel dettaglio, con la tipologia di prodotto a cui Days Gone chiaramente appartiene.

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Midnight rider: tante cose da fare, un po' generiche

Se cercate una narrativa tanto forte quanto cupa sarete accontentati, ma nel raccontare le sue storie Days Gone ha seri problemi di ritmo. Inoltre, le animazioni facciali non sono sempre della qualità che abbiamo imparato a dare per scontata giocando a tutti gli altri prodotti Made in Sony, da The Order: 1886 ad Horizon Zero Dawn, fino ad arrivare ai giochi Naughty Dog, e quindi non sempre all'altezza del compito e delle emozioni chiamate a replicare su schermo. Ancora peggio, per tre quarti di gioco la trama più che muoversi in avanti sembrerà girare in tondo, va però detto che questo permetterà all'utente di imparare a conoscere le regole dell'Oregon di Days Gone con efficace calma. Chi invece sa già come comportarsi davanti a una spiacevole situazione come quella ricreata in Days Gone, dovrà vedersela con una lunga lista di missioni prive di particolari guizzi creativi, alternate da una manciata di attività che, come in un generico open world, si ripeteranno in ogni porzione di mappa. Deacon St.John dovrà vedersela con nidi di Furiosi da bruciare, respingendo gli infetti che si opporranno alla distruzione della loro tana, e container medici della misteriosa agenzia governativa Nero, a cui si accede riattivandone l'energia attraverso un generatore sempre a secco di carburante; in entrambi i casi, svolto il compito, la zona circostante tornerà ad essere relativamente sicura, mentre i container Nero forniranno anche un upgrade che migliorerà un valore a scelta tra energia, vigore e focus. Nascosti nella mappa, è possibile trovare anche altre sorprese, come per esempio gli avamposti dei Rippers, in italiano chiamati Ripugnanti: un gruppo di umani pesantemente armati e totalmente fuori di testa, che venerano i Furiosi e la pandemia che li ha generati.

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Tolti di mezzo i nemici, negli avamposti gestiti da questo folle clan c'è sempre nascosto l'ingresso a un bunker dove trovare risorse e solitamente anche un progetto per costruirsi da sé, senza quindi per forza trovarlo sul campo, un nuovo gadget. Il crafting di Days Gone è sicuramente ben fatto, e permette di creare qualsiasi cosa in pochi semplici passaggi, senza imporre pause al gioco ma limitandosi a rallentarne lo scorrere del tempo. Anche se questa descrizione potrebbe farvi pensare ai peggiori open world di inizio generazione, la particolare suddivisione delle missioni, che qui vengono raccolte in base alla loro trama invece che per tipologia delle attività ad essa correlate, aiutano Days Gone ad allontanarsi dall'effetto "to-do-list" che solitamente prosciuga totalmente quell'indispensabile imprevedibilità necessaria a rendere credibile un open world. Il guaio è che qui le varie attività non sono poi cosi diverse, soprattutto quelle legate alle missioni che possiamo definire principali, suddivise quasi sempre in scontri con gli infetti, raccolta di determinati oggetti perduti, e fasi stealth per spiare le incursioni degli scienziati della Nero che, nemmeno troppo segretamente, atterreranno di tanto in tanto con i loro elicotteri per studiare la zona e preparare qualche nuovo enigmatico esperimento. Quello che non funziona è che eccetto in determinate zone, e non prima di determinate missioni, la presenza dei Furiosi è fin troppo blanda e lo shooting mai dei migliori; mentre le regole e l'intelligenza artificiale che dovrebbero far splendere l'incursione silenziosa da stealth game, chiaramente non sono all'altezza dell'azione immaginata da un utente con più esperienza sulle spalle. Va detto tuttavia che questo stealth analcolico non ci è poi dispiaciuto, anche se a metà 2019 è davvero tosta tornare a saltare tra un cespuglio e l'altro proprio come avviene in Days Gone.

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Freewheel burning: relazioni e defezioni

A rendere l'esperienza di gioco più strutturata ci pensano i diversi avamposti distribuiti in Days Gone con i quali sarà possibile stringere lentamente amicizia, cosa che permetterà, tra le altre cose, di guadagnare l'accesso alle diverse aree di specializzazione che caratterizzano questi clan. Alcuni avamposti permettono infatti di sbloccare nuove armi, altri invece sono specializzati in nuove parti di moto con le quali migliorare il bolide a propria disposizione. Anche il modo di vivere in questo inferno è diverso da campo a campo, come sarà diverso il trattamento che riserveranno ai sopravvissuti che, una volta salvati, potrete mandargli in cambio di punti rispetto e, superata una certa soglia, di quel nuovo equipaggiamento che tanto vi fa gola. Per aumentare la fiducia di un campo nei confronti di Deacon, guadagnando nel frattempo dell'utile denaro, è possibile scambiare con loro orecchie di infetti (il cui valore cambia in base alla forza dell'ex proprietario) e cibo da ottenere cacciando gli animali rimasti e raccogliendo erbe e frutti nei boschi.

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Ma più che a spingervi a una raccolta furiosa di risorse, il solito noioso grind insomma, questi elementi servono ad arrotondare i ben più sostanziosi premi racimolabili completando le missioni che progressivamente vi verranno proposte. Non mettiamo indubbio che, spesso, andare a caccia di oggetti in un mondo pericoloso e decadente possa essere anche molto divertente, ma l'Oregon di Days Gone non sembra pensato per questo, né per un'esplorazione continuata e approfondita. Nella nostra esperienza di gioco, a difficoltà normale, raramente ci siamo ritrovati a corto di materiali per costruire quello che ci serviva, e quelle poche volte che è successo è bastata una breve deviazione per riempirci nuovamente le tasche in men che non si dica. Dobbiamo anche ammettere che, dopo le prime ore di gioco, abbiamo definitivamente messo da parte l'esplorazione fine a se stessa per concentrarci quasi totalmente sulle missioni, e non per chiudere questa recensione il prima possibile ma perché in fondo non c'è niente di particolarmente interessante da trovare: non un'arma rara, non un pezzo di moto unico, men che meno una narrativa ambientale di livello, ma solo qualche documento che andrà ad arricchire un'anonima lista di collezionabili.

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Bat out of hell': attenti all'orda

Un'altra caratteristica che spicca di Days Gone è la sua inaspettata longevità di oltre 40 ore: le missioni sono tante, ma numerosi sono anche i tempi morti, o i viaggi che culmineranno con due righe di dialogo e un laconico arrivederci. Ma la cosa che più di tutte ci ha sorpreso, e in negativo, è che la maggior parte di queste storie non orbitano attorno alle creature generate da questa nuova apocalisse: i Furiosi ricoprono troppo spesso un ruolo quasi marginale. Se non è la moto l'elemento più caratterizzante di Days Gone, se non è l'esplorazione e né la sopravvivenza, almeno dovrebbero esserlo le tanto decantate orde. E invece no, questi enormi gruppi di infetti non compariranno (nella loro versione più spaventosa almeno) se non molto tardi, portando persino a dubitare della loro presenza. Procedendo nel gioco, spingendosi verso i bordi della mappa, si scopre però che il loro numero è decisamente alto, e che quelle più nascoste sono anche le più letali, cioè composte da un numero maggiore di infetti che potranno raggiungere anche le 500 unità. Vedere questa massa di creature, ciondolanti prima e scattanti e furiose un attimo dopo, correre in massa verso di noi fa paura e fornisce al gioco dei Bend Studios quel carattere di cui a prima vista sembra quasi del tutto privo. Ma anche in questo caso c'è più di un problema: le orde compaiono solo poche volte durante la trama, e alla fine si riveleranno essere più un'attività secondaria da affrontare prima e dopo i titoli di coda, piuttosto che un elemento costante di gameplay.

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Fortunatamente, affrontare un'orda con un personaggio ben equipaggiato è un esercizio piuttosto divertente, che spinge i giocatori a sfruttare ogni millimetro di scenario, a dare fondo all'intero equipaggiamento per avere finalmente la meglio. Questi gruppi di infetti hanno poi una loro routine quotidiana: verso il tramonto è più facile trovarli vicino gli specchi d'acqua, mentre la mattina rappresenta un ottimo momento per prenderli di sorpresa mentre riposano e si cibano nelle loro profonde tane. Quest'ultima è la situazione che più ci ha divertito visto che permette di allestire una serie di trappole su cui spingere il gruppo decimandolo poco a poco. Importante è anche decidere un percorso ideale verso il quale farsi inseguire, in modo da sfruttare eventuali esplosivi disseminati lungo il tragitto. Dispiace che gli sviluppatori non siano riusciti a dare alle orde un ruolo più concreto, ed è un peccato anche l'impossibilità di prevaricare un'orda brutalmente, magari falcidiandone gli infetti con la moto o con armi di sterminio di massa. Days Gone non è certo Dead Rising, ma visto che al suo interno è possibile trovare elementi di tanti giochi diversi, anche qualcosa di quello Capcom non avrebbe fatto male, anzi.

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Born to be...

In Days Gone, il combattimento in sé non presenta grossi problemi, sebbene sia vittima di una leggera ma costante mancanza di precisione. A migliore le cose ci pensa una modalità concentrazione che permette all'utente di rallentare il tempo e di conseguenza mirare e sparare con più calma ed efficacia. Questa funzione non è particolarmente utile contro gli umani, ma diventerà essenziale per sfoltire i gruppi più numerosi di Furiosi. Days Gone propone un buon numero di armi, alcune addirittura con proiettili in grado di oltrepassare uno o più corpi, possibilità che può dar vita a momenti piuttosto divertenti. Se è possibile sfidare la sorte muovendosi senza munizioni, sconsigliamo vivamente di procedere senza un'arma corpo a corpo. Anche queste ultime sono presenti in grande quantità, e potranno anche essere modificate per aumentarne le caratteristiche: a una palanca di legno per esempio sarà possibile montare una sega circolare, a una mazza da baseball tre bulloni industriali che le permetteranno di spaccare teste con grandissima disinvoltura.

Ma contro i Furiosi, una volta che si viene scoperti, la strategia più valida rimarrà sempre e solo una: dividerli, per poi colpirli a morte singolarmente. Avanzando nel gioco, nuovi tipi di infetti richiederanno una maggiore attenzione nell'approccio, rendendo di conseguenza sempre più importante un inizio stealth, in modo per esempio da mettere subito fuori gioco gli esemplari più pericolosi come le sirene, capaci con le loro urla di richiamare a sé tutte le creature che si trascinano nei paraggi. Ma lo stealth è utile anche per sfoltire, in modo da limitare i danni nel caso si venga scoperti sul più bello. Se poi le cose dovessero andare proprio male, c'è sempre la moto di Deacon, la cui guida è un piacere che si rinnova ad ogni viaggio, specialmente dopo averla modificata con un serbatoio più grande, un motore più performante e una sacca per le munizioni. La moto potrà anche essere modificata esteticamente, con nuovi e più aggressivi design, colorazioni di diverso genere e decalcomanie che includono anche set completi da sbloccare attraverso le missioni. Come ogni elemento di Days Gone, anche questa bellissima due ruote però non viene sfruttata davvero a fondo, specialmente in combattimento quando verrà nella maggior parte dei casi totalmente tagliata fuori.

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Ezy ryder: grafica e sonoro

C'è qualcosa di cui però siamo pienamente soddisfatti del titolo, ed è la sua veste grafica. Days Gone propone un'ambientazione magari un po' monotematica, ma capace di illuminarsi di mille colori diversi, sfruttando anche l'eventuale presenza dell'HDR in modo assolutamente magistrale. Su PlayStation 4 Pro, Days Gone gira a 4k dinamici e 30 fps, resi man mano più stabili dalle due patch già uscite prima dell'arrivo nei negozi del gioco. Gli artisti dietro questo progetto hanno svolto un lavoro fantastico anche per quel che concerne gli effetti atmosferici che, oltre a includere pioggia di diversa intensità e tramonti da favola (o sarebbe meglio dire da incubo?), sorprenderà i giocatori anche con un'inaspettata neve che subentrerà in scena in modo totalmente naturale, con le gocce d'acqua che lentamente acquistano corpo fino a diventare fiocchi di ghiaccio, imbiancando progressivamente l'ambiente circostante. Ci saremmo però aspettati centri urbani più sviluppati di quelli che alla fine hanno trovato posto nel gioco. Anche le musiche sono ottime ma, come moti altri aspetti dell'avventura in esame, non riescono a distanziare Days Gone dai tanti altri giochi con cui ha già in comune tematiche, gameplay e e non solo.

Lo sappiamo che un videogioco necessita di anni per essere sviluppato, e che quando si inizia il mercato ha esigenze diverse di quando si finisce, ma la stessa Sony avrebbe a nostro parere dovuto spingere Bend Studios verso stilemi diversi da quelli visti non solo nei giochi della concorrenza, ma anche e soprattutto in The Last of Us. Ambientare il gioco tra la cultura dei bikers è una gran bella premessa, ma avrebbe dovuto coinvolgere tanti altri aspetti dell'avventura qui impegnati a rispondere ad esigenze già soddisfatte da tempo. Perché in Days Gone c'è così poco metal, così poche chitarre, così poca cazzutaggine, così poca azione su ruote? Va benissimo provare a mettere in piedi una storia umana, piuttosto che disumana, ma se gli infetti devono rimanere nel fondale, fate in modo che gli uomini siano più dinamici, che ci siano inseguimenti in moto di un certo livello, che alle nostre spalle compaiano gang che ruotano catene dentate verso la nostra testa spingendoci nel ventre di foreste nere; oppure dateci un mondo più vivo, una simulazione più complessa, una parte gestionale che ci tenga impegnati. In Days Gone non c'è niente di tutto questo perché in fondo non c'è nulla o quasi che non ti aspetteresti, e se c'è, è sempre e solo un abbozzo di quello che sarebbe potuto essere: un concentrato di potenzialità che in questo gioco, per un motivo o per l'altro, riescono ad esprimersi soltanto a metà.

Conclusioni

Digital Delivery PlayStation Store
Prezzo 69,90 €
Multiplayer.it
7.8
Lettori (414)
8.2
Il tuo voto

Occasione in parte sprecata per chi da certe premesse si aspettava un gioco più profondo e impegnativo, Days Gone rimane comunque un prodotto solido, completo, longevo, che non mancherà di fare proseliti. Interessante poi il supporto post lancio che, tra le altre cose, porterà nuove sfide e nuove modalità di gioco, magari anche più in linea con i gusti di chi, inizialmente, deciderà di guardare oltre. Permetteteci poi una menzione speciale al doppiatore italiano di Deacon St.John: di voci così ben modulate, nei videogiochi tradotti nella nostra lingua, se ne sentono raramente.

PRO

  • Moto e zombie accoppiata perfetta
  • Trama interessante e con buoni twist
  • Tantissime armi diverse

CONTRO

  • IA approssimativa
  • Design delle missioni inconcludente
  • Troppi uomini e troppo pochi infetti