La USG Ishimura, gigantesca nave trivellatrice geostazionaria intorno ad Aegis VII, gorgoglia, tintinna, sobbalza, si contorce, sussurra. È un grottesco e fatiscente carapace senza vita che si trascina in un punto indefinito dell'universo; un inerme e putrescente cadavere che cova al suo interno un'infezione mortale; sepolcro ferroso che custodisce e culla un'orda di barcollanti e sanguinolenti esseri fatti a pezzi e poi ricostruiti da un'entità indefinita, demoniaca, perversa. Brilla di tetra luce al neon, in mezzo a tante ombre, a zone oscure, al vuoto siderale dello spazio che la circonda e tenta disperatamente di inghiottirla.
Quello offerto da Dead Space era ed è uno spettacolo maestosamente raccapricciante, inquietantemente affascinante, splendidamente ansiogeno. Quel viaggio all'inferno, con biglietto di sola andata, ce lo siamo goduti nell'ormai lontano 2008 e non avremmo mai pensato che ci avrebbe colpito ed ammaliato con ugual intensità, quasi quindici anni e due generazioni di console dopo, con un remake che non solo rende onore all'originale, ma che si carica dell'enorme responsabilità di (ri)accendere il desiderio di averne ancora, di avere dell'altro.
Se questo remake voleva essere un soft reboot, con le sue novità apportate al gameplay, la sua grafica spettacolare, le sue gradevoli variazioni alla trama classica, la strada è sicuramente quella giusta perché, a conti fatti, ci troviamo di fronte ad un ottimo ritorno, ad una trasposizione che, pur con qualche minuscola sbavatura, convince completamente, ad un'avventura che farà riemergere dolci (e terrificanti) ricordi nei fan della prima ora ed allieterà gli amanti dei survival horror ambientati nello spazio profondo.
Sedetevi comodi, perché in questa recensione del remake di Dead Space vi spiegheremo nel dettaglio perché non siamo mai stati così felici di salire nuovamente a bordo dell'USG Ishimura.
Spaventoso come mai prima d’ora
Iperboli e preamboli a parte, una cosa è certa: non ricordavamo affatto che Dead Space fosse così inquietante e spaventoso. Sebbene certi passaggi spaventosi siano ancora ben impressi nella nostra memoria, Motive Studio ha lavorato così fondo e così bene, che ha completamente rivoltato il materiale d'origine, pur mantenendo intatto l'aspetto globale, l'ispirazione e l'atmosfera che si respira a bordo della USG Ishimura.
Per chi non conoscesse affatto la saga, Dead Space è un survival horror in terza persona ambientato in un vascello spaziale ormai alla deriva, abitato ed infestato da terribili creature che proprio non vogliono saperne di morire. Nei panni dell'ingegnere Isaac Clarke, inizialmente inviato sul posto per riparare i sistemi di comunicazione dell'astronave, dovrete sopravvivere all'orrore e, naturalmente, scoprire cosa sia successo. Cercando gli elementi che hanno reso possibile l'incremento del fattore terrore, il principale indiziato non può che essere l'aspetto grafico, certamente l'ambito che più salta all'occhio parlando di questo remake. Da questo punto di vista, senza mezzi termini, siamo stati testimoni di uno spettacolo assolutamente convincente e quanto mai stupefacente.
Come ormai accade in quasi tutti i principali titoli che esordiscono su PlayStation 5 e Xbox Series X|S, anche in questo caso potrete optare per due settaggi grafici. Il primo sacrifica qualcosa in termini di dettaglio e nella gestione dell'anti-aliasing, ma dona all'esperienza una fluidità invidiabile. L'altro ostenta la miglior grafica possibile, a costo di un lievissimo e quasi impercettibile rallentamento dell'immagine quando si ruota la telecamera. Entrambe le impostazioni grafiche hanno la loro dignità: i 60fps costanti sono una pura goduria, ma rinunciare a qualche frame al secondo, visto il ritmo generale dell'avventura, non peserà più del dovuto. Qualunque sia la vostra scelta, a ogni modo, il paragone diretto con il Dead Space originale ridimensiona potentemente qualsiasi ricordo edulcorato da una tenera e romantica nostalgia. Dal modello poligonale di Isaac, agli effetti luce, ai dettagli che caratterizzano ogni scenario, il colpo d'occhio è dannatamente soddisfacente e ben testimonia il lavoro compiuto praticamente da zero degli sviluppatori. Soprattutto quando aumentano le zone di buio e ci si orienta guidati quasi esclusivamente dalla torcia incorporata nelle armi di Isaac, si apprezzano maggiormente gli effetti particellari e come ogni superficie rifletta diversamente la luce.
Anche le animazioni ostentano un'evoluzione sorprendente, pur rispettando anche in questo caso il materiale d'origine. Il protagonista si muove ancora come schiacciato dal peso della sua tuta, i Necromorfi inorridiscono anche e soprattutto per il loro incedere sincopato e claudicante.
Proprio a proposito delle fetide creature che dovrete combattere, l'algoritmo che ne gestisce lo smembramento è stato ulteriormente potenziato e raffinato. Se arti e teste saltano come in passato, ovviamente con effetti visivi maggiormente credibili e cruenti, anche l'epidermide che copre le membra marcescenti subisce evidenti alterazioni. Soprattutto nei Necromorfi più resistenti, utilizzando alcune armi come il lanciafiamme, sarete testimoni di un progressivo ed evidente deterioramento ad ogni colpo inferto.
Capiterà spesso, insomma, di restare ammaliati di fronte ad alcuni scorci che la USG Ishimura saprà regalarvi. La densità di dettagli, che ben testimoniano l'orrore che si è consumato e che si consuma a bordo del vascello spaziale, vi costringerà ad indugiare su qualche elemento dello scenario, mentre animazioni ed effetti speciali concorreranno a rendere ogni scontro quanto più spettacolare e violento possibile.
Non si vive solo di grafica, tuttavia. A creare il clima di costante tensione e ansia, difatti, contribuisce anche il sonoro. I brani, ovviamente, ci mettono del loro, tutti ottimamente rimasterizzati e pronti a segnalare pericoli imminenti e sgradite presenze in zona. Il grosso merito, tuttavia, va riconosciuto agli effetti e al magistrale lavoro di sound design . La USG Ishimura sussurra, tintinna, gorgoglia, ulula, produce boati. Il silenzio è solo parzialmente garantito nelle sezioni in spazio aperto, dove tutto si fa più ovattato, ma preparatevi a sobbalzare di continuo per un rumore non preventivato, prodotto da chissà cosa e proveniente da chissà dove. Soprattutto giocato con un buon paio di cuffie, o potendo contare su un home theater degno di questo nome, faticherete a controllare i battiti del vostro cuore, costantemente impauriti che qualcosa possa improvvisamente attaccarvi alle spalle (anche nel mondo reale).
Piccoli e grandi cambiamenti
Dead Space rispetta tutti i canoni del genere di appartenenza, spaventi e improvvise apparizioni comprese. Da questo punto di vista, il remake ha solo parzialmente apportato sostanziali modifiche, limitandosi a mischiare un po' le carte ed introducendo caratteristiche che si sarebbero apprezzate solo a partire dal secondo capitolo della serie.
Come anticipato, parliamo di un survival horror in terza persona con telecamera posta alle spalle del protagonista. Si risolve qualche enigma, si esplora ogni scenario a caccia di collezionabili e risorse, si cerca in ogni modo possibile di sopravvivere alle orde di Necromorfi che vi si pareranno di fronte con una certa frequenza. Il ritmo, un po' come in Resident Evil 4 del resto, è settato verso l'alto, ma senza i picchi raggiunti negli action o in uno sparatutto qualsiasi, non fosse altro che Isaac non può nemmeno fare affidamento ad una schivata o uno scatto per evitare gli attacchi nemici.
Serve un pizzico di strategia negli scontri, insomma, tanto più che si può avere la meglio sui Necromorfi soprattutto smembrandoli, pratica che li rende anche progressivamente meno pericolosi e agili negli spostamenti. Da questo punto di vista, tornano utilissime le varie armi su cui potrete contare. Oltre al lanciafiamme e al Raggio a Contatto, che funziona come una sorta di fucile a pompa del futuro, le altre bocche di fuoco mirano tutte a tagliare e troncare, ognuna con modalità e tempistiche differenti.
I neofiti, insomma, godranno di un survival horror di stampo classico assolutamente terrificante, soddisfacente, impegnativo al punto giusto, grazie ai vari livelli di difficoltà proposti e capaci di adattare l'esperienza a qualsiasi esigenza ed ambizione. I giocatori di vecchia data, dal canto loro, avranno a che fare con un'esperienza tutto sommato nota, ma non per questo priva di sorprese. Tanto per cominciare buona parte degli enigmi sono stati modificati. Anche in questo caso tutto resta familiare, ma la risoluzione prevede meccaniche e soluzioni alternative rispetto all'originale.
Sono state incrementate le zone a gravità zero, delle fasi in cui Isaac potrà beneficiare dell'inedito movimento libero. Se nell'originale si poteva procedere solo in linea retta, da piattaforma in piattaforma, nel remake, come accade in Dead Space 2, potrete utilizzare i propulsori della tuta per spostarvi in qualsiasi le direzioni. Purtroppo, sebbene alcuni proclami degli sviluppatori avessero fatto pensare al contrario, queste sezioni restano limitate e predeterminate entro aree ben definite e tutt'altro che ampie. Per intenderci, nessuna passeggiata extraveicolare per raggiungere le varie sezioni della USG Ishimura in modo alternativo e coreografico.
Tra le novità, vale anche la pena citare il progressivo sblocco di alcune zone, in base alle chiavi d'accesso ottenute, una caratteristica che incentiva il backtracking sia per l'ottenimento di nuovo equipaggiamento, sia per il completamento di alcune missioni facoltative.
Anche la trama è stata modificata, pur rispettando a grandi linee la storia già apprezzata nel 2008. Isaac, per esempio, parla e si mostra persino senza casco. Il protagonista, con questa modifica, ne esce sicuramente più caratterizzato rispetto al passato, ma le battute che gli sono state affidate e le reazioni che mostra di fronte a certi accadimenti, non bastano a renderlo un personaggio del tutto credibile e completamente immerso nell'orrore che suo malgrado sta vivendo. Un vero peccato, tanto più che le variazioni rispetto all'originale concorrono a rendere Dead Space più interessante, generoso di dettagli sull'universo di gioco e, in generale, coinvolgente. Anche il finale alternativo, sbloccabile solo completando tutte le missioni secondarie prima dell'epilogo, lascia intravedere ulteriori novità per la saga.
Conclusioni
Il remake di Dead Space, per ambizioni e portata del restyling effettuato, è tranquillamente accostabile a quello, anch'esso ottimo, di Resident Evil 2. Sebbene le novità apportate in termini di gameplay siano minori, rispetto a quando fatto con il capolavoro di Capcom, Electronic Arts ci ha comunque regalato un survival horror godibilissimo sia dai neofiti, sia da chi ebbe il piacere di giocarlo nel lontano 2008. Graficamente maestoso, le variazioni apportate all'avventura, dal punto di vista narrativo e per quanto concerne le nuove aree ed enigmi introdotti, rinfrescano, modificano, evolvono l'apprezzato survival horror che già seppe terrorizzarci tanto su PlayStation 3 e Xbox 360. Spaventoso, impegnativo al punto giusto e al passo con i tempi, Dead Space è assolutamente consigliato agli amanti del genere e a chi ama le avventure ambientate nello spazio. Se questo vuole essere un nuovo punto di partenza per la saga, Electronic Arts ha certamente posto delle basi solidissime tramite a questo remake.
PRO
- Graficamente eccelso
- Sound design strabiliante
- Novità del gameplay funzionali
CONTRO
- Isaac continua ad essere un protagonista poco credibile
- Le zone a gravità zero restano in ogni caso limitate