Bulli, pupe e... Rin Tin Tin?
Dead To Rights è fondamentalmente uno shoot’em up con visuale in terza persona, ma tenta di introdurre un certo numero di variazioni a una giocabilità già assaporata in altri videogame (primo fra tutti quello della Remedy, ovviamente). Già durante il tutorial introduttivo si ha un assaggio di quello che offrirà il gioco. A sezioni in cui si deve avere la mira accurata e il grilletto scaltro, si alternano tratti in cui, disarmati, dovremo ricorrere all’uso dell’arma più antica del mondo, otto belle nocche nodose e ossute, in quello che sembrerebbe essere un interessante connubio fra uno shoot’em up e un beat’em up. In aggiunta a questo, in alcuni punti si rende obbligatorio prendere il controllo del nostro fido alleato Shadow, un bellissimo husky pronto a gettarsi nella mischia per disarmare i nemici o ad intrufolarsi in stretti cunicoli inaccessibili agli esseri umani per giungere ad aree altrimenti inaccessibili. Nelle sezioni sparatutto la mira automatica si fa notevolmente apprezzare, data la grande quantità di nemici presenti su schermo: tenendo premuto il grilletto di destra infatti si effettua il lock del bersaglio, che resta al centro del mirino fino a che non avviene il rilascio del grilletto. Questa scelta comunque non influisce negativamente sul livello di sfida, che resta elevato dato il gran numero di avversari che ci si trova ad affrontare contemporaneamente. Una nota positiva ed innovativa che offre Dead To Rights è quella di servirsi si scudi umani per proseguire nelle zone più calde ed affollate del gioco. Avvicinandosi a un nemico e premendo il tasto B lo si può privare dell’arma. L’uomo così disarmato può essere tenuto come scudo umano e si prenderà gli spari nemici in vece nostra, almeno fino a che la barra della sua energia non sarà terminata o fino a che non decideremo di sbarazzarcene con un colpo alla testa. Il sangue e la brutalità non mancano quindi, e faranno la felicità di tutti coloro che adorano i giochi ultraviolenti e i film d’azione di Hong Kong. Esistono anche dei livelli in cui bisogna sparare in soggettiva attraverso un mirino come accadeva nell’indimenticabile Operation Wolf e in tutti i suoi cloni. Quando sono finite le munizioni o quando si viene disarmati, si deve ricorrere all’uso delle mani per avere ragione dei criminali. Se le fasi di shooting del gioco sono tutto sommato piacevoli nella loro adrenalinica frenesia, quando si deve proseguire a ceffoni il titolo Namco mostra evidenti limiti. La disponibilità di sole due combo, una di calci e una di pugni, di un paio di prese differenti e di qualche sparuta mossa elusiva non offre sufficiente varietà per appagare il giocatore a lungo termine. Dulcis, si fa per dire, in fundo, ecco i minigiochi. Di tanto in tanto si devono superare dei sottogiochi di diversa natura per poter proseguire nella storia. Qualche esempio? Si deve far danzare una ballerina, prendere a pugni un punching ball, scassinare serrature, sollevare un bilanciere di oltre 300 libbre o ancora vincere a braccio di ferro, il tutto premendo il tasto giusto al momento giusto, oppure disinnescare bombe movendo un pallino lungo una sorta di percorso senza fargliene toccare i bordi. Qualcuno potrebbe considerare i minigiochi come un valore aggiunto, ma personalmente ci appaiono troppo poco accattivanti e per questo motivo la loro presenza non arricchisce l’esperienza di gioco, ma piuttosto ne spezza notevolmente il ritmo.
L’occhio vorrebbe la sua parte
Graficamente non si può certo dire che Dead To Rights brilli, soprattutto se confrontato con gli attuali standard del panorama videoludico. Il disappunto maggiore si prova osservando il modello del personaggio principale: il protagonista di un gioco non dovrebbe soffrire di anatomia discutibile, texture approssimative e animazioni legnose. Se per i nemici che si incontrano lungo la strada si può anche chiudere un occhio, anche perché spesso si vedono soltano da lontano, per Jack Slate il trattamento avrebbe dovuto essere ben diverso. Le ambientazioni sono parecchio squadrate, ma in generale abbastanza piacevoli, e di tanto in tanto si intravede qualche tentativo di dare un tocco di classe al tutto. Un po’ di effetti volumetrici, qualche effetto particellare come quello prodotto dall’acqua di un idrante divelto… e poco altro.
Il suono del cuore?
La colonna sonora è di buona qualità. Le musiche, seppur non invadenti e difficilmente captabili nel mezzo dell’azione più concitata, fanno il loro onesto lavoro contribuendo a ricreare l’atmosfera da action-movie. Gli effetti sonori sono azzeccati e così anche la voce del personaggio principale, biascicata e senza troppa enfasi come nella migliore tradizione dei poliziotti “on the edge”, e quella dei personaggi di contorno. Il parlato è interamente in inglese, ma non si preoccupino i meno ferrati nella lingua d’Albione: il gioco è interamente sottotitolato in italiano. Un piacevolissimo tocco di classe è il battito del cuore reso attraverso la vibrazione del joypad. Quando Jack Slate è ferito gravemente, la vibrazione ritmica del pad segue un ipotetico battito cardiaco dell’agente.
Commento
Dead To Rights è un gioco che presenta una notevole varietà, essendo in fin dei conti un multievento con tutti i vantaggi e svantaggi che questo comporta. Un titolo multievento purtroppo, a fronte di una maggiore varietà, solitamente non eccelle in tutti i sottogiochi ma presenta alti e bassi o, in alternativa, si attesta su una qualità generale media. Dead To Rights rientra nella seconda casistica. Per completare il gioco sono necessarie una decina di ore, che possono diventare ben di più a seconda della vostra abilità col pad e del livello di difficoltà impostato, scelto fra i tre disponibili. La longevità dipende principalmente dalla vostra attrazione per i giochi violenti e frenetici e dalla volontà di sbloccare tutte le mosse per disarmare i nemici, pratica il cui utilizzo purtroppo non è particolarmente incentivato ma si basa soprattutto sulle preferenze del giocatore. I fanatici di shoot’em up e azione provino Dead To Rights e potrebbero trovare pane per i loro denti. Gli altri passino pure la mano, con titoli come Panzer Dragoon Orta in giro su Xbox, l'offerta a disposizione degli utenti Microsoft non si ferma certo a questa ultima fatica Namco, dignitosa ma nulla più.
- Pro:
- Azione, frenesia, ultraviolenza
- Livello di sfida notevole
- Contro:
- Grafica non all'altezza degli standard attuali
- Alla lunga ripetitivo
- I minigiochi spezzano l'azione senza coinvolgere
Era una notte buia e tempestosa…
Jack Slate, agente dai metodi efficaci della polizia di Grant City, riceve una richiesta d’intervento per alcuni colpi di arma da fuoco. Sembra una missione come tutte le altre, ma questa volta qualcosa non è quello che sembra e, da un momento all’altro, Jack da poliziotto diventa un criminale braccato da polizia e malavitosi, costretto a indagare da solo e ai margini della socitetà e della legge per scoprire la verità sulle persone che l’hanno incastrato. No, non stiamo parlando di Max Payne, ma di Dead To Rights, ultimo prodotto di Namco per Xbox. Anche se le similitudini fra le trame dei due titoli sono parecchie, la struttura di gioco di questo Dead To Rights si differenzia notevolmente da quella del lontano cugino. Resta da vedere se queste differenze portano a un miglioramento generale della giocabilità oppure ad una dispersione delle energie.