167

Diablo 4: Vessel of Hatred, la recensione della prima espansione tra spiriti, viscere, demoni e bottini

Abbiamo giocato la prima espansione di Diablo 4: ecco le nostre impressioni dopo una settimana passata tra spiriti, viscere, demoni e bottini.

RECENSIONE di Christian Colli   —   17/10/2024
Lo Spiritista di Diablo IV: Vessel of Hatred
Diablo IV: Vessel of Hatred
Diablo IV: Vessel of Hatred
Articoli News Video Immagini

Facendo un confronto col suo predecessore, è chiaro che la prima espansione di Diablo IV ha avuto un impatto diverso sulla percezione dei giocatori. Diablo III aveva avuto diversi problemi, al lancio, principalmente a livello di visione, che Blizzard aveva risolto soprattutto con la prima e unica espansione Reaper of Souls, rivoluzionando il gioco quasi dalle fondamenta. La situazione di Diablo IV è diversa. In quanto live service, il titolo è stato rilavorato assiduamente per oltre un anno, a colpi di hotfix e aggiornamenti stagionali che hanno aggiunto, corretto, smussato e rifinito un'esperienza iniziale solida, ma spigolosa.

Vessel of Hatred, in tal senso, è un'espansione meno esplosiva, anticipata da un aggiornamento a tutto tondo che cambia sensibilmente alcuni aspetti del gameplay a tutti i giocatori, non soltanto a quelli che hanno acquistato il pacchetto e possono fregiarsi della nuova classe - lo Spiritista - e dei nuovi contenuti, inclusa la regione aggiuntiva di Nahantu. A questo punto non resta che rispondere a una domanda: vale la pena acquistarla? Tiriamo le somme.

Una campagna deludente

Tiriamo le somme, si fa per dire, perché proprio per la sua natura di live service in continua evoluzione Diablo IV è un gioco che muterà ancora, stagione dopo stagione, e infatti mentre stiamo scrivendo queste righe è in arrivo un aggiornamento d'emergenza che cambia alcuni parametri e ritocca certe abilità della nuova classe per depotenziare alcune build fuori controllo. L'endgame è un cavallo che si vede a lunga corsa e adesso è ancora presto per esprimere un giudizio assoluto, tuttavia possiamo concentrarci sulla qualità del pacchetto che, come dicevamo, è svicolato dagli ultimi aggiustamenti che hanno migliorato molto il gameplay, la struttura e la progressione.

Il regno degli spiriti è uno degli scenari più belli di Diablo IV
Il regno degli spiriti è uno degli scenari più belli di Diablo IV

Basti pensare agli otto nuovi livelli di difficoltà che sostituiscono i vecchi livelli del mondo, stabilendo una progressione più equilibrata e controllata: un cambiamento sopraggiunto all'uscita di Vessel of Hatred ma indipendente dal pacchetto a pagamento, che influenza tutti i giocatori. Questo esempio rappresenta una distinzione importante da tenere a mente.

È indubbio che molti giocatori acquisteranno l'espansione anche soltanto per sapere come prosegue la storia di Diablo IV, che purtroppo è l'aspetto più debole di Vessel of Hatred. La campagna originale stabiliva alcune interessanti premesse, si perdeva un po' nella fase centrale e si riprendeva sul finale con un cliffhanger che ci ha lasciati appesi più di un anno, mentre le stagioni approfondivano la mitologia di Sanctuarium introducendo nuovi personaggi secondari e storyline temporanee. Vessel of Hatred riprende il filo del discorso rimasto in sospeso all'epoca, quando Neyrelle è scomparsa col cristallo che imprigiona uno scalpitante Mefisto: ora che la ragazza è braccata dai fanatici della Cattedrale della Luce - non proprio contenti per quanto accaduto a Inarius - e comincia a perdere il controllo, tocca a noi trovarla e aiutarla.

I Mercenari sono una delle aggiunte più convincenti dell'espansione
I Mercenari sono una delle aggiunte più convincenti dell'espansione

La ricerca ci porta quindi a Nahantu, dove faremo la conoscenza degli Spiritisti e della loro cultura, un aspetto su cui la campagna di Vessel of Hatred indugia anche troppo in una parte centrale tirata davvero per le lunghe, soprattutto se consideriamo la breve durata dell'avventura, che si completa in meno di dieci ore se si evitano i numerosi incarichi secondari nella nuova regione. È un peccato perché la storia è affascinante e si addentra nella mitologia del franchise, ripescando figure iconiche come Akarat ma trascurandone altre più attuali.

La storia parte benissimo, con una bella esecuzione in pubblica piazza che ci ricorda la crudeltà di Sanctuarium, ma si perde strada facendo: il nuovo antagonista, Urivar, che sembra promettere grandi cose, finisce per essere solo insignificante, mentre lo stesso Mefisto si muove troppo dietro le quinte per risultare una minaccia credibile. Per esempio, nella campagna originale di Diablo IV, la presenza di Lilith era massiccia nonostante fosse un retroscena nelle nostre peregrinazioni, ma le sue malefatte la rendevano un pericolo concreto che anticipava il fatidico scontro finale.

La campagna di Vessel of Hatred si riallaccia alla mitologia della serie Diablo
La campagna di Vessel of Hatred si riallaccia alla mitologia della serie Diablo

Pur riprendendosi in un ultimo atto pieno di colpi di scena, con un altro finale cliffhanger davvero inquietante che ci rimanda alla prossima espansione, la campagna di Vessel of Hatred è abbastanza deludente, ed è un peccato perché gli artisti di Irivine sono stati straordinari nel disegnare le località verdeggianti di Nahantu, il magnifico Regno degli Spiriti e altre mappe assolutamente splendide da esplorare, grazie anche all'ottimo accompagnamento musicale. Abbiamo avvertito proprio un netto squilibrio tra le intenzioni e l'esecuzione, anche nella rappresentazione della violenza che, col passare delle missioni, diventa più grottesca che efferata.

I contenuti dell'espansione

Completata la campagna, si sblocca una nuova serie di missioni che serve più che altro a introdurre i giocatori ai vari contenuti endgame che rappresentano poi il cuore del gioco perché, diciamocelo, Diablo IV quello è: una sfrenata ricerca del bottino perfetto, della configurazione migliore, in un paradossale rovesciamento delle parti in cui vince la gara chi scopre come annullare più efficacemente ogni difficoltà. E allora basta un clic per sterminare orde di mostri infernali, uno sport che allo Spiritista riesce molto bene, così bene che a Irvine, nonostante gli aggiustamenti ad abilità, eccellenze e bottini unici, dovranno rimboccarsi le maniche se vogliono rendere nuovamente competitive le altre classi.

Lo Spiritista è una classe versatile e spettacolare
Lo Spiritista è una classe versatile e spettacolare

Lo Spiritista non è solo una classe più interessante a livello tematico ma anche da giocare e da vedere: a metà tra il Monaco e lo Sciamano di Diablo III, questo esperto di arti marziali può evocare gli spiriti degli animali feroci per distruggere i nemici. Blizzard ha abbandonato ogni pretesa di sobrietà per disegnare una classe visivamente spettacolare che può infliggere danni anche solo schivando. Gli spiriti animali - gorilla, giaguaro, centopiedi e aquila - rappresentano i viatici per le build di una classe estremamente versatile e per il momento fortemente rappresentata sui server di gioco, come era prevedibile e come spesso succede in questi esordi, prima che il banhammer colpisca duramente e riporti l'equilibrio a Sanctuarium.

Nonostante la sua potenza, lo Spiritista è una classe abbastanza complicata che richiede una buona conoscenza delle dinamiche di gioco e un'attenta lettura delle nuove funzionalità, incluse le recentissime Parole runiche che permettono di aggiungere al kit del nostro personaggio anche abilità estranee alla classe, combinando le rune a coppie nei castoni dell'arma e del corpo. Se Blizzard intendeva garantire ai giocatori un'eccezionale libertà di scelta nella personalizzazione dei personaggi, pur mantenendo un'immediatezza e una chiarezza di fondo, possiamo dire che ha colpito nel segno ma non ha fatto un centro perfetto: la varietà di modificatori, attributi e meccanismi per alterare il tutto resta veramente enorme e spiazzante, costringendo i giocatori meno navigati a rivolgersi a guide, tutorial e altri approfondimenti sul web.

La campagna di Vessel of Hatred è piuttosto breve, poi prosegue in una catena di missioni endgame
La campagna di Vessel of Hatred è piuttosto breve, poi prosegue in una catena di missioni endgame

Per tornare allo Spiritista, abbiamo giocato la fase di leveling a difficoltà Esperto abusando della sua Raffica di Penne, una salva di proiettili che a distanza ravvicinata colpisce come uno shotgun, ed evocando lo spirito del giaguaro Cacciatore, una Ultra ad area che può resettarsi se dà il colpo di grazia ai nemici. Quando il gioco si è fatto più duro a Tormento I, siamo passati a una build più difensiva che mischia gli attacchi velenosi del Centopiedi con le abilità del Gorilla e già abbiamo in mente nuove configurazioni per cui sono necessari certi Unici. In questo gioco a incastro mica tanto sottile si inseriscono i Mercenari, un gradito ritorno dai precedenti Diablo: PNG che possiamo reclutare completando alcune missioni opzionali e che si stabiliranno nell'Antro, una sorta di quartier generale che offre la maggior parte dei servizi in città.

I Mercenari - che a dirla tutta hanno sottotrame personali più interessanti dell'intera campagna - possono accompagnarci in battaglia, anche se uno per volta, e crescere insieme a noi attraverso un rapporto per gradi che offre varie ricompense, compresi alcuni punti abilità che ci permettono di personalizzare il loro stile di combattimento. La cosa più interessante è che possiamo scegliere un secondo mercenario come Rinforzo, associando una delle sue abilità a una delle nostre: questo significa che comparirà e utilizzerà la sua abilità ogni volta che useremo la nostra, rappresentando di fatto un'aggiunta significativa alla costruzione delle build.

La Città sotterranea di Kurast è una corsa contro il tempo
La Città sotterranea di Kurast è una corsa contro il tempo

Blizzard ha rifinito un gameplay che era già solido - nonostante le controversie e le giuste critiche - ma a conti fatti il grosso dei miglioramenti sono riconducibili agli aggiornamenti stagionali, un percorso di cui Vessel of Hatred rappresenta sia un punto di arrivo che un nuovo inizio. In questo senso, i contenuti offerti dall'espansione non appaiono esattamente rivoluzionari, tant'è che si rischia di confonderli con quelli della sesta stagione, la Stagione dell'Odio cominciata al lancio dell'espansione. L'obiettivo dichiarato era quello di offrire ai giocatori una maggior varietà di attività attraverso cui perseguire i loro sogni di gloria, perciò Vessel of Hatred aggiunge al bacino endgame nuove spedizioni, cantine ed eventi pubblici circoscritti alla mappa di Nahantu, tuttavia sono due le attività veramente inedite nella sostanza più che nella forma: la Città sotterranea di Kurast e la Cittadella oscura.

La Città sotterranea di Kurast è una sorta di Fossa 2.0, che a sua volta è la versione Diablo IV dei Varchi di Diablo III: una spedizione procedurale in cui bisogna uccidere più nemici possibile nel minor tempo possibile, riempiendo un indicatore che determina la quantità e qualità delle ricompense, manipolabili peraltro attraverso la consumazione di uno specifico oggetto all'avvio della spedizione. I nemici e le attività nella Città sotterranea aumentano il tempo a disposizione e il punteggio totale, esortando così il giocatore a stabilire a vista il percorso migliore da seguire per arrivare al boss di turno.

La Cittadella oscura è un contenuto assai divertente ma servono minimo due giocatori
La Cittadella oscura è un contenuto assai divertente ma servono minimo due giocatori

La Cittadella oscura merita un discorso più complesso. Nonostante la sua componente multigiocatore, Diablo è sempre stato un'esperienza adatta ai giocatori solitari, per certi versi addirittura cucita su di loro. Diablo IV ha scosso queste fondamenta nel passaggio alla struttura simil MMO che molti hanno criticato, non tanto per i suoi meccanismi quanto per la perdita di immediatezza che ha portato a lungo con sé, e che gli aggiornamenti hanno in qualche modo aggiustato. E malgrado il feedback tiepido dei giocatori, Blizzard ha insistito su questa strada, progettando la Cittadella oscura, una spedizione cooperativa che richiede da due a quattro giocatori, con tanto di valuta specifica, ricompense a reset settimanale e interfaccia per la ricerca automatica dei gruppi.

Considerando lo sviluppatore, verrebbe subito da pensare a World of Warcraft ma nel concreto a noi ha ricordato le incursioni di Destiny. Blizzard si è sbizzarrita a disegnare scontri con boss spettacolari e artisticamente impeccabili che richiedono non solo una buona build ma anche attenzione, coordinazione e comunicazione. Spesso incentrati su rompicapi ambientali da risolvere mentre si schivano e contrattaccano decine di nemici, i boss della Cittadella oscura sono un gioiellino di level design che ci ha positivamente sorpreso. Tuttavia, la componente cooperativa obbligatoria potrebbe rappresentare un deterrente per chi ama giocare Diablo IV in solitaria, precludendosi quindi un'altra fonte di miglioramenti, nonché alcune ricompense cosmetiche esclusive.

Vessel of Hatred aggiunge a Sanctuarium la regione di Nahantu
Vessel of Hatred aggiunge a Sanctuarium la regione di Nahantu

I nuovi contenuti si inseriscono con naturalezza nell'intreccio di attività endgame, ora arricchito e bilanciato per l'occorrenza: Blizzard ha spostato le ricompense, aggiustato il tiro su vari aspetti della progressione e programmato il gioco in modo da creare assuefazione ma anche di rispettare il tempo dei giocatori, ricompensandoli continuamente e più generosamente che in passato. La strada per raggiungere la perfezione è lunga, lunghissima, e passa per il solito loop che ci vede entrare e uscire dalle spedizioni da Incubo o dalla Fossa, migliorare i glifi, scegliere con attenzione rune e gemme, completare i sussurri, farmare le maree infernali e così via.

Si continua a fare quello che si faceva prima, magari nei panni dello Spiritista, magari nei sotterranei di Kurast o nella Cittadella oscura insieme ad amici o sconosciuti: in questo senso, Vessel of Hatred appare come una parentesi, un grande aggiornamento a pagamento più che una di quelle espansioni in grande stile cui ci ha abituato Blizzard negli anni.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Battle.net
Prezzo 39,99 €
Multiplayer.it
7.5
Lettori
ND
Il tuo voto

Vessel of Hatred fa esattamente quello che dovrebbe fare un'espansione. Questa volta, però, lo fa senza particolari rivoluzioni al gameplay che Blizzard ha rifinito nel corso dei mesi dopo il lancio di Diablo IV. È quindi un pacchetto sensibilmente meno impattante rispetto al passato, che porta in dote una classe aggiuntiva divertentissima e alcune attività endgame interessanti che si incastrano in un percorso prestabilito. Neanche a dirlo, i fan che continuano a giocare stagione dopo stagione non dovrebbero farselo mancare, mentre i giocatori che si sono lasciati Diablo IV alle spalle difficilmente vedranno in Vessel of Hatred un motivo valido per fare ritorno a Sanctuarium.

PRO

  • Lo Spiritista è una classe fantastica
  • Nuovi contenuti che arricchiscono progressione ed endgame

CONTRO

  • La campagna è corta e deludente
  • La controversa componente coop della Cittadella oscura