Poco più di dieci anni fa, Iron Man si presentava al mondo sul grande schermo quando nessuno di noi poteva immaginare che Disney si sarebbe comprata la Marvel e avrebbe investito sul cosiddetto Marvel Cinematic Universe. Oggi, a distanza di oltre venti film e svariate serie televisive, siamo arrivati a parlare addirittura di Multiverso: un concetto che i Marvel Studios hanno cominciato a esplorare già da qualche tempo e che permette diverse scappatoie in termini di casting e storytelling. Nei fumetti, il Multiverso è praticamente una banalità, ma chi segue solo il cinema potrebbe averne sentito parlare solo in Spider-Man: No Way Home.
La buona notizia è che non serve né aver visto Spider-Man, né la serie TV incentrata su Loki e gli universi paralleli: per assurdo, serve a poco aver visto persino il primo Doctor Strange, dato che il nuovo film è più che altro il seguito di WandaVision.
Ecco, quella è una serie che dovreste vedere prima di andare al cinema, altrimenti capireste la metà di quello che succede in circa due ore di pellicola: un azzardo, che intreccia il cinema col servizio in streaming Disney, ma che alla fine impreziosisce quello che è sicuramente uno dei migliori film Marvel che abbiamo visto in questi anni.
Merito anche di Sam Raimi, ovviamente, come vi spiegheremo in questa recensione di Doctor Strange nel Multiverso della Follia in cui siamo stati molto attenti a dosare spoiler e anticipazioni!
Il ritorno di Sam Raimi
Chissà se è un caso che proprio in questi giorni, esattamente vent'anni fa, proiettavano per la prima volta sui grandi schermi uno dei cinecomic più amati di tutti i tempi: Spider-Man. Lo dirigeva Sam Raimi, proprio lo stesso regista che aveva firmato la saga de La casa e che da lì a poco avrebbe girato prima l'eccellente Spider-Man 2, poi il criticatissimo Spider-Man 3, interrompendo la collaborazione con la Marvel per anni.
In realtà, tra il 2007 e il presente, Raimi al cinema ha fatto poco: giusto l'ottimo Drag Me to Hell e il mediocre Il grande e potente Oz, rivolgendosi più che altro al piccolo schermo con la sua serie Ash Vs. the Evil Dead e poco altro. Era dal 2013 che Sam Raimi non faceva più un film per il cinema e, quando Scott Derrickson - il regista del primo Doctor Strange - ha rinunciato a lavorare sul sequel per divergenze creative, l'occasione era troppo ghiotta: in fondo, il mega produttore Kevin Feige voleva che questo Doctor Strange 2 fosse un esperimento a tinte horror, ma serviva comunque un tocco di umorismo e leggerezza, una combinazione in cui Raimi è maestro.
E Raimi, credeteci, non ha perso il suo tocco. Doctor Strange nel Multiverso della Follia, in questo senso, è uno dei film meno... Marvel, per così dire, che sia uscito con questa etichetta. È cupo e violento, disperato e spaventoso, con un umorismo appena accennato - ma talmente tanto delicato da sembrare quasi fuori posto - e un livello d'introspezione che solo un maestro dei tempi e del montaggio sarebbe riuscito a garantire nonostante i personaggi e il contesto. E ciò non di meno, resta ancora un film non adatto a tutti, per quanto ci sembri abbastanza audace consigliarne la visione ai bambini: alcune scene sono effettivamente molto forti, che la violenza sia esplicita o soltanto suggerita fuori campo.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia è un film di Raimi. È anche la sua filmografia infilata in una pellicola Marvel Studios attraverso riferimenti, citazioni e suggestioni audiovisive, a cominciare dalla colonna sonora del suo compositore preferito, Danny Elfman. Se proprio volessimo fare un paragone, la nuova avventura del Dottor Strange è più vicina a L'armata delle tenebre che a uno spin-off degli Avengers.
WandaVision 2?
Casomai non lo sapeste, e dovreste essere ciechi perché è praticamente su tutte le locandine, per non parlare dei trailer e delle foto promozionali, l'altra grande protagonista del film è Wanda Maximoff, che in WandaVision abbiamo scoperto essere la profetizzata e potentissima Scarlet Witch. Ripensandoci, quello che abbiamo appena scritto non è del tutto esatto. Elizabeth Olsen, che la interpreta magistralmente, ha quasi lo stesso screentime di Benedict Cumberbatch e a tratti è difficile capire su chi sia il film: Raimi gestisce la sceneggiatura di Michael Waldron con grande abilità, trovando il tempo di delineare tutti i personaggi principali, spiegando le motivazioni che li muovono, i loro traumi e trovando per ciascuno di essi una chiusura più che soddisfacente.
America Chavez è una di loro. Interpretata dalla piacevole Xochitl Gomez, questa new entry nel Marvel Cinematic Universe rischiava di essere incredibilmente stucchevole - è una teenager che può attraversare il Multiverso a pugni, letteralmente - e invece si è rivelata un'aggiunta notevole al cast in espansione della Fase 4.
È proprio America a dare inizio alla storia, piombando nel nostro universo mentre Strange è al matrimonio della sua ex fiamma Christine Palmer (una splendida Rachel McAdams). America è braccata da un nemico che vuole i suoi poteri e finora ha trovato aiuto nei Dottor Strange del Multiverso: ecco perché anche il nostro decide di aiutarla e per farlo si rivolge all'Avenger più potente che conosce. Sono i primi dieci minuti di film e nei restanti succede veramente di tutto.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia è un film piuttosto dritto in termini di narrativa. Una volta delineata la minaccia e la posta in gioco, prosegue in modo lineare fino alla fine, saltando da un palcoscenico all'altro in modo organico e mai confusionario. I colpi di scena, se così possiamo chiamarli, sono pensati per i veri appassionati dei fumetti o del Marvel Cinematic Universe che seguono un po' anche la scena multimediale, i desideri del fandom e le indiscrezioni sui prossimi film.
Se c'è un aspetto più critico, nel film, è forse proprio questo: una gigantesca strizzatina d'occhio - chiamatelo fanservice, se volete - perfettamente contestualizzata, affatto gratuita, ma anche incomprensibile a una grossa fetta del pubblico. E poi, soprattutto, Doctor Strange.
Cumberbatch è ottimo come sempre e il film di Raimi tratteggia con attenzione i tormenti interiori del Dottor Strange, solo che noi parliamo proprio di Doctor Strange, il primo film, di cui questa pellicola a tratti non sembra manco il seguito. A parte qualche riferimento - lo slingring, che ora si chiama fiondina, oppure il ruolo di Mordo e il suo rapporto antagonistico col protagonista, che però sembra essersi sviluppato tra un film e l'altro - sono pochissimi i punti di contatto tra le due pellicole, sia nei toni, sia nella tecnica. Già il modo di combattere degli stregoni di Kamar-Taj è completamente diverso e le soluzioni visive psichedeliche di Derrickson sono state abbandonate in favore di un immaginario più tradizionale. Chi aveva apprezzato il primo film per queste caratteristiche, insomma, potrebbe restare interdetto.
Il resto funziona tutto alla perfezione, però, e Raimi riesce a infilare in queste scene anche delle appetitose anticipazioni che contribuiscono a quello che in gergo chiamiamo "world building", cioè la definizione e particolarizzazione del contesto in cui si svolgono le storie. Il regista è però molto più a suo agio quando deve fare parlare le inquadrature, più che i personaggi. I dialoghi non sono particolarmente pregnanti, ma ogni scena d'azione, ogni inseguimento, ha l'indistinguibile firma del creatore de La casa: zoomate repentine, riprese sbilenche, intensi primi piani, soluzioni sempre fantasiose, creative e, perché no, umoristiche.
Si conclude a meraviglia, Doctor Strange nel Multiverso della Follia: chiude tante sottotrame rimaste in sospeso dall'inizio del film o anche da prima, e vi consigliamo di restare in sala quantomeno per la prima scena dopo i titoli di coda.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.5
Doctor Strange nel Multiverso della Follia è uno dei cinecomics più coinvolgenti degli ultimi anni, e il paradosso sta nel fatto che sembra più una creatura di Sam Raimi che una pellicola nel Marvel Cinematic Universe. Il regista de La casa ha preso in mano il franchise con una sicurezza e un'abilità straordinarie, facendone un film che a tratti sembra un vero e proprio horror. Pur essendo fortemente legata a WandaVision, la nuova avventura del Dottor Strange sembrerebbe proprio essere il cardine del nuovo corso Marvel Studios, e quindi una pellicola importantissima e, fortunatamente, davvero ben riuscita.
PRO
- È il film Marvel Studios più cupo e violento finora
- La caratteristica regia di Sam Raimi
- Elizabeth Olsen è stratosferica
CONTRO
- Bisogna vedere WandaVision su Disney+ per capire bene la trama
- Alcuni snodi della storia potrebbero sembrare strani a chi non conosce bene la Marvel e tutto quello che ci gira intorno