Il ritmo della giungla
Donkey Konga 2, nella migliore tradizione dei sequel musicali, non introduce particolari novità né modifica la struttura di gioco, fondando la sua ragione di essere nella nuova serie di brani a disposizione degli utenti. Per chi non conoscesse il titolo Nintendo, in estrema sintesi si tratta di percuotere la periferica a forma di bonghi sulla base dei segnali indicati su schermo, che ovviamente seguono la traccia melodica della canzone. Colpire il tamburo destro, il sinistro, entrambi o battere le mani rappresentano le varie azioni eseguibili nel gioco, nel tentativo di commettere meno errori possibili per ottenere un punteggio elevato. Come ogni titolo del genere che si rispetti, anche nel caso di Donkey Konga i risultati migliori si ottengono tramite le modalità in multiplayer, che permettono fino a 4 giocatori di sfidarsi contemporaneamente in sessioni dagli effetti assolutamente esilaranti. Tutto bene sembrerebbe... ma allora per quale motivo il voto finale è solamente un’abbondante sufficienza? I motivi sono fondamentalmente due. Il primo, è la selezione musicale: malgrado la casa di Kyoto abbia in questo secondo capitolo ampliato il numero di brani presenti, arrivando a superare abbondantemente le 30 unità, non è esagerato affermare che una buona metà di questi non abbiano molto a che fare con lo strumento che siamo chiamati ad utilizzare. Il risultato è che nei casi in cui non c’è una traccia di percussioni sufficientemente robusta su cui sovrapporsi, i programmatori hanno deciso di utilizzare a tal fine la parte cantata, con un bizzarro e non certo entusiasmante risultato nel quale il testo della canzone viene completamente oscurato dai colpi eseguiti dal giocatore. Paradossalmente la sezione di musica latina, la più indicata per essere accompagnata dalle percussioni, è anche una delle più striminzite. A ciò va aggiunto che la godibilità delle canzoni in generale è minata dal fatto che non si tratta delle versioni originali, bensì di cover realizzate da perfetti sconosciuti, in parecchi casi con risultati piuttosto distanti dagli artisti che tentano di imitare. Una buona fetta delle tracce selezionate sono perlopiù decisamente vecchie, e non appartenenti ad un livello qualitativo capace di renderle dei “classici”: “Don’t Let Me Get Me” di Pink, “All Star” degli Smash Mouth e “I’m A Slave 4 U” di Britney Spears sono melodie di cui certo non sentivamo la mancanza.
Ti ricordavo meglio
In secondo luogo, è davvero difficile non constatare come la meccanica di gioco proposta da Donkey Konga non sia invecchiata affatto bene nell’arco dei pochi mesi trascorsi dal primo episodio. Svanito infatti l’effetto sorpresa e il coinvolgimento dettati da una periferica del tutto nuova, ciò che ci si trova di fronte con questo secondo capitolo è un prodotto davvero debole se giocato in singolo, ben presto ripetitivo e che non trova sollievo nemmeno in una tracklist degna di questo nome. Gli extra a disposizione, da sbloccare tramite le monete vinte con le proprie prestazioni nella modalità principale, non riescono ad offrire un autentico valore aggiunto, risultando al contrario poco più di un riempitivo. Purtroppo non convincono appieno neppure le lievi modifiche inserite all’interno della struttura di gioco, riassumibili in una serie di bonus/malus, slot machine e duelli a “carta forbici sasso” (!!) che si inseriscono all’interno delle sfide in multiplayer con lo scopo di variare i punteggi e donare incertezza alle sfide. La loro importanza all’interno dell’economia complessiva risulta però essere sbilanciata, incidendo fin troppo nello score finale e ribaltando così partite incanalate anche marcatamente a favore di un giocatore più abile. Più frustrante e fastidioso che divertente, ve l’assicuriamo. Anche dal punto di vista grafico le novità sono ridotte al lumicino, e così come nel primo capitolo la semplicità del gameplay viene affiancata da una pari semplicità tecnica che spesso sfocia nella mera povertà estetica.
Commento
Donkey Konga 2 è uno di quei seguiti che non meritano di essere chiamati seguiti. Questo secondo episodio, uscito a pochissimi mesi dall’originale, è infatti catalogabile senza grossi problemi all’interno della categoria dei data disk, proponendo contenuti praticamente invariati ed offrendo di fatto solamente una tracklist del tutto nuova. Purtroppo proprio quest’ultimo aspetto, fondamentale per decretare il successo di un gioco musicale, si rivela essere un grave punto debole del pacchetto confezionato da Nintendo, con una selezione di brani in molti casi inadatti, in altri di qualità artistica semplicemente mediocre. Privo della sua spina dorsale, Donkey Konga 2 mette a nudo una meccanica di gioco invecchiata precocemente, che senza l’effetto novità del primo capitolo trova ragione di essere solamente nella modalità in multiplayer. Un acquisto dunque appetibile solo per chi non ha mai avuto a che fare con il predecessore, o per chi ha amato davvero visceralmente l’esordio dello scimmione nel genere musicale
- Pro:
- Meccanica immediata
- Divertente in multiplayer
- Oltre 30 canzoni
- Contro:
- Noioso in single player
- Tracklist insufficiente
- Modifiche alla meccanica non convincenti
Quello appena trascorso è stato per Nintendo senza dubbio l’anno della scimmia. Non ci riferiamo all’oroscopo cinese, bensì al ben più noto Donkey Kong, comparso in una gran numero di produzioni sia per GC che per GBA. Tra queste figurava Donkey Konga, esordio di Nintendo nel genere dei rhythm game supportato dalla peculiarità dell’utilizzo di uno strumento, i bonghi, assolutamente atipico e originale. Ma si sa, ciò che è innovativo una prima volta, difficilmente lo è una seconda...