Dopo un periodo di lancio in accesso anticipato, è tempo per una recensione di Down in Bermuda nella sua versione più completa, attualmente disponibile in esclusiva su Apple Arcade ma presto in arrivo anche su PC, Xbox One e Nintendo Switch. Si tratta di un'avventura strutturata a puzzle disposti lungo varie isole, unendo dunque elementi di esplorazione alla soluzione di veri e propri rompicapo, che spaziano tra vari design e tipologie. La storia racconta in maniera molto ermetica di un aviatore che precipita durante una terribile tempesta e si ritrova a naufragare su uno strano arcipelago ricco di rovine bizzarre, animali e meccanismi misteriosi: ovviamente si tratta del famigerato triangolo delle Bermuda, i cui segreti appaiono in questo gioco ben meno inquietanti di quanto normalmente si sia portati a pensare, grazie anche allo stile grafico dolce e trasognato come quello di un libro illustrato per bambini.
Lo scopo del gioco è trovare una via d'uscita vagando tra le isolette che compongono l'arcipelago e risolvendo gli enigmi celati al loro interno. In pratica, le intere mappe sono tutte composte da puzzle sparsi in giro per l'ambientazione, che possiamo esplorare direttamente scorrendo sugli scenari, allargando o avvicinando l'inquadratura oppure facendola ruotare per osservare nel dettaglio ogni anfratto delle isole. La particolarità di Down in Bermuda è il fatto di presentare diverse tipologie di enigmi da risolvere ma tutti basati sull'interazione contestuale con gli elementi dello scenario: non si tratta di un'avventura grafica classica, con raccolta e combinazione di oggetti, ma di azione diretta sugli oggetti visibili sullo schermo, attraverso il semplice tocco su questi.
In questo senso, il gioco ricorda un po' l'enigmistica "ermetica" delle avventure di Amanita Design come Samorost, in cui parte della sfida è proprio capire su quali elementi agire e quali possano essere le reazioni all'interazione con alcuni oggetti, vista la stranezza che anche qui pervade tutto il mondo esplorabile. Tuttavia, si possono trovare anche puzzle più strutturati, che richiedono un'applicazione più tradizionale della logica.
Un mistero avvolto in enigmi
Questa struttura mista dei puzzle mantiene il gioco a metà tra un rompicapo più classico e un continuo "pixel hunting" alla ricerca di segreti nascosti nello scenario. Il protagonista deve infatti riuscire a raccogliere una quantità sufficiente di globi di energia che gli consentano di aprire nuovi portali e visitare ulteriori isole, e queste sfere possono essere trovate ovunque: alcune si conquistano solo risolvendo i puzzle, altri sono semplicemente nascosti all'interno dello scenario, cosa che genera la necessità di provare a interagire un po' con qualsiasi elemento sospetto delle ambientazioni, alla ricerca di possibili sorprese. È forse questo l'elemento più debole del gameplay, perché comporta un andare a tentoni toccando praticamente tutto quello che vediamo in giro, visto che alcune interazioni non sono più di tanto prevedibili, cosa che rimanda alle semplici avventure tipo "hidden object" che spopolano in ambito mobile ma non brillano propriamente per inventiva nel puzzle design.
Allo stesso modo, alcuni puzzle non si fondano su una logica particolarmente complessa e possono essere risolti praticamente azionando leve e premendo tasti a caso via via che questi compaiono o vengono messi in evidenza, senza grandi ragionamenti. Bisogna dire però che questi elementi più semplicistici servono soprattutto ad addensare l'esperienza di gioco, rendendo anche la stessa esplorazione degli scenari un elemento attivo del gameplay e facendo in modo che non vi siano momenti morti tra i puzzle più strutturati. Come risultato, il livello di sfida non è propriamente alto, in alcuni casi legato più alla necessità di scandagliare tutto lo scenario alla ricerca di oggetti da rompere o spostare per trovare i globi che non a puzzle veri e propri. Tuttavia, bisogna vedere Down in Bermuda come un gioco dal ritmo tranquillo e rilassante, non certo una continua esercitazione per le meningi come altri adventure/puzzle tipo The Witness.
Nel frattempo, tra una leva tirata, un pulsante premuto e qualche combinazione di figure da trovare, assistiamo anche a un allegro e buffo teatro di personaggi variopinti che svelano le stranezze delle isole Bermuda, in uno stile da buffa favola moderna che può piacere sia ai grandi che ai più giovani.
Conclusioni
Down in Bermuda alterna cose ottime ad elementi riempitivi che tendono a diluire un po' troppo il gameplay, sostenendo il tutto con una caratterizzazione grafica molto piacevole che lo rende comunque un passatempo rilassante. Alcuni puzzle sono ben congegnati ma è come se si staccassero in maniera netta dal resto del gioco, che in buona parte è composto da enigmi incentrati su un'interazione contestuale che va scoperta praticamente a caso, o quasi. Al di là della più semplice ricerca degli oggetti nascosti nello scenario, si può pensare che i bizzarri meccanismi da attivare siano parte integrante del racconto e come tali trovano un senso nello strano mondo delle Bermuda.
PRO
- Ambientazione molto piacevole, colorata e simpatica
- Alcuni enigmi sono particolarmente ben congegnati
- Ottimo stile grafico
CONTRO
- Molti elementi riempitivi del gameplay diluiscono l'azione
- Un po' poco coeso, anche nelle sue stranezze