La recensione di Myst per Oculus Quest ci riporta di fronte a una pietra miliare del videogioco, un titolo che fa parte di un'epoca in cui la grafica era limitata ma proprio per questo esaltava lo spettacolo offerto da titoli pensati per aggirare i limiti hardware sfruttando grafica precalcolata e immagini interattive a 360 gradi. Si limitava così la libertà di movimento, comunque secondario in un titolo tutto enigmi e atmosfera, in cambio dello spettacolo audiovisivo, tra i motivi del successo continuativo del titolo Cyan. Ciononostante abbiamo già assistito al passaggio al 3D in tempo reale con RealMyst e oggi ci troviamo di fronte a un'altra trasformazione, con la realtà virtuale che consente di vivere Myst da protagonisti interagendo in prima persona con gli enigmi, portando a compimento la visione degli sviluppatori che volevano catapultarci in un mondo parallelo.
Myst rinasce nel segno della realtà virtuale
La nuova incarnazione di Myst non punta sul dettaglio o sul refresh della grafica ma sulla possibilità di interagire direttamente con gli enigmi e sull'esplorare, cercando indizi, l'isola da fantascienza ottocentesca che fa da azzeccata ambientazione per il titolo Cyan. Ma prima di parlare del gioco è bene anticipare che al momento la versione per Oculus Quest di Myst soffre di un limite piuttosto importante. Il problema riguarda l'importanza negli enigmi nel prendere annotazioni che mettono in evidenza un'ingenuità notevole per un titolo che si gioca con un visore sulla testa. Manca infatti modo di scrivere appunti senza doversi togliere l'Oculus e se la cosa non è un problema alla scrivania, la è con un visore in testa che deve essere tolto per trascrivere appunti e numeri, sottraendoci all'immersione nell'isola di Myst.
Per fortuna pare che gli sviluppatori siano al lavoro per implementare un taccuino virtuale all'interno del gioco, ma in mancanza di conferme ufficiali e date per l'aggiornamento dobbiamo tenere conto di un'ingenuità non da poco per un titolo VR. In ogni caso i modi per ridurre il disagio non mancano. C'è chi il taccuino l'ha attaccato alla cintura, e sbircia dalla feritoia intorno al naso, e c'è chi sfrutta la funzione screenshot dei visori Quest, in alcuni casi utile come per il fondamentale enigma della libreria. Ma tra le possibilità c'è anche quella di aspettare l'aggiornamento promesso, sperando che arrivi, per non compromettere un'esperienza cult che funziona ancora discretamente bene, nonostante gli anni trascorsi.
All'osso la versione per Oculus Quest di Myst è del tutto fedele al titolo originale, un complesso puzzle composto da un gran numero di enigmi sparsi per un'isola piena di indizi da scovare e interpretare per dipanare una complessa storia famigliare. Inizialmente l'esperienza risulta spiazzante, ma una volta trovato il primo pezzo di carta le cose si fanno sempre più comprensibili, seppur raramente semplici anche a causa di un'impostazione tipica delle avventure d'epoca. Non è sempre facile infatti capire quando le nostre azioni hanno effettivamente avuto un effetto, a meno di non esplorare più volte gli stessi ambienti ogni volta che compiamo un'azione.
Il backtracking, comunque, fa parte del bilanciamento complessivo di un'esperienza vecchio stile che si affida a determinate meccaniche per mantenere elevata sfida e longevità. D'altronde il mondo nelle tre dimensioni ci rivela quanto quell'isola che un tempo ci sembrava enorme sia in effetti piuttosto piccola. Da qui il paradosso di un titolo che migliora dal punto di vista dell'esplorazione ma risulta in qualche modo rimpicciolito nelle tre dimensioni. L'isola, però, si trasforma attraverso le epoche, gradini che ci conducono verso un finale che come risulta subito chiaro è destinato a cambiare in base alla scelta che faremo. Un qualcosa che sa bene chi ha già giocato a Myst e gode di una buona memoria. Ma c'è una modalità con puzzle casuali che cambia effettivamente alcune dinamiche ed è riservata proprio ai più esperti del gioco che ricordano fin troppo bene tutto il tempo passato a provare, riprovare e cercare informazioni in un periodo in cui il web era ancora limitato sia per numero di informazioni che accessibilità.
Considerazioni tecniche
In ogni caso l'esperienza, decisamente fluida sull'Oculus Quest 2, è quella che conosciamo e offre una valanga di meccanismi da attivare, alimentare, ruotare e maledire dopo lunghi tentativi. In tutto questo la realtà virtuale ci permette di interagire direttamente con manopole, maniglie, pulsanti, libri e altri oggetti, alcuni dei quali tra l'altro del tutto ininfluenti ai fini delle prove che dobbiamo sostenere. Ma si tratta di poca roba che tra l'altro non aiuta a rendere meno spoglio un mondo privo di effetti e povero di dettagli.
Il colpo d'occhio sulla distanza non è male, ma la realtà virtuale permette di avvicinare il naso agli oggetti mettendo in evidenza texture slavate, erba inesistente e un dettaglio complessivo inferiore a quello di RealMyst, senza dubbio alla portata dell'hardware di entrambi i visori Quest. Tra l'altro Myst è scritto e parlato esclusivamente in inglese, cosa che di fronte a un titolo tutto indizi e narrazione rende pressoché necessaria una conoscenza discreta dell'idioma britannico. Il doppiaggio, comunque, risulta buono, come il comparto sonoro fatto di campionamenti credibili e musiche ambientali disturbanti. Tutt'altro che esaltanti invece le registrazioni lasciate da personaggi in computer grafica che vanno a sostituire i vecchi attori in carne e ossa del Myst del 1993, ma sono in qualche modo più coerenti con la grafica del gioco e sono resi più digeribili grazie alle suggestioni della realtà virtuale.
In ogni caso se lingua e respiro vintage non sono un problema, l'esperienza funziona grazie agli splendidi enigmi che si incastrano in un'esperienza difficile anche se potenzialmente frustrante se affrontata senza metodo. Armandosi di pazienza, e accettando i compromessi come quello dell'impossibilità di prendere appunti a meno di non sbirciare dal visore, a emergere è invece la soddisfazione nel risolvere un grande mistero che mantiene ancora tutto il fascino originale. Anzi, risulta persino migliore grazie alla realtà virtuale che incrementa una sensazione di smarrimento deliziosa, fulcro di una trasposizione che risulta senza dubbio azzeccata nonostante ingenuità e problemi.
Le magagne principali, aggirabili con un po' di attenzione ma comunque stucchevoli, riguardano le collisioni delle mani imperfette, cosa irritante quando invece di schiacciare un tasto se ne schiaccia un altro mandando alla malora un enigma, e il movimento via teletrasporto, pensato piuttosto male. Scegliendo questa tipologia di spostamento siamo infatti costretti a passare da strade prefissate, al contrario del movimento libero che però causa un po' di fastidio salendo e scendendo le numerose scale. Guai inoltre, se soffrite di motion sickness, a sfruttare la corsa che aumenta a dismisura la sensazione straniante. Ma le opzioni per tarare l'esperienza non mancano così come non manca la possibilità di passare al volo dalla camminata in tempo reale alla modalità teletrasporto senza dover accedere al menù.
Conclusioni
Myst è un titolo che si adatta sorprendentemente bene alla realtà virtuale, garantendo un coinvolgimento notevole nonostante la grafica tutt'altro che eccezionale, qualche problema con i controlli e la scarsa interazione con gli elementi del mondo che non fanno parte degli enigmi. Problemi secondari, comunque, a differenza della mancanza di uno strumento per prendere appunti senza togliere il visore che speriamo venga risolta in prima possibile.
PRO
- La realtà virtuale aumenta il coinvolgimento
- Ancora avvincente, tosto e carico d'atmosfera
- Gli enigmi ben fatti non invecchiano mai
CONTRO
- Grafica spoglia e qualche ingenuità nell'adattamento VR
- Un titolo d'epoca, non aggiornato adeguatamente in tutti gli aspetti
- Una conoscenza discreta dell'inglese è pressoché necessaria