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Dragon Quest Monsters: Il principe oscuro, la recensione di un'avventura per collezionisti di mostri

La recensione di Dragon Quest Monsters: Il principe Oscuro, lo spin-off che torna su Nintendo Switch con un'avventura che piacerà ai collezionisti di mostri.

RECENSIONE di Christian Colli   —   12/12/2023
Dragon Quest Monsters: Il principe oscuro, la recensione di un'avventura per collezionisti di mostri
Dragon Quest Monsters: Il Principe Oscuro
Dragon Quest Monsters: Il Principe Oscuro
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Sono passati sette anni da quando Square Enix ha pubblicato Dragon Quest Monsters: Joker 3 in Giappone e a noi occidentali è finita pure peggio dato che non è mai stato localizzato neppure in inglese. Dobbiamo tornare a dodici anni fa se vogliamo parlare dell'ultimo Dragon Quest Monsters a lambire le nostre sponde: Joker 2 su Nintendo DS che per alcuni - una piccola nicchia di fan agguerriti - è stato l'unica, vera alternativa allo strapotere di Pokémon. Il sottogenere è quello, infatti, e si passa il tempo a collezionare, combinare e crescere mostri per diventare più forti, però nell'immaginario creato in collaborazione con Akira Toriyama.

Il nuovo Dragon Quest Monsters, che non prosegue la serie Joker ma fa storia a sé, è uscito in sordina: pochissimo marketing, il codice review arrivato tardissimo in redazione, una limitata campagna pubblicitaria anche in Giappone dove la serie madre spopola da decenni. Temevamo una delusione, invece nella nostra recensione di Dragon Quest Monsters: Il principe oscuro vi spieghiamo perché dovreste considerarlo se amate il genere.

La vera storia di Psaro

Il protagonista è Psaro, prima che diventasse il cattivo di Dragon Quest IV
Il protagonista è Psaro, prima che diventasse il cattivo di Dragon Quest IV

Partiamo dal presupposto che non serve aver giocato nessun Dragon Quest per capire la storia de Il principe oscuro, che rappresenta quindi un'iterazione a sé stante, benché si ispiri fondamentalmente a Dragon Quest IV: Le cronache dei prescelti. Il protagonista è infatti Psaro, cioè il "cattivo" nel quarto capitolo della serie principale: Il principe oscuro ci racconta infatti i retroscena della sua ascesa al trono di Nadiria, correggendo il tiro su alcuni snodi narrativi per rendere la nuova storia - che in Dragon Quest VI era praticamente un flashback - più fluida e coinvolgente. Diciamo che è servito solo in parte, perché le prime battute, per quanto drammatiche, sono davvero tediose.

In pratica, il giovane Psaro, essendo figlio del re dei mostri, è costantemente emarginato dagli umani nonostante la sua indole generosa. Una serie di tragici avvenimenti lo inducono a cercare papà Randolfo per spodestarlo, tuttavia Psaro finisce esiliato e maledetto: non può più attaccare i mostri. Anni dopo, il nostro antieroe ha trovato un angolo di pace, ma medita ancora vendetta e per rivendicare il trono di suo padre ha solo una possibilità: diventare un domamostri.

E qui entriamo in gioco noi, ma a questo punto è passata quasi un'ora dall'inizio della partita. L'introduzione è davvero lentissima ma bisogna ammettere che la scelta di calarci nei panni di un (futuro) cattivo suscita una certa curiosità, sebbene Psaro rientri nella categoria dei protagonisti muti: una soluzione che rispetta i canoni di Dragon Quest ma che non si sposa bene con questa sceneggiatura. Anche perché le ore successive sono abbastanza mosce. La storia introduce alcuni personaggi che rimandano direttamente a Dragon Quest IV e che faranno sorridere i più nostalgici, come i Prescelti e Rosa, mantenendo sempre un tono tra il serio e il faceto che più o meno funziona, ma prosegue a scaglioni, facendoci passare obbligatoriamente per un grande torneo di domamostri.

In realtà, verso metà gioco succede qualcosa che non vi anticipiamo e che eleva sensibilmente la narrativa, spogliandola della sua apparente irrilevanza: se fino a quel punto la storia sembra un pretesto che giustifica la ricerca dei mostri per avanzare nei gironi del torneo, dopo si ha l'impressione di giocare a un JRPG vero e proprio, anche perché sotto diversi aspetti Il principe oscuro è un titolo piuttosto blando per il sottogenere cui appartiene.

Gli scenari sono davvero belli ma il frame rate è instabile
Gli scenari sono davvero belli ma il frame rate è instabile

E non stiamo parlando del comparto tecnico, sul quale comunque è importante aprire un'ampia parentesi. Dragon Quest Monsters: Il principe oscuro a tratti sembra un anime e non solo per merito del character design iconico di Akira Toriyama, ma anche per la pulizia generale che contraddistingue ogni schermata, sempre nitida e dettagliata. Abbiamo apprezzato molto la costruzione delle macro aree esplorabili, ma anche e soprattutto la dinamica delle stagioni che si susseguono secondo un timer interno e che alterano non solo la conformazione della mappa - per esempio, d'inverno l'acqua si ghiaccia consentendo di raggiungere nuove piattaforme - ma anche i mostri da collezionare: ogni stagione cambia visivamente l'ambiente, spesso in modo abbastanza creativo, e la combinazione di stagioni ed effetti atmosferici compensa le ridotte dimensioni degli scenari.

D'altra parte, le performance de Il principe oscuro lasciano a desiderare. Magari non al livello di Pokémon Violetto e Scarlatto, ma il titolo Square Enix inciampa nei soliti problemi dei mondi aperti troppo ambiziosi: texture che friggono, pop-in improvviso di modelli 3D, vistosi cali del frame rate. Resta assolutamente giocabile, ma abbiamo visto titoli molto più complessi girare molto meglio, perciò è difficile restare indifferenti. Così come non si può fare finta di niente se la colonna sonora ripropone per la milionesima volta i midi di Koichi Sugiyama, gli stessi che abbiamo ascoltato in praticamente ogni Dragon Quest. Non è che pretendiamo una rivoluzione dal giorno alla notte, ma un piccolo cambio di passo farebbe solo bene a questo brand.

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Costruire il proprio party di mostri è sempre divertente
Costruire il proprio party di mostri è sempre divertente

Chi ha giocato i precedenti Dragon Quest Monsters si sentirà subito a casa ne Il principe oscuro, e anzi forse ne riconoscerà meglio i limiti visto che dopo tanti anni ci aspettavamo qualche cambiamento sostanziale alla formula collaudata. Square Enix, invece, ha preferito andare a colpo sicuro, semplificando anche alcune dinamiche forse per conquistare un pubblico più ampio e smaliziato in una sorta di ripartenza che, tutto sommato, ha un suo perché. Il principe oscuro non è un titolo sui mostri collezionabili raffinato come uno Shin Megami Tensei, né sfaccettato come un Pokémon di ultima generazione, sebbene abbia dalla sua un bestiario che conta oltre 500 creature. È un gioco facile da rompere con un pizzico di preparazione, ma il bello in questo sottogenere sta anche lì, con buona pace di una modalità multigiocatore che, non avendo pretese e-sportive, conta relativamente.

Fatta questa premessa, in cui praticamente vi stiamo dicendo che alla voce "equilibrio" sul dizionario non troverete certo la copertina di Dragon Quest Monsters: Il principe oscuro, bisogna dire che il loop è sempre coinvolgente e ragionato, e la voglia di scoprire nuovi mostri e combinazioni diventa spesso irresistibile grazie anche all'ironia cartoonesca della serie.

Le stagioni cambiano anche i mostri nella mappa
Le stagioni cambiano anche i mostri nella mappa

Avremmo preferito qualche miglioramento alla qualità della vita in più, come per esempio una specie di compendio in stile Persona o Shin Megami Tensei per recuperare i mostri consumati nelle fusioni, o un nuovo sistema di reclutamento che non si basi solo sulla solita dimostrazione di forza: in sostanza, se vogliamo aggiungere un nuovo mostro alla squadra, dovremo stupirlo facendolo colpire a turno dei membri del nostro party. Gli attacchi incrementano un indicatore, ma la riuscita dipende in parte dalla fortuna e soprattutto dalla potenza dei nostri mostri, ragion per cui spesso è necessario "grindare" e potenziarli se si vuole convincere un nemico a sposare la nostra causa. Per così dire.

Il sistema resta ancora oggi macchinoso, ma è pur vero che incentiva proprio allo sviluppo dei mostri in nostro possesso. Il problema è che macchinoso anche un po' tutto il resto. I tutorial non spiegano in modo chiaro alcuni aspetti del gameplay come la fusione, che permette di combinare due mostri in una nuova creatura che ne erediterà alcuni talenti speciali, o l'assegnazione delle abilità che garantiscono un buon margine di personalizzazione.

La varietà di scenari è notevole
La varietà di scenari è notevole

Alcuni mostri - i più forti, naturalmente - si ottengono solo tramite la fusione di molteplici creature in combinazioni sempre più complicate, ma non è strettamente necessario sbloccarli per finire il gioco, anche se alcuni boss tendono a cogliere il giocatore impreparato con inattesi picchi nel livello di difficoltà: la curva inizialmente è molto, molto morbida, ma nelle fasi avanzate le sfide diventano sensibilmente più impegnative, specialmente nei dungeon.

In un certo senso, è come se Dragon Quest Monsters: Il principe oscuro cambiasse prospettiva da metà in poi, come se nelle prime ore Square Enix non fosse proprio sicura della direzione che voleva prendere. Dapprincipio sembra voler raccontare una storia profonda e straziante, poi la narrativa si appiattisce per lasciare il posto al gameplay, che però non soddisfa completamente finché non si sbloccano le fusioni e si comincia a intravedere un minimo di complessità. Nell'insieme, il gioco si fa interessante verso metà; le ore successive e i soddisfacenti contenuti finali ricompensano l'impegno, ma il nostro sospetto è che solo i fan duri e puri di Dragon Quest Monsters riusciranno a tenere botta. E buon per loro.

Conclusioni

Digital Delivery Nintendo eShop
Prezzo 59,99 €
Multiplayer.it
7.0
Lettori (10)
7.8
Il tuo voto

Dragon Quest Monsters: Il principe oscuro non è un titolo perfetto, e dopo tanti anni ci aspettavamo qualcosa di più dalla serie parallela cui appartiene, tuttavia è un buon punto di ripartenza che si rivolge anche e soprattutto a chi non ha mai giocato i precedenti spin-off. Peccato solo per le performance sottotono e per il ritmo incerto nella prima metà del gioco: resistendo, si scopre un titolo che piacerà sicuramente ai collezionisti di mostri e ai fan di Dragon Quest.

PRO

  • Il protagonista ha una storia drammatica che incuriosisce
  • Tantissimi mostri da reclutare e fondere
  • Il sistema delle stagioni è brillante

CONTRO

  • La narrativa e il gameplay ci mettono parecchio a ingranare
  • Performance grafiche deludenti, specie in termini di fluidità
  • Possiamo dire che i midi di Sugiyama hanno rotto le... slime?