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Fallout 3 - Recensione

Il nuovo progetto di Bethesda Softworks arriva finalmente sul mercato. Ambientazione post-apocalittica e un gameplay da gioco di ruolo: l'accoppiata è vincente? Scopritelo nella nostra recensione.

RECENSIONE di Pierpaolo Greco   —   30/10/2008
Fallout 3
Fallout 3
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Un'umanità in ginocchio

Ambientato intorno al 2277 con un piccolo prologo che prende il via circa 19 anni prima, Fallout 3 è la perfetta rappresentazione di un drammatico futuro post-atomico dove l'umanità ha rischiato l'estinzione a causa di un'improvvisa e fulminea guerra nucleare scatenata dall'uomo nel 2077. Fino a pochi anni prima del terrificante avvenimento, il genere umano raccontato nel gioco era ancora in un pieno boom economico conseguente a una peculiare evoluzione tecnologica da sempre marchio di fabbrica della serie. Se da una parte infatti troviamo robot servi senzienti, macchine volanti e ogni tipo di comodità, dall'altra l'umanità rappresentata è rimasta ancorata alle scelte stilistiche, architettoniche e di costume degli anni '50 e '60 del ventesimo secolo. Cartelloni pubblicitari, arredamenti, look, ogni cosa ha uno stile tipico del secondo dopoguerra e persino i computer sembrano essere rimasti bloccati in termini di evoluzione tecnologica, fermi ancora ai terminali a fosfori verdi con menù e interfacce a linea di comando.
E' su questo scenario che il nostro protagonista muoverà i suoi primi passi, una volta superato l'originale e stimolante tutorial all'interno del Vault 101, casa di diverse generazioni di sopravvissuti all'olocausto. In questo bunker il nostro avatar nascerà e, soltanto a livello teorico come recita la voce narrante all'inizio del gioco, dovrà morire, essendo il Vault sigillato dall'interno e vero e proprio ecosistema a sé stante dove nessuno può entrare nè uscire.
Il gioco si apre quindi con una serie di flashback che guidano il giocatore alla trama che fa da sfondo a tutta la vicenda e parallelamente lo guidano con mano nella geniale creazione del personaggio. Nei primi istanti del gameplay vedremo nostro padre, con il viso coperto dalla mascherina sterile, tirarci fuori dal ventre di nostra madre durante il parto; potremo quindi scegliere il sesso del protagonista e immediatamente dopo la proiezione adulta delle sue fattezze fisiche. Quindi muoveremo i primi passi gattoni aiutati dal nostro genitore rimasto vedovo e, grazie a un piccolo libro illustrato che ci ricorda quanto siamo S.P.E.C.I.A.L.(i) potremo scegliere le nostre statistiche base. Questo primo acronimo (S per forza, P per percezione, E per stamina, C per carisma, I per intelligenza, A per agilità e L per fortuna), rappresenta infatti le caratteristiche del personaggio perchè, diciamolo da subito, Fallout 3 ne ha subite veramente poche di semplificazioni per andare incontro a un pubblico meno smaliziato e casual tipico delle console: resta a tutti gli effetti un gioco di ruolo. Altri flashback ancora ci guideranno a svolgere il test G.O.A.T. che ci fornirà validi indizi sulle professioni più indicate al nostro stile di gioco attraverso un vero e proprio test attitudinale che potrà comunque essere manomesso per selezionare manualmente gli attributi delle skill disponibili in gioco (sono 13 nel gioco e vanno dalla competenza nella armi, alle abilità nel parlare e nel trattare, per arrivare fino alla medicina e alla scienza). E, di punto in bianco, per il susseguirsi di eventi di cui saremo praticamente solo spettatori, ci ritroveremo nel pieno di una fuga e, improvvisamente, abbagliati dalla luce di un mondo che tutti, nel claustrofobico Vault 101, davano per desolatamente devastato.

Fallout 3 - Recensione
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Quello che resta della Terra

Una volta smaltito l'HDR, le vostre pupille saranno invase da uno scenario incredibilmente dettagliato ed esteso a vista d'occhio. Come per Oblivion, il mondo di gioco di Fallout 3 è, da subito, percorribile in lungo e in largo dal giocatore che avrà la totale libertà di scegliere come proseguire nel corso dell'avventura: seguire le orme di un padre perso in una fuga disperata e raggiungere Megaton, il primo avamposto umano che potremo visitare, oppure girovagare senza meta nel meraviglioso scenario post-atomico? Il livello artistico è praticamente perfetto con strade e cavalcavia sventrati dalle atomiche, conglomerati urbani devastati dai venti radioattivi, centri commerciali, musei, negozi e, sullo sfondo, raggiungibile dopo una lunghissima camminata, quello che rimane della Casa Bianca. Fallout 3 infatti, a differenza degli altri titoli della serie si svolge interamente in una desolata Washington D.C. (rinominata per l'occasione Wasteland Capital) completa di quartieri realmente esistenti e di monumenti sapientemente ricreati e poi distrutti dal passaggio dell'olocausto nucleare. Tutto è incredibilmente dettagliato nella sua rappresentazione e, anche se le abitazioni sono abbastanza simili tra di loro in termini strutturali, gli interni mostrano una cura per il design da lasciare stupiti. Giocattoli sparsi per le stanze, utensili accatastati in cucina, una macchina in quello che rimane di un giardino. Tutto lascia veramente trasparire la fuga e l'orrore della visione istantanea del fungo nucleare. In termini di coinvolgimento stilistico, questo terzo Fallout molto ci ha ricordato lo stupore provato nel giocare le prime ore a BioShock. E nessun complimento migliore possiamo fare al progetto di Bethesda.
Come detto in apertura di paragrafo, Fallout riprende lo stile di gameplay di Oblivion, proponendo una quest principale che il giocatore potrà seguire e svolgere in libertà e secondo il suo stile di gameplay e tutta una serie di quest secondarie, più o meno legate al canovaccio narrativo principale che, se anche non stupiscono per numero totale, tendono a essere estremamente approfondite e molto complesse, con numerosi step da svolgere. Se concettualmente il gioco può essere finito in poco più di 20 ore seguendo rigorosamente solo la main quest, tranquillamente vi troverete a investire 50-60 ore del vostro tempo libero per svolgere anche le quest secondarie di più facile reperimento e potrete arrivare al traguardo delle 100 ore se deciderete di mettervi di buona lena a cercare ogni singola location nel tentativo di interagire con ogni personaggio che popola l'area di gioco.

per loro la soddisfazione e il coinvolgimento saranno infiniti una volta che si saranno fatti le ossa in questo spietato mondo

Quello che resta della Terra

C'è un endgame, anzi un vero e proprio finale che fungerà anche da sintesi di tutte le scelte fatte da voi nel corso del gameplay e se vorrete tornare a esplorare il resto del mondo di gioco, dovrete ricaricare un precedente salvataggio. Volendo tirare fuori già qualche appunto, ci sentiamo di additare alcuni aspetti dell'interfaccia e del gameplay che potrebbero rendere scomoda e forse anche frustrante l'esperienza di gioco ai meno avvezzi agli RPG. In qualsiasi momento, grazie al mitico Pip-Boy 3000 (un bracciale speciale che funge da interfaccia di gestione di ogni aspetto del giocatore, dalle statistiche all'inventario, passando per la radioattività, la mappa e l'energia vitale) che ci viene regalato al compimento del nostro decimo anno, potremo accedere alla schermata delle quest e selezionarne una da rendere attiva. In questo modo un comodo cursore apparirà sulla mappa di gioco per dirigerci verso la location dove sarà possibile svolgere l'obiettivo. Il problema è che non sempre questo avviene. Per alcune quest infatti, dovremo muoverci senza indicazioni e, complice il fatto di non avere una sorta di log delle conversazioni, capiterà talvolta di non riuscire più a ricordare le indicazioni date dal personaggio con cui abbiamo dialogato nel prendere la quest e non avere così più punti di riferimento per capire dove andare e cosa fare. In parallelo a quanto detto, specie nelle prime ore di gioco, vi ritroverete a camminare moltissimo (decisamente troppo) per il mondo di gioco nel tentativo di raggiungere le zone delle varie quest. Se non altro, una volta scoperte, sarà poi possibile raggiungerle attraverso la mappa di gioco con la comodissima funzione del viaggio rapido. E infine, sempre legato a queste infinite peregrinazioni iniziali, Fallout 3 è un gioco spietato come il mondo che rappresenta e la curva della difficoltà è ripidissima appena messo piede in Wasteland Capital. Mutanti e umani razziatori in ogni dove mentre siete armati di una mazza da baseball e, se fortunati, di una pistola con una manciata di proiettili. Le prime ore di gioco sono tutte una fuga in attesa di effettuare i primi scambi commerciali e passare i primi livelli di esperienza.
Peccati veniali, proprio a voler cercare l'ago nel proverbiale pagliaio, ma ci sentiamo di doverli far presente perchè in qualche modo tendono a rendere il gameplay non proprio adatto a tutti ma solo a quelli che vogliono veramente immergersi in questo futuro alternativo. Per loro la soddisfazione e il coinvolgimento saranno infiniti una volta che si saranno fatti le ossa in questo spietato mondo.

Fallout 3 - Recensione
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RPG o FPS?

Ma passiamo agli aspetti più ruolistici di Fallout 3. Innanzitutto il sistema di leveling che allontana sensibilmente il nuovo lavoro di Bethesda da quanto visto in Morrowind e Oblivion. Il personaggio può salire fino al ventesimo livello riempiendo una barra di esperienza unificata che sale completando le quest, uccidendo i nemici, portando a termine le prove di conversazione, ma anche disarmando mine, scassinando serrature e hackando i terminali. Ognuna di queste azioni darà determinati punti esperienza e, una volta passato di livello, al giocatore verrà data la scelta delle abilità da potenziare. A differenza infatti della serie The Elder Scrolls non sarà necessario allenare le singole skill che si vogliono potenziare (lo sapete bene cosa intendiamo: ore di nuoto nell'acqua o costanti salti nel mondo di gioco per potenziare acrobazia): una volta passato di livello avremo a disposizione un certo quantitativo di punti abilità che potremo investire nelle skill che preferiamo senza alcuna limitazione di sorta. In aggiunta per ogni livello raggiunto potremo selezionare un perk, una sorta di bonus sempre attivo che spazia dall'aumento di statistiche base al potenziamento di abilità, per arrivare ad aiuti in base al contesto come un perk che consentirà al giocatore di avere delle speciali scelte di conversazione con le donne o perk che permettono al personaggio di rigenerare la propria energia vitale se esposto alla luce del sole. In tutto ce ne sono più di 50 a disposizione e molti sono potenziabili a livelli, il che equivale a una decisione da fare con adeguata ponderazione visto che a nel corso dell'avventura riusciremo a selezionarne appena un terzo.
Va poi sottolineato che tutti i nemici tendono a salire di livello insieme al giocatore e non sono quindi dipendenti dalle aree di gioco nella loro difficoltà. In questo modo, una volta raggiunto il massimo livello (il ventesimo) non vi sentirete dei semidei in giro per il mondo, ma sarà comunque mantenuto abbastanza inalterato il livello di sfida anche se Bethesda ha pensato bene di lasciare sempre qualche avversario di basso livello da massacrare a distanza con un singolo headshot o un bel colpo laser critico al torace per vederlo contorcersi durante la disintegrazione.
L'altro aspetto peculiare e tanto decantato di Fallout 3 è il suo sistema di combattimento. Il gioco è infatti un RPG dalla chiara influenza shooter action. Di default infatti la visuale è in prima persona alla Oblivion e sarà quindi possibile combattere come si fa in ogni FPS che si rispetti anche se la potenza dell'arma e, soprattutto la sua precisione, saranno pesantemente influenzati dalle skill del personaggio piuttosto che dalla mira del giocatore.

Fallout 3 mostra tutta la sua crudeltà con teste che si spappolano o saltano via dal corpo in caso di danni critici, arti che si staccano, corpi disintegrati o incendiati

RPG o FPS?

Cruciale diventa quindi il sistema VATS (Vault-Tec Assisted Targeting System), tanto decantato fin dall'annuncio del sequel. Attivando questa particolare modalità, il gioco viene messo in pausa e diventa possibile mirare le singole parti del corpo dei nemici di fronte al giocatore: la testa, il torace, gli arti e persino eventuali armi imbracciate. Ogni sezione del corpo è contrassegnata da un valore percentuale che rappresenta la probabilità di colpire la parte e dalla sua vita residua. In aggiunta, mirando queste zone, sarà possibile vedere quanto danno generale viene fatto all'avversario se colpito. Ovviamente ognuno di questi fattori è direttamente influenzato dalle statistiche e dalle skill di competenza con l'arma che si sta utilizzando e anche dall'eventuale posizione accucciata del giocatore, oltre alla distanza dal nemico. Selezionando la zona da colpire, si spenderanno determinati quantitativi di Action Point e una volta fatte le proprie scelte tattiche, sarà possibile far ripartire l'azione per vedere le conseguenze delle proprie scelte. Così facendo il gioco entra in una sorta di modalità cinematografica dove, con una telecamera in terza persona verrà mostrato il giocatore e l'esito del colpo sul nemico. In questa occasione Fallout 3 mostra tutta la sua crudeltà con teste che si spappolano o saltano via dal corpo in caso di danni critici, arti che si staccano, corpi disintegrati o incendiati e così via. Il risultato è piacevole e molto coinvolgente e contemporaneamente offre al giocatore uno stile di gameplay tattico e assolutamente originale. Gli Action Point infatti sono limitati, quindi bisognerà scegliere accuratamente chi colpire e dove colpirlo (geniale ad esempio mirare alla granata che il nemico sta per lanciare; i risultati ve li lasciamo immaginare), perchè una volta terminati questi punti bisognerà necessariamente passare alla modalità FPS e tentare di finire il nemico in tempo reale, oppure darsi alla fuga nell'attesa che gli AP si ricarichino e torni ad essere possibile l'utilizzo del VATS.
Il sistema risulta molto piacevole e immediatamente utilizzabile per la sua semplicità anche se una piccola critica può essere mossa. Tranne casi eccezionali, come l'esempio della bomba citato poco sopra, si tenderà sempre a mirare al torace essendo la zona più facilmente colpibile. Oppure, a distanza particolarmente ravvicinata, si tenderà a colpire la testa essendo quella che porta più rapidamente alla diminuzione della vita del nemico. Assai difficilmente si colpiranno le braccia o le gambe, perchè la diminuzione di mira o di velocità dell'avversario ha un'utilità molto limitata e che entra in gioco solo quando i nemici da affrontare sono multipli.

Fallout 3 - Recensione
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Altri dettagli sul gameplay

Come per i nemici anche il nostro alterego è sottoposto allo stesso duplice danneggiamento: da un lato la vita generale e dall'altro quella relativa alle diverse parti del corpo. Per recuperare la vita complessiva sarà possibile utilizzare gli stimpack oppure mangiare o bere il cibo sparso per il mondo di gioco, così come utilizzare antidolorifici e droghe varie dagli effetti però limitati nel tempo. Così facendo però l'energia delle singole parti aumenterà di un quantitativo molto piccolo. Per quanto riguarda invece le singole parti del corpo, queste potranno essere curate esclusivamente applicando uno stimpack specificatamente sulla zona. Così facendo questa recupererà interamente le sue funzionalità (se ad esempio è stata completamente danneggiata) ma allo stesso tempo la vita totale aumenterà di pochissimo. E' quindi essenziale scegliere accuratamente come utilizzare gli stimpack, specie durante i combattimenti, per non rischiare di rimanere menomati nel pieno di una battaglia.
Visto che abbiamo parlato di cibo, questo potrà essere raccolto nel mondo di gioco (o dai nemici, visto che sarà possibile nutrirsi anche della loro carne e persino di altri esseri umani attraverso un perk specifico) e avrà diverse dosi di radioattività che andranno ad aumentare il quantitativo di radiazione nel nostro corpo. Questo livello va costantemente tenuto sotto controllo attraverso medicine o con l'ausilio di un medico, pena il danneggiamento progressivo delle nostre abilità, fino alla morte definitiva.
Altro aspetto cruciale di ogni RPG è l'interazione con gli altri personaggi. Nel caso di Fallout è piuttosto classica e basilare: durante i dialoghi avremo a disposizione diverse scelte multiple dipendenti dalle nostre caratteristiche e abilità. Potremo quindi intimidire, corteggiare, raggirare, minacciare, convincere... L'NPC che avremo di fronte a noi cambierà atteggiamento nei nostri confronti anche a seconda del karma da noi posseduto. Molte azioni di gioco infatti, specie quelle legate alle quest, influenzeranno la nostra predisposione alla malvagità o alla correttezza e il tutto avrà ripercussioni sull'interazione con il mondo che ci circonda. Cambieranno anche i compagni che ci accompagneranno nel corso dell'avventura. Un esempio? Appena arrivati a Megaton faremo la nostra conoscenza di Jericho, un mercenario che potremo convincere, a patto di avere una buona parlantina, a unirsi al nostro fianco ma solo ed esclusivamente se il nostro karma sarà negativo.
Un ultimo accenno va fatto ai due mini-giochi presenti. In Fallout 3, proprio come avveniva in modo forse più massivo nei prequel, sarà possibile scassinare serrature e hackare terminali. Nel primo caso si attiverà una piccola sequenza dove, armati di forcine e cacciavite, dovremo trovare il punto giusto per forzare la serratura. Il gioco è molto semplice e tutta la difficoltà è nel non spaccare la forcina facendo troppe pressioni errate anche perchè trovarle in giro per il mondo di gioco è veramente difficile.
Per quanto riguarda invece l'hacking, si tratta di un puzzle game a tutti gli effetti che molto ricorda mastermind. Attivato un terminale, dovremo risalire alla sua password di accesso, avendo a disposizione un certo numero di tentativi e tutta una serie di parole di uguale lunghezza. Selezionata una di queste, il sistema ci dirà quante lettere della parola sono corrette e starà a noi, incrociando i risultati, trovare la password corretta prima di aver terminato le possibilità. Mentalmente molto stimolante.

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Tecnologia e arte: due facce della stessa medaglia

Ma non possiamo concludere la nostra recensione di Fallout 3 senza averlo passato in rassegna da un punto di vista tecnico.
Il gioco lascia da subito stupefatti per l'attenzione ai dettagli e la cura maniacale nel ricreare da un punto di vista artistico un mondo vivo e credibile nel pieno della sua devastazione nucleare. La palette cromatica è quindi piuttosto limitata: scordatevi qualsiasi tipo di toni accesi mancando integralmente la vegetazione (a eccezione di qualche accenno di flora radioattiva nelle zone meno illuminate) e considerato che ogni pozza d'acqua o fiumiciattolo è rappresentato con inquietanti colori slavati.
La linea visiva è notevole e anche se la grafica appare piuttosto statica quando vi fermate a contemplare lo scenario, quei minimi effetti particellari che gestiscono la polvere e i detriti fanno il loro lavoro smorzando l'immobilismo di fondo. Particolarmente buone anche le texture che, se da un lato non mostrano un dettaglio particolarmente elevato, dall'altro si fanno apprezzare per una grande varietà. Molto piacevole è anche l'HDR e in generale la gestione delle luci specie nelle zone più all'aperto quando, le prime volte, si rimane a bocca aperta all'arrivo del tramonto e dell'oscurità simulati alla perfezione nel ciclo giorno-notte di Fallout 3.
Quello che invece proprio non convince sono i modelli dei personaggi e, soprattutto le animazioni. Marchio di fabbrica di Bethesda e del Gamebryo, lo stesso motore grafico alla base di Oblivion, entrambi gli aspetti lasciano molto a desiderare. Gli NPC sono piatti, con texture molto approssimative e animazioni facciali praticamente nulle. Scordatevi assolutamente l'emotività dei personaggi di un Mass Effect: in Fallout l'interazione con gli altri personaggi è statica e graficamente poco coinvolgente.
Come detto in precedenza poi, il gioco viene vissuto di default in prima persona ma in qualsiasi momento è possibile utilizzare la visuale in terza persona. Cosa che sconsigliamo assolutamente, essendo le animazioni veramente scarne e povere di dettagli. E non solo per il proprio personaggio ma per tutti quelli che popolano il mondo. L'effetto pattinamento durante il movimento è costante e le pose adottate nel mezzo dei combattimenti sono poco realistiche e credibili. Per fortuna il tutto viene compensato da un'ottima fisica, da un ragdoll accuratamente implementato, specie nelle sequenze di morte sopracitate e dal fatto che Fallout, a differenza di Oblivion, si basa in gran parte sui combattimenti a distanza evitandovi di fatto di vedere i nemici particolarmente da vicino mentre cercano di colpirvi al volto con movenze rigide e approssimative. Bisogna segnalare anche qualche sporadico rallentamento specie nelle zone strutturalmente più affollate, così come un effetto pop-up di fondo particolarmente incisivo in prossimità dei cavalcavia che un po' troppo spesso sembrano apparire dal nulla.
Tutto questo elenco di difetti però scompare davanti all'atmosfera e al coinvolgimento che Fallout è in grado di restituire al giocatore, che verrà letteralmente trascinato in uno scenario post-atomico che finalmente ha una sua magnifica rappresentazione anche nell'ambiente videoludico. E soprattutto viene esperito con caricamenti prossimi allo zero: tutto il mondo all'aperto è caricato in streaming mentre la schermata del loading appare solo quando si entra in una struttura.
A chiudere l'aspetto tecnico è ovviamente l'audio. Il gioco è interamente parlato in lingua italiana con migliaia di righe di testo adeguatamente doppiate. E anche le musiche aumentano il coinvolgimento con alcune tracce sinfoniche che si attivano nelle situazioni più drammatiche e "horrorifiche" e tutta una serie di canzoni direttamente licenziate da vecchi successi degli anni '40 e '50.

Fallout 3 - Recensione
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Commento

Fallout 3 stordisce il giocatore per la sua ambientazione e il coinvolgimento che riesce a trasmettere dopo pochissime ore di gioco. E' perfetto da un punto di vista stilistico e ha un canovaccio narrativo forse un po' scontato per il genere ma di grande piacevolezza per le numerose diramazioni di storia assicurate da tutte le quest secondarie.
Forse non sarà ricordato per le implementazioni tecnologiche ma è senza ombra di dubbio un piacere visivo per la capacità artistica di ricreare un mondo realistico, credibile e pulsante dove il giocatore può girovagare in tutta libertà senza ritrovarsi mai spaesato, immerso in un caos post-atomico che lo colpisce in viso con uno schiaffo e non lo lascia più in pace per decine di ore di gameplay.
Forse la sua natura duramente RPG potrà renderlo ostico ai meno abituati a questo genere ma, dateci retta, stringete i denti e lasciatevi risucchiare dalla Washington D.C. devastata: ne varrà sicuramente la pena.

Pro

  • Un livello artistico perfetto
  • Coinvolgimento ai massimi livelli
  • La componente ruolistica è piacevole, immediata e di grande impatto
Contro
  • La colonna sonora è piuttosto limitata quantitativamente
  • Modelli e animazioni da dimenticare
  • Non avrete tempo per giocare ad altro

PC - Requisiti di Sistema


Requisiti Minimi

  • Pentium 4 a 2.4 GHz o AMD equivalente
  • 1 GB di RAM per Windows XP e 2 GB per Windows Vista
  • Scheda video compatibile DirectX 9.0c con 256 MB di RAM (NVIDIA 6800 o ATI X850)
Requisiti Consigliati
  • Intel Core 2 Duo
  • 2 GB di RAM
  • Scheda video compatibile DirectX 9.0c con 512 MB di RAM (NVIDIA 8800 o ATI 3800)

Xbox 360 - Obiettivi

Gran parte degli obiettivi sono focalizzati sul completamento della quest principale e secondarie mancando completamente il multiplayer in un titolo di questo calibro. I rimanenti si concentrano invece su quantitativi differenti di uccisioni, serrature scassinate e terminali hackati. Infine una manciata di obiettivi addizionali obbliga il giocatore a rigiocare più volte il titolo Bethesda, venendo attribuiti a precisi livelli di esperienza raggiunti con karma positivo o negativo.