Come vedremo nel corso della recensione, Follia: Dear Father è un classico survival horror che riprende il modello Amnesia e lo svolge in una chiave più contemporanea, quantomeno a livello tematico. Sviluppato da due persone, racconta la storia di Marcus Pitt, un ragazzo che suo malgrado si trova invischiato in una storia più grande di lui. Recatosi in piena notte nell'università dove insegnano i suoi genitori, scopre molto presto che è successo qualcosa di terribile e che i corridoi sono battuti da creature sanguinarie che non vedono l'ora di farlo a pezzi.
Cosa le ha create? Perché l'università versa in un simile stato di abbandono? Dove sono finiti i suoi congiunti? Per rispondere a queste e ad altre domande dovrà arrivare in fondo alle quattro ore circa che dura l'avventura, cercando ovviamente di sopravvivere.
Gameplay
Moltissimi autori indipendenti nutrono una vera e propria passione per il genere horror, cui spesso scelgono di dedicare i loro debutti videoludici. I motivi di una simile scelta possono essere molteplici e naturalmente dipendono dalla sensibilità dei singoli individui che si occupano delle scelte creative, ma in generale possiamo affermare con una certa sicurezza che in tutti c'è una qualche voglia di rivelazione e di esprimersi in continuità con il proprio immaginario di riferimento. L'horror videoludico è prima di tutto gettare uno sguardo nell'ignoto, consapevolezza della propria debolezza di fronte a un male soverchiante contro cui il singolo individuo non può nulla.
È anche una forma di psicanalizzazione, un modo per vedere messe in scena le proprie pulsioni e paure più recondite e inconfessabili in un ambiente plastico e interattivo.
Follia: Dear Father ricalca quasi alla lettera quello che possiamo considerare un modello ormai classico di horror videoludico: giocato in prima persona, vede il protagonista, indifeso contro gli avversari, muoversi furtivamente per stanze e corridoi di un ambiente complessivamente malato e ostile. Le uniche armi a sua disposizione sono una torcia elettrica e un accendino, con la prima che consuma batterie a ritmi insostenibili e il secondo che rischiara solo una piccola porzione dell'ambiente circostante. In realtà, come un novello Gordon Freeman, Marcus dispone anche di un piede di porco, che però non può usare per offendere, ma solo per difendersi.
Come potete immaginare, il gameplay è complessivamente molto lento, con il giocatore costretto a strisciare da una parte all'altra degli ambienti di gioco facendo attenzione a ogni minimo rumore, mentre si gusta i dettagli gore sparsi un po' ovunque.
Struttura di gioco
L'università è popolata da diverse creature, anche se il loro comportamento è molto simile tra loro. Normalmente appaiono cercando attivamente Marcus e, quando lo scoprono, l'unico modo di salvarsi è scappare via fino a che non desistono. Le ambientazioni sono molto buie, quindi spesso la fuga viene complicata dalla mancanza di punti di riferimento precisi. Scappare con l'accendino acceso non è di fatto possibile, perché in corsa la fiamma si spegne, mentre la torcia elettrica è spesso scarica, quindi non ci si può fare sempre affidamento (in giro si trovano delle batterie, ma non tantissime). Del resto morire fa parte del gioco, nel senso che se in un horror il giocatore non percepisce l'incombenza del pericolo, la tensione tende a distendersi e buona parte dell'atmosfera va a farsi benedire.
L'unica vera rimostranza che possiamo muovere a Follia: Dear Father da questo punto di vista è il ricorso un po' eccessivo ai salti sulla sedia, che alla lunga stancano, più che spaventare.
A livello strutturale, l'avventura segue uno schema abbastanza preciso, fatto di momenti esplorativi, in cui solitamente bisogna risolvere qualche semplice puzzle, e di incontri con i mostri, in cui si tenta di sopravvivere evitando di farsi vedere. Dal punto di vista narrativo la storia del gioco è raccontata attraverso i classici documenti che si trovano sparsi per gli ambienti di gioco. In realtà non dicono moltissimo, lasciando al finale la spiegazione di ciò che è successo, che se vogliamo è una scelta logica, visto che per finire Follia: Dear Father non ci vuole poi molto e dare troppi dettagli in anticipo avrebbe ridotto la portata della già esile trama.
Grafica e problemi
Per quanto riguarda l'elemento tecnico Follia: Dear Father è un titolo altalenante. Alcune cose sono molto buone, come l'illuminazione di alcuni ambienti e la costruzione di alcuni dei luoghi visitabili, mentre altre convincono meno, come alcune creature.
Non manca qualche glitch grafico e l'università non sembra proprio un'università, ma alla lunga ci si fa poco caso. In fondo stiamo parlando di una produzione gestita da due soli sviluppatori il cui budget di sviluppo non deve essere stato proprio faraonico, quindi non ci si poteva attendere molto di più e ciò che sono riusciti a fare è sicuramente degno di lode. Purtroppo vanno segnalati anche alcuni problemi, come qualche ritorno al desktop di troppo e l'impossibilità di rimappare i tasti dei controller. Di nostro abbiamo giocato con mouse e tastiera e non abbiamo avuto alcun problema, ma sappiamo che alcuni di voi preferiscono giocare usando uno di quegli aggeggi satanici provenienti dal mondo console (si scherza), quindi è giusto avvisarvi. Speriamo che venga risolto tutto con i futuri aggiornamenti.
Conclusioni
Follia: Dear Father è un horror molto classico che punta tutto sull'atmosfera per coinvolgere il giocatore. Non è sicuramente privo di difetti, ma allo stesso tempo è una produzione lodevole e con diversi spunti interessanti, per quanto non proprio originalissimi. Lo consigliamo sicuramente agli appassionati del genere, che ci troveranno dentro tutto ciò che amano.
PRO
- Atmosfera ben costruita
- Gameplay intrigante
- Tecnicamente ha degli alti...
CONTRO
- Qualche bug e glitch di troppo
- Troppi salti dalla sedia
- ... e dei bassi